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Il fossato

 

Benché non facesse preparativi concreti per una nuova guerra, Muhammad teneva costantemente d’occhio La Mecca. Aveva diversi complici laggiù che lo facevano per lui. Uno di questi era Hamza. Una volta Hamza partì a rotta di collo e galoppò per giorni e notti per venire ad avvertirlo di un grave pericolo. È stato lui in persona a raccontarmelo: “Mia madre lavorava nella cucina di Abu Sufyan. Mi riferiva tutto quello che succedeva e io passavo le informazioni a Muhammad. Ma nonostante tutti i miei sforzi, non riuscivo a scoprire quando Abu Sufyan intendesse marciare su Medina con il suo esercito. Era un segreto che custodiva nel suo cuore.

Un giorno lo vidi lasciare la città con un esercito di diecimila uomini. Balzai a cavallo e corsi a Medina più veloce che potei. Cavalcai giorno e notte, cambiando cavallo sette volte.

A Medina andai direttamente alla moschea dove immaginavo di trovare Muhammad per la preghiera della sera. Mi tolsi al volo le scarpe, corsi da lui, mi inginocchiai esausto ai suoi piedi, lo baciai sul a spalla sinistra e gli sussurrai in un orecchio: ‘Stanno arrivando con diecimila soldati. Hai ancora otto-dieci giorni di tempo.’” Muhammad si alzò immediatamente.

“Avverti gli uomini!” mi disse.

E io, Zayd, andai subito ad avvertire Abu Bakr, Omar, Uthman e Salman Parsi.

Poco dopo erano tutti riuniti in moschea. Procurai altre candele, altro cibo e altre bevande.

Rimasero a consultarsi e a discutere le diverse possibilità fino a notte fonda.

Fermare il nemico sul e montagne fuori dalla città era impossibile, visto che si trattava di diecimila uomini.

Neanche chiudere la porta e difendere Medina dalle mura sembrava una via praticabile. Il nemico era abbastanza forte e aveva abbastanza mezzi da riuscire a penetrare in città scavalcando le mura.

A un tratto Salman Parsi propose un piano geniale, un’antica tecnica militare persiana: “Potremmo scavare un fossato attorno alla città e tenere fuori il nemico.” Un fossato?

 

Nessuno sapeva cosa fosse. Com’era fatto un fossato?

Ma ormai la decisione era presa. Non c’era più tempo per i ripensamenti.

“Raduna tutti i capi tribù”, mi disse Muhammad.

Nel cuore della notte raggiunsi al galoppo le abitazioni dei capitribù e li tirai giù dal letto: “Dovete venire subito in moschea!” Arrivarono a cavallo uno dopo l’altro.

“Ci serve l’aiuto di tutti gli abitanti della città”, disse loro Muhammad, “uomini, donne, bambini, tutti!” Il mattino dopo i banditori salirono sui tetti e urlando nei megafoni diedero l’annuncio: “Tutti gli abitanti di Medina si presentino alle porte della città con una zappa, una pala e un secchio!” Qualche ora dopo centinaia di persone si accalcavano alle porte della città.

Muhammad si rivolse loro dicendo: “Medina sta per entrare nella storia per l’eternità. Il nemico è in marcia con un esercito di diecimila uomini. Allah mi ha ordinato di scavare un fosso attorno alla città. Chi darà il suo contributo, godrà sia dei meravigliosi giardini di Medina che degli splendidi giardini del paradiso. Abbiamo sette giorni e sette notti di tempo. Cominceremo subito. Chi lascerà la città verrà accusato di congiura con il nemico e ucciso sul posto.” Il poeta Abu Nuwas scrisse una poesia, montò in sella al suo cavallo e si rivolse alla folla: “Medina!

Tu! La sposa delle città del mondo Ti renderemo immortale Con un fossato.

Donne di Medina!

Respingete i vostri mariti a letto Mandateli fuori, alla porta Della città!

Uomini! Prendete la zappa!

Scavate per sei notti intere.

Solo allora le donne Vi verranno incontro con boccali Tra le mani E in mezzo a loro una sposa Per l’eternità. ” Si misero tutti a scavare, spalare, cucinare, cantare, litigare, fumare, ridere, recitare sure e pregare. E andarono avanti così per sei giorni indimenticabili e cinque notti incredibili, finché il fossato fu pronto.

Gli uomini erano tutti in quel fosso vuoto e profondo e nessuno sapeva che cosa sarebbe accaduto adesso.

Muhammad prese una pala e scavò personalmente lo sterro fino al fiume che scorreva fuori da Medina. Tutti esultarono di gioia quando il fiume si riversò come un torrente magico nel fossato.

Abu Sufyan si avvicinava alla città con i suoi diecimila soldati. Era convinto di poterla conquistare in un giorno. Non sapeva ancora del fossato, perché ogni accesso a Medina era attentamente sorvegliato da uomini agli ordini di Omar. Nessuno dei suoi complici era riuscito a penetrare in città o a lasciarla per avvertirlo.

Abu Sufyan aveva previsto di incontrare l’esercito di Muhammad fuori da Medina, ma non c’era traccia di uomini, asini, cani o cammelli nei dintorni della città. In lontananza si vedevano le mura e la porta, ma il canale restava invisibile.

Quando furono più vicini, i soldati della Mecca videro che era accaduto un miracolo: la città era circondata dall'acqua. Non avevano mai visto niente di simile.

Medina era diventata inaccessibile.

Abu Sufyan rimase ad aspettare un’intera settimana sul a riva del fossato. Era impotente.

Che cosa poteva fare? Niente.

Muhammad aveva vinto la guerra senza spargimento di sangue.