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Gli uomini della famiglia
Gli abitanti della Mecca giravano alla larga da Muhammad. E i mercanti avevano dato ordine ai loro servi di non farlo entrare. Ma non lo conoscevano. Ancora non sapevano che non avrebbe mai ceduto. Che sarebbe andato fino in fondo.
Muhammad aveva una fervida immaginazione e voleva porre le sue idee come grandi pietre sul terreno. Ma nessuno lo capiva. Forse non lo capiva neanche lui, se posso servirmi delle parole di Asha.
E visto che nessuno era disposto ad ascoltarlo, diventò ancora più ostinato.
La città intera parlava di lui, tutti lo insultavano, tutti lo deridevano. A parte due suoi parenti, nessun altro membro della sua tribù aveva preso posizione nei suoi confronti.
Questo lo faceva soffrire e ne parlava in casa con Khadija. “È come se per loro fossi morto.” Il primo della famiglia a prendere posizione era stato Ali, suo cugino. Una sera Ali venne a trovarlo e andò direttamente nella sua stanza. “Muhammad, io ti seguirò ciecamente”, disse senza preamboli. “E ti seguirò con la mia intelligenza. Tu sei mio fratello maggiore e sei sempre stato un esempio per me. Da questo momento sono ai tuoi ordini, farò tutto ciò che mi dirai.” “Lo sapevo che non mi avresti deluso”, rispose Muhammad. “La Mecca ha bisogno di te.” E lo baciò sul a fronte.
Il secondo fu Abu Talib, il ricco zio di Muhammad.
Muhammad era preoccupato del giudizio della sua tribù. Il loro appoggio era essenziale. Se lo appoggiavano, nessuno si sarebbe sognato di tirargli neanche un sassolino, e men che meno di ucciderlo.
Quando vide che la sua tribù non prendeva posizione, fu lui a prendere l’iniziativa. Gli fu rivelata un’altra sura: Perché Noi non distruggemmo nessuna città senza averla prima avvisata.
Per ammonirla.
Non invocare quindi altro Dio se non Allah.
Muhammad.
Chiama i tuoi parenti più prossimi.
E se non vorranno ubbidirti, tu di’ allora: ‘Prendo le distanze da voi.’
E confida in Dio.
Il Potente. Il Misericordioso.
Che ti vede quando sei ritto in preghiera.
E quando ti chini insieme a coloro che si prostrano.
Lui che tutto sente. E tutto vede.
Era una svolta radicale per Muhammad. Non poteva più tollerare il silenzio dei suoi parenti.
Dovevano mettere chiaramente in tavola il loro punto di vista. I miei parenti sono con me o contro di me?
Con quella nuova sura voleva convincerli a prendere posizione. Dovevano decidere se stare dalla parte di Allah o da quella degli idoli. Una terza scelta non esisteva.
Ne discusse con Khadija, poi invitò tutti gli uomini della sua famiglia a cena. della sua famiglia facevano parte uomini sia molto ricchi che poveri. Quelli ricchi vivevano in belle case, erano mercanti all'ingrosso e ricoprivano cariche nell'amministrazione cittadina.
Quelli poveri vivevano in tende nel deserto.
Rispetto alle altre case della Mecca, quella di Khadija era un’abitazione regale. Verso sera gli uomini si radunarono davanti all'ingresso.
Il capo dei domestici li ricevette e li condusse nella sala degli ospiti. Tra loro c’erano due uomini molto importanti.
Uno era Talib, l’anziano, rispettato zio di Muhammad. Il suo padre spirituale. Talib continuava ad avere il suo banco al mercato del venerdì della Mecca. Non aveva aderito alla fede del nipote, ma lo appoggiava incondizionatamente.
L’altro uomo importante era Abu Lahab, un altro zio di Muhammad. Era un ricco mercante che sedeva nel Consiglio dei Saggi della città.
Abu Lahab considerava Muhammad un disonore per la famiglia. Aveva fatto di tutto per dissuaderlo dalla sua missione: “Lascia perdere, Muhammad! Lascia perdere! Hai l’età della ragione, ormai! Perché continui a infastidire i miei colleghi con il tuo Allah? Smettila, o ti farò dichiarare pazzo per proteggere la nostra tribù da questo disonore.” Ciò nonostante Muhammad gli riservò una calorosa accoglienza e gli offrì un posto al piano di sopra, nella sala degli ospiti. Sperava ancora di ottenere il suo appoggio. Riuscire a convincere quello zio potente avrebbe significato un enorme passo avanti.
Quando furono entrati tutti, Muhammad mi fece un cenno: “Il vino!”