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Muhammad e la grotta del monte Hira

 

Fuori dalla Mecca si ergeva una catena di monti e nelle giornate di sole i pendi si coloravano di un vivo oro brunito. D’inverno apparivano neri.

Erano grandi pareti di roccia su cui non cresceva un filo d’erba. Perciò non c’erano sentieri.

Era in realtà un posto per serpenti, salamandre e grandi cavallette del colore della terra.

Sul versante opposto di queste montagne, dove il pomeriggio c’era ombra, crescevano molte piante spinose. Lì, in primavera i pastori portavano le greggi a pascolare tra l’erba verde e tenera.

Quelle montagne erano prive di importanza, ma c’era una grotta che oggi viene considerata un monumento divino: la grotta del monte Hira.

Il monte Hira è diventato una parte imprescindibile della vita di Muhammad e ha un chiaro posto anche nel Corano. È il luogo in cui Muhammad ha incontrato per la prima volta l’angelo Gabriele, l’inviato di Allah.

Per un intero lustro, dai suoi trentacinque ai suoi quarant’anni, Muhammad salì regolarmente sul monte Hira.

Era forse più a casa di prima, ma forse anche no: spiritualmente era assente.

Andava al lavoro, ma non si notava molto la sua presenza. Entrava nella sua stanza, chiudeva la porta e si isolava.

Khadija era preoccupata sia per Muhammad che per gli affari. Così cercò di coinvolgermi di più nell'attività. Mi mandava a prendere accordi con i mercanti e quando Muhammad non andava a lavorare prendeva il suo posto in ufficio, con me accanto come suo braccio destro.

“Non possiamo più contare su di lui”, mi diceva. Era quello di cui si lamentavano anche gli altri mercanti. Capitava sempre più spesso che Muhammad non rispettasse gli impegni, non consegnava le mercanzie in tempo e non ritirava  quelle che lui stesso aveva ordinato.

Muhammad cercava rifugio in una grotta sul monte Hira.

Non ci avvisava quando se ne andava e non ci diceva quando sarebbe tornato. In un primo tempo andava via nel pomeriggio e faceva ritorno solo a notte fonda. Poi iniziò a stare via anche due o tre notti di seguito.

Un giorno Khadija mi disse: “Zayd, stiamo perdendo Muhammad, ora sei tu l’uomo di casa.

Fa’ molta attenzione, tieni gli occhi e le orecchie bene aperti. Da grande toccherà a te prendere in mano l’attività famigliare.” Dovevano passare ancora un po’ di anni prima che accadesse. Inoltre avevo più simpatia per Muhammad che per lei. Mi sarei gettato nel fuoco per Muhammad, ero suo figlio, ero la sua ombra, ero diventato un suo prolungamento.

Da ragazzo non me ne rendevo conto. Ma poi lo capii ed era tutto dovuto alla sua personalità.

“Posso andare a cercarlo in montagna? Forse ha bisogno del nostro aiuto”, dissi una sera.

Muhammad non tornava da diversi giorni e Khadija era preoccupata.

“Va bene, Zayd. Però è buio, non vedrai niente lassù.” “C’è la luna. La notte è chiara, riesco a vedere tutto.” Misi pane, frutta, datteri e acqua nelle bisacce di un mulo e partii.

Il mulo non poté salire molto, per cui lo legai e proseguii da solo a piedi verso la cima.

La grotta si trovava in un punto difficile: dovetti arrampicarmi come un camoscio e badare bene a dove mettevo i piedi. La luna splendeva in mezzo al cielo, un cielo basso, tanto innumerevoli erano le stelle, e immerso in un silenzio così grande che non osavi muoverti per paura che un sasso smosso dal tuo piede facesse rumore. alla fine raggiunsi la grotta. Era una spaccatura in un’enorme roccia bruna.

“Muhammad?” chiamai sottovoce.

Nessuno rispose.

“Muhammad?” chiamai di nuovo.

Neanche quella  volta nessuno rispose.

Scivolai nella grotta in punta di piedi. C’era una lanterna accesa, ma non vidi nessuno. La grotta era piccola. Non si riusciva quasi a stare in piedi. Bisognava chinare un po’ la testa, ma c’era abbastanza posto da permettere a due uomini di stare seduti. C’era un piccolo tappeto per terra e dei libri, una penna e dei testi scritti su pergamena.

Mi inginocchiai subito a leggerne uno, ma era incomprensibile, come un codice segreto.

Sfogliai rapidamente i libri. La Bibbia, la Torah, storie di antichi popoli, la dottrina di un profeta persiano e alcuni scritti sul e volte celesti. Erano libri di Muhammad?

Posai a terra le bisacce che avevo ancora in spalla e uscii.

“Muhammad? Dove sei, Muhammad?” Sali ancora.

In cima alla montagna si stagliava la figura di un uomo che contemplava il cielo in silenzio.

“Sei tu, Muhammad?”