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Saluma, la domestica di Khadija

 

Trascorsero alcuni mesi senza che accadesse niente di particolare. C’era calma nelle strade e i seguaci di Muhammad andavano al mercato come normali cittadini, senza fare commenti su di lui e sul suo Corano.

Sembrava che Muhammad avesse imparato la lezione e avesse deciso di starsene tranquillo. Lo consideravano tutti un periodo di riflessione. Nessuno poteva immaginare che si sarebbe ribellato di nuovo.

In effetti Muhammad aveva dato ordine ai suoi seguaci di stare zitti e di prendersi tutto il tempo necessario per ristabilirsi. Ma la verità era un’altra: la dura vita nella valle esigeva ora il suo tributo.

Tre anni prima, quando Muhammad era stato costretto a lasciare la città, il suo vecchio zio Talib l’aveva seguito in segno di protesta contro la decisione del Consiglio. Ed era rimasto al suo fianco fino all'ultimo giorno. Con la sua presenza l’aveva protetto.

Ma una volta tornato alla Mecca, Abu Talib si era ammalato e un mese dopo era morto.

Muhammad non si era ancora ripreso da quel colpo, quando anche sua moglie Khadija morì.

La sua salute era stata profondamente intaccata. Khadija aveva sempre vissuto negli agi e non aveva mai conosciuto privazioni in vita sua. Non era in grado di vivere all'aperto, tra le rocce, come una contadina. Ciò nonostante aveva resistito per tre anni, ma una volta ritrovato il suo letto non l’aveva più lasciato.

Ora, a decenni dalla sua morte, cercavo una persona che potesse descrivermi i suoi ultimi giorni sul letto di morte. E pensai a Saluma, la sua domestica personale.

Saluma era una donna giovane e bella quando seguì Khadija nella valle di Shuayb.

Era nera, aveva gli occhi scuri, i seni piccoli, le labbra piene e ben disegnate e un bel movimento d’anca quando camminava.

Quando la rividi era completamente cambiata. Adesso era una donna di quasi cinquant’anni.

I seni erano diventati grandi, il sedere poderoso e sporgente, e i suoi occhi avevano perso quella  loro luce particolare. Aveva messo al mondo dieci figli ed era nonna di diciassette nipoti, ma conservava parte del suo antico fascino. Era ancora capace di fare lo stesso magnifico  movimento d’anca di un tempo.

“Zayd! Ma sei proprio tu? Non posso crederci! Com’è possibile?” “Volevo ammirare ancora una volta le tue eleganti movenze.” “Entra, allora, accomodati e ammirale quanto vuoi.” Saluma non aveva dimenticato l’arte della seduzione. Le feci un complimento, ma lei lo liquidò con una risatina maliziosa.

“Lo so che non sei qui per me, Zayd. Dimmi, in che cosa posso esserti utile?” “Ero davvero curioso di rivederti, Saluma, ma hai ragione, sono venuto a chiederti di khanum Khadija. Anzi, per la verità volevo sapere degli ultimi giorni che hai trascorso con lei. Ti va di parlarne?” “Oh Zayd, così mi fai tornare ai giorni belli, ma dolorosi, che ho vissuto in quella  casa.

Ascolta, la mia khanum Khadija era già malata nella valle ma non l’aveva detto a nessuno. Non voleva rendere le cose ancora più difficili per Muhammad. Una volta a casa, alla Mecca, si è messa subito a letto. Era così debole che non riusciva più a camminare.

Muhammad sapeva che stava per morire, gliel’aveva detto il dottore. Era triste e non si al ontanava quasi mai dalla sua stanza. Stava in ginocchio al suo capezzale e le carezzava la testa. Lei era già anziana e laggiù tra le montagne si era indebolita e aveva perso molto peso.

Muhammad, invece, aveva ancora un fisico robusto, che emanava forza. Si coricava accanto a lei e posava la testa accanto alla sua. L’ultimo giorno Khadija fu colta da una febbre violenta.

Portai dell'acqua e Muhammad le lavò i piedi e le rinfrescò la fronte con delle pezzuole bagnate. all'alba del giorno dopo, quando lo sentii piangere disperato, capii che Khadija se n’era andata.”