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Aisha, la prediletta di Muhammad
A Medina era tornata la pace. Muhammad era al sicuro adesso e per il momento si accontentava dell'oro degli ebrei e non assaliva più le carovane.
Per dare un’immagine di come fosse la sua vita in quel periodo tranquillo, cedo la parola alla vecchia domestica della sua sposa prediletta, la giovane Aisha. Si chiama Bayt Kulthum e ormai ha più di sessant’anni.
“Kulthum”, le ho detto, “raccontami qualcosa di bello di quel periodo.” “Qualcosa di bello”, ha ripetuto lei sorridendo. “Vediamo un po’, che cosa potrei raccontarti?
Stavo sempre con Aisha, in pratica ero la sua seconda madre. Era Muhammad a volere così.
Fui io ad accompagnarla quando decise di dividere il letto con lei. E a insegnarle come comportarsi. Per questo mi hanno dato il nome d’onore di Bayt Kulthum, «La madre della casa».
“Oh, ecco, questa è carina. Ero in camera mia e vidi Muhammad e Aisha passare in cortile.
Muhammad era pazzo di lei e le concedeva ogni genere di libertà. Aveva superato da un bel po’ la cinquantina, mentre Aisha aveva quattordici anni. Le faceva degli scherzi, le tirava i capelli rossi, la stuzzicava e lei si divertiva a rincorrerlo. Era agile e forte. Quel giorno Aisha gli saltò sul a schiena e gli morse un orecchio costringendolo a chinarsi. Lui si inginocchiò tenendosi l’orecchio dal male, mentre lei rideva e lo sfidava nuovamente a prenderla.
Un’altra volta Aisha sentì dei musicisti per strada. Voleva vederli. Muhammad aveva vietato la musica, ma lei non sentiva ragioni.
‘Aisha, Allah ha vietato la musica!’ senti che le diceva Muhammad.
‘Ma tu sei mio marito’, rispose lei.
‘Non posso fare niente. È una cosa tra te e Allah.’
‘Ma tu sei mio marito.’
Tanto fece e tanto insistette che alla fine Muhammad si inginocchiò accanto al muro perché lei potesse salire sul a schiena e sporgersi a guardare i musicisti giù in strada.” A Kulthum venne in mente un altro aneddoto: “Muhammad e Aisha stavano passeggiando su un sentiero, all'ombra di grandi palme da dattero. E io li seguivo come sempre a debita distanza.
‘Chi arriva per primo all'albero in fondo vince’, disse a un tratto Aisha.
E iniziarono a correre come due pazzi. E io dietro, per vedere come andava a finire. Passò per primo in testa Muhammad, ma poi Aisha lo raggiunse e vinse. E battendogli dolcemente una mano sul a pancia, disse: ‘Mio marito è ingrassato.’
A Muhammad rodeva che lei lo avesse battuto. Parlava sempre con un sorriso del suo trionfo. E notai che si era messo a mangiare di meno. Non molto tempo dopo la riportò su quello stesso sentiero e disse: ‘Vediamo chi arriva primo? all'albero in fondo?’
Aisha partì come un fulmine, ma questa volta fu Muhammad a raggiungerla e a vincere.
Poi, battendole dolcemente una mano sul sedere, disse: ‘Mia moglie è ingrassata!’” Sentendo Kulthum raccontare questa storia, mi ricordai che a Muhammad piaceva correre.
Quando i suoi uomini organizzavano una gara di corsa partecipava sempre.
Gli piaceva anche fare la lotta. Omar era la sua bestia nera. Non riusciva mai a batterlo. E dopo ogni incontro diceva: “Quando combatte, Omar sembra fatto di ferro. E ha negli occhi il fuoco dell'inferno. Solo il diavolo può riuscire a batterlo.” Sorridendo, Kulthum mi fece segno che voleva raccontarmi ancora un’altra cosa.
“Una volta Aisha mi mostrò una sura in cui Muhammad aveva stabilito una regola a parte per sé nel Corano. Qualunque donna musulmana poteva concedersi al profeta, se lo voleva espressamente.
Lei era furiosa per via di quel testo, furiosa con Muhammad. Non riusciva a dormire per la gelosia e litigava con lui: ‘Ma che bravo, Allah, a preoccuparsi dei tuoi desideri carnali!’” Un’altra delle mogli predilette di Muhammad era Hafsa, la ventiquattresima figlia di Omar.
“Hafsa aveva una dote che Aisha non aveva”, proseguì Kulthum. “Hafsa sapeva leggere, e questo lo sapeva fare anche Aisha. Hafsa sapeva scrivere, e questo lo sapeva fare anche Aisha. Hafsa sapeva scrivere poesie e questo Aisha non lo sapeva fare. Con il suo fascino Hafsa seppe convincere Muhammad a fare i compiti e a imparare a leggere e a scrivere.
Neanche questo ad Aisha era mai riuscito.
Aisha non sapeva star ferma. Appena Muhammad metteva piede in camera sua, gli saltava sul a schiena.
Hafsa, invece, sapeva stare tranquilla, lasciava che Muhammad posasse il capo sul suo grembo e gli leggeva un libro.
Aisha era ancora una bambina, dava a Muhammad tutta la sua giovinezza e la sua bellezza.
Hafsa aveva ricamato con fili colorati una sura del Corano sul suo fazzoletto. Aisha moriva di gelosia e non faceva che lamentarsi: ‘quella strega cerca di ammaliare mio marito con dei fili verdi, rossi e gialli.’”