Capitolo ottantaquattro

Cate lo stava aspettando fuori dalla villa in una gazzella. «Be’?», disse quando Piola si sedette al posto del passeggero. «Hai avuto le tue risposte?»

«Quasi tutte. Anche se è chiaro che può avermi rifilato un sacco di balle. Ne sarebbe capace, questo è sicuro. Ma a prescindere dalle sue ragioni, non posso presentare questa relazione adesso».

«Credo anch’io. L’Italia ha già abbastanza problemi così, senza bisogno di mettere ordine anche nel passato».

«Forse». Ripensando all’altro argomento affrontato con l’ex spia e alla sua perspicacia nell’inquadrare subito la decisione che doveva prendere adesso, Piola scosse la testa.

«Cosa?», domandò Cate notando il gesto.

«Niente». E mentre Cate percorreva il lungo vialetto di ghiaia, Piola si voltò a guardare il suo profilo. «Cate, sai che sono innamorato di te, vero?»

«Sì», disse lei dopo un momento di silenzio.

«E?»

«Penso che ti passerà». Quasi come a scusarsi, aggiunse: «Signore».

Arrivarono all’imbocco della strada e si fermò, la mano sull’interruttore della freccia. «Da che parte?».