Capitolo sessantadue

Quando le portarono il pranzo, Mia vide la lettiga e l’innaffiatoio attraverso la porta della cella e capì subito cosa le sarebbe successo.

«Non è stata una mia decisione», le disse Arlecchino, seguendo il suo sguardo.

Avrebbe voluto urlare: “Prenditela qualche responsabilità”. Ma era determinata a perseguire la propria strategia. «E pensate che vi aiuterà a sostenere la vostra causa?»

«Ne sono certo. Altrimenti non avrei mai acconsentito». Sospirò. «Eravamo sicuri che quando gli italiani avrebbero visto cosa facevano i tuoi compatrioti ai loro prigionieri, ne sarebbero rimasti disgustati e avrebbero chiesto immediatamente un referendum. Ma non è ancora successo. Speravamo di non arrivare a tanto. Ma non possiamo aspettare oltre».

«Allora fatelo», disse. «Se è necessario, fatelo e basta».

«Dici sul serio?».

“Come se avessi scelta, cazzo”. «Sì. Solo… fa attenzione che non mi succeda niente, d’accordo? So quanto è pericoloso».

«Ti prometto che non lascerò che ti accada nulla di male».

“Davvero? Fammi capire, perché se non vado errata hai appena accettato di semiaffogarmi”. «Grazie. Mi fido ciecamente di te, spero che tu lo sappia».

Mentre si voltava per andarsene, gli disse: «Aspetta… Sei… eri… un prete?»

Si irrigidì, ma non rispose.

«Te lo chiedo perché…». Prese fiato. «Voglio che mi confessi. Prima che procediate. Giusto in caso…».

Si voltò, gli occhi scuri dietro la maschera in cerca del suo volto. «Sai che non posso parlare di me. O dire nulla che possa portare alla mia identificazione».

«Allora non farlo. Ma ascolta la mia confessione. Se non sei davvero un prete, pazienza. Se lo sei, meglio così».

«E se mi rifiutassi?»

«Non puoi, giusto? È il diritto canonico: “In caso di urgente necessità o in pericolo di morte”. E anche se hai abbandonato la Chiesa, non sei svincolato dal tuo dovere. Non in senso teologico. L’ho imparato a scuola: i sacramenti che hai ricevuto sono insiti nella tua anima. Anche se hai perso la fede, rimani ancora il canale attraverso cui la grazia di Dio scorre verso di me».

«Intelligente, oltre che coraggiosa», mormorò. «I tuoi insegnanti ti odieranno».

«Alcuni sì».

«Non ti dirò se sono stato un prete», disse, scuotendo la testa. «È una cosa privata. Ma ascolterò la tua confessione».

Mia si inginocchiò accanto al materasso su cui ora sedeva Arlecchino.

«Benedicimi, Padre, perché ho peccato».

«Hai fatto un esame di coscienza?»

«L’ho fatto».

«Che possa Dio, che illumina ogni cuore, aiutarti a riconoscere i tuoi peccati e avere fiducia nella sua misericordia».

«Amen».

Le ricordò il passaggio di Matteo in cui Gesù sfida i Farisei e assolve i peccati di un paralitico.

«Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Costui bestemmia. Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”».

Sapeva perché aveva scelto quel passaggio in particolare: sia perché descriveva una scena in cui Gesù aveva infranto la legge, sia perché aveva perdonato come figlio di uomo, non di Dio.

«Confesso a Dio Onnipotente che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa», cominciò sommessamente.

«C’è qualcosa che ti preoccupa in particolare?»

«Sì». Gli parlò del Club Libero, di quanto fosse elettrizzata all’idea di scoprire cosa facevano lì dentro. «E ora mio padre sarà venuto a saperlo. Penserà che sono una specie di pervertita».

«Ma non lo sei».

Scosse la testa. «Ho solo dato un’occhiata. Voglio dire, non fraintendermi, ero solo una bambina quando mi ha fatto impegnare in quel voto stupido. Non me ne sento vincolata».

«La posizione che ha tuo padre riguardo al sesso e al matrimonio coincide con quella della Chiesa», le ricordò.

«Lo so». Fece spallucce. «Non me ne importa granché».

«È davvero il perdono di Dio che vuoi?», chiese con fare amorevole. «O quello di tuo padre?».

Rifletté. «Quello di mio padre».

«Allora non posso aiutarti», disse con lieve rammarico.

La guidò nell’Atto di dolore e infine le impartì l’assoluzione. «Il Signore ti ha liberato dai tuoi peccati», concluse. «Vai in pace».

Ma seduti su quel materasso, nessuno dei due sembrava molto pacificato.