Capitolo ottantatré

 

 

Sedevano nella vecchia stanza della musica di Ca’ Barbo, le luci dei server appena ripristinati che lampeggiavano fiocamente dietro di loro. Holly indossava dei vestiti simili a quelli di Daniele: una felpa con il cappuccio, scarpe da tennis e un paio di jeans. Non si sentiva ancora pronta a indossare di nuovo l’uniforme dell’esercito americano, la stessa che indossava Carver quando le aveva lacerato la sua.

A dire il vero non era sicura che l’avrebbe più messa.

«Prendo ogni giorno così come viene», gli disse. «Niente programmi, niente progetti. Sto vedendo padre Uriel. Mi aiuta davvero molto».

«Ne sono felice», disse Daniele. «Io ho smesso di vederlo».

«Perché?».

I suoi occhi erano stranamente distanti. «Adesso che ho avuto modo di pensarci bene, non sono più così sicuro di voler davvero sviluppare l’empatia. Forse durante il sequestro di Mia ho fatto la cosa sbagliata compromettendo i miei princìpi per ragioni sentimentali. Una volta che inizi a farlo, dove ti porta? Solo a diventare come Calieri o Carver, a credere che qualsiasi cosa tu faccia sia per un bene superiore? Come fai a decidere chi è abbastanza importante per fare un’eccezione e chi no? Come fai a vivere in un mondo dove tutti vogliono cose diverse da te?».

Il mondo di cui stava parlando, Holly lo sapeva, non era solo quello in cui stavano seduti, ma anche quell’altro, la nuova creazione all’interno di quei server di cui lui soltanto era il responsabile assoluto.

Holly rispose con dolcezza: «Quando le persone pregano, sperano che qualcuno dia loro una risposta. Non li preoccupa il fatto che se Dio lo fa allora è incoerente».

«Forse». Daniele rimase un secondo in silenzio. «A ogni modo, ho preso un’altra decisione incoerente. Ho espulso Ethereal da Carnivia».

«Puoi farlo?»

«Ha richiesto una massiccia riscrittura del codice, ma anche se il risultato è per lo più simbolico, farà capire alla gente che ci sono dei limiti alla libertà d’azione. E ho tappato quei buchi che hanno permesso a Mulciber di credere che stesse violando il programma. Ho scoperto che nel codice che avevamo elaborato insieme aveva sviluppato delle funzioni privilegiate per gli amministratori. Nessuno dei due sarà più in grado di fare una cosa del genere».

«Mi fa piacere. Ma ci sarà sempre qualcuno che cercherà di prenderne il controllo o di distruggerlo, lo sai questo, vero?»

«Lo so». La guardò e aggiunse: «Devo chiederti una cosa».

«Dimmi».

«Quando eri scomparsa, Cate mi ha detto una cosa. Mi ha spinto a chiedermi se… se per caso i motivi per cui hai dormito con me non siano più complessi di quello che sembrano. Se non sia stato Girloy a metterti in testa questa idea». I suoi occhi adesso erano fissi sugli schermi dei server, evitando con attenzione quelli di Holly.

Holly sospirò. «Ammetto di aver detto a Ian di nutrire un interesse per te. Ma l’idea che lui possa dirmi con chi posso dormire o meno è molto offensiva, francamente».

Con dolcezza, le rispose: «So che nutri affetto nei suoi confronti e ti fidi di lui. E so che pensi che io sia prevenuto nei suoi riguardi per via del rapporto con mio padre. Ma prova a guardare a tutto quello che è successo da un’altra prospettiva. Gilroy ha ereditato l’influenza del suo predecessore della CIA: i suoi documenti sui membri dell’Ordine di Melchisedek, la sua appartenenza all’esercito americano, il suo posto all’interno del consiglio d’amministrazione della Conterno. Che sapesse della storia di Mia fin dall’inizio? Che abbia usato te e i tuoi legami con i carabinieri per mandare a picco un rivale, Carver in questo caso, che ambiva a mettere a rischio il suo stesso potere?».

Holly scosse la testa. «È da paranoici». Era vero, il nome di Gilroy era saltato fuori di tanto in tanto. Ma era da pazzi cercare di vederci qualcosa che non c’era. La verità, dal suo punto di vista, era più come le matrioske russe. Dentro Azione Dal Molin c’era Carver, la droga, Elston e l’Exodus. Dentro la CIA c’era Bob Garland, l’OSS e l’Ordine di Melchisedek. E dentro entrambe, la bambola più piccola di tutte, c’era Il Nemico, una volta noto come comunismo e ora come terrorismo, ma, nonostante tutto, lo stesso divorante avversario.

E dentro Il Nemico c’era… La sua mente carpì qualcosa, l’immagine di un’altra bambolina, così piccola e inconsistente che sembrò sparire, ma il suo cervello si rifiutò di addentrarsi per seguirla.

«È da paranoici», ripeté. «Mi fido di lui ciecamente». Ebbe un attimo di esitazione. «Ma, Daniele, c’è un altro argomento che dobbiamo affrontare adesso».

«È tutto okay», s’apprestò a dire lui. «Non devi spiegarmi nulla».

Holly ci provò lo stesso. «Devo riuscire a fare i conti con quello che mi è successo. Altrimenti non riuscirò a instaurare nessun tipo di relazione».

«Ma certo». Non le aveva chiesto cosa era successo esattamente in quelle grotte e non ne aveva neanche l’intenzione. Proprio come non voleva chiederle se quello che gli aveva detto Cate a proposito dei suoi gusti sessuali potesse essere un fattore rilevante per la sua decisione. «Capisco, davvero».

«Sul serio?»

«Mi sento così da tutta una vita», rispose.

Profanato
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