27
Il mattino dopo, comunque, telefonò.
«Non abbiamo niente a che fare con l'inchiesta» gli spiegò Reinhart.
«Siamo venuti a cercare un vecchio commissario della polizia giudiziaria che è sparito dalla circolazione.»
«So io dov'è» disse Van Veeteren. «Non vi preoccupate.»
«Bene» commentò Reinhart. «Che diavolo stai combinando?»
«Sto seguendo un paio di fili sciolti.»
«Questa è una citazione.»
«Può darsi. Tornerò a farmi vivo domani o dopodomani. Come va lì?»
«Un disastro» rispose Reinhart. «Dovresti saperlo. Chi sarà stato? Quel messia del cavolo?»
«Possibilissimo» disse Van Veeteren. «Non so.»
«E dove si nasconde allora?»
«Non ne ho idea. Qui, forse. Ci sono almeno cinquecento famiglie a Stamberg che sarebbero disposte a ospitarlo. La maggior parte di per sé è già stata controllata, ma è ovvio che non si sa mai.»
«No, è ovvio» convenne Reinhart, e tossì la sua tosse mattutina da fuma-tore. «Ho qualche difficoltà a immaginarti andare in giro a bussare alle porte, ecco tutto, ma non sono affari miei. Be', se non è lui, chi dovrebbe essere allora?»
«Allora è qualcun altro» buttò lì Van Veeteren.
«Questa devo segnarmela» ribatté Reinhart. «E il signor commissario per cosa pensa che dovrei utilizzare la mia vispa materia grigia in una giornata come oggi, allora?»
Van Veeteren rifletté un momento.
«Per trovare l'assassino» decise. «Sì, credo che migliorerebbe discreta-mente la tua posizione.»
«Mi segno anche questa» borbottò Reinhart. «Se chiami stasera, ti sarà fatto un rapporto. Tra l'altro, parlando seriamente...»
«Sì?»
Passarono tre secondi.
«Questa storia non mi piace.»
«Nemmeno a me» disse Van Veeteren.
Nuova pausa, mentre Reinhart probabilmente cercava pipa e tabacco.
«Questa gente che ammazza i bambini è il peggio che c'è, da come la vedo io.»
«Ragione di più per beccarli» disse il commissario.
«Esatto» fece Reinhart. «Farò quello che posso. Come sono i colleghi, saltando di palo in frasca?»
«Promossi» rispose Van Veeteren. «Suijderbeck probabilmente è il migliore.»
«Quello con la gamba finta?»
«Sì.»
«Allora a stasera» salutò Reinhart, e riattaccò.
Come prima cosa, la donna lo osservò a lungo attraverso lo spioncino.
Gli fece anche sollevare il tesserino davanti al piccolo occhio di pesce, prima di cominciare la complessa operazione di apertura della porta. Questa procedura prese un altro mezzo minuto e lui cominciò a domandarsi se avesse tutte le rotelle a posto.
Anche se forse era una caratteristica comune a tutti, pensò poi, quando finalmente lei ebbe finito e lui poté entrare nella stretta anticamera.
A tutte le teste di rapa di quel povero gregge.
D'altro canto, considerate certe scritte sui giornali e sui muri, c'erano forse buoni motivi per barricarsi in casa, di quei tempi. Se si voleva evitare un contatto troppo invadente con l'Altro Mondo. Chi era lui per giudicare?
La stretta di mano della donna era fredda e umidiccia. Lo precedette nel soggiorno e gli fece cenno di accomodarsi su un divano a fiori davanti a un tavolino ovale apparecchiato con tè e biscottini.
«Prego» lo invitò con voce un po' incerta.
«Grazie» disse Van Veeteren.
Lei versò un tè pallido pallido dalla teiera, mentre lui la osservava di nascosto. Una donna esile e un po' anemica. Quaranta e qualcosa. Lo stesso colorito poco sano delle tre Norne di Sorbinowo, notò, e si chiese da che cosa potesse dipendere.
Una spiritualità che stava per soffocare tutte le funzioni e le necessità corporee? Il trionfo della volontà?
Oppure si trattava solo dei suoi soliti pregiudizi e delle sue idee sul ruolo tradizionale dell'uomo e della donna? Difficile dire. In ogni caso, Renate gli comparve per un breve attimo davanti all'occhio della mente. Gli lanciò un'occhiata di rimprovero e scomparve.
«Potrebbe raccontarmi un po' della vostra Chiesa?» la pregò. «Che cosa fate, come vi distinguete dalle altre congregazioni... e cose del genere.»
Lei poggiò rumorosamente la tazza sul piattino.
«Sì...» attaccò, e si schiarì la gola un paio di volte. «Noi crediamo nel Dio vivente.»
«Sì?» fece il commissario, con un cenno d'incoraggiamento.
«Nel Dio vivente...»
Van Veeteren prese un biscotto.
«Gesù si trova in mezzo a noi.»
«L'ho sentito dire.»
«Colui che ha visto una volta la luce della fede...»
«...?»
«... è una grazia poterlo sperimentare.»
«Questo l'avevo capito» tagliò corto il commissario. «E quanto tempo fa lei è entrata a far parte della Vita Pura?»
«Due anni» rispose lei prontamente. «Due anni, due mesi e undici giorni... È stato durante la campagna di primavera che Cristo mi si è rivelato.»
Van Veeteren bevve un sorso di tè, che sapeva di acqua calda con un piccolo tocco di menta. Deglutì con una certa difficoltà. Alzò lo sguardo e osservò il quadro alle spalle della donna. Un olio di grandi dimensioni con alcune figure biancovestite su un fondo di tronchi chiari di betulla e un pallido cielo vagamente luminescente. Semolino, pensò. In controluce. Su, vada avanti, in nome di Dio!
«Lei non può capire» spiegò la donna, ora con una certa dose di affetta-zione nella voce. «Non può! Se davvero sapesse che cosa significa vivere nella luce, taglierebbe i ponti con la sua vecchia vita oggi stesso.»
«Alleluia» commentò Van Veeteren.
«Cosa?»
«Mi scusi. Può dirmi qualcosa di Oscar Jellinek, invece? Saprà senz'altro cos'è accaduto su a Waldingen.»
La donna intrecciò le mani in grembo, ma non rispose. Il vivace ottimismo era come svanito. Lui capì che l'aveva ferita. Di già.
«C'è mai stata?»
Lei scosse la testa.
«Che cos'ha da dirmi di Jellinek, allora?»
«Oscar Jellinek è la nostra guida.»
«Lo so.»
«Lui è l'anello di collegamento con il Dio vivente.»
«In che modo?»
«In che modo? Ecco, lui ha quel contatto grazie alla sua purezza ed ele-vazione.»
«Capisco» disse Van Veeteren. «Sa dove si trova, attualmente?»
«No.»
«Però sa che è fuggito dalla colonia di Waldingen?»
«Sì... no, non è fuggito.»
«E come vorrebbe definire la cosa?»
«Lui segue solo la voce di Dio.»
«La voce di Dio?»
«Sì.»
«Ha letto cosa scrivono sui giornali? Molti credono che ci sia Jellinek, dietro gli omicidi.»
«È impossibile. È una menzogna e una calunnia. La gente è piena di invidia e malvagità, è per questo che dicono cose del genere. Anche Cristo fu perseguitato...»
Chiazze d'indignazione cominciarono a fiorirle sul collo e sulle guance.
Il commissario attese qualche secondo mentre cercava di catturare il suo sguardo errante.
«È sicura di quello che dice?»
«Oscar Jellinek è un sant'uomo.»
«E questo gli dà il diritto di proteggere un assassino?»
«Non capisco a che cosa si riferisca.»
«Non capisce? Ma se è la cosa più semplice al mondo da capire. È d'accordo sul fatto che quelle due ragazzine sono morte?»
«Sì, suppongo...»
«Che sono state brutalizzate e uccise?»
«Sì, ma...»
«Pensa che sarebbe giusto lasciare in libertà il loro assassino?»
«No, ovviamente non lo penso...»
«Come può allora giustificare che le uniche persone che potrebbero darci delle informazioni scelgono di non dire niente? La prego, vorrei proprio che rispondesse a questa domanda.»
Lei non rispose.
«Lei sa dove si trova Oscar Jellinek?»
«Io?»
«Sì.»
«Naturalmente no.»
«Pensa che sia giusto tacere?»
«Non voglio entrare in questa discussione. Credo...»
«L'assassino è ancora libero perché la Vita Pura rifiuta di collaborare con la polizia» continuò il commissario instancabile. «Voi state a braccetto con delinquenti, criminali e... e sì, con il diavolo in persona. Alcune persone credono che siete dei satanisti, del resto. Lo sapeva?»
Lei non rispose neanche stavolta. Van Veeteren tacque. Si poggiò all'indietro e osservò la sua muta confusione per mezzo minuto. Si rendeva conto di avere esagerato, ma non in tutte le situazioni era facile moderarsi.
Cambiò argomento.
«Conosce quelle tre donne che partecipavano al campo estivo: Ulriche Fischer, Madeleine Zander e Mathilde Ubrecht?»
Lei alzò leggermente le spalle.
«Vagamente.»
«Cosa intende?»
«Noi viviamo tutti nella stessa famiglia.»
«Nella Vita Pura?»
«Sì.»
« Ma queste tre non sono fra le sue amiche più intime?»
«Io frequento di più altre persone.»
«Ha degli amici che non sono membri della vostra congregazione?»
La donna esitò un istante.
«Amici veri e propri, no.»
«Perciò ha abbandonato tutta la sua cerchia di conoscenze quando ha incontrato Gesù due anni or sono?»
«No, lei non capisce...»
Pubblicani e peccatori, pensò Van Veeteren.
«Perché la vostra chiesa se ne sta lì abbandonata, almeno questo me lo può spiegare? Ci sono stato, ieri. Non avete nessun genere di attività co-munitaria, d'estate?»
«Noi abbiamo... abbiamo un periodo.»
«Un periodo?»
«Sì.»
«Che genere di periodo?»
«Di solitudine e di esame.»
«Preghiera, Rinuncia e Purezza, forse?»
«Sì, anche se quelli sono i pilastri fondamentali. Che valgono sempre.»
«Perciò non ci sono servizi religiosi quando il pastore è assente?»
«No. Perché...?»
«Sì?»
«Perché è così arrabbiato con me?»
Perché mi vengono rigurgiti acidi in continuazione, pensò Van Veeteren.
«Non sono arrabbiato. Non può comunque provare a spiegare perché quelle donne hanno scelto di non collaborare con la polizia?» azzardò di nuovo. «Se davvero Jellinek è innocente.»
Lei fece ancora spallucce.
«Non lo so.»
«Forse perché gliel'ha detto Jellinek?»
Lei non rispose.
«È al corrente del fatto che tutt'e tre hanno una relazione sessuale con lui?»
La donna non reagì come aveva pensato.
Non reagì del tutto. Si limitò a rimanere seduta nella poltrona azzurra con la tazza di tè sulle ginocchia e la bocca dritta e sottile come una lamet-ta da barba.
«Oppure tutte le donne della congregazione vanno a letto con lui?»
Forse come una sorta di rito d'iniziazione? gli venne in mente. Ma, santo cielo, dovevano essere diverse centinaia! E nonostante tutto c'erano altri uomini nella chiesa, anche se non erano molti. La donna spostò lo sguardo qualche volta fra la tazza di tè e il nodo della sua cravatta. Alla fine disse:
«Posso pregarla di lasciarmi in pace adesso? Non credo che lei sia una persona buona».
Van Veeteren si schiarì la gola.
«Grazie» disse. «Le assicuro che per me non ci sarebbe nulla di più invi-tante che potermene andare via di qui. Però si dà il caso che abbia un lavoro da svolgere. Il mio compito è di trovare un assassino e, se è questo che preferisce, possiamo andare giù alla stazione di polizia e continuare la nostra conversazione là.»
La donna sussultò e mise da parte la tazza. Intrecciò le mani ancora più strette e chiuse gli occhi. Lui ignorò il gesto.
«Solo un altro paio di domande» continuò. «Lei ha figli?»
La donna scosse la testa.
«È mai stata sposata?»
«No.»
«Crede di essere a conoscenza di qualcosa che ci potrebbe tornare utile in questa storia? Qualsiasi cosa.»
Nuovo cenno di diniego. Lui si alzò. Sei mai stata a letto con un uomo?
pensò.
Solo quando fu in anticamera, sparò l'ultima domanda.
«Ewa Siguera. Chi è?»
«Siguera?»
«Sì.»
«Non ne ho idea. Non potrebbe lasciarmi in pace? Ho bisogno di rimanere sola.»
Lui vide che adesso aveva cominciato ad avere dei tic. Piccoli spasmi intorno agli occhi e alla bocca, e si chiese se effettivamente non soffrisse anche di qualche malattia psicosomatica, oltre a tutto il resto.
«Va bene» disse. «Tolgo il disturbo. Grazie per la conversazione davvero illuminante.»
Cercò di aprire la porta, ma fu solo dopo che la padrona di casa lo ebbe aiutato con due delle serrature che lui poté uscire di nuovo nell'aria libera delle scale. Udì i catenacci richiudersi, uno dopo l'altro, e fece due profondi respiri.
Cazzo, pensò. Possibile che non ci sia nemmeno una persona in tutta la congregazione che potrebbe superare una perizia psichiatrica?
O almeno un esame di maturità?
Poi gli tornò in mente che la donna che si era appena barricata in casa nell'elenco del telefono si qualificava come insegnante e per un secondo gli si annebbiò la vista.
Insegnante?
Anche se forse si poteva nutrire la pia speranza che prestasse servizio presso la loro scuola. L'istituto d'istruzione privato della congregazione.
Questo avrebbe dovuto limitare almeno un po' i danni.
Ma, in ogni caso, i poveri bambini? Scese le scale a lunghe falcate, quasi con disperazione. A prescindere che vivessero nella Luce o nell'Altro Mondo, che marchio avrebbero avuto addosso, dopo un simile corso di studi? Un marchio indelebile per tutta l'eternità.
Che follia! pensò Van Veeteren, e si affrettò a uscire in strada. All'inferno!
E di quella liberale tolleranza religiosa, con la quale aveva flirtato qualche giorno prima, al momento non avvertiva più nemmeno l'ombra.
Vino rosso, decise invece. Erano solo le undici del mattino, ma dopotut-to non era neanche un minuto troppo presto per un bicchiere e una sigaretta. Santo cielo.