58
La fine
Ero così tesa che gridai per lo spavento.
«Scusa!» Jared mi cinse le spalle per tranquillizzarmi. «Scusami. Non volevo spaventarti.»
«Che ci fai qui?» domandai, ancora senza fiato.
«Ti seguo. È tutta la sera che ti seguo.»
«Be', ora smettila.»
Un momento di incertezza nel buio, in cui il suo braccio restò immobile. Lo scrollai via, ma mi catturò il polso. La sua presa era forte; non sarei riuscita a liberarmi facilmente.
«Vai a trovare Doc?» chiese, e non c'era la minima incertezza nella sua voce. Era ovvio che non stesse parlando di una visita di cortesia.
«Certo che sì.» Risposi a denti stretti, per non lasciar trapelare il mio turbamento. «Cos'altro mi resta da fare, dopo una giornata come questa? Le cose non miglioreranno. E non sta a Jeb decidere.»
Reagii con rabbia alle mie stesse parole, che riuscirono a ferirmi e riempirmi gli occhi di lacrime. Cercai di aggrapparmi al pensiero di Ian - lui era l'ancora di salvezza che, in qualche modo, Kyle era stato per Sole - ma era difficile, con Jared che mi toccava, con il suo profumo nelle narici.
«Allora lasciami andare, Jared. Vattene. Voglio stare da sola.» Le parole sgorgarono veloci, decise e secche. Impossibile scambiarle per menzogne.
«Meglio che venga con te.»
«Presto riavrai Melanie» sbottai. «Ti chiedo soltanto qualche minuto, Jared. Concedimelo.»
Un'altra pausa, senza mollare la presa.
«Wanda, voglio venire per starti accanto.»
«Non è il caso» sussurrai. «Non ha senso.»
Non potevo permettergli di assistere. Mi fidavo soltanto di Doc. Soltanto lui aveva promesso. Non volevo abbandonare il pianeta. Non sarei andata a vivere tra i Delfini o tra i Fiori, eternamente in lutto per amori che mi ero lasciata alle spalle secoli prima che riaprissi gli occhi - sempre che avessi degli occhi. Questo era il mio pianeta, e nessuno mi avrebbe convinta ad abbandonarlo. Sarei rimasta, nella terra, nella grotta scura, assieme ai miei amici. Una tomba umana, per l'essere umano che ero divenuta.
«Ma, Wanda, io... ho ancora tante cose da dirti.»
«Non mi serve la tua gratitudine, Jared. Credimi.»
«E cosa vuoi, allora?» sussurrò, la voce soffocata. «Sono pronto a darti tutto.»
«Prenditi cura della mia famiglia. Impedisci agli altri di ucciderli.»
«Certo che lo farò.» Rispose brusco e impaziente. «Parlavo di te. Cosa posso darti?»
«Non posso portare nulla con me, Jared.»
«Neanche un ricordo, Wanda? Cosa vuoi?»
Asciugai le lacrime con la mano libera, ma ne sgorgarono subito altre. No, non avrei portato con me neanche un ricordo.
«Cosa posso darti, Wanda?» insistette.
Respirai a fondo, cercando di controllare la voce.
«Una bugia, Jared. Dimmi che vuoi che io resti.»
Non ci furono esitazioni, stavolta. Mi strinse forte al petto, avvolgendomi nell'oscurità. Posò le labbra sulla mia fronte, e il suo respiro mi scompigliò i capelli.
Melanie, nella mia testa, tratteneva il respiro. Cercava di nascondersi ancora, di concedere a me un po' di libertà in quegli ultimi minuti. Forse quelle bugie la spaventavano. Non desiderava che le lasciassi quel ricordo, prima di andarmene.
«Resta qui, Wanda. Con noi. Con me. Non voglio che tu te ne vada. Per favore. Non riesco a immaginarti lontana. Non ti ci vedo. Non so come... come...» La sua voce si spezzò.
Sapeva mentire molto bene. E doveva essere molto sicuro delle mie intenzioni per dire certe cose.
Restai appoggiata a lui per un istante, ma ormai mi sentivo portare via dal tempo. Il tempo era scaduto.
«Grazie» bisbigliai cercando di districarmi.
Strinse la presa. «Non ho finito.»
Tra i nostri volti c'erano pochi centimetri. Mi si accostò, e nemmeno in quel momento, prima di esalare l'ultimo respiro sul pianeta, riuscii a oppormi. Fuoco e fiamme esplosero di nuovo.
Ma era diverso, lo sentivo. Era per me. Fu il mio nome che sospirò mentre stringeva il mio corpo, che nei suoi pensieri era davvero mio, parte di me. Sentivo la differenza. Per un momento fummo soltanto noi, la Viandante e Jared, in fiamme.
Nessuno aveva mai mentito come Jared mentì con il corpo, in quegli ultimi minuti, e gliene fui grata. Non potevo portarli con me, perché non stavo andando da nessuna parte, ma riuscirono a smorzare un po' della sofferenza dell'abbandono. Era una bugia credibile. Potevo credere che gli sarei mancata tanto da poter rovinare un briciolo della sua gioia. Non avrei dovuto, ma ero contenta di pensarlo.
Non potevo ignorare il tempo, i secondi che scorrevano come in un conto alla rovescia. Persino nel cuore dell'incendio mi sentivo trascinare, risucchiare lungo il corridoio scuro. Via da quel calore e da quei sentimenti.
Riuscii ad allontanare le labbra da quelle di Jared. Restammo lì, nella nuvola calda dei nostri respiri affannosi.
«Grazie» dissi.
«Aspetta...»
«Non posso. Non posso... più sopportare. Okay?»
«Okay» sussurrò.
«Concedimi soltanto di fare da sola. Per favore.»
«Se... è ciò che vuoi...» Lasciò cadere la frase, incerto.
«Ne ho bisogno, Jared.»
«Allora io resto qui» disse, con voce rauca.
«Manderò Doc a chiamarti, quando sarà finita.»
Il suo abbraccio mi imprigionava ancora.
«Sai che Ian mi ucciderà per averti lasciato fare? Forse dovrei concederglielo. E Jamie. Non ci perdonerà mai.»
«Non posso pensarci adesso. Lasciami andare.»
Lentamente, con una riluttanza palpabile, che scaldò il vuoto freddo al centro del mio corpo, le braccia di Jared scivolarono via.
«Ti amo, Wanda.»
Sospirai. «Grazie, Jared. Anch'io ti voglio bene, lo sai, dal profondo del cuore.»
Cuore e anima. Non erano la stessa cosa, per quanto mi riguardava. Da troppo tempo ero divisa. Era il momento di ricomporre, di completare una persona. A costo di escludere me stessa.
Il ticchettio dei secondi mi trascinava verso la fine. Quando il suo abbraccio mi abbandonò, sentii freddo. E il freddo aumentava a ogni passo.
Era solo la mia immaginazione, certo. Nelle grotte era ancora estate. Un'estate eterna, quella che mi attendeva.
«Cosa succede qui quando piove, Jared?» sussurrai. «Dove vanno tutti a dormire?»
Rispose dopo qualche istante, sentii le lacrime nella sua voce. «Andiamo...» singhiozzò, «... andiamo nella stanza dei giochi. Dormiamo tutti assieme.»
Annuii. Chissà che atmosfera. Imbarazzata, con tutte quelle personalità stridenti? O divertente? Un diversivo? Come un pigiama party?
«Perché?» sussurrò.
«Volevo soltanto... immaginare come sarà.» La vita e l'amore continuavano. Anche senza di me, ma l'idea mi riempì di gioia. «Addio, Jared. Mel dice "ci vediamo presto".»
Bugiarda.
«Aspetta... Wanda...»
Sfrecciai per la galleria, in fuga dalla possibilità che con le bugie e le lusinghe potesse convincermi a non procedere. Alle mie spalle, il silenzio.
La sua sofferenza non mi ferì come quella di Ian. Il dolore di Jared sarebbe terminato presto. La gioia - il lieto fine - distava soltanto poco tempo.
Fu come se il tunnel meridionale fosse lungo pochi metri. Vidi subito la lanterna luminosa, e capii che Doc mi stava aspettando.
Entrai a spalle dritte nella stanza che mi aveva sempre terrorizzata. Doc aveva preparato tutto. Nell'angolo più buio vidi due brande una accanto all'altra, su cui Kyle russava con un braccio attorno alla sagoma immobile di Jodi. Con l'altro stringeva il contenitore che custodiva Sole. Avrebbe gradito. Peccato non poterglielo dire.
«Ciao, Doc» sussurrai.
Alzò gli occhi dal tavolo su cui stava disponendo i medicinali. Il suo volto era già rigato di lacrime.
Presi coraggio all'istante. Il battito del mio cuore rallentò. Il respiro si fece più rilassato e profondo. La parte più difficile era andata.
Ci ero già passata. Tante volte. Bastava chiudere gli occhi: avevo sempre avuto la consapevolezza che prima o poi si sarebbero riaperti, certo. Ma restava una situazione familiare. Niente da temere.
Mi avvicinai alla branda sulla quale mi sedetti con un balzo. Afferrai l'Anti-dolore con mano sicura e svitai il coperchio. Presi un quadratino e lo sciolsi sulla lingua.
Nessun cambiamento. Il dolore, stavolta, non era fisico.
«Dimmi una cosa, Doc. Qual è il tuo vero nome?»
Volevo completare il puzzle, prima della fine.
Doc tirò su con il naso e si strofinò le mani sulle guance.
«Eustace. È il nome di un mio antenato, e i miei genitori erano persone crudeli.»
Feci una risata. Poi sospirai. «Jared ti aspetta, all'imbocco della grotta principale. Gli ho promesso che gli dirai quando tutto sarà finito. Aspetta finché non... non... avrò cessato di muovermi, okay? Sarà troppo tardi per cercare un rimedio, a quel punto.»
«Non voglio farlo, Wanda.»
«Lo so. E ti ringrazio, Doc. Ma devi mantenere la promessa.»
«Ti prego.»
«No. Mi hai dato la tua parola. Io ho fatto la mia parte, no?»
«Sì.»
«Allora, tu fai la tua. Lasciami riposare con Walt e Wes.»
Assorto, il suo viso sottile cercò di trattenere un singhiozzo.
«Soffrirai?»
«No, Doc.» Mentii. «Non sentirò nulla.»
Attesi l'arrivo dell'euforia, dell'ondata di Anti-dolore pronta a far brillare tutto come la volta precedente. Ma ancora non sentivo differenze.
Forse non era stato l'Anti-dolore, ma la sensazione di sentirmi amata. Feci un altro sospiro.
Mi sdraiai sul lettino, a pancia in giù, e voltai la testa verso di lui.
«Addormentami, Doc.»
Aprì il flacone. Lo agitò e inzuppò il panno che teneva in mano.
«Sei l'essere più nobile e puro che abbia mai conosciuto. L'universo sarà un luogo più buio, senza te» mormorò.
Quelle parole furono il mio necrologio, il mio epitaffio, e fui lieta di poterle sentire.
"Grazie, Wanda. Sorella mia. Non ti dimenticherò mai."
"Sii felice, Mel. Goditi tutto. Gioiscine anche per me."
"Te lo prometto."
"Addio" sussurrammo insieme.
La mano di Doc premette con delicatezza il panno sul mio viso. Respirai a fondo, ignorandone l'odore greve e fastidioso. Al secondo respiro, rividi le tre stelle. Non mi chiamavano a sé: mi concedevano di andare, mi offrivano all'universo nero in cui per tante vite avevo vagabondato. Sprofondai nel buio, che divenne sempre più luminoso. Da nero si fece blu. Un blu acceso, vibrante, caldo... verso cui mi librai senza alcuna paura.