33

Il sospetto

Un altro tuffo. Il peso di Kyle mi torturava le braccia.

«Wanda? Wanda?»

«Aiuto! Kyle! Le rocce! Aiuto!»

Tenevo il viso schiacciato contro la pietra, gli occhi rivolti all'entrata della grotta. La luce si faceva sempre più intensa, ormai era l'alba. Trattenevo il respiro. Le braccia urlavano di dolore.

«Wanda! Dove sei?»

Ian si precipitò nella grotta, il fucile tra le mani, puntato e pronto a sparare. Sul suo volto, la maschera di rabbia che fino a poco prima era stata del fratello.

«Attento!» gli urlai. «La roccia si sta sbriciolando! Non posso resistere a lungo!»

Gli occorsero pochi e interminabili secondi per mettere a fuoco la scena, così diversa da ciò che si aspettava.

Gettò il fucile a terra e si lanciò verso di me a passi lunghi.

«Abbassati, distribuisci il peso!»

A quattro zampe venne a prendermi.

«Non mollare» disse.

Lanciai un gemito.

Rifletté per un altro secondo e mi scivolò accanto, premendomi contro la roccia. Malgrado la mia presenza, riuscì a cingere il fratello.

«Uno, due, tre» grugnì.

Assicurò Kyle al pilastro di pietra, con molta più forza di me.

«Cercherò di tirarlo da questa parte. Riesci a sgusciare via?»

«Ci provo.»

Allentai la presa su Kyle, le spalle rilassate ma doloranti, poi sgusciai tra Ian e la pietra, attenta a non calpestare parti pericolanti di terreno. Strisciai qualche metro verso la porta, all'indietro, pronta a lanciarmi incontro a Ian se anche lui avesse rischiato di scivolare.

Ian issò il fratello inerte contro un lato della colonna, spostandolo a strattoni, una spanna alla volta. Il pavimento cedette ancora, ma la base della colonna rimase intatta.

Ian strisciò all'indietro trascinando il fratello grazie ai muscoli e alla forza di volontà. Nel giro di un minuto fummo tutti e tre all'imbocco del corridoio; io e Ian avevamo il fiatone.

«Che... diamine... è successo?»

«Pesavamo... troppo... La terra ha ceduto.»

«Che facevi... sull'orlo della buca? Con Kyle?»

Abbassai lo sguardo e cercai di prendere fiato.

"Be', diglielo."

"E che succederà, poi?"

"Lo sai bene. Kyle ha infranto le regole. Jeb gli sparerà, oppure lo cacceranno via. Ma forse prima Ian gli spaccherà la faccia. Ci sarà da divertirsi."

Melanie non diceva sul serio: così speravo. Era soltanto infuriata con me, dopo che avevamo rischiato la vita per salvare il nostro assassino.

"Esatto" le risposi. "E se cacciano Kyle a causa mia... o lo uccidono..." Rabbrividii. "Be', non ti pare insensato? È uno di voi."

"Non mettere in secondo piano la nostra vita."

"È anche la mia vita. E io... be', sono quel che sono."

Melanie mugugnò disgustata.

«Wanda?» domandò Ian.

«Niente» mormorai.

«Sei una maledetta bugiarda. Lo sai, vero?»

Sospirai, a testa bassa.

«Cos'ha fatto?»

«Niente» mentii, senza riuscirci.

Ian mi sollevò il mento con una mano. «Ti sanguina il naso.» Mi voltò la testa. «E hai altro sangue tra i capelli.»

«Ho... battuto la testa quando la roccia ha ceduto.»

«Da tutte e due le parti?»

Mi strinsi nelle spalle.

Ian mi lanciò un'occhiata indagatrice.

«Meglio che portiamo Kyle da Doc, si è quasi rotto la testa, nella caduta.»

«Perché lo proteggi? Ha cercato di ucciderti.» Era una constatazione, non una domanda. La sua espressione passò lentamente dalla rabbia all'orrore. Immaginò ciò che era successo, glielo leggevo negli occhi. Di fronte al mio silenzio aggiunse sottovoce: «Voleva buttarti nel fiume...». Uno strano fremito percosse il suo corpo.

Ian stringeva Kyle con un braccio; era crollato con lui addosso, troppo stanco per muoversi. Con uno strattone allontanò il fratello, da cui si scostò nauseato, e mi si fece accanto, abbracciandomi. Lo sentivo respirare ritmicamente, più veloce del normale.

Che cosa strana.

«Dovrei riportarlo laggiù e cacciarlo nel buco con le mie mani.»

Con un gesto frenetico scossi la testa, che iniziò a pulsare di dolore. «No.»

«Risparmierei tempo. Le regole di Jeb sono chiare. Per chi tenta di fare del male a qualcuno, qui, ci sono punizioni precise. Ci sarà un processo...»

Quando cercai di ritrarmi strinse la presa. Non mi sentivo spaventata come quando mi aveva afferrata Kyle. Ma ero a disagio. «No, non puoi farlo, perché nessuno ha infranto le regole. Si è aperta una crepa, tutto qui.»

«Wanda...»

«Ma è tuo fratello.»

«Sapeva ciò che stava facendo. È mio fratello, ma è anche colpevole, e tu... tu sei... mia amica.»

«È umano» sussurrai. «Questa è casa sua, non mia.»

«Non voglio più tornare sull'argomento. La tua definizione di "umano" è diversa dalla mia. Per te è... negativa. Io la considero un complimento. E stando alla mia definizione, tu sei umana, lui no. Non dopo ciò che è successo.»

«"Umano" non è un insulto per me. Lo sai anche tu. Ian, è tuo fratello.»

«Sì, e me ne vergogno.»

Con un sospiro cercai di allontanarmi. Mi lasciò fare, forse convinto dal mugolio di dolore che mi sfuggì quando spostai la gamba.

«Stai bene?»

«Penso di sì. Dobbiamo trovare Doc, ma non so se riesco a camminare. Cadendo ho battuto anche la gamba.»

«Quale? Fammi vedere.»

Cercai di allungare la gamba ferita - la destra - e lui iniziò a tastarmi la caviglia, le ossa, le articolazioni. La fece ruotare con cautela.

«Più in alto. Qui.» Spostai la sua mano dietro la coscia, poco più in alto del ginocchio. Un altro gemito mi sfuggì quando premette la ferita. «Non credo di essermi rotta niente. È soltanto una botta.»

«Come minimo una ferita profonda, direi» mormorò. «Come hai fatto?»

«Devo avere... urtato una pietra, cadendo.»

«Va bene, andiamo da Doc.»

«Meglio che prima ci vada Kyle.»

«Devo comunque andare da Doc, o a chiedere aiuto. Non posso trascinare Kyle fin là, ma posso portare te. Ops... aspetta un attimo.»

Si voltò di scatto e tornò rapido nella stanza dei fiumi. Decisi di non discutere più. Volevo tornare da Walter prima di... Doc aveva promesso che mi avrebbe aspettata. Quanto sarebbe durata la prima dose di sedativo? Avevo troppi pensieri nella testa e grande stanchezza addosso.

Ian tornò con il fucile. Mi rattristai, quando ricordai che era proprio ciò che avevo desiderato fino a poco prima. Non ne ero fiera.

«Andiamo.»

Senza pensarci mi diede il fucile. Lo lasciai cadere tra le mie mani aperte, senza il coraggio di stringerlo. Decisi che trasportare quell'oggetto era la giusta punizione.

Ian ridacchiò. «Come si fa ad avere paura di te...» disse a mezza voce.

Mi sollevò senza sforzo e si mise in movimento senza attendere che mi mettessi comoda. Cercai di non appoggiarmi a lui con le mie parti più doloranti, la nuca, la gamba ferita.

«Sono... molto contento che non ti sia fatta male, Wanda. Cioè, che non sia andata peggio.»

Non risposi. Temevo che potesse usare le mie parole contro Kyle.

Jeb ci trovò prima che raggiungessimo la caverna principale. La luce era sufficiente a cogliere la scintilla di curiosità nei suoi occhi, quando mi vide tra le braccia di Ian, il volto insanguinato, il fucile posato con cautela sulle mie mani aperte.

«Avevi ragione, allora» commentò Jeb. La curiosità era forte, la freddezza della sua voce anche di più. Inquieto, serrava la mandibola nascosta dalla barba. «Non ho sentito spari. Kyle?»

«Ha perso i sensi» risposi svelta. «Devi avvertire tutti... una parte del fondo della stanza dei fiumi è crollata. Non so quanto sia stabile, adesso. Kyle ha battuto la testa cercando di scappare. Ha bisogno di Doc.»

Il sopracciglio di Jeb si alzò fino quasi a toccare la bandana scolorita che gli copriva i capelli.

«Questa è la sua versione» disse Ian, senza sforzarsi di nascondere i propri dubbi. «E a quanto pare non ha intenzione di ritrattarla.»

Jeb rise. «Questo dallo a me» mi disse.

Fui ben lieta di cedergli il fucile. Rise di nuovo della mia espressione.

«Chiamo Andy e Brandt per farmi aiutare con Kyle. Arriviamo subito.»

«Tienilo bene d'occhio, quando si sveglierà» disse Ian, duro.

«Certo.»

Jeb se ne andò in cerca d'aiuto e Ian mi portò in fretta verso la grotta-ambulatorio.

«Kyle si è fatto davvero male... Jeb dovrebbe sbrigarsi.»

«La testa di Kyle è più dura di qualsiasi roccia.»

La lunga galleria sembrava interminabile. E se Kyle fosse morto, malgrado i miei sforzi? E Walter? Si era addormentato o... spento? La Cercatrice aveva interrotto la propria caccia o stava per tornare, ora che si faceva giorno?

"Jared è ancora da Doc?" domandò Mel, "Si arrabbierà vedendoti?"

Nella grotta meridionale, illuminata dal sole, Jared e Doc non sembravano essersi mossi di un centimetro. Uno accanto all'altro, erano appoggiati sulla scrivania improvvisata di Doc. In silenzio guardavano Walter dormire.

Alzarono gli occhi di scatto quando Ian entrò nella stanza e mi depositò sulla branda accanto a Walter. Stese la mia gamba destra con cautela.

Walter russava. Quel rumore cancellò un po' della mia tensione.

«Cos'altro è successo?» chiese Doc arrabbiato. Lo vidi chinarsi su di me prima ancora di terminare la frase, intento ad asciugarmi il sangue sulla guancia.

Il viso di Jared fu paralizzato dalla sorpresa. Circospetto, non voleva che quell'espressione lasciasse trapelare altro.

«Kyle» rispose Ian nello stesso momento in cui feci per dire «La roccia...»

Lo sguardo di Doc oscillò tra me e Ian, confuso.

Ian emise un sospiro e alzò gli occhi al cielo. Distratto, mi posò con delicatezza una mano sulla fronte. «L'orlo della buca del primo fiume è crollato. Kyle vi è caduto, sbattendo la testa contro una pietra. Wanda gli ha salvato la vita. Dice di essere caduta anche lei, durante la frana.» Ian gettò a Doc uno sguardo eloquente. «Qualcosa» disse sarcastico, «le ha tirato una gran botta sulla nuca.» Iniziò l'elenco: «Il naso sanguina, ma non sembra rotto. Si è fatta male al muscolo, qui». Sfiorò la mia coscia dolorante. «Le ginocchia sono parecchio sbucciate, ha strisciato di nuovo la faccia, ma forse quello è colpa del mio tentativo di allontanare Kyle dal buco. Forse non avrei dovuto» mormorò.

«Altro?» chiese Doc. In quel momento le dita con cui mi palpava il fianco raggiunsero il punto in cui Kyle mi aveva tirato il pugno. Tossii.

Doc mi alzò l'orlo della camicia, e sentii le esclamazioni di Ian e Jared quando videro cosa nascondeva.

«Lasciami indovinare» disse Ian imperturbabile. «Sei caduta su una roccia.»

«Giusto» risposi. Doc era ancora alle prese con il fianco, mentre cercavo di non dimenarmi.

«Può darsi che ci sia una costola rotta, ma non ci giurerei» mormorò Doc. «Mi piacerebbe poterti dare un sedativo...»

«Non preoccuparti, Doc» ansimai. «Sto bene. Walter? Si è svegliato, poi?»

«No, gli ci vorrà un po' per smaltire la dose» disse. Mi prese la mano e iniziò a piegarmi il polso e il gomito.

«Sto bene.»

I suoi occhi gentili e dolci incrociarono i miei. «Ti riprenderai. Hai bisogno di riposare. Ti terrò d'occhio. Forza, volta la testa.»

Obbedii, ma trasalii quando passò a esaminare la ferita.

«Non qui» borbottò Ian.

Non vedevo Doc, ma mi accorsi dell'occhiata di Jared a Ian.

«Stanno portando qui Kyle. Non voglio che stiano nella stessa stanza.

Doc annuì. «Saggio consiglio.»

«Vado a prepararle un posto. Tu tieni qui Kyle finché non... finché non decideremo che fare di lui.»

Fui sul punto di dire qualcosa, ma Ian mi chiuse la bocca con le dita.

«D'accordo» disse Doc. «Se vuoi, lo terrò legato.»

«Sì, se sarà il caso. Lei si può spostare?» Ian, ansioso, lanciò uno sguardo verso la galleria.

Doc tacque.

«No» sussurrai, ribellandomi alle dita di Ian sulle labbra. «Walter. Voglio restare qui con Walter.»

«Hai già salvato abbastanza vite per oggi, Wanda» disse Ian, gentile e triste.

«Voglio restare... per dargli... l'ultimo addio.»

Ian annuì. Poi guardò Jared. «Posso fidarmi di te?»

Il volto di Jared si accese di rabbia. Ian alzò una mano.

«Non voglio che resti senza protezione, finché non le avrò trovato un alloggio sicuro» disse Ian. «Non so se, quando arriverà, Kyle sarà lucido o no. Se Jeb gli spara, Wanda ci soffrirà. Tu e Doc dovete riuscire a tenerlo a bada. Non voglio che Doc resti solo e costringa Jeb a intervenire.»

Jared rispose a denti stretti. «Doc non resterà solo.»

Dopo qualche istante, Ian parlò: «Gli ultimi due giorni sono stati un inferno per lei. Ricordalo bene».

Jared annuì, teso.

«Io resto qui» aggiunse Doc.

Ian incrociò il suo sguardo. «Okay.» Si chinò su di me, gli occhi luminosi nei miei. «Torno presto. Non temere.»

«No.»

Mi si avvicinò, sfiorandomi la fronte con le labbra.

Nessuno fu più sorpreso di me, anche se mi parve di sentire un'esclamazione trattenuta venire da Jared. Restai a bocca aperta, mentre Ian si voltava e usciva dalla stanza, quasi di corsa.

Sentii Doc inspirare a denti stretti.

Lui e Jared mi fissarono per qualche istante. Stanca e intorpidita com'ero, non mi importava granché dei loro pensieri.

«Doc...» Jared stava per dire qualcosa, nervoso, ma venne interrotto dai rumori nel tunnel.

Cinque uomini entrarono a fatica dalla porta. Jeb, primo del gruppo, stringeva fra le braccia la gamba sinistra di Kyle. Wes la destra, e alle loro spalle Andy e Aaron gli tenevano sollevato il torso. La testa di Kyle era china sulla spalla di Andy.

«Santo cielo se pesa» brontolò Jeb.

Jared e Doc scattarono in loro aiuto. Dopo qualche minuto di improperi e grugniti, posarono Kyle su una branda a meno di un metro dalla mia.

«Da quanto è svenuto, Wanda?» chiese Doc. Sollevò una palpebra a Kyle, lasciando che il sole gli illuminasse la pupilla.

Riflettei. «Dunque... il tempo che sono stata qui, i dieci minuti che ha impiegato Ian per portarmi in ambulatorio, e forse altri cinque minuti?»

«Almeno venti minuti, quindi?»

«Sì, direi di sì.»

Mentre ci consultavamo, Jeb fece una sua diagnosi. Nessuno gli badò, finché non si avvicinò alla testa di Kyle. Nessuno gli badò, finché non versò il contenuto di una bottiglia d'acqua in faccia a Kyle.

«Jeb» esclamò Doc, allontanandone la mano.

Ma Kyle sputacchiò, sbatté gli occhi e farfugliò: «Che succede? Dov'è andata?». Fece per sollevarsi e guardarsi in giro. «La terra... si muove...»

Strinsi con le dita il bordo della branda, nel panico. Mi faceva male la gamba. Potevo fuggire? Zoppicando lentamente, magari...

«Tutto bene» mormorò qualcuno. Non uno qualsiasi. Una voce inconfondibile.

Jared si piazzò accanto alla mia branda, di spalle, lo sguardo fisso sul corpulento Kyle che dondolava la testa avanti e indietro.

«Sei al sicuro» disse Jared a bassa voce senza guardarmi. «Non avere paura.»

Respirai a fondo.

Melanie voleva toccarlo. La sua mano era vicina alla mia, sul bordo della branda.

"No, per favore" le dissi. "La mia faccia è già conciata male abbastanza."

"Non ti farà niente."

"Questo lo pensi tu. Non ho intenzione di rischiare."

Melanie desiderava muoversi verso di lui. Non sarebbe stato difficile sopportarla, se io stessa non avessi provato quel desiderio.

"Lasciagli tempo" la supplicai. "Lascia che si abitui a noi. Aspetta fino a quando ci crederà davvero."

«Oh, maledetta!» ringhiò Kyle. Il mio sguardo andò dritto verso di lui. Incrociai i suoi occhi infuriati dietro il gomito di Jared, puntati sui miei. «Non è caduta!» protestò.