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Dovevo muovermi, e in fretta. E non su un trasporto robotizzato. Non avermi trovato a bordo di Nave avrebbe depistato l’inseguimento della Palisade ma non per molto, e se avevano un minimo di cervello avrebbero cominciato a controllare i trasporti automatizzati. Consultai gli orari dei trasporti passeggeri ultraveloci (non una tratta diretta, no; potrò anche sembrare scema, ma non fino a questo punto) e ne trovai uno che sarebbe partito di lì a quattro ore, diretto verso uno degli snodi principali. Da lì, sarei potuta arrivare dove mi serviva.

Non avevo mai viaggiato in quel modo prima di allora, più che altro perché non avevo voluto farlo. In linea di massima, dubitavo delle mie capacità di hackerare gli scanner anti-armamenti mentre hackeravo i sistemi d’identificazione e pagamento. Ormai però non avevo più scuse per non tentare, grazie a Wilken e Gerth.

Mi ero ritrovata con il loro borsone d’emergenza, pieno di carte valuta e di un buon numero di microchip d’identità. I microchip sono fatti per essere inseriti sottopelle e contengono informazioni identificative. Normalmente dovrebbero essere leggibili soltanto dagli scanner appositi ma, smanettandoci un po’, il mio scanner era riuscito a decifrare i dati criptati e io li avevo analizzati con cura durante il viaggio di ritorno verso HaveRatton.

All’interno di Corporation Rim, i microchip di solito contengono parecchie informazioni sul portatore; quelli che avevo trovato, però, erano microchip temporanei fatti per viaggiatori provenienti da fuori: presentavano una stringa di numeri emanati da un’entità politica non corporativa che autorizzava a viaggiare, un luogo di origine e un nome. Ovviamente, era proprio il motivo per cui Wilken e Gerth li portavano con sé, per poter cambiare identità secondo necessità. Le entità politiche corporative sono più interessate di chiunque altro a tener traccia dei propri umani. Sui media avevo visto che all’interno di Corporation Rim era più facile viaggiare per i non cittadini piuttosto che per cittadini, sub-cittadini e tutte le altre categorie che le varie entità politica avevano creato per inquadrare i propri umani (poteva andar peggio: gli umani, perlomeno, potevano sempre tagliar via i propri marcatori d’identità; io avevo loghi aziendali stampigliati su parti di cui non potevo liberarmi).

Andai in una zona di riposo pubblica, pagai un loculo chiuso con la carta valuta e scelsi un documento che aveva per nome Jian, da Parthalos Absalo. Tirai via la pelle intorno al giunto della spalla e inserii il microchip sotto di essa. Dovetti abbassare i miei ricettori del dolore in quella zona ma non ci fu nessuna perdita imbarazzante.

Mi era già capitato di far finta di essere umana da quando avevo lasciato la dottoressa Mensah, ma quella era la prima volta che avevo qualcosa addosso che mi identificava ufficialmente come tale. Era strano.

Non mi piaceva.

Pagai il mio passaggio al bancone che precedeva la zona d’imbarco e mi feci scansionare il nuovo chip d’identità, lì su due piedi e anche mentre entravo dal portellone della nave. Dovetti hackerare due scanner anti-armamenti e taroccare le scansioni corporee del portellone per mascherare il fatto che avevo un po’ troppi aumenti. Avevo preso una cabina privata con bagno incluso e un servizio di pasti in camera automatico (i pasti non mi servivano ma, così facendo, avrei avuto qualcosa da buttare nel riciclatore per evitare che i livelli potessero sembrare strani agli occhi di chi li avrebbe controllati). Il feed della nave mi guidò fino alla cabina; vidi soltanto quattro umani, nel corridoio, e ne udii altri cinque mentre oltrepassavo un salotto. Il mio obiettivo era non doverli più vedere per i restanti sette cicli di quel viaggio.

La cabina era più carina di quella che mi avevano assegnato sulla mia unica altra nave passeggeri. C’era un lettino con una confezione di lenzuola piegate e un piccolo schermo, una porta che portava nel bagnetto, un armadio per gli oggetti personali e uno scomparto per la ricezione dei pasti. Chiusi la porta alle mie spalle e non mi presi nemmeno la briga di sedermi, né di posare la sacca. Avevo qualche ricerca da fare sul feed mentre eravamo ancora attraccati alla stazione.

Impostai una ricerca per TranRollinHyfa e ampliai le ricerche di notiziari aggiungendo nuove parole chiave e allargando i periodi di riferimento. Avevo già scaricato nuovi file d’intrattenimento mentre mi recavo alla zona d’imbarco. Sapevo che avrei avuto bisogno di distrarmi.

Pensavo di sapere almeno una parte di quel che stava succedendo, e non era niente di buono. Dal punto di vista di GrayCris, ecco la sequenza degli eventi:

(1) la dottoressa Mensah aveva comprato una SecUnit (usata e un po’ scalcagnata), che in seguito era scomparsa senza che nessuno sapesse dov’era andata; (2) la dottoressa Mensah aveva detto in un’intervista trasmessa dai notiziari presenti a bordo di tutte le navi trasporto in lungo e in largo per Corporation Rim che qualcuno avrebbe dovuto indagare su Milu perché il semplice fatto che GrayCris abbandonasse una piattaforma di terraformazione era sospetto (poco importava se era stato il giornalista a evocare Milu, e non lei); (3) su Milu era saltata fuori una SecUnit che aveva aiutato una squadra di valutazione ingaggiata da GoodNightLander Independent ad (a) impedire che la struttura precipitasse sul pianeta sottostante, e (b) acquisire le prove che si trattasse di un’operazione di estrazione illegale e non di una piattaforma di terraformazione.

Le notizie relative a 3a e 3b circolavano già tra i notiziari in viaggio verso Corporation Rim, insieme alle testimonianze oculari di Abene e gli altri, e alla testimonianza di Wilken e Gerth su chi le avesse assoldate.

Ovviamente, GrayCris aveva pensato che fosse stata Mensah a mandarmi su Milu per fotterli.

Ops.

Fu un viaggio stressante, al pari di quello in cui ART si era presentato alludendo al fatto che avrebbe potuto cancellarmi il cervello e a quello in cui non avevo fatto altro che pensare a Miki. E a quello con Ayres e gli altri umani che si erano venduti come schiavi a contratto.

Di base, la maggior parte dei miei viaggi era stata piuttosto stressante.

Quella volta patii l’ansia, perciò feci quel che facevo sempre: guardare file multimediali. Una delle nuove serie che avevo scaricato a caso su HaveRatton si rivelò essere una lunga serie storica sugli albori dell’esplorazione spaziale umana. Era segnato come docufiction (non so neanche bene che significhi) ma conteneva un sacco di allegati interattivi pieni di informazioni sui fatti reali, che in teoria sarebbero dovuti essere veritieri. Fu strano vedere che all’epoca esisteva qualcosa di simile alle SecUnit. Non usavano organi clonati, ma vere e proprie parti umane, prese da persone che avevano subìto incidenti catastrofici o sofferto malattie terminali e che avevano deciso di far usare i propri organi per realizzare quelli che chiamavano Rover Aumentati – o RA. Alcuni degli umani della linea narrativa principale avevano conosciuto uno degli RA quando era ancora umano, ed erano rimasti amici. Gli RA non avevano forma umana ma potevano scegliersi i compiti e gli umani con cui lavorare. Discutevano con gli umani, davano consigli, talvolta guidavano squadre di salvataggio e si rivelavano parecchio utili. Nonostante tutti quei convincenti allegati interattivi, avevo qualche difficoltà a credere che fosse vero. Interruppi la visione a metà del secondo episodio e passai a una commedia musicale.

A ogni modo, c’è una bella differenza tra il guardare un file multimediale perché sei al sicuro su una nave trasporto, senza nessuno che ti dica cosa fare, e il guardare un file multimediale perché stai cercando di non pensare a tutti i casini che hai combinato e a ciò che potrebbe succedere dopo – un futuro in cui sei condannata a precipitare in casini ancor più creativi. Mi ero abituata alla prima situazione e mi seccava dover tornare alla seconda.

Cercai di prepararmi. Estrassi tutto ciò che il feed della nave trasporto aveva su TranRollinHyfa – che non era molto più di una versione aggiornata del pacchetto turistico standard che avevo già scaricato su HaveRatton ma mi fece trovare i nomi di molte delle corporazioni che avevano una base o il quartier generale in quel posto.

La compagnia di sicurezza Palisade aveva lì un grande ufficio. Chissà perché, la cosa non mi sorprendeva…

Lavorai parecchio anche sul mio codice per ingannare le telecamere di sorveglianza. L’avevo sviluppato su RaviHyral, appena prima di rischiare di far ammazzare Tapan, la mia cliente. Si trattava di un metodo per cancellarmi dalle registrazioni delle telecamere e sostituirmi con delle immagini registrate prima e dopo il mio passaggio. Non era ancora perfettamente a punto e mi impegnai a migliorarlo, aggiungendo il codice necessario per farlo funzionare con diverse tipologie e marche di SecSystem, e con un maggior numero di telecamere e angolazioni.

Quando sbucammo dall’altra parte del varco spazio-temporale, ero felice che la prima parte del viaggio fosse finita.

Nessuno mi stava aspettando quando attraccammo allo snodo di transito, per cui ebbi quantomeno la conferma che i microchip d’identità di Wilken e Gerth erano buoni. Passai appena dieci ore in quel posto, tutte nella stanzetta di un albergo a ore. Scaricai qualche serie nuova ma, più che altro, passai la maggior parte del tempo a estrarre file da vari archivi in cerca di qualsiasi cosa riguardasse TranRollinHyfa. Ci volle più del solito, dal momento che la maggior parte delle banche dati a cui avevo bisogno di accedere erano di proprietà di qualche compagnia, e dovevo hackerarle per entrare prima ancora di sapere se avevano quel che cercavo o no. Avviai anche la mia solita ricerca dentro i notiziari (non c’era niente di nuovo su Mensah, a parte un mucchio di ipotesi che non servivano certo a placare la mia ansia).

Quando fu quasi ora di andare, scambiai l’identità di Jian con quella di nome Kiran. Avevo messo in conto un ulteriore scalo di depistaggio ma non sapevo cosa stesse succedendo a Mensah, e il pensiero che potesse essere già troppo tardi non mi era d’aiuto. Decisi dunque di prenotare un posto a bordo di un’altra nave passeggeri veloce diretta a TranRollinHyfa.

Fui in dubbio se tenere le schede di memoria di Milu, quelle che avevo ancora nascoste nel braccio e quella di Wilken e Gerth. Non sapevo quanto potessero essere utili quelle informazioni, ormai.

Miki era morto per recuperarle, però, che lo sapesse o meno.

Portarle con me fin nel territorio di GrayCris sarebbe stato sciocco. Mi tolsi le schede dal braccio mentre ero ancora nella stanza d’albergo, poi mi diressi alla zona d’imbarco. Lungo la strada mi fermai in un negozio di spedizioni e comprai il necessario per inviare un piccolo pacco. Avvolsi le schede nella carta protettiva, inclusa quella di Wilken e Gerth, e sigillai il contenitore. Lo indirizzai ai partner coniugali della dottoressa Mensah, nella loro fattoria su Preservation (avevo tutte le informazioni per la compilazione dell’indirizzo di spedizione nella mia unità di memoria a lungo termine, estratte dai formulari di PreservationAux presso la mia vecchia compagnia. Wow… Sembrava passata un’eternità).

Ero salita a bordo della mia prossima nave passeggeri e mi ero nascosta nella cabina privata quando intercettai un nuovo notiziario, trasmesso da una nave che era appena giunta al molo. Si trattava di una breve dichiarazione proveniente da Preservation Alliance, rilasciata dalla dottoressa Bharadwaj.

Fu inaspettatamente strano vedere un’umana familiare, anche se aveva l’aria davvero arrabbiata. Diceva soltanto che Preservation stava “prendendo provvedimenti” per risolvere i problemi con GrayCris.

Questa poi. Mi sdraiai sul lettino e fissai il soffitto di metallo. Sul feed pubblico della nave s’insinuò un ronzio di sottofondo mentre gli ormeggi si sganciavano dal molo. Intanto io tenevo d’occhio le conversazioni private per accertarmi che nessuno stesse chiacchierando di quella SecUnit che si nascondeva in una cabina della nave, cercando pateticamente di sembrare umana. Riguardai la dichiarazione di Bharadwaj altre sette volte.

Poteva darsi che mi sbagliassi. Sapevo che l’interpretazione del sottotesto emotivo nelle parole e nell’aspetto di un umano vero era tutto un altro paio di maniche rispetto a quella di programmi d’intrattenimento e serie (tanto per dirne una, i programmi e le serie cercano di comunicare con grande consapevolezza e attenzione con lo spettatore. Per quel che ne so, gli umani veri di solito non sanno nemmeno che diavolo stanno facendo). L’interpretazione che volevo dare del video di Bharadwaj, però, era che Mensah era tenuta in ostaggio da GrayCris, che minacciava di ucciderla se Preservation non avesse rilasciato una dichiarazione formale che lasciasse perlomeno intendere l’avvio di negoziazioni per una risoluzione amichevole della querelle con GrayCris.

Tornai al lancio del notiziario che accompagnava la dichiarazione e vidi che non c’era ancora nessuna dichiarazione da parte di DeltFall, la cui squadra di ricerca era stata massacrata da GrayCris. O da parte della mia ex compagnia, che doveva essere in bilico tra l’andare su tutte le furie e il farsela addosso per l’ammontare dei costi delle attrezzature andate perdute e dei risarcimenti per quella débâcle, e doveva essere alla disperata ricerca di un colpevole a cui farla pagare. A cui farla pagare letteralmente, intendo. GrayCris avrebbe potuto acquisire la compagnia con un’offerta di acquisto sufficientemente alta, ma fino a quel momento non l’aveva fatto. O forse non poteva permetterselo.

GrayCris aveva fatto tutto quel casino per entrare in possesso di materiali sintetici estranei, resti alieni. Ora che lo sapevano tutti non potevano più venderli, né svilupparli, né qualsiasi altra cosa avessero avuto intenzione di farci. Significava che anche loro erano disperati.

Brutta situazione.

Dopo quattro cicli secondo l’orario locale della nave, il trasporto passeggeri uscì dal varco spazio-temporale e intercettai il primo feed dalla Stazione di TranRollinHyfa.

Da vicino sembrava più grossa. La stazione in sé era più grande di Port FreeCommerce, con tre anelli di transito interconnessi sotto la chiglia principale. Di solito l’anello di transito circonda la stazione, con la sezione principale in cui gli umani abitano e fanno le loro cose nel mezzo. O forse non ero mai stata in quelle sezioni, a parte il centro di smistamento su Port FreeCommerce, che si trovava vicino all’anello di transito.

Rilevavo il feed ma era pieno zeppo di pubblicità, con le tabelle orarie e i servizi disponibili sommersi da pubblicità delle corporazioni che si dissolvevano in un fastidioso rumore bianco perché altre corporazioni avevano pagato per sabotarle. Be’, era tutta roba inutile. Mollai il feed e mi collegai al canale audio della nave che monitorava il feed dell’Autorità Portuale. C’erano pubblicità anche lì, ma almeno il personale dell’Autorità Portuale riusciva a infilare una parola di straforo, di tanto in tanto. Una di queste parole era un allarme di navigazione, e…

Questa poi.

Lo trasferii sul feed della nave, dove giravano i sistemi di scansione e di navigazione a disposizione dell’equipaggio. Davanti alla stazione c’era la nave armata di una compagnia.

Non era in avvicinamento, né in attesa di un molo di attracco. Manteneva la posizione.

Non c’erano possibili fraintendimenti sulla proprietà di quella nave; l’allarme di navigazione includeva lo stupido logo che la nave armata trasmetteva sul proprio feed – che era, per il resto, inaccessibile: lo stesso logo che recavo inciso sulle mie parti non organiche. Controllai il marcatore temporale dell’allarme. Convertendolo con il mio orario locale equivaleva a venti cicli, più o meno.

Poteva darsi che fosse lì per un qualche contratto, ma mi pareva troppo per essere una coincidenza. Le navi armate non hanno nessun altro scopo se non muoversi rapide e far saltare qualcosa per aria; per di più, sono complicate da contrattualizzare, per via dei trattati tra entità politiche corporative e non corporative.

Avevo pensato che, se Mensah fosse davvero andata di sua sponte su TranRollinHyfa per negoziare con GrayCris, era anche possibile che la polizza fosse stata sufficientemente onerosa da richiedere l’uso di una nave armata. Ma allora perché non era attraccata al molo? Mensah aveva davvero bisogno di aiuto? Mi servivano informazioni dettagliate, e c’era soltanto un modo per ottenerle.

Il traffico in avvicinamento alla stazione era intenso e la nostra nave portava un ritardo di attracco di ventisette minuti. Ventisette minuti erano più che sufficienti per fare una stupidaggine.

Affondai nel canale di comunicazione della nave. Il protocollo di avvicinamento che l’Autorità Portuale era riuscita a infilare tra le varie pubblicità prevedeva che i canali fossero impostati per intercettare tutti i tipi di segnale, sia voce, sia feed. Questo per far sì che le navi potessero scavalcare il feed e intercettare qualsiasi allerta o allarme eventualmente trasmesso dalle altre navi.

Era più difficile filtrarli e separarli senza l’assistenza del sistema di bordo ma sapevo cosa stavo cercando. Dopo sei minuti lo trovai: il feed criptato della nave armata della compagnia, avvolto intorno al suo segnale di comunicazione come la melodia in un brano musicale. Presi il feed, applicai la chiave di accesso e – poteva essere un errore… Avevo davvero così bisogno di quelle informazioni? Sì, sì, eccome. Avevo bisogno di sapere se Mensah era lì in missione oppure contro la propria volontà. Inviai un ping al bot pilota della nave armata, aggiungendo il codice che gli avrebbe fatto capire che ero sotto copertura.

Quello mi rispose. Mi riconobbe come proprietà della compagnia, dal momento che avevo la chiave di decodifica e avevo usato il saluto giusto. Non credevo che avrebbe notificato all’equipaggio che era stato contattato da quello che aveva tutti i motivi di identificare come un altro robot della compagnia – a meno che qualcuno gliene avesse dato specifica istruzione. Un’altra SecUnit mi avrebbe denunciato immediatamente, ma del resto un’altra SecUnit avrebbe capito chi ero e che non sarei dovuta essere lì.

Rimasi in attesa e in ascolto per assicurarmi che nessuno avesse notato quella connessione dall’esterno. Non scattarono allarmi. Si capiva che il traffico via feed sulla nave armata era minimo, e perlopiù in standby. Stavano aspettando qualcosa.

Mi preparai mentalmente e inviai al pilota una richiesta – Status: aggiornamento (riservato). Dopo tre lunghi secondi, quello m’inviò un pacchetto dati. Io risposi con una notifica di ricezione e mi sganciai dalla connessione.

Mi concentrai di nuovo sul soffitto della cabina. Se avevo fortuna, nessuno avrebbe controllato il registro del bot di pilotaggio. La compagnia era stata pagata per la mia alienazione e mi aveva cancellato dal proprio inventario, ma nei territori corporativi non avevo nessuno status legale senza Mensah. Se si fossero accorti che ero lì avrebbero potuto denunciarmi alle autorità della stazione o decidere di catturarmi e smembrarmi separando a forza tutte le mie parti, o qualsiasi altra cosa nel mezzo.

Controllai che il pacchetto dati non contenesse tracciatori o malware, poi lo scompattai.

Be’, la situazione era… Un disastro potenziale. Poco dopo l’arrivo della nave armata a TranRollinHyfa, lo status di contratto era passato da Recupero: Attivo a Recupero: Sospeso per Diniego di Accesso di Terze Parti, Acutizzazione Oltre i Parametri di Contratto. Questo significava che la nave armata era stata inviata per recuperare un cliente in pericolo ma che l’operazione era stata sospesa perché il recupero era stato bloccato – ed era stato bloccato da qualcosa che andava oltre la solvibilità del cliente in questione. Il codice identificativo del cliente era quello di Mensah, lo stesso del mio contratto, il che significava che si trattava di un’estensione dell’accordo di fornitura originale per la prospezione planetaria. E okay, non sapevo che funzionasse così, ma era una conferma della presenza di Mensah – o perlomeno che, al momento, il nucleo strategico della compagnia pensava che fosse lì.

E quella fottuta nave armata se ne restava lì impalata a non far niente. Immagino che GrayCris fosse in qualche modo riuscita a convincere TranRollinHyfa a negarle il permesso di attracco, il che significava che la compagnia non poteva far sbarcare la propria squadra di recupero armata senza scontrarsi con le forze di sicurezza della stazione, ma la compagnia stessa non era stata pagata abbastanza per un’operazione del genere.

L’altro codice di status era Status Clienti Secondari: Svincolato. Quello era quasi peggio del primo. Significava che qualcun altro il cui nome era iscritto nel contratto di servizio (probabilmente Pin-Lee, Ratthi o Gurathin, visto che nel notiziario non si parlava di un loro ritorno a Preservation) aveva lasciato la protezione della compagnia ed era scomparso. C’era soltanto un modo per scomparire tra una nave armata e una stazione armata: dovevano aver preso una navetta, certificando di non essere armati per superare il divieto di accesso operativo e ricevere autorizzazione all’attracco.

Mi sarei quindi dovuta preoccupare di tutti e quattro.

L’attesa era snervante e, mentre la nave passeggeri effettuava l’avvicinamento e completava le procedure di attracco, misi su un episodio della mia serie preferita, Ascesa e declino di Sanctuary Moon. Poi, finalmente, il feed della nave segnalò che era ora di sbarcare.

Un motivo per cui avevo scelto quella nave veloce senza pilota robotizzato era che trasportava centoventisette passeggeri, quarantatré dei quali viaggiavano in gruppo. Non mi delusero, sbarcando tutti in un’unica, confusa folla rumorosa. Uscii circondata da persone, attraversai la zona d’imbarco e mi ritrovai nel tubo trasparente della passerella sopraelevata prima che venissero distratte da negozi e pubblicità, e cominciassero a diradarsi. Continuai a camminare.

A quel punto avevo già deviato tre scanner anti-armamenti e hackerato i feed riservati delle telecamere dei vari droni di sorveglianza. I dispositivi di sicurezza per lo sbarco passeggeri, lì, erano più rigidi rispetto agli altri anelli di transito e stazioni su cui ero stata. Insolitamente rigidi, per una stazione che cedeva per profitto gli spazi del proprio feed pubblico alle pubblicità, da cui informazioni di sicurezza e annunci ufficiali erano sommersi (si capiva quali umani e umani aumentati stessero cercando di usarne la mappa interattiva perché continuavano a incappare in uscite bloccate e muri).

Ero anche stata investita da quattro diverse scansioni di riconoscimento. Quel tipo di scansioni, di solito, viene usato per individuare umani o umani aumentati noti e ricercati dagli agenti di sicurezza di una stazione, non per eventuali SecUnit in fuga (una SecUnit in fuga non è affatto un problema così comune, contrariamente a quanto vorrebbero farvi credere i programmi d’intrattenimento). Ma ero felice di aver dato retta ad ART e di avergli permesso di modificare la mia configurazione. Ero felice per ogni precauzione presa, perfino quelle che all’epoca mi erano parse dettate dalla paranoia.

Non individuai nessuna pattuglia armata ma c’erano droni aggiuntivi, di quelli piccoli, di marca e configurazione diverse rispetto a quelli cui ero abituata. Dopo aver modificato le impostazioni di notifica per bloccare quelle stupide pubblicità, avviai una ricerca per scaricare notizie specifiche dal feed, oltre all’elenco pubblico delle assegnazioni delle baie di attracco ai moli. Controllai la mappa del porto che era faticosamente riuscita a farsi largo tra tutto quel ciarpame pubblicitario e imboccai la passerella che saliva verso la spianata della stazione. La mia nave era attraccata al secondo anello di transito, per cui c’erano parecchie rampe da salire se non si volevano usare i moduli di risalita, come nel mio caso. Non individuavo nessun ping ma, da una rapida occhiata all’elenco delle società della stazione, vidi che due compagnie di sicurezza che avevano base lì disponevano di SecUnit disponibili per il noleggio: EinoArzu e Stockade Kumaran. Palisade era elencata come compagnia di sicurezza ma non come fornitrice di SecUnit. Questo non significava che non le avessero; significava soltanto che non le pubblicizzavano.

A quel punto non ero eccessivamente preoccupata che usassero delle SecUnit contro di me. Una SecUnit sarebbe stata in grado di identificarmi a vista (o meglio, a ping) come unità ribelle ma non venivamo mai impiegate sugli anelli di transito. Le compagnie di sicurezza ci (le) facevano passare come merce attraverso il porto, per evitare di creare scompiglio tra gli umani. Voglio dire… C’è una prima volta per tutto ma non era probabile – c’era forse un quindici per cento di possibilità, tutt’al più.

E comunque, quand’anche le avessero dispiegate, dovevano sempre trovarmi. I moduli di controllo non avrebbero permesso alle SecUnit di hackerare il sistema o di effettuare un controllo in cerca dei miei codici modificati – non in maniera autonoma, senza la guida di un umano (e non pensavo che GrayCris avesse idea di quante modifiche ai codici avessi fatto). Soltanto una SecUnit da combattimento sarebbe riuscita a individuare o contrastare i miei codici sorgente senza supervisione umana.

A ogni modo, mi sentivo formicolare la pelle umana per l’ansia. Quell’eccesso di sicurezza sembrava corroborare una teoria che avevo formulato. O forse dovrei dire “ipotesi”. In ogni caso, l’idea era che la dichiarazione di Bharadwaj in quel notiziario fosse stato un messaggio per GrayCris, un segnale che Preservation avrebbe cooperato per salvare la dottoressa Mensah; ma anche le storie sull’arresto di Mensah, sul suo viaggio o, in qualche maniera, rapimento a TranRollinHyfa erano messaggi. Messaggi per me.

GrayCris pensava che Mensah mi avesse ordinato di andare su Milu attraverso i notiziari, perciò appariva ragionevole che avessero usato dei notiziari per attirarmi fin lì.

Non era chissà che grande teoria/ipotesi. Se avevano Mensah, non vedo perché avrebbero dovuto volere anche me. Sapevano però che ero stata su Milu; sospettavano forse che me ne fossi andata con le mani piene d’informazioni incriminanti? Ma ormai Milu era nelle mani della GoodNightLander Independent, che sarebbe stata sufficientemente incazzata per mettersi a cercare informazioni compromettenti per conto suo, per potersene poi lamentare pubblicamente tramite i suoi stessi notiziari. Prendendosela con me e Mensah, GrayCris non avrebbe risolto la faccenda.

Ma erano umani – chi poteva sapere che motivi avessero?

Ora che ero arrivata fin lì, era diventato piuttosto evidente che dovevo assicurarmi di riuscire a uscire. A quel proposito, recuperai le specifiche e le informazioni dai feed della sicurezza cui avevo effettuato l’accesso e impostai un promemoria per lavorarci in seguito.

Risalii l’ultima rampa circondata da una folla di umani e umani aumentati, fin sulla spianata della stazione. Non c’era nessuna zona liminare per i viaggiatori, di quelle con alberghetti a ore da quattro soldi e chioschi commerciali. Si arrivava dritti su un multilivelli pieno di negozi di lusso e uffici, la maggior parte in sfere impilate a comporre alte torri incombenti o che lievitavano a mezz’aria. Il feed era un dedalo di video e pubblicità, istruzioni e musica, contendendosi lo spazio con gli schermi che fluttuavano dappertutto e le olosculture di gigantesche cascate, alberi e oggetti di arte astratta. Avevo visto qualcosa di simile, e di meglio, nei miei programmi d’intrattenimento – ma vederlo dal vivo era diverso. Le inquadrature delle mie telecamere non erano così belle, tanto per dirne una. E gli umani, aumentati e non, che si aggiravano ovunque senza meta apparente mi distraevano da quella vista.

E… Oh! C’erano file da scaricare, meravigliosi file da scaricare, una miriade di feed d’intrattenimento, ben più che a HaveRatton e Port FreeCommerce, che aleggiavano allettanti nell’etere. Ne intercettai un paio a caso e cominciai a scaricare. Una delle mie chiavi di ricerca aveva restituito la guida della stazione nella versione per i residenti, non quella abbreviata per turisti e gente di passaggio, e avevo bisogno di un posto in cui poter star ferma per studiarla con cura. Mi diressi verso una delle sfere più basse.

Era un grande negozio con un sacco di umani e umani aumentati che entravano e uscivano. Un negozio poteva andarmi bene. Mi era già capitato di entrare in un negozio (una volta). Nessun problema.

Cercai di rilassarmi e di sembrare indaffarata mentre imboccavo la rampa verso l’ingresso. Le pubblicità sul feed del negozio dicevano che vendeva stili di vita avanzati. Non sapevo cosa fossero, e le spiegazioni del feed non erano d’aiuto. Perfino alcuni degli umani che stavano lì dentro sembravano confusi. Mi aggirai insieme a loro fino a una zona centrale dove altri umani guardavano uno schermo fluttuante di… Prodotti?… Arte e musica ispirata dai prodotti? Non era la cabina privata che speravo ma mi dava comunque un buon motivo per restarmene lì impalata a fissare un punto mentre organizzavo i risultati della mia ricerca e l’elenco della stazione.

Non fu una sorpresa trovare nella lista degli ormeggi una navetta con il codice identificativo di una compagnia, l’unica compagnia nell’elenco degli arrivi. Era la navetta che la squadra di Preservation aveva usato per arrivare lì dalla nave armata.

Sapere che erano così vicini era… Strano. Considerando le dimensioni della navetta, era improbabile che fossero rimasti a bordo. Dopo aver frugato delicatamente nel sistema protetto dell’Autorità Portuale, ottenni un file con l’elenco dei contatti di ormeggio e, tramite i dati della navetta, risalii all’indirizzo fisico di un albergo della stazione.

Mentre cancellavo le tracce della mia intrusione nel sistema dell’Autorità Portuale saltarono fuori i risultati della ricerca per i notiziari, ma c’erano soltanto vecchi articoli da Port FreeCommerce. Soltanto altre inutili ipotesi su dove si trovasse Mensah e cosa stesse facendo, perché fosse scomparsa.

Nessuna delle mie ricerche aveva restituito informazioni su di lei.

Non mi restavano molte scelte. La squadra di Preservation doveva essere lì per negoziare la liberazione di Mensah; era l’unico modo di procedere finché Preservation non avesse racimolato abbastanza danari da pagare quel che chiedeva la compagnia per violare il divieto di attracco di TranRollinHyfa. Avevo bisogno di più informazioni, prima di poter fare qualsiasi cosa, e loro erano la mia unica fonte potenziale.

Uscii dal negozio assicurandomi, prima, di fare un giro a vuoto intorno agli schermi, come facevano gli umani.

Dovevo andare a incontrare un po’ di vecchi amici.