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Le SecUnit non seguono i notiziari. Anche dopo aver hackerato il mio modulo di controllo e aver avuto accesso ai vari feed, non ci avevo mai fatto granché attenzione. In parte perché, limitandomi a scaricare programmi di intrattenimento, avevo meno probabilità di far scattare eventuali allarmi sulle reti di satelliti e stazioni, visto che le notizie di politica ed economia passavano su altri canali, più vicino ai dati protetti. Il motivo principale, però, era che trovavo i notiziari noiosi e non m’interessava cosa combinavano tra di loro gli umani fintanto che non mi toccava (a) fermarli o (b) dare una pulita alla fine.

Mentre attraversavo la zona commerciale dell’anello di transito, però, una notizia recente trasmessa dalla Stazione rimbalzava da un feed pubblico all’altro. Io le diedi un’occhiata distratta, ma gran parte della mia attenzione era dedicata a passare tra la gente facendo finta di essere una normalissima umana aumentata anziché una terrificante macchina assassina. Cosa che richiedeva di non farmi prendere dal panico quando qualcuno incrociava fortuitamente il mio sguardo.

Per fortuna, umani e umani aumentati erano troppo impegnati a cercare di raggiungere la loro destinazione e a consultare il feed in cerca di indicazioni e tabelle orarie dei trasporti pubblici. Insieme alla nave cargo robotizzata a cui avevo scroccato un passaggio, attraverso i varchi spazio-temporali erano arrivate anche tre navi passeggeri, e la grande zona commerciale tra le varie piattaforme d’imbarco era affollata. Oltre agli umani c’erano robot di forme e dimensioni diverse, droni che ronzavano sopra la folla e container che viaggiavano lungo le sopraelevate. I droni di sicurezza di solito non facevano scansioni in cerca di SecUnit, a meno che non ricevessero un ordine specifico, e, fino a quel momento, non avevo avvertito tentativi di ping – il che era un vero sollievo.

Ero stata rimossa dall’inventario della compagnia ma mi trovavo ancora all’interno di Corporation Rim, ed ero pur sempre un oggetto di proprietà.

Anche se, nonostante tutto, ero piuttosto soddisfatta di come stavano andando le cose fin lì, considerando che era appena il secondo anello di transito che attraversavo. Di norma le SecUnit vengono spedite ai clienti come merce, e non passavamo mai per le zone destinate agli umani nelle stazioni o negli anelli di transito. Avevo dovuto lasciare la mia corazza nel centro di smistamento della Stazione ma, in mezzo alla folla, ero anonima quasi come se l’avessi avuta ancora addosso (sì, era una cosa che dovevo ripetermi in continuazione). Indossavo abiti da lavoro grigi e neri, con le maniche lunghe della maglia e del giacchetto, i pantaloni e gli stivali che coprivano tutte le mie parti inorganiche, e avevo uno zaino in spalla. In quella moltitudine di vestiti, capelli, pigmenti epidermici variopinti e interfacce della folla, io non spiccavo di certo. Le porte dati sulla mia nuca erano visibili ma lo stile era talmente simile a quello delle interfacce che si facevano impiantare gli umani aumentati che non destavano nessun sospetto. Del resto, a nessuno verrebbe mai in mente che un murderbot possa andarsene in giro per la spianata di transito come una persona.

Poi, mentre scorrevo le notizie, m’imbattei in un’immagine. Ero io.

Non mi fermai di colpo solo perché ero abituata a non reagire fisicamente agli eventi, per quanto sconvolgenti o spaventosi potessero essere. Per un istante, forse, persi il controllo della mia espressione; di norma indossavo sempre il casco e oscuravo la visiera, quando possibile.

Oltrepassai un grande arco che dava accesso a diversi banconi di servizi alimentari e mi fermai accanto all’ingresso di un piccolo distretto commerciale. Chiunque mi avesse visto avrebbe pensato che stessi passando in rassegna i siti dei negozi sul feed, in cerca di informazioni.

L’immagine nel lancio di agenzia mi ritraeva in piedi nella lobby dell’albergo della stazione insieme a Pin-Lee e Ratthi. La messa a fuoco era su Pin-Lee, sulla sua espressione determinata, le sopracciglia inarcate in un’espressione infastidita e l’abito formale. Io e Ratthi, con le nostre uniformi grigie da ricognitori di PreservationAux, eravamo sfocati e in secondo piano. Nei tag dell’immagine ero indicata come “guardia del corpo” – un sollievo – ma ero pronta al peggio mentre scorrevo l’intero servizio.

Uhm… La stazione che avevo sempre considerato come La Stazione, sede degli uffici della compagnia e del centro di smistamento dove di solito venivo conservata in magazzino, si chiamava in realtà Port FreeCommerce. Non lo sapevo (quando ero lì me ne stavo perlopiù in un cubicolo di riparazione, in una cassa di trasporto o in stand-by, in attesa di contratto). Il cronista menzionava, senza soffermarcisi, il fatto che la dottoressa Mensah avesse rilevato la SecUnit che l’aveva salvata (era chiaramente l’elemento positivo che serviva da contraltare a quella storia macabra con un elevato numero di morti). I giornalisti, però, non erano abituati a vedere SecUnit che non fossero in armatura – o in un mucchio sanguinolento di pezzi di ricambio quando le cose andavano per il verso sbagliato. Non avevano collegato la notizia della SecUnit riscattata con l’immagine di quella che pensavano fosse soltanto un’umana aumentata qualunque che entrava nell’albergo insieme a Pin-Lee e Ratthi. E questo era un bene.

La cosa strana era che parte delle registrazioni di sorveglianza fosse stata resa pubblica. La mia visuale in soggettiva mentre ispezionavo l’habitat di DeltFall e rinvenivo i corpi. Le riprese dalle telecamere dei caschi di Gurathin e Pin-Lee quando avevano trovato Mensah e quel che restava di me dopo l’esplosione. Ripassai rapidamente il tutto, accertandomi che non ci fossero inquadrature chiare del mio volto umano.

Il resto del servizio parlava di come la compagnia e DeltFall, oltre a Preservation e altre tre entità politiche non corporative che avevano alcuni cittadini all’interno dell’habitat di DeltFall, si fossero coalizzate contro GrayCris. C’era anche un livello di scontro legale tutti contro tutti in cui alcune delle entità alleate sul fronte dell’indagine si facevano poi guerra tra loro in merito alle responsabilità finanziarie, giurisdizionali e di garanzia assicurativa. Non sapevo davvero come avrebbero fatto a dare un senso a tutta quella faccenda. Non c’erano molti dettagli su ciò che era successo dopo che PreservationAux era riuscita a richiedere l’invio della nave di recupero alla compagnia, ma era abbastanza da poter sperare che chiunque avesse cercato la SecUnit in questione avrebbe dato per scontato che fosse insieme a Mensah e agli altri. Mensah e gli altri, ovviamente, sapevano che non era così.

Poi controllai il marcatore temporale e vidi che il servizio era vecchio, pubblicato durante il ciclo successivo alla mia partenza dalla stazione. Doveva essere giunto lì attraverso un varco spazio-temporale insieme a una delle navi passeggero più veloci. Questo significava che i canali dei notiziari ufficiali dovevano disporre di informazioni più recenti.

Bene. Mi dissi che era decisamente improbabile che qualcuno si mettesse alla ricerca di una SecUnit ribelle proprio su quell’anello di transito. Dalle informazioni disponibili sul feed pubblico, in quel posto non c’erano centri di smistamento di nessuna compagnia di sicurezza o concessionaria. I miei contratti si erano sempre svolti su insediamenti isolati o pianeti disabitati da perlustrare, e pensavo che fosse più o meno la norma. Anche nei programmi e nelle serie sui feed d’intrattenimento non si vedevano mai SecUnit assunte per fare da guardia a uffici, depositi merci o cantieri navali, o a nessun’altra delle attività più comuni degli anelli di transito. E, nei media, le SecUnit venivano sempre mostrate in armatura e senza un volto, terrificanti agli occhi degli umani.

Mi confusi nella folla e ripresi a camminare lungo la spianata. Dovevo fare attenzione a non andare in posti in cui avrebbero potuto scansionarmi in cerca di armi, ossia tutte le biglietterie, comprese quelle per le piccole funicolari che facevano il giro dell’anello. Ero in grado di hackerare uno scanner anti-armamenti ma i protocolli di sicurezza prevedevano che nei luoghi con molti passeggeri se ne installassero un gran numero per gestire meglio la folla, e io riuscivo a manometterne soltanto un numero limitato per volta. Per di più, avrei dovuto hackerare anche il sistema di pagamento, e la cosa sembrava comportare più complicazioni di quanto non valesse la pena al momento. C’era un bel pezzo di strada da fare, a piedi, per arrivare alla zona dell’anello da cui salpavano i trasporti robotizzati, ma così almeno avrei avuto il tempo di connettermi ai canali d’intrattenimento per scaricare un po’ di programmi nuovi.

Durante il viaggio in solitaria a bordo del cargo vuoto verso quell’anello di transito avevo avuto modo di riflettere parecchio sul perché avessi abbandonato Mensah e su ciò che volevo. Già… Era stata una sorpresa anche per me. Ma perfino io sapevo che non avrei potuto trascorrere il resto della mia vita in giro per navi cargo a guardare serie, per quanto allettante potesse sembrare.

Avevo un piano, ora. O meglio: avrei avuto un piano, una volta trovata la risposta a un importante interrogativo.

Per trovare quella risposta dovevo andare in un certo luogo e, durante il prossimo ciclo, dalla stazione sarebbero partite due navi cargo robotizzate che avrebbero potuto portarmici. La prima era una nave non dissimile da quella su cui ero arrivato. Partiva per ultima ed era una scelta migliore, dal momento che avrei avuto più tempo per raggiungerla e convincerla a farmi salire a bordo. Avrei potuto hackerare un modulo di trasporto, con un po’ d’impegno, ma sinceramente preferivo non farlo. Passare tutto quel tempo insieme a qualcuno o qualcosa che non ti voleva con sé – o che avevi hackerato affinché pensasse di volerti con sé – mi sembrava una cosa piuttosto inquietante.

Sul feed si trovavano mappe e tabelle orarie relative a tutti i principali punti di navigazione lungo l’anello, per cui riuscii a orientarmi facilmente verso l’area di carico, dove aspettai il cambio della guardia per raggiungere la zona d’imbarco. Dovetti hackerare un sistema d’identificazione personale e qualche drone anti-armamenti nel livello superiore, e a un certo punto fui anche pingata da un bot a guardia dell’ingresso della zona commerciale. Non gli avevo fatto alcun male; mi ero limitato a scavalcare il suo firewall nel feed, cancellandogli dalla memoria ogni registrazione del suo incontro con me (ero stata progettata per interfacciarmi con i sistemi di sicurezza della compagnia – sostanzialmente per esserne parte integrante; le misure di protezione di quella stazione non erano tecnologia proprietaria della compagnia ma ci assomigliavano abbastanza. Inoltre, nessuno era più paranoico della mia compagnia quando si trattava di proteggere i dati che raccoglieva e/o rubava, per cui ero abituata a sistemi di sicurezza molto più complessi di quello).

Una volta giunta al piano di accesso dovetti muovermi con molta cautela, dal momento che chi non aveva un compito specifico da svolgere non aveva motivo di stare lì e, benché gran parte del lavoro venisse svolto da robot trasportatori, c’erano parecchi umani e umani aumentati in uniforme. Più di quanti ne avessi previsti.

Un sacco di quegli umani erano radunati vicino all’attracco del mio potenziale trasporto. Controllai sul feed in cerca di avvisi particolari e scoprii che c’era stato un incidente che aveva coinvolto un trasportatore. Diversi soggetti erano impegnati a stimare il danno e a stabilire le responsabilità. Avrei potuto aspettare che se ne andassero ma volevo darmi una mossa e andarmene da quell’anello. E poi, sinceramente, la mia immagine in quel servizio mi aveva scosso e non avrei voluto far altro che affondare nei miei file multimediali per un po’, facendo finta di non esistere. Per poterlo fare dovevo essere al sicuro, a bordo di un trasporto automatizzato e sigillato pronto a lasciare l’anello.

Controllai di nuovo le mappe per raggiungere la mia seconda scelta. Era attraccata a un molo diverso, destinato al traffico privato e non commerciale. Se mi fossi sbrigata, sarei potuta arrivare in tempo.

Secondo la tabella oraria si trattava di un veicolo di ricerca a lunga percorrenza. Dava l’impressione che sarebbe potuto esserci un equipaggio a bordo, e probabilmente dei passeggeri, ma le informazioni allegate dicevano che era a guida robotizzata e che trasportava un carico destinato al luogo in cui volevo recarmi. Avevo eseguito una ricerca nello storico dei suoi movimenti e avevo scoperto che era di proprietà di un’università con sede su un pianeta di quello stesso sistema, che la noleggiava come nave cargo tra una missione e l’altra per coprire le spese di manutenzione. Il viaggio fino alla mia destinazione sarebbe durato ventuno cicli, e non vedevo l’ora di potermi godere quell’isolamento.

Passare dai moli commerciali a quelli privati fu facile. Assunsi il controllo del sistema di sicurezza quanto bastava da impedirgli di notare che non disponevo delle necessarie autorizzazioni e mi accodai a un gruppo di passeggeri e membri di equipaggio.

Trovai il molo del mezzo di ricerca e mi misi in contatto con il bot di pilotaggio attraverso la porta di comunicazione dati. Quello rispose quasi immediatamente al mio ping. Tutte le informazioni che ero riuscito a estrarre dal feed dicevano che era stata impostata una traiettoria automatizzata ma inviai comunque una richiesta all’attenzione dell’equipaggio umano, tanto per stare sicuri. La risposta tornò vuota: non c’era nessuno a bordo.

Inviai un nuovo ping alla nave e le feci la stessa proposta che avevo fatto alla prima: centinaia di ore di materiale assortito, serie, libri e musica, inclusi un po’ di programmi nuovi che avevo appena scaricato mentre attraversavo la zona commerciale, in cambio di un passaggio. Dissi che ero un robot libero che cercava di ricongiungersi con il suo tutore umano (questa faccenda del “robot libero” è ingannevole: i robot sono considerati cittadini in alcune entità politiche non corporative come Preservation, eppure sono comunque tenuti a farsi assegnare un tutore umano. Talvolta i costrutti ricadono nella stessa categoria dei robot, altre volte in quella delle armi letali – per vostra informazione, quest’ultima non è una bella categoria in cui trovarsi). Ecco perché giocavo libera battitrice tra gli umani da meno di sette cicli, incluso il periodo che avevo passato da sola a bordo del mercantile, e avevo già bisogno di una vacanza.

Ci fu una pausa, poi la nave di ricerca inviò l’autorizzazione e aprì il portellone per lasciarmi entrare.