Incontri casuali

Lizzy

Entro in fretta nella sede della Banks tenendo la testa bassa e cercando di concentrarmi sulle mille cose che ho da fare. Stasera volo a New York e non ho ancora pensato a cosa dovrebbe indossare James per il lancio, nonostante mio padre mi abbia chiesto di mettere le mie idee nero su bianco. E ho anche una lista di circa venti faccende da sbrigare prima di poter partire.

Non ho ancora parlato con James. Dopo essere passata da casa sua, ero certa che Charlie gli avrebbe riferito il messaggio e che lui mi avrebbe scritto qualcosa. Sono convinta che mi stia evitando.

Mentre sto superando la porta, ricevo una chiamata da mio padre. «Ciao, sto salendo», gli dico senza fiato.

«Non sono in ufficio, Lizzy».

«Oh». Controllo l’ora. «Sei già a New York?»

«Sono al Piedmont».

Mi si stringe il cuore. «L’ospedale? Cosa…?»

«Niente di grave. Sono venuto a fare un normale controllo e hanno scoperto che ho la pressione alta. Stanno cercando di farla rientrare nei parametri. Ammetto di essermi dimenticato le pillole qualche volta».

«Papà, vuoi che venga e…».

«No, ascolta: nessuno deve sapere che sono qui».

«Nemmeno LB

«Lui lo sa già». Ovvio. «Lo sai com’è fatto… controlla tutto e voleva assicurarsi che il suo capo fosse in forma smagliante. Sotto quella corazza impenetrabile, so che tiene a me».

«Nessuno ti vuole bene come te ne voglio io, papà», sussurro. «Soprattutto non LB». Emetto un lamento.

Vorrei dirgli che LB ha scommesso sul mio fallimento, che è sicuramente il braccio destro di mio padre ma anche una persona di cui non ci si può fidare, impegnata solo a tenermi lontano dal mio posto come CEO. Ma non posso parlargliene. Non posso dire tutto ciò a mio padre, che non è uno sciocco e chiaramente stima questo personaggio. Non voglio rischiare che mi creda melodrammatica.

Sospira. «Non voglio dare a nessuno l’impressione di non star bene. Capito? Niente visite, niente fiori, nulla. Uscirò da qui il prima possibile».

«Papà! Dovresti riposare. Non affrettare le cose», lo rimprovero. «E devo venire a trovarti».

«No, Lizzy. Voglio che tu segua il lancio a New York. Fammi fare bella figura. Basati sulla mia presentazione. Ci riuscirai? Ci sono degli appunti del discorso sulla mia scrivania».

Il mio cuore salta un battito. L’ha chiesto a me, non a LB. «Sì! Certo!», esclamo.

«Bene, dipendo da te».

«Non ti deluderò. E… papà?»

«Lo so, lo so, non mi sforzerò troppo. Ciao, Lizzy. E buona fortuna».

Interrompo la chiamata, preoccupata per mio padre ma emozionata di avere quest’opportunità. Se mi dà una responsabilità del genere, vuol dire che si fida. Forse avrò finalmente ciò che mi merito. Ci saranno oltre duemila tra i più importanti e famosi nomi della moda in quella stanza. Per me è un onore poter prendere la parola come ambasciatrice della Banks Limited e presentare James come nuovo volto dell’azienda. Los Angeles è stato il punto di partenza, ma questo… questo si prospetta un successo enorme. Sarà il lancio di cui tutti gli appassionati parleranno per settimane e, se andrà tutto alla grande, come spero, rimarrà negli annali.

Sto sorridendo quando passo accanto al bar nella hall, diretta agli ascensori. Mentre cammino vedo Jeanine, seduta a un tavolo, che parla con un uomo vestito elegante.

Per un attimo mi chiedo se sia venuta a cercare me, ma non mi pare che avessimo deciso di pranzare insieme, né che avessimo un appuntamento di lavoro.

È girata verso di me e l’uomo mi dà le spalle, così la saluto con un cenno della mano; è talmente coinvolta nella conversazione con questo tizio che non mi nota. Mi avvicino, continuando ad agitare la mano, e lei sbatte le palpebre quando mi vede. «Lizzy», esclama sorridendo all’istante. «Ciao».

«Ciao, scusa, non volevo interrompervi, ma non immaginerai mai quello che mio padre…».

Mi fermo quando l’uomo si volta.

È James.

La terra mi trema sotto i piedi.

«Oh, ciao». Sento le ginocchia molli. Faccio un passo indietro. «Mi spiace».

Perché la mia affascinante migliore amica… e quel figo che mi sono portata a letto… sono insieme?

Mi vengono in mente un milione di motivi… e non ce n’è uno che mi piaccia.

«Ripensandoci…», dico rivolta a Jeanine. «Non fa niente. Te lo dico dopo. Forse».

Giro sui tacchi e mi affretto verso gli ascensori, col viso in fiamme e la testa che gira mentre cerco di immaginare perché siano insieme. No, non li ho visti baciarsi appassionatamente, però… conosco Jeanine. E conosco James. E non posso evitare di pensare che quando metti due persone così belle insieme, le cose non possono che finire male. Almeno per me.

Wow, sembro matta, vero?

È colpa di James Rowan se non riesco a essere la razionale Elizabeth di sempre, ma solo Lizzy la pazza, Lizzy che non si sente più tanto spensierata e giovane.

Ho quasi superato la fontana nella hall quando sento dei passi alle mie spalle. «Ehi».

James.

Mi volto. È bello da togliere il fiato: so che se lo guardo impazzirò. Quindi rivolgo gli occhi altrove. Sul pavimento. Sul soffitto. Sul muro oltre la sua spalla. «Va tutto bene, non voglio le tue scuse… di qualsiasi cosa steste parlando, non c’è problema».

Sembra confuso. «Volevo solo salutarti, non ti vedo da un po’».

Oh. Mi mordo un labbro. Cavolo, non sono più la donna sofisticata che ero quando l’ho conosciuto. Adesso mi sento un elefante in un negozio di cristalli. «Oh. Be’, ciao, allora. Credo di dover andare, mio padre…».

Annuisce e si infila le mani in tasca. «Mi manchi, ereditiera».

La barriera che mi sono costruita cade in pezzi sotto il peso del suo sguardo intenso. «Anche tu mi manchi, James».

«Vai a New York?»

«Certo», rispondo. «Per questo sono emozionata. Mio padre non riuscirà a esserci, quindi vuole che sia io a presentarti a tutti alla festa del lancio che aprirà la Fashion Week».

Un sorriso gli tende le labbra e quegli occhi azzurri si accendono di una luce tanto brillante che è quasi faticoso guardarli. «Sul serio? È meraviglioso, Lizzy. Vedi? Sapevo che prima o poi tuo padre si sarebbe accorto di quanto vali. È un uomo sveglio».

Lo sento dal modo in cui mi guarda. Nessuna gelosia, nessun secondo fine. A differenza degli altri uomini eleganti in questa hall, James è genuinamente felice per me. Come se il mio successo fosse il suo.

E lo so. Ci metterei la mano sul fuoco.

Non importa quanti giorni, chilometri o uomini metta a separarci. La cotta per James Rowan non mi passerà mai. Mai.

Rimango ferma lì, godendomi la sua presenza ancora un pochino. Vorrei dirgli molte cose ma so che rovinerei tutto. Cosa otterrei se gli confessassi che lo amo e che non me ne frega niente di diventare CEO della Banks? Dovrebbe scappare oppure infrangere le clausole del contratto. E non credo di essere abbastanza speciale ai suoi occhi perché lo faccia. Questa vita chiaramente gli piace, e così i soldi. Ha bisogno di entrambe le cose. Sono un’opportunità per Charlie.

Ma il suo sguardo è tanto intenso che quasi quasi potrei tentare la sorte, anche se…

No. L’incantesimo si spezza quando arriva Jeanine. Mi lancia un’occhiata: vuole forse che la richiami più tardi? Non ho idea di cosa succeda. Indica il polso come a suggerirmi di guardare l’ora. In quel momento capisco.

«Sei qui per… un incontro di lavoro?», domando inarcando un sopracciglio.

Annuisce. «Mi serviva un avvocato. L’ho chiamata per una domanda informale, perché è l’unica del mestiere che conosco».

«Oh!», sospiro sollevata. «Sono contenta. Cioè, lei è la migliore. Te la consiglio con tutto il cuore».

«Volevo comunque parlarne con te», prosegue James. «Sto lavorando a qualcosa per quando il nostro contratto sarà scaduto. Spero che riusciremo a trovare un attimo per discuterne. Okay?».

Annuisco. «Certo, James.

«Ci vediamo, Liz…». Si ferma e si dà una pacca sulla testa. «È stato un piacere rivederla, signorina Banks».

E poi se ne va.

Mi lascia lì a sorridere, in estasi. Mi chiedo a cosa cavolo stia lavorando. Purtroppo Jeanine non potrà dirmi nulla per via del segreto professionale. Che peccato. E… cos’è che James dice di non aver dimenticato? E per quale motivo dovrei restare nei paraggi? Sarei comunque rimasta accanto a lui, per qualsiasi cosa.

Qualsiasi.

James

Non ho pensato ad altro che a lei da quando ho incontrato quelli della Quill Couture. Dopo essermi liberato di Kim, che al termine della cena ha continuato a tessere la sua tela da ragno per intrappolarmi, sono andato a casa e sono stato seduto tutta la notte al tavolo della cucina a riflettere.

Al mattino ho chiamato Jeanine e abbiamo deciso di vederci per pranzo, in una pausa dai miei altri incontri con il team della Banks. Se valgo trenta milioni, sono qualcuno. Non penserò mai di essere all’altezza di Lizzy: ma se mi riempio le tasche di soldi, se divento davvero ricco e non fingo solo di esserlo, forse suo padre mi considererà degno di lei.

Questo, in ogni caso, è il mio piano.

Torno a concentrarmi su Jeanine che sta leggendo il contratto. «Mi sembra a posto», commenta. «I termini sono assolutamente accettabili. Ovviamente ho alcune domande da fare. Ma non molte. Presto sarai un uomo molto abbiente».

Annuisco. «E non violerei il contratto corrente?».

Scuote la testa. «No, però mi sento in colpa. Sei un asset importante per la Banks Limited. Sono sicura che se proponessi a loro questi termini accetterebbero, forse ti offrirebbero di più. Non sopporterebbero di regalarti al nemico».

Serro le labbra. «No. Con loro è andata bene, davvero. Ma con Lizzy, la situazione…».

Un sorriso triste le tende la bocca. «Sì, me l’ha detto. Vuoi allontanarti da lei?»

«Be’, sì. Anche se la Banks si è comportata benissimo nei miei confronti, non voglio essere stipendiato dalla sua famiglia. Per quello che ho in mente, sarebbe meglio se le nostre strade si separassero e camminassi con le mie gambe».

«Ah, capisco. Sono un avvocato, dopotutto. Coinvolgimenti di questo tipo possono essere fastidiosi», dice con un sorriso. «Anche se mi pare che a te piacciano le cose fastidiose, no?».

L’occhiata maliziosa che mi rivolge non lascia spazio a dubbi. Lizzy… le ha detto di Los Angeles? Sapendo che rappresentava una violazione del contratto?

Ma perché cazzo l’ha fatto?

Perché? Perché si dicono tutto. Sono migliori amiche. Penso alla volta in cui Lizzy ha sbagliato destinatario della chiamata e ha descritto al telefono tutto quello che avrebbe voluto farmi.

«Di cosa parli?», esclamo aggrottando la fronte. «Il contratto?».

Scuote la testa ridendo. «Non ti preoccupare! Lizzy non sa che è questo l’argomento della nostra conversazione. Il tuo contratto con la Banks è al sicuro. Non farei mai del male a lei o a te. Ma te lo dico perché dovete stare attenti. Se qualcun altro dovesse scoprirlo… Lizzy, tu e il contratto ne uscireste distrutti». Sospira mentre io penso a quello che ha detto. «Credo che dovresti parlarle della tua decisione. Perché so che tra voi non è solo una questione d’affari».

«Tenterà di scoraggiarmi e non voglio che avvenga». Mi infilo le mani nelle tasche dei pantaloni.

Jeanine si appoggia allo schienale della sedia. «James… Jimmy… lascia che ti dica una cosa. Lizzy è mia amica da tantissimo tempo. Siamo molto legate. E ti assicuro che il modo in cui si comporta con te, come ti guarda, la gelosia che la avvolge quando ci sei…». Scuote la testa, meravigliata. «Non l’ho mai vista comportarsi così. Con nessun uomo».

Non so perché ma sento un peso sul petto. Come se la giacca si fosse appena ristretta.

«Anche tu tieni a lei. Non fingere il contrario. E se fossi in te, prenderei in considerazione questo fatto prima di decidere. Questo…» – agita in aria i documenti – «ti porterà molto lontano da lei. Non so se è davvero quello che vuoi. E certamente non è quello che vuole Lizzy».

La guardo mentre prendo il contratto. «Grazie». Piego i fogli e li infilo nella tasca posteriore. «Declinerò l’offerta».

Esco e compongo il numero sul biglietto che mi ha dato Kim, chiedendole dove possiamo incontrarci. Suppongo sia educazione declinare di persona, considerando che sto per rinunciare a trenta milioni. E Lizzy mi ha insegnato a essere una persona migliore. Jimmy avrebbe scritto un messaggio dicendo: “No, grazie, hasta la vista!”, ma James non si comporta così. James è meglio di così.

Incontro Kim in un hotel vicino. Le ho chiesto di vederci da un’altra parte, ma lei non ha voluto sentire ragioni. Allora ho accettato. Tanto sarà l’ultima volta che la vedrò. È seduta di fronte a me su un lussuoso divanetto e incrocia lentamente le gambe. Mi ha offerto del vino, io ho preferito il caffè. Sta finendo di bere dal calice e ascolta la mia decisione.

«Stai dicendo che… rifiuti?»

«Con tutto il rispetto, sì». Annuisco e, dopo aver appoggiato il contratto sul tavolo, lo faccio scivolare verso di lei.

Sposta lo sguardo sui documenti e ride, alzando lo sguardo per incontrare i miei occhi. Nei suoi leggo un lampo di rabbia e qualcos’altro.

«Non puoi. Non puoi declinare l’offerta, James».

«L’ho appena fatto».

«Oh, James», ride ancora, spingendo il contratto verso di me con le dita estremamente curate. «Tu stesso vuoi allontanarti dalla Banks, non negarlo. La relazione con Lizzy è complicata e non ti darà mai quello che io…».

Si alza e io faccio lo stesso.

«Non…». Stavo per dire “Non me ne frega un cazzo”, ma mi correggo in fretta. «Non sono interessato».

Continuando a ridere, fa il giro del tavolino che ci separa. «Oh, ma dai. Non devi fingere con me, Jimmy. Puoi dire “Non me ne frega un cazzo”». Mi si avvicina. «L’altra sera hai abbassato la guardia e commesso qualche errore, l’ho trovato molto sexy. Come anche gli altri segretucci, incluso quello più importante, quello di Los Angeles. E anche quello che riguarda il posto dove Lizzy ti ha trovato, ragazzone».

Mi paralizzo mentre lei si ferma davanti a me, si china in avanti e batte le ciglia con fare seducente.

«Pensi di non essere abbastanza per lei. Oh, sì, l’ho capito quando l’hai usato come scusa per rifiutarmi. È lei che vuoi ma non pensi di meritartela. Anche dopo Los Angeles, anche dopo che siete stati insieme, continui a pensare che siate come il sole e la luna. Vedi? Mi ricordo bene».

Resto immobile, la mente avvolta in un turbinio mentre rifletto su quello che dice.

Ho spifferato anche quel segreto?

Alla concorrenza di Lizzy?

Ma cosa cazzo mi è passato per la testa?

Cosa ho bevuto?

Cosa diavolo ho fatto?

«Ma di cosa parli?», domando quando mi cinge il collo con le braccia. Aggrotto la fronte, cercando di farmi venire in mente cosa posso aver detto quella sera; intanto cerco di liberarmi educatamente dalla sua presa. «Mi dispiace, non capisco».

Si ricompone mentre faccio un passo indietro. Si sistema i capelli oltre la spalla avvicinandosi ancora una volta. «Be’, certo che non capisci. Non avevi idea di quello che mi stavi realmente dicendo. Ma io ho saputo leggere tra le righe, ho colto la tua vana devozione nei confronti di Lizzy. Siete tanto carini, ma non funzionerà mai. Perché se pensi che voi due abbiate una chance, Jimmy… io so come cancellarla».

Incrocio le braccia, sconvolto da quello che sento. «Va’ avanti, ti ascolto».

«Pensa se venisse fuori chi sei davvero e da quale tugurio ti ha pescato». Sorride. «Se si scoprisse che Lizzy ha mentito… al mondo. A suo padre. Un uomo come lui, preso per i fondelli? Come pensi che reagirebbe? Se dovesse venire a galla la verità, probabilmente distruggeresti Lizzy e la Banks Limited. E forse anche la possibilità di ottenere il contratto che ti proponiamo noi, visto che c’è una clausola che ti impone, in quanto volto dell’azienda, di conservare un’immagine pubblica impeccabile. Sto rischiando il culo anch’io, campione. Questo segreto può restare tra noi… lo posso custodire. Così è tutto più… intimo. Non credi? Non c’è bisogno che lo sappia nessun altro, Jimmy».

Mi irrigidisco, sono furioso. «Cosa vuoi?», ringhio.

«Semplice. Te. A New York. Io ci sarò e voglio che tu stia con me dopo il lancio. Il tuo contratto sarà scaduto e voglio che tu dia a me quello che hai dato a Lizzy».

«Perché? L’hai detto tu stessa, vengo da un tugurio».

Alza le spalle. «Che posso dire? Sono una sporcacciona». Si china in avanti e mi sistema il bavero della giacca. «E mi piacciono gli uomini rozzi».

Non importa cosa indossi, per le donne come Kim sarò sempre rozzo. «E se non accettassi?».

Tira fuori il cellulare e mi mostra una mia foto prima che Lizzy mi trovasse. E poi una scattata dopo. Sono segnati tutti i dettagli, i paragoni e le ovvie somiglianze. «È solo l’inizio. Ne posso trovare molte altre che svelino il tuo segreto: una volta eri Jimmy Rowan, lo stuntman che postava video su YouTube. E, bellezza… non pensare che non sia disposta a pagare qualcuno che mi faccia avere delle foto di te e Lizzy… sai…».

Mi allungo verso il caffè ma si è raffreddato. «Non capisco. Sei una bella donna, non ti serve fare tutto questo, Kim. Perché…».

Arriccia il naso e alza gli occhi al cielo. «Lo che non mi serve. Ma non ci arrivi proprio, eh?». Incrocia le braccia al petto. «Lizzy Banks è una stronza colossale!».

Mi sistemo il colletto della camicia, la rabbia sta prendendo il sopravvento. «Scusa, cosa hai detto? Ma se non ti ha fatto nulla!».

Storce il naso. «Non personalmente, ma la sua esistenza mi infastidisce. La sua perfezione mi disturba. Per tutta la vita ho lavorato per mantenermi e a Lizzy è sempre stato servito ciò che desiderava su un vassoio d’argento. Se vuole qualcosa, se lo prende e basta. Ha vissuto sempre nella sua torre d’avorio, con un padre disposto a concederle qualsiasi cosa. Be’, questa volta saremo io e la Quill ad averla vinta. E io sarò quella che metterà le mani sull’uomo che tutto il mondo vuole».

Mi passo una mano sul viso. «Dio mio, se sei così gelosa dei Banks e del loro successo, perché coinvolgi me? Perché non vuoti il sacco e basta?».

Mi rivolge un sorriso malizioso. «Perché così ottengo anche qualcos’altro che voglio».

Si mordicchia il labbro inferiore e mi guarda con bramosia.

Maledizione.

Ora, questa situazione di merda con la Quill non riguarda nemmeno più i trenta milioni ma Lizzy. Devo scegliere se rovinarle la carriera o ingoiare il rospo per salvarla.

Non lo faccio più per i soldi. Ciò che non voglio è ferirla, preferisco far del male a me stesso.

Ma è comunque una gran brutta situazione.

«Mi dispiace davvero di averti conosciuta».

Mi si avvicina e mi schiocca un bacio sulla guancia. «Baby, a New York non ti dispiacerai di nulla, te lo assicuro».

Prende la sua valigetta e si allontana.

«Ti chiamerò presto, James. E, come ho detto, se non vuoi che dica a tutta New York che in realtà sei un pezzente senza alcun valore, farai meglio a rispondere».

Torno al mio posto e fisso lo schermo del telefono – il maledetto telefono di James – per tre secondi prima di chiamare Jeanine e dirle che accetterò la proposta della Quill.

«Come? Cos’è successo che ti ha fatto cambiare idea?». Sembra stupita. E delusa.

«Niente», rispondo bruscamente. «Ho chiuso con la Banks Limited e tra me e Lizzy non potrà mai funzionare. È meglio che sia realista». Non posso lasciare che questa stronza saboti tutto quello per cui Lizzy ha lavorato duramente. Non riesco a credere di essere io il coglione che ha vuotato il sacco quando era ubriaco e con la mano di Kim sull’uccello – mentre lei cercava di sedurmi e io mi negavo perché… perché provavo qualcosa per Lizzy.

Riattacco e fisso il cellulare come se potessi farlo esplodere.

Che io sia maledetto.

Non ho mai odiato tanto me stesso – o quello che sono diventato.