YouTube

Elizabeth

Devo mandare a LB le foto e una breve biografia del nostro nuovo modello. Me le chiede da un po’, e sempre con più insistenza. Ecco perché ho acceso il computer.

Però in realtà non ho fatto altro che restare seduta sul divano e guardare ossessivamente i video di James su YouTube, fin quando lui non arriva, alle nove del mattino seguente.

Spalanco la porta e vederlo è un brivido.

«Ehi», esclamo.

James Rowan si è appena fatto la doccia, ha le mani nelle tasche dei jeans. Sembra persino più massiccio del solito.

Per una strana ragione il mio cuore saltella di gioia ogni volta che me lo trovo davanti.

Mentre cerco di riprendermi, faccio un passo indietro per lasciarlo entrare.

«I completi non sono arrivati…».

Sento una voce profonda e familiare alle mie spalle e lui solleva lo sguardo oltre la mia spalla.

Verso il computer.

Che ho lasciato aperto.

Mi rendo conto di non aver chiuso il video.

«Oh». “Dannazione, Elizabeth”.

Sentendo addosso i brillanti occhi azzurri di James, mi affretto a chiudere lo schermo del laptop. «Stavo solo… sai…». Alzo le spalle.

Lui mi si avvicina lentamente.

«Non hai ancora incassato l’assegno», esclamo cercando di distrarlo.

«Lo farò presto, tranquilla. Ricevo ancora soldi dalle visualizzazioni su YouTube e per il momento mi bastano. Nel frattempo… dovremmo cominciare».

«Certo». Cerco tra i fogli sulla scrivania. «Ho una lista. Mentre aspettiamo che arrivino i completi, possiamo occuparci di alcune cose…».

«Ma prima quelle importanti».

Mi afferra il viso e lo solleva così che i nostri sguardi si incrocino.

Abbassa il capo e schiude le mie labbra con le sue.

Inspiro seccamente quando la sua lingua sfiora la mia.

“Ma cosa… Mio Dio”.

Tremo dalla testa ai piedi, lui prende le redini del bacio. È come se non volesse affrettarsi, come se avessimo tutto il tempo del mondo.

Scosta le labbra dalle mie e mi guarda con gli occhi azzurri, che adesso sembrano un po’ più scuri, infilandomi le dita tra i capelli. Mi osserva per un attimo lungo un’eternità. Noto ogni pagliuzza scura nei suoi mentre lo fisso a mia volta; non sono nemmeno certa che tutto questo stia accadendo davvero. Qui. Alla luce del giorno. Non sto sognando.

Lui grugnisce, mi stringe le ciocche tra le mani e torna a chinarsi.

Rabbrividisco al contatto, lascio che si impossessi di nuovo della mia bocca. Gli stringo forte tra le mani la maglietta. Il calore della sua bocca, il tocco delle nostre labbra, ci sguazzo dentro. Dentro di lui. Sono così elettrizzata che sussulto mentre sento il fuoco nelle vene. Stavolta rispondo anche io al bacio.

I nostri occhi si incontrano di nuovo – restiamo a fissarci. «Perché l’hai fatto?»

«Perché sei irresistibile».

«Non dovrei…», mormoro in un fiato.

«Maledizione, non avrei nemmeno dovuto iniziare. È nel contratto. Ma ieri sera non riuscivo a smettere di pensarti».

“Al diavolo il contratto”, penso, spostando gli occhi sulle labbra rosate e perfette, umide e turgide dopo il bacio.

Sa quello che voglio.

«Ancora un bacio, ereditiera».

Mi fa reclinare all’indietro la testa, schiude di più la bocca, incolla le labbra alle mie ancora una volta.

Non sono mai stata baciata così. Non ho mai risposto così a un bacio.

Mi bacia come se fosse la sua ragione di vita… e io? Come se fosse la mia.

Con la mano mi cinge la nuca – e mi divora mentre stendo i palmi sul suo petto muscoloso.

Non ne ho mai abbastanza di lui. Del suo sapore. Del suo tocco.

A quanto pare ultimamente rivedere James è l’unica cosa che mi interessa. Ho finto di volerlo incontrare per cambiarlo e non mi sono accorta fino a questo momento che mi sbagliavo. Quello che desideravo era baciarlo.

Mi accarezza il viso, mi tiene ferma mentre mi assapora. La ricrescita della barba sfrega contro la mia guancia mentre lui mi schiocca piccoli baci sul collo, poi risale. Mi manca di nuovo il fiato quando torna a dedicarsi alla mia bocca.

Sento che gemo. Tremo per il calore di questo bacio, per quanto lo voglio.

Quando ci fermiamo, tengo gli occhi fissi sulla sua bocca, che è arrossata e gonfia per quanto ci siamo baciati. Qui, a casa. Non è proprio da me.

Faccio uno sforzo per scostarmi, ansimando, mentre mi chiedo cosa gli sia saltato in mente.

E a me?

LUI.

Lui occupa la mia mente.

Osserva le mie labbra con le palpebre pesanti, socchiuse, le pupille tanto dilatate da far sembrare gli occhi quasi neri.

Sento la gola gonfia, secca.

«La giornata è iniziata bene?», domanda mentre sposta lo sguardo sul mio viso.

«Sì. La tua? Hai picchiato qualcuno?». La mia voce è impastata quanto la sua, ma flebile.

«No, ma è ancora presto».

«Quindi…». Non sono sicura. «Non è una bella giornata?»

«Oh, sì, lo è».

Mi passo la lingua sulle labbra rispondendo al suo sorriso malizioso, poi scuoto la testa e cerco di riprendermi.

«Lo è davvero», ammetto.

Poi mi rendo conto di quello che è successo.

Ci siamo baciati come matti. Durante l’orario di lavoro. A casa mia. E se avessi potuto fare di testa mia, non mi sarei fermata a quell’effusione.

Cosa cazzo ho che non va? Non importa se il contratto mi concede cose del genere. Andare a letto con il volto della nostra nuova linea d’abiti… cosa penserebbe papà di me se lo venisse a sapere? Voglio davvero fare a pezzi il mio futuro solo perché non so tenere a bada gli ormoni?

Devo mantenere le distanze dal diavolo sexy che è James Rowan. Devo farlo per mio padre. Per me. Perché quando si parla di James non mi fido di me stessa e lui non è certo quello di cui ho bisogno.

«Io…». Ha ancora le mani posate sul mio viso. Mi guarda come se mi volesse.

Come se sapesse che il desiderio è reciproco.

«Non ho una relazione da molto tempo. Forse da mai. Non sul serio, almeno». Scuoto la testa, mi sforzo di fare un passo indietro mentre provo a spiegarmi. «A volte è difficile capire cosa rappresento per la persona con cui sto, essere certa del motivo per cui esce con me. Non sono mai stata… così con un uomo. Come sono con te. Rilassata, in grado di abbassare la guardia».

«Perché? Sei perfetta».

«Secondo mio padre questa non è la perfezione».

«E invece sì. Sei perfetta da ogni punto di vista».

Faccio il giro della scrivania e sospiro, arrossendo da capo a piedi. «Be’, ora vogliamo rendere te perfetto», esclamo, diventando paonazza ancora una volta quando bussano alla porta e sento Michael urlare.

«Tesoro, apri! Ho una montagna di cose in mano e non voglio svenire qua fuori!».

James sorride, si passa il pollice sulle labbra fresche di bacio e va ad aprire la porta.

Jimmy

Michael e due suoi assistenti stanno sistemando tutto in una delle stanze di Lizzy, mentre lei finge di non avermi appena baciato.

Finge di non essere stata beccata a guardare i miei video.

Va bene.

Posso aver agito con troppa decisione.

Ma quando ha aperto la porta era bellissima. I capelli bagnati e legati in uno chignon. Un vestitino nero a valorizzare le sue forme.

Ne avevo così bisogno che non sono riuscito a dormire.

Quindi mi sono fatto avanti e ho accontentato entrambi.

Ora, mentre gli assistenti di Michael scendono per un altro giro di abiti, mi metto le mani in tasca e guardo il caposarto.

«Allora, Mike», esclamo, battendo le mani mentre gli giro intorno.

Il fatto che lo chiami così lo fa sorridere.

«Hai menzionato un certo tizio… uno che ha scommesso sul fallimento di Lizzy».

«Oh» – agita una mano – «LB spera sempre che Lizzy deluda suo padre».

«Ma tu no, vero?».

Sto valutando se sia o meno dalla parte di Lizzy.

«Mio Dio! Mai! La adoro. È intelligente, lavora sodo ed è gentile, a differenza di quel maledetto, perfido… stronzetto». Rabbrividisce come se solo pensare a LB lo infastidisse.

«Quanto?»

«Cosa?»

«A quanto ammontava la scommessa?»

«Credo fossero centomila dollari. Quel matto…», mormora Michael tra sé.

«Quindi pensi di riuscire a fargli raddoppiare la posta?».

Si volta dall’angolo dove stava dividendo i completi per colore.

«Scusami?»

«Fagli raddoppiare la posta per arrivare a duecentomila. Digli che c’è una persona che vuole restare anonima ma ha intenzione di partecipare».

Michael sembra sudare dall’emozione sotto l’abito che indossa. Si passa la lingua sulle labbra. «Oddio, sono innamorato di te», dice, sventolandosi il viso con la mano. «Contaci, James».

«Vedo che avete fatto amicizia», esclama Elizabeth entrando nella stanza. Si ferma, sorpresa di vederci sussurrare dietro i vestiti.

Gli assistenti di Michael la superano sulla porta, affrettandosi con i preparativi.

«Mi conosci, cara», replica il sarto, riportando l’attenzione su Lizzy. «Cerco sempre di offrire un drink, una cena o l’uccello all’uomo più bello dei dintorni».

Mi va la saliva di traverso e mi batto un palmo sul petto mentre Michael segue gli assistenti alla porta e mi saluta con la mano. «Non dimenticare la tua dichiarazione d’amore», gli ricordo, intendendo: “Non dimenticare la scommessa”.

«Mai!», risponde con un cenno del capo che significa: “Ci sto”.

Con un ghigno sul viso, sposto gli occhi su Lizzy, sempre più sospettosa. Appoggio una spalla al muro e la guardo mentre mi fissa. «Almeno non mi ha baciato per salutarmi, quando se n’è andato».

«E nemmeno quando è arrivato», commenta Lizzy, avvicinandosi agli abiti. «Come invece ho fatto io». Chiude gli occhi e grugnisce, poi scoppia a ridere con le guance che si tingono di rosa.

Quando abbassa la mano, i nostri sguardi si incrociano.

Vorrei baciarla ancora. Follemente. Con foga. Con passione.

Sussurrarle parole sconce.

Farla eccitare su di me, con me.

Averla sotto di me.

La osservo mentre cerca delle parole che non trova, deglutendo a fatica quando appoggia una mano su un completo.

«Possiamo… ricominciare? Fare finta che non sia successo nulla, così possiamo dedicarci al lavoro?».

Alza lo sguardo su di me. E, che io sia maledetto, proprio come la prima volta in cui ci siamo visti, non riesco a dirle di no.