L’uscita
Sono in piedi davanti allo specchio per mettermi il rossetto, in videochiamata con mio padre, che alla fine non è riuscito a venire a Los Angeles.
Il che in realtà è un’ottima cosa, anche se gli incontri sono andati alla perfezione: non credo che sarebbe stato troppo felice di sapere cos’è successo dopo ogni serata.
«Le recensioni sono state positive», gli dico. «Hai visto l’articolo sul “Times”? Hanno detto che James Rowan è la risposta americana a James Bond».
«Mmm», commenta. «LB dice di non averlo mai incontrato di persona».
Aggrotto la fronte. «Be’, non avevamo tempo. Ma la prova è nei risultati ottenuti. Abbiamo avuto risposte fantastiche finora».
«Sì, sono fiducioso», ribatte.
“Fiducioso”? È… positivo. Okay, non ha detto “Ben fatto” o che è rimasto colpito, ma va benissimo. Suppongo di non poter sperare in nulla di più da mio padre.
«Grazie», esclamo. Ho la pelle d’oca in tutto il corpo.
Quando termino la chiamata poso il telefono. È l’ultima sera della West Coast Fashion Week. È andato tutto a meraviglia. Gli ordini sono cresciuti con costanza. Probabilmente questo è il lancio migliore nella storia della Banks.
Ma non è quello che mi emoziona.
A eccitarmi è l’idea di uscire con James.
Non è poi chissà cosa.
E allora perché sono chiusa in bagno?
Perché esamino il mio riflesso per la dodicesima volta?
Come mai controllo di non avere un singolo capello fuori posto?
Perché mi assicuro che il vestito – un capo semplice, blu scuro, che abbraccia le mie forme – mi stia ancora bene come tre secondi fa?
Prendo in mano il bicchiere di vino che mi sono versata prima di entrare nella doccia e ne bevo un sorso prima di guardarmi ancora una volta.
Sento bussare e sobbalzo.
«Tutto bene lì dentro?».
È James. Sembra divertito e un po’ confuso.
«Sì, tra poco vengo».
“Ecco, proprio la risposta giusta”, penso.
Inspiro a fondo ed esco. Vedo James appena fuori dalla porta. Indossa dei pantaloni neri e una camicia blu elettrico che mette in risalto gli occhi azzurri. Si è appena lavato i capelli, che gli stanno benissimo. Ha anche fatto la barba. Le labbra carnose e invitanti si tendono in un delizioso sorriso quando mi accarezza con lo sguardo, dalla testa ai piedi, diverse volte.
«Sei bellissima, cazzo».
Il mio cuore saltella di gioia.
Penso che la mia scelta d’abito sia stata azzeccatissima.
«Grazie. Anche tu non sei male».
Gli porgo il braccio e lui lo prende sotto il suo, accompagnandomi verso la terrazza. «Dove andiamo?», domando, e faccio fatica a prendere fiato tanto sono emozionata.
«Vedrai».
Ho la sensazione che stasera finirò per ubriacarmi. Anche senza alcol. Perché… quando sono con James, mi inebrio di lui.
Apre la portafinestra e fuori c’è un tavolo, apparecchiato per due, a lume di candela. Solo per me e James. Una leggera brezza soffia dall’oceano, il sole sta tramontando. Non ho mai visto nulla di tanto romantico. «Pensavo volessi portarmi fuori».
«No», replica. «Siamo usciti abbastanza questa settimana. Ti voglio tutta per me».
Non potrei desiderare nient’altro.
Mangiamo in un’atmosfera rilassata, parlando dei successi della settimana, con le gambe intrecciate sotto il tavolo.
Quando abbiamo finito, si alza tanto in fretta che la sedia traballa sotto di lui. Mi porta in camera sua, mi cinge con un braccio mentre chiude la porta il più silenziosamente possibile, poi capitoliamo sul letto, dove mi spoglia in tre battiti del mio cuore avido e affannato.
Io sono nuda e lui indossa ancora i pantaloni, mi guarda.
Mi spalanca le gambe e le solleva sulle proprie spalle, spingendomi contro il muro mentre infila la testa tra le cosce. Sussulto. Le mie dita si spostano frenetiche tra i suoi capelli, li stringo. Vorrei tirarlo più vicino a me ma allo stesso tempo fatico a sopportare il piacere estenuante di quei movimenti decisi della lingua. Inarco i fianchi e gli strizzo talmente tanto i capelli che ho paura di fargli male. Ma non è così. Probabilmente, anche nel caso, non se ne accorgerebbe. Perché sta gemendo tra le mie gambe, assaggiandomi sempre più in profondità. Sempre meglio. Mi assapora.
Lo spingo di nuovo sul letto. Cade sulle lenzuola, ma non prima di afferrarmi i fianchi e trascinarmi con sé.
«Cavalcami», mi dice.
Sono a cavalcioni su di lui, chinata in avanti, i capelli che ricadono come un sipario ai lati del mio viso quando piego la testa – concentrandomi ancora una volta sulle sue labbra bollenti, maliziose e meravigliose. Mi palpa il sedere e lo massaggia mentre si impegna con la lingua a darmi un bacio indimenticabile. Un bacio per tutti i baci mai dati. Il bacio.
Fa scorrere le dita lungo il retro delle mie cosce fino ad arrivare all’incavo tra i glutei. Non c’è nulla che separi i nostri corpi. Quando infila l’indice e lo fa scorrere avanti e indietro sul clitoride, sussulto e inarco la schiena con un gemito. «Oddio».
Lo adoro. Non posso controllarmi. «Mi fai impazzire», mormoro.
Mi volta sulla schiena e si sistema una delle mie gambe sulla spalla. «Non sei ancora impazzita abbastanza».
«Cosa intendi?»
«Devi ancora venire su di me», esclama, spingendomi giù e penetrandomi senza preservativo, con gli occhi infiammati di desiderio. Mi guarda negli occhi a ogni affondo mentre accompagno il suo movimento con i fianchi.
«Non abbiamo preservativi», mormoro; già riuscire a parlarne è una vera e propria impresa.
«Uscirò prima, sarò prudente. Ti fidi di me?».
Ci fermiamo per un attimo, entrambi col fiato corto. Ricambio il suo sguardo e annuisco. «Sì», replico in un sussulto.
Mi scosta i capelli per scoprire il collo, dove mi accarezza mille volte con la lingua.
Geme come se gli piacesse il mio sapore. Gli afferro i capelli e ringrazio il cielo di avere la protezione della pillola. Non posso fermarlo e non voglio. Lo desidero disperatamente.
I seni rimbalzano su e giù per la potenza degli affondi. Mi sovrasta completamente, tutto muscoli e tendini, così bollente che sudiamo entrambi per la vicinanza dei nostri corpi incandescenti. Siamo entrambi madidi mentre scopiamo come ricci, meravigliosamente affaticati.
Vengo con un urlo sommesso e James mi prende in bocca un seno. Geme, mormorando il mio nome, ed esce; si prende l’uccello in mano e gode sulla mia pancia.
Con un fremito guardo il suo seme che si posa come pioggia sulla mia pelle, tutto il corpo scosso da spasmi di una rinnovata eccitazione.
«Il sesso migliore del mondo». James si infila due dita in bocca, le succhia e le tira fuori con uno schiocco, mormorando di gusto. Poi mi sorride. Rispondo allo stesso modo, facendogli capire che la penso così anche io.