Nel posto giusto al momento giusto
Jimmy
Alle sedici di lunedì sono in farmacia, mi preparo. Non sono riuscito a dormire, sono andato a dormire con un’erezione sia sabato sia domenica. E mi sono svegliato nelle stesse condizioni. Questa donna mi sta facendo impazzire.
Dopo tutto il lavoro per corteggiare Lizzy e farmi desiderare, l’ultima cosa che voglio è non essere pronto quando sarà il momento.
Ma, cazzo, chi l’avrebbe mai detto che scegliere i preservativi sarebbe stato più difficile che prendere una cravatta? Sono in piedi di fronte a diverse mensole su cui ci sono profilattici di ogni forma, marca e prezzo. Non mi sono mai preso la briga di valutare tutte le opzioni. Ma questi zigrinati che aumentano il piacere della donna? Be’, il suo piacere è una priorità. Ovviamente sono tentato di prenderli.
“Sono proprio nella parte sbagliata della città”, penso, mentre una donna elegante e curata mi passa accanto per la quarta volta.
Sembra che la gente sia disposta a pagare per avere più scelta. Cerco il marchio Hotman e sorrido quando lo trovo. Ovviamente è uno dei più economici, ma l’affidabilità è importante.
“Ed ecco che torna quella tizia”.
Non posso resistere alla tentazione di giocare con lei. La poverina sembra proprio aver bisogno di una bella scopata.
«Posso aiutarla a scegliere?».
Impallidisce e solleva un po’ il mento.
Scuoto la scatoletta di Hotman. «A me piacciono questi. Sono comodi, facili da infilare e usare. Affidabili per le cavalcate che durano a lungo». Li lancio nel suo carrello e ne prendo un’altra scatola. «Si fidi, al suo uomo piaceranno».
Non dice una parola. Sconvolta gira sui tacchi e si allontana. Cerco di non ridere perché mi ricorda Lizzy, sorrido appena.
Sto pagando quando mi suona il telefono. «Maria?»
«Sì, sono io. Jimmy, devi tornare a casa».
Non sono mai stato tanto arrabbiato o terrorizzato prima d’ora.
Il taxi corre per il centro e verso casa mia, ma ho comunque tempo a sufficienza per immaginare una decina di scenari possibili.
Non appena l’auto si ferma davanti a casa, lancio al conducente un pezzo da venti e schizzo fuori, salgo di corsa i gradini e mi fiondo dentro l’edificio. «Dov’è?».
Maria indica il bagno.
«Quanto è grave».
«Lo hanno aggredito».
Il mio cuore si ferma e corro lungo il corridoio, finendo a battere contro la porta del bagno. «Charlie?», busso. «Apri».
«Sto bene, Jimmy».
Dalla voce non sembra. Tira su col naso e io lo sento, mi si stringe lo stomaco.
«Cosa è successo?».
Spalanca la porta e non riesco a sopportare la vista del suo volto tumefatto, il labbro rotto. Ma che cazzo è successo? È a malapena un adolescente. Mi ribolle il sangue nelle vene. Sono furioso, ma so che lui ha paura di parlarmi dell’accaduto, quindi cerco di minimizzare. «L’altro tizio com’è messo?».
Lui sbuffa e mi passa accanto. «Non ho cominciato io!».
Oh, questo mi fa incazzare. Passo un altro paio di minuti a chiedergli i dettagli, poi esco di nuovo di casa. Prima di andarmene, prendo un paio di bollette accartocciate da una scatola nell’armadietto della cucina, poi guardo Maria e le dico: «Se non torno tra due ore, portalo via di qui».
Annuisce. «Sta’ attento, Jimmy».
Mando un messaggio a Lizzy dicendole di non aspettarmi e vado al Tim’s Bar. Grazie a Luke, so già che la gang si trova lì. Stanno sparlando di Charlie, un tredicenne, e non mi vedono nemmeno arrivare alle loro spalle.
Luke annuisce. Gli porgo dei soldi per coprire i danni che farò al locale. Poi mi volto verso quei tizi che sono grandi abbastanza per bere e troppo vecchi per prendersela con un ragazzino di nemmeno quattordici anni.
«Chi di voi patetici uomini vuole prenderle per primo?».