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Erano a Dieppe, in una stanza al secondo piano di un alberghetto in riva al mare. Dalla finestra, Saskia guardava le onde che lambivano la sabbia; Gros era seduto sul letto. Erano lì da qualche giorno.

“Mi annoio,” disse lei, senza staccare gli occhi dalla spiaggia.

Lui la guardò con aria dispiaciuta.

“Ma qui siamo al riparo dagli uomini. Non vuoi stare al riparo dagli uomini?”

“Sì, però… Mi è sembrato di vedere un topo, nella sala da pranzo…”

“Non c’è da aver paura dei topi: non fanno niente.”

“Mi piacerebbe andare sulla spiaggia.”

“Non si può… Ci sono mine dappertutto.”

La ragazza sospirò. A Gros sembrò ancora più graziosa: l’impazienza la rendeva ancora più bella. Avrebbe voluto stringerla a sé, abbracciarla, ma non osava.

“Mi piacerebbe correre sulla sabbia!” esclamò a un tratto lei, come se le fosse tornata la voglia di vivere.

Lui sorrise. ‘Piccola, dolce Saskia,’ pensò.

“Potresti venire con me in Inghilterra. Lì non ci sono mine sulle spiagge.”

“È un bel paese?”

“Il più bello di tutti.”

“Ma piove sempre, no? A me non piace la pioggia…”

“Sì, in Inghilterra piove molto, ma si vive bene. Che importa la pioggia, quando si è felici?”

Lei fece una smorfia triste.

“Vorrei ritrovare i miei genitori. E mia sorella…”

L’albergatore aveva detto a Gros che i deportati dei campi tedeschi sarebbero confluiti tutti a Parigi, all’Hôtel Lutetia. Se i genitori e la sorella di Saskia erano stati arrestati e deportati, e se erano ancora in vita, sarebbero arrivati al Lutetia. Gros non l’aveva detto a Saskia: avrebbe preferito restare lì insieme a lei, ma non poteva nasconderle la possibilità di ritrovare la sua famiglia.

Si alzò e si avvicinò alla ragazza.

“Sai, Saskia, potremmo andare a Parigi. Per informarci sui tuoi genitori. Conosco un posto dove forse…”

“Oh, sì! Mi piacerebbe tanto!”

La ragazza fece un salto di gioia e gli si appese al collo: avrebbe ritrovato i suoi genitori! Felice di vederla rasserenata, Gros la prese per mano e le propose di uscire a prendere un po’ d’aria. Andarono fino al limitare della spiaggia, dove non c’erano mine.

Saskia si tolse le scarpe e, con prudenza, camminò a piedi nudi sulla sabbia scaldata dal sole. I suoi magnifici capelli biondi sembravano danzare nel vento. Non lasciò la mano di Gros.

“Un giorno ti porterò su una bella spiaggia inglese,” le disse.

Lei sorrise e approvò, ridendo. Avrebbe fatto qualunque cosa per quell’uomo che l’aveva salvata dalla vendetta dei partigiani e che l’avrebbe riportata dai suoi genitori.

Erano a Dieppe da qualche giorno, ormai. Lui non la sfiorava neanche con un dito, ma la guardava continuamente. Guardare non era proibito, e lei era così dolce e bella. Credeva di amarla. Dello stesso amore che aveva provato per Melinda. E forse anche per Caroline. Era pervaso da una gioia intensa: sì, poteva amare ancora. Non era un uomo finito – niente finiva mai. Si sentì rivivere. Poteva sognare di nuovo: aveva dovuto rinunciare al piccolo Philippe, ma adesso aveva Saskia. Lei dava un senso alla sua vita. La amava, ma si giurò di non dirglielo mai. O almeno, non prima che glielo dicesse lei. Sulle spiagge dell’Inghilterra, si sarebbero amati.