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Il 6 giugno 1944, con un giorno di ritardo per via delle avverse condizioni meteorologiche, gli Alleati diedero inizio all’operazione Overlord, che preparavano ormai da dieci mesi. Radio Londra trasmise ininterrottamente messaggi in codice per dare alle reti sul suolo francese il segnale d’attacco. Nell’oscurità dell’alba, con il cuore che batteva all’impazzata, Gros e Claude, ciascuno a un’estremità del paese, si lanciarono all’attacco con i loro compatrioti, imbracciando lo Sten. Erano terrorizzati.
In supporto allo sbarco, il gruppo SOE/SO aveva messo in azione le sue truppe. Rear fu inviato nella Francia centrale, Key fu paracadutato in Bretagna con alcuni agenti dell’OSS. Erano in divisa – faceva uno strano effetto, dopo due anni di clandestinità, indossare le uniformi dell’esercito britannico. Il commando, perfettamente addestrato, doveva avanzare rapidamente: erano incaricati di neutralizzare le installazioni della Luftwaffe nella regione.
I partigiani, galvanizzati dall’avvicinarsi della battaglia, avviarono le loro operazioni. Mentre i contingenti britannico, americano e canadese si preparavano a rovesciare un milione di uomini sulle spiagge della Normandia, e il SAS – lo Special Air Services inglese, che era stato infine preferito al SOE per confondere le idee ai servizi tedeschi – paracadutava centinaia di soldati di pezza lì dove non ci sarebbe stato nessuno sbarco, le unità di resistenti sabotavano gli snodi ferroviari principali per impedire alle truppe naziste di spostarsi nel paese.
Nell’ufficio di Kunszer, la radio strepitava. Lui era calmo. Udiva schiamazzare nei corridoi: il panico stava invadendo il Lutetia. L’invasione era iniziata.
L’ufficiale dell’Abwehr aveva paura. Ma era ormai da tempo che si preparava ad affrontare quello stato d’animo. Scese nelle cucine dell’albergo per prendere una bottiglia di champagne, poi si diresse verso Rue du Bac.
Su Londra era scesa la notte, mentre sulle spiagge della Normandia si combatteva strenuamente. La BBC trasmetteva l’appello del generale De Gaulle alla Resistenza. Nello stesso momento, al St. Thomas Hospital, nel quartiere di Westminster, con qualche settimana di anticipo, Laura stava per mettere al mondo la sua creatura. Sua madre era accanto a lei in sala parto; Richard Doyle faceva su e giù nel corridoio, senza sosta.
Ogni quarto d’ora, un’infermiera andava a chiamare France Doyle: era attesa al telefono. Era Stanislas, da Baker Street, tanto ansioso dell’esito del parto quanto di quello dell’operazione Overlord.
“Va tutto bene?” chiedeva di continuo a France.
“Stia tranquillo, va tutto molto bene.”
L’ex pilota sospirava. Alla settima telefonata, la donna poté rassicurarlo definitivamente.
“È un maschietto,” gli disse.
All’altro capo del filo, il vecchio Stanislas era troppo commosso per parlare. Si sentiva un po’ nonno.