Nel frattempo, quello stesso giorno, prima che spuntasse l'alba, nella indistinta oscurità della foresta, lungo il tronco di strada che va da Javené a Lécousse, ecco che cosa era accaduto.
Tutte le strade della "boscaglia" sono incassate. Quella da Javené a Parigné, che passa per Lécousse, è più incassata d'ogni altra. E tortuosa, per giunta. E' più un fossato che una strada. Questa strada viene da Vitré e ha avuto l'onore di sballottare la carrozza della signora di Sévigné. E' come murata, a destra e a sinistra, dalle siepi. Per una imboscata, non c'è un posto più adatto.
Quella mattina, un'ora prima che Michelina Fléchard, su un altro punto della foresta, arrivasse in quel primo paesetto dove aveva avuto la sepolcrale apparizione del carro scortato da gendarmi, c'era, nei macchioni che la strada di Javené attraversa all'uscita del ponte sul Couesnon, una confusione di uomini invisibili. La ramaglia nascondeva ogni cosa. Quegli uomini erano contadini, tutti vestiti col "grigo", casacca di pelo che i re di Bretagna portavano nel sesto e i contadini nel diciottesimo secolo. Erano tutti armati, chi di fucili, chi di scuri. Quelli che avevano le scuri, avevano allora allora terminato di preparare in una radura una specie di rogo, fatto di fascine secche e di piccoli ceppi, al quale non mancava se non d'avere appiccato il fuoco. Quelli armati di fucili erano ammassati a destra e a sinistra della strada, in atteggiamento di attesa. Chi avesse potuto vedere attraverso il fogliame avrebbe scorto dovunque indici appoggiati ai grilletti e canne di carabina puntate nei pertugi fatti dalle biforcazioni dei rami. Tutti stavano all'erta. I fucili convergevano sulla strada che le prime luci del giorno imbiancavano.
In quel crepuscolo, s'udivano dialoghi a bassa voce.
Ne sei proprio sicuro?
Diamine! si dice.
Sta per passare?
Dicono che sia nel paese.
Non ne deve uscire.
Bisogna bruciarla.
Siamo qui in tre villaggi, venuti per questo.
Sì, ma la scorta?
La scorta, la ammazzeremo.
Ma passerà proprio da questa strada?
Così si dice.
Viene da Vitré, allora?
E perché no?
Ma se dicevano che veniva da Fougères.
Venga da Vitré o da Fougères, è sempre dal diavolo che viene.
Già.
E ci deve tornare.
Certo.
Sarebbe dunque avviata a Parigné?
Sembra.
Non ci andrà.
No.
No, no, no!
Attenzione!
Diventava infatti utile stare zitti perché incominciava a schiarire.
D'un tratto, gli uomini imboscati trattennero il respiro. Si udiva uno strepito di ruote e di cavalli. Guardarono attraverso i rami e distinsero confusamente, nella strada incassata, un lungo carro, una scorta a cavallo, qualche cosa sopra il carro. Venivano verso di loro.
Eccola! - disse quello che pareva essere il capo.
Si, - convenne uno degli uomini appostati; - con la scorta.
Quanti uomini di scorta?
Dodici.
Si diceva che fossero venti.
Dodici o venti, ammazziamoli tutti.
Aspettiamo che siano davvero a portata.
Poco dopo il carro e la scorta, sbucando da una svolta della strada, apparvero bene in vista.
Viva il re! - gridò il capo dei contadini.
Cento fucilate detonarono nel medesimo istante.
Quando il fumo di dissipò, neanche la scorta non c'era più. Sette cavalieri erano caduti, cinque erano fuggiti. I contadini corsero al carro.
Toh! - esclamò il capo. - Non è la ghigliottina. E' una scala.
Il carro, infatti, non aveva altro carico che una lunga scala.
I due cavalli erano stramazzati a terra, feriti. Il carrettiere era stato ucciso; ma non di proposito - Non importa, - disse il capo. - Una scala con tanto di scorta, è sospetta. Andavano verso Parigné. Doveva servire alla scalata della Tourgue di sicuro.
Bruciamola, la scala! - gridarono i contadini.
E la bruciarono.
Quanto al funereo carro che essi aspettavano, seguiva un'altra strada, ed era già due leghe più oltre, nel paesino dove Michelina Fléchard la vide passare allo spuntare del sole.