4.

E' LA SECONDA VOLTA.

 

La vittoria era completa.

Gauvain si voltò verso gli uomini del battaglione del Berretto Rosso, e disse loro:

Siete dodici, ma ne valete mille.

Una parola del capo, era la croce d'onore di quel tempo.

Guéchamp, lanciato da Gauvain fuori della città, inseguì i fuggiaschi e ne prese parecchi.

Le torce furono accese e la città fu frugata.

Quanti non poterono fuggire, si arresero. La via principale fu illuminata con fanali. Era letteralmente seminata di morti e di feriti. La fine d'un combattimento ha sempre qualche strascico. Gruppi disperati resistevano ancora qua e là. Furono circondati, ed essi deposero le armi.

Gauvain aveva notato nella sfrenata mischia della disfatta un uomo intrepido, una specie di fauno agile e robusto, che aveva protetto la fuga degli altri e non era affatto fuggito. Quel contadino si era servito della sua carabina in modo magistrale, prendendo a fucilate con la canna, accoppando col calcio, tanto che l'aveva fracassato.

Adesso, impugnava con una mano una pistola, e con l'altra una sciabola. Nessuno osava avvicinarlo. A un tratto Gauvain lo vide traballare e addossarsi a un pilastro della via principale. Era stato ferito di sicuro; ma impugnava sempre la sciabola e la pistola.

Gauvain si ficcò la spada sotto il braccio e gli si avvicinò.

Arrenditi! - gli disse.

L'uomo lo guardò fissamente. Il sangue gli scorreva sotto le vesti, sgorgando da una ferita che aveva ricevuto, e faceva una pozza ai suoi piedi.

Sei mio prigioniero, - riprese Gauvain.

L'uomo rimase muto.

Come ti chiami?

L'uomo disse:

Mi chiamo Danza-nel-buio.

Sei un coraggioso, - disse Gauvain.

E gli tese la mano.

L'uomo rispose:

Viva il re!

E, raccolte quante forze gli rimanevano, alzando ambo le braccia a un tempo, sparò al cuore di Gauvain una pistolettata, calandogli un fendente sulla testa.

Lo fece con una subitaneità da tigre. Ma qualcuno fu più svelto di lui: un uomo a cavallo, giunto allora allora, che era là da qualche secondo senza che nessuno se ne fosse accorto. Vedendo il vandeano alzare la sciabola e la pistola, quell'uomo si gettò tra lui e Gauvain. Senza quell'uomo, Gauvain sarebbe stato spacciato. Il cavallo ricevette la pistolettata, l'uomo il fendente di spada, ed entrambi caddero. Tutto questo nel tempo di emettere un grido.

Da parte sua, anche il vandeano si era accasciato al suolo.

La sciabolata aveva colpito l'uomo in a terra, svenuto. Il cavallo era morto.

Gauvain si avvicinò.

Chi è quest'uomo? - domandò.

Lo osservò. Il sangue della sciabolata inondava il ferito e gli metteva una rossa maschera. Era impossibile discernerne il viso. Gli si scorgevano i capelli grigi.

Quest'uomo mi ha salvato la vita, - proseguì Gauvain. - C'è qualcuno, qui, che lo conosca?

Comandante, - disse un soldato; - quest'uomo è entrato proprio adesso in città. L'ho visto arrivare. Veniva dalla strada di Pontorson.

Il chirurgo maggiore della colonna era accorso con la sua cassetta. Il ferito continuava a rimanere senza conoscenza. Il chirurgo lo esaminò e disse:

Un semplice sfregio. Non è nulla. Si può ricucire. Tra otto giorni sarà in piedi. Bella sciabolata!

Il ferito aveva indosso un mantello, una sciarpa tricolore, pistole e spada. Fu coricato su una barella. Lo svestirono. Fu recato un secchio d'acqua fresca e il chirurgo lavò la ferita. Cominciò a mostrarsi il viso. Gauvain lo guardava con profonda attenzione.

Ha carte con sé ? - domandò.

Il chirurgo palpò la tasca laterale e ne trasse un portafogli, che porse a Gauvain.

Intanto il ferito, rianimato dall'acqua fredda, recuperava i sensi. Le sue palpebre si muovevano vagamente.

Gauvain frugava il portafogli. Vi trovò un foglio di carta piegato in quattro. Lo spiegò, lesse:

"Comitato di salute pubblica. Il cittadino Cimourdain...".

Gettò un grido:

Cimourdain!

Questo grido fece dischiudere gli occhi al ferito.

Gauvain pareva fuori di sé!

Cimourdain! siete voi! E' la seconda volta che mi salvate la vita.

Cimourdain guardava Gauvain. Un lampo di gioia ineffabile gli illuminava il volto sanguinante.

Gauvain cadde in ginocchio davanti al ferito, dicendo:

Maestro mio!

Tuo padre! - disse Cimourdain.


Novantatre'
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