[Ha orecchi e non ode]
Il vecchio rimaneva immobile. Non pensava. Era tanto se fantasticava.
Intorno a lui tutto era serenità, assopimento, fiducia, solitudine.
Era ancora giorno chiaro sopra la duna, ma quasi notte giù sul piano, e assolutamente notte nei boschi. A oriente ascendeva la luna. Alcune stelle picchiettavano l'azzurro pallido dello zenit. Quell'uomo, per quanto pieno di violente preoccupazioni, si inabissava nell'ineffabile mansuetudine dell'infinito. Avvertiva, entro di sé, sorgere quella oscura alba, la speranza, se il vocabolo speranza può applicarsi alle aspettative della guerra civile. Per il momento, gli sembrava che, uscendo da quel mare, stato fino a poco prima tanto inesorabile, e mettendo piede a terra, ogni pericolo fosse svanito. Nessuno conosceva il suo nome, egli era solo, perduto per il nemico, senza alcuna traccia dietro di sé, giacché la superficie del mare non serba nulla, nascosto, ignorato, non supposto neppure. Sentiva un non sapeva qual supremo acquietamento. Ancora un poco, e si sarebbe addormentato.
Per quell'uomo in preda, tanto interiormente quanto esteriormente, a tanti tumulti, ciò che dava uno strano fascino alla calma che ora attraversava, era, sulla terra come in cielo, un profondo silenzio.
Non si udiva che il vento, che veniva dal mare; ma il vento è un continuo accompagnamento, e cessa quasi di essere un rumore, tanto diventa una abitudine.
A un tratto, balzò in piedi.
La sua attenzione era stata richiamata di colpo. Osservò l'orizzonte.
Qualche cosa infondeva al suo sguardo una fissità tutta particolare.
Era il campanile di Cormeray che egli guardava; l'aveva proprio davanti, in fondo alla pianura. In quel campanile infatti avveniva un non so che di straordinario.
Il suo profilo spiccava nettamente; si vedeva la torre sormontata dalla sua piramide, e, tra la torre e la piramide, la cella campanaria, quadrata, forata, senza schermi laterali, e aperta agli sguardi da tutt'e quattro i lati, com'è uso nei campanili bretoni.
Ora, quella cella campanaria appariva alternativamente aperta e chiusa; a intervalli uguali, l'alta sua finestra si disegnava prima tutta bianca, poi tutta nera; attraverso ad essa si scorgeva prima il cielo, poi non si vedeva più; prima c'era luce, poi la luce veniva occultata; e l'apertura e la chiusura si susseguivano da un secondo all'altro con la regolarità d'un martello sull'incudine.
Il vecchio aveva quel campanile di Cormeray proprio davanti a sé, a circa due leghe di distanza; guardò a destra il campanile di Baguer- Pican, anch'esso dritto sull'orizzonte; la cella di quel campanile si apriva e si chiudeva come quella di Cormeray.
Guardò a sinistra il campanile di Tanis; la cella del campanile di Tanis si apriva e si chiudeva come quella di Baguer-Pican.
Guardò tutti i campanili dell'orizzonte, uno dopo l'altro, a sinistra i campanili di Courtils, di Précey, di Crollon e della Croix- Avranchin; alla destra i campanili di Raz-sur-Cuesnon, di Mordrey e di Pas; di fronte, il campanile di Pontorson. La cella di tutti quei campanili era alternativamente nera e bianca.
Che voleva dire ciò?
Significava che tutte le campane erano in moto.
Per apparire e scomparire così, poi, bisognava che fossero agitate in modo furioso.
Che era? La campana a martello indubbiamente.
Suonavano la campana a martello, la suonavano freneticamente, la suonavano dovunque, da tutti i campanili, in tutte le parrocchie, in tutti i paesi. E non si udiva nulla.
Ciò era dovuto alla distanza, che impediva ai suoni di giungere, e al vento di mare che spirava dalla parte opposta e portava tutti i rumori della terra fuori dell'orizzonte.
Tutti quei campanili forsennati che chiamavano da dovunque, e al tempo stesso quel silenzio: nulla poteva essere più sinistro.
Il vecchio guardava e ascoltava.
Non udiva la campana a martello; la vedeva. Vedere la campana a martello: strana sensazione.
Con chi ce l'avevano quelle campane?
Contro chi quella campana a martello?