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Emily si svegliò di soprassalto quando bussarono alla porta.

Si alzò a sedere, lasciando che la sua mente la collocasse con cautela al Serenity Spa & Resort, mentre si guardava intorno e riconosceva il posto. Al secondo colpo, si sentì sprofondare. Voleva davvero, davvero tanto che fosse il servizio di pulizia. Sapeva che non era così.

Si infilò un accappatoio soffice, fece un sospiro rassegnato e guardò dallo spioncino. Con un sospiro ancora più forte, aprì la porta. «Cosa ci fai qui?»

«Buongiorno» disse Henry, appoggiato alla porta. «Te ne sei andata piuttosto in fretta ieri sera.»

Emily incrociò le braccia. «La nostra è un’avventura, Henry. Non sei molto bravo a flirtare.

«Ho pensato di venire a vedere come stavi.» Henry fece un mezzo sorriso. Era a disagio, come se questo fosse il limite del suo sentimentalismo. «Come ho detto, te ne sei andata di corsa.»

Dopo che Emily aveva trovato la pistola la sera prima, aveva calmato il suo cuore impazzito e aveva scongiurato un attacco di panico. Questa era l’America. Molte persone portavano armi, e le usavano per sport o le tenevano per Dio solo sa quale scopo… La sicurezza? Henry poteva essere un appassionato di armi oppure solo una persona che voleva essere armata in caso di intrusione. Oppure era minacciato da qualcuno. Oppure poteva essere lui stesso alla ricerca di qualcuno. Era impossibile saperlo.

«Non l’ho fatto con qualche intenzione particolare» disse. «Sono uscita dalla doccia e tu stavi dormendo. Ho pensato di tornare in camera mia.»

«Ah.»

«Cosa?»

«Non stavo dormendo.» Henry si avvicinò di un passo, un movimento intimidatorio, al limite del pericoloso. «Ti ho vista uscire in punta di piedi dalla stanza come se avessi il pepe al culo. Ho fatto qualcosa? Ho detto qualcosa? Non ti sei nemmeno guardata indietro.»

«Non hai il diritto di farmi queste domande! Neanche mi conosci!»

Henry la guardò. «Sai, ti ho cercato su Google. Non è stato difficile scoprire qualcosa su di te. Il necrologio. Il padre si chiamava Daniel, vero?»

Emily rimase immobile. Non aveva più pronunciato ad alta voce quel nome da quando la loro relazione era finita piuttosto bruscamente. E violentemente. Si schiarì la gola e scosse la testa con fermezza. «Tu non sai niente di quello che è successo. Voglio che tu te ne vada.»

«Bene.» Henry alzò le mani. «Me ne vado subito.»

«Fallo.» Emily si sentiva come se fosse stata immersa nell’acqua ghiacciata. Era rigida dappertutto, dolorante ed esausta.

Doveva chiamare di nuovo Sharleen. Le girava la testa, e il bere aveva solo peggiorato le cose. Stava sprofondando in una pozza di sabbie mobili sporche e insipide che potevano diventare velenose… in fretta.

«È vero che non sai neanche il mio cognome, ed è vero che ci conosciamo solo da ieri» disse Henry, mantenendo le distanze e le mani alzate in un gesto tranquillizzante. «Ma immagino che tu mi abbia raccontato il tuo segreto più oscuro ieri sera. Forse ti conosco meglio dei tuoi amici più cari.»

Emily strinse la mascella, mentre l’orrore montava dentro di lei. Era ingiusto e crudele che Daniel avesse distrutto in lei anche la possibilità di vivere un’avventura spensierata senza che le cose degenerassero. «Ho visto la tua pistola ieri sera. Ecco perché me ne sono andata. Chi diavolo sei, Henry?»

Il volto di Henry si svuotò di ogni espressione. «È davvero meglio che ci separiamo. A questo punto sono d’accordo con te.»

«Bene.» Emily lo guardò con un’espressione dura. «Possiamo considerare chiusa questa scappatella.»

Henry si voltò e se ne andò, rigido, alto, massiccio. Anche se una parte di Emily era sconvolta nel vederlo andare via, sapeva che era meglio così. Ma chi si credeva di essere? Un bel principe venuto a salvarla sul cavallo bianco? Non avrebbe dovuto scavare nel suo passato, non ne aveva alcun diritto. Emily non voleva sapere cosa Daniel stesse facendo, né ora né mai più. Non era più un suo problema. Era scappata, e aveva pagato un prezzo elevato per la sua libertà.

Si chiuse la porta alle spalle e prese il telefono.

«Sharleen» disse quando la donna dall’altra parte rispose. «Ho bisogno di aiuto.»