19
Dopo la scoperta sul telefono di Elsie la sera precedente, per Ginger fu un sollievo quando la colazione con tutta la famiglia si rivelò un successo. Erano seduti in una sala luminosa, davanti a un buffet gigantesco: il resort prometteva una selezione di cibi impressionante e, secondo i figli di Ginger, la promessa aveva superato tutti i loro sogni.
Non era il caffè in camera, rilassante e lussuoso che aveva immaginato per sé, adagiata su una sdraio favolosa, avvolta in uno dei soffici accappatoi del resort, con in sottofondo solo il rumore della brezza, baciata dal sole… ma almeno i suoi figli erano felici. E non poteva comunque permettersi di dare la mancia ai camerieri, così aveva annullato il servizio in camera.
A proposito, doveva assolutamente ricordarsi di arrivare ai dolcetti prima che li consegnassero per la serata. Altrimenti, ci sarebbero state domande di ogni tipo da parte della sua (improvvisamente perspicace) famiglia su dove erano finiti la sera prima.
Ginger ben presto fu risucchiata senza troppe cerimonie nel caos della colazione, quando una spruzzata di latte le finì nell’occhio. Sospirò e rientrò nella conversazione con gli altri.
Tom: «Ehi avete visto? Pasta a colazione? E pizza!».
Poppy: «Mamma, posso mescolare i cereali? Tutti? Ce ne sono uno, due, tre… Ho detto tre? Quattro, cinque, credo trenta cereali!».
Frank: «Tesoro, hai visto che selezione di bevande? Un latte macchiato come questo costerebbe sei dollari da Starbucks. Siamo proprio nel lusso!».
Anche Elsie era riuscita a riempire il suo piatto con pezzi di questo e quello, soprattutto donuts con un’aggiunta di yogurt tanto per la scena, e una banana che si infilò dopo poco nella borsa pur sapendo che non l’avrebbe affatto mangiata. In un altro giorno, Ginger avrebbe chiesto a Tom di prendere più frutta e avrebbe insistito che Poppy non scegliesse più di due o tre tipi di cereali. Poi, avrebbe casualmente accennato a Elsie che mangiare ciambelle a ogni pasto non era accettabile. Ma quella mattina Ginger non aveva le energie per farlo.
Guardò il suo doppio espresso e il suo donut (era stressata ed era in vacanza) e pensò che non poteva esattamente fare prediche. Pensava ancora ai messaggi che aveva trovato sul telefono della figlia. Ancora peggio, odiava il modo in cui era finita la sua conversazione con Elsie.
«Stai bene, tesoro?» chiese Frank, mettendole un braccio sulle spalle. Lanciò uno sguardo complice intorno al tavolo. «Sembri stanca. Vi siete divertite un po’ troppo alla serata tra donne?»
«Più o meno» disse Ginger. Non era riuscita a parlare con lui da sola dei messaggi, così stette al gioco per il bene dei bambini. «La mamma ha un po’ di postumi.»
«Be’, era ora che ti divertissi un po’.» Frank si alzò. «Andiamo, ragazzi. Partita veloce di beach volley. Chi è pronto a farsi battere da papà?»
«Non mi batterai.» Tom saltò su, poi tornò di corsa al suo piatto e prese l’ultimo pezzo di pizza. «Perderai talmente in fretta da non rendertene neanche conto.»
«Voglio giocare anch’io!» Poppy provò ad alzarsi, ma dette una gomitata ai cereali e rovesciò sulla tavola una miscela di Lucky Charms, Fruit Loops, Cheerios, gocce di cioccolato in un mare di latte. «Ops.»
«Non ti preoccupare» disse Ginger con calma, con una calma inquietante. «Ci penso io. Voi andate con vostro padre, ci vediamo fuori.»
«Bene, ragazzi! Poppy, non hai qualcosa da dire a tua madre?» disse Frank con un’espressione severa. «Devi stare più attenta, tesoro.»
«Scusa» bisbigliò Poppy. «Okay, papà, possiamo andare?»
«Elsie, puoi aspettare qui un momento?» mormorò Ginger. «Vorrei parlarti un attimo. Non si tratta di quello che pensi.»
Elsie si alzò in piedi e lanciò un’occhiataccia a sua madre. «No.»
Ginger pensò di fermarla usando un tono autoritario, ma aveva già minacciato abbastanza i suoi figli in quella vacanza. Era stanca. Esausta. Qualcuno doveva inventare una mappa per orientarsi nell’adolescenza e venderla. Lei l’avrebbe pagata qualsiasi cifra.
Ginger aveva sentito dire che gli adolescenti prima o poi tornavano a essere umani, ma Elsie aveva solo quindici anni. C’era ancora molto tempo e Ginger sospettava che le cose sarebbero peggiorate prima di migliorare. Per non parlare del fatto che aveva altri due figli che non avevano ancora iniziato il viaggio adolescenziale. Aiuto.
Mentre Elsie seguiva suo padre, Ginger la vide accennare un rapidissimo sorriso per qualcosa che Frank aveva detto. Ginger provò una stretta di gelosia.
Si spaccava la schiena per mantenere la sua famiglia vestita, protetta e nutrita. Anche Frank, ma in qualche modo i ragazzi erano attratti da lui come girasoli dalla luce. Si giravano verso di lui ogni volta che era presente. Quando Ginger entrava in una stanza, i suoi figli sembravano ritrarsi o tacere. Ma lei non faceva paura, vero? Amava molto i suoi figli, sarebbe morta per loro: non era evidente? Cosa si era inceppato?
Furibonda per l’ingiustizia di tutto questo, Ginger si mise a tamponare il disastro dei cereali, fino a quando un membro dello staff del resort si avvicinò per farle segno di smettere.
«Ci pensiamo noi» disse il giovane con un sorriso esuberante. «Si rilassi. Non si lavora in vacanza.»
Le mani di Ginger tremarono, e lei quasi scoppiò in lacrime. «Grazie» disse, quasi con voce rotta. «Grazie mille.»
Sulla strada verso l’atrio, trovò una donna in tenuta da tennis che serviva acqua di cocco in bicchieri da champagne.
Ginger ne accettò uno con gratitudine prima di sedersi in un angolo inutilizzato dell’atrio con un sospiro. Mosse il collo in cerchi lenti e chiuse gli occhi. Provò a contare fino a dieci e perse il conto a otto. Non sapeva cosa fare con Elsie.
«Che ne dici di quel massaggio?» disse una voce nitida ed efficiente dietro di lei. Kate. «Sembri molto stressata. Non ti vedevo così dalla settimana degli esami finali.»
«Lo sono.» Ginger aprì gli occhi e vide la sua vecchia coinquilina, vestita in modo impeccabile, accanto a lei. Kate non aveva figli, non aveva problemi, pensò Ginger con un po’ di amarezza. Aveva invece soldi da spendere, la carta di credito di un ex fidanzato da ripulire, e una settimana di relax a portata di mano. «Ti ho detto che ho beccato mia figlia con dei preservativi?»
«Sì» disse Kate. Teneva in mano un bicchiere d’acqua di cocco e sembrava diretta alla spiaggia, con un enorme cappello floscio e un costume intero che copriva appena il corpo perfetto. «Me lo ricordo.»
Ginger si rese conto di averla fissata. «Scusami, stai così bene che mi sento una scema. Non posso credere che abbiamo la stessa età. Non hai nemmeno una ruga.»
«Dicevi di tua figlia?»
«Oh, giusto» disse Ginger. «Be’, ci sono andata giù dura con Elsie… o ci ho provato, ma lei non mi vuole ascoltare. Non riesco nemmeno a farla stare da sola con me nella stessa stanza. Poi ieri sera ho peggiorato le cose. Ho curiosato nel suo telefono e… Be’, non ti annoierò con i dettagli.»
Kate si guardò le unghie e annuì, come se per lei andasse bene così.
«Ma ora ho un dilemma.» Ginger scosse la testa. «Se dico a Elsie che ho ficcato il naso nel suo telefono, succederà un casino e la morale di questo andrà persa. Ho bisogno che sappia che le voglio bene e che voglio solo tenerla al sicuro.»
«Perché non lasci che le parli io?»
«Cosa?» Ginger pensò di aver sentito male. «Scusa, ma come potresti essere d’aiuto?»
«Ho perso la verginità a ventitré anni» disse Kate, guardandola intensamente. «Credo di averti superato di… ehm, otto anni?»
Ginger arrossì. «Era con mio marito!»
«Non mi interessa; ho solo pensato che magari parlerebbe volentieri con qualcuno che ha scelto di aspettare» disse Kate. «Se pensi che le farebbe piacere, ovviamente. Non sarò venuta su perfetta, ma me la sono cavata bene nella maggior parte delle categorie.»
«Oh, Elsie ti adorerebbe» disse Ginger. «Stai scherzando? Ma tu non mi devi niente, Kate, e… non saprei nemmeno come dirglielo.»
«Lascia che me ne occupi io» disse Kate. «Gliene parlerò senza tirarti in ballo. Non posso prometterti che ti aiuterà, ma di sicuro non può far male.»
Ginger inclinò la testa. «Suppongo di sì. Non lo so. Devo prima parlarne con mio marito. È impegnato con i bambini e non sa nemmeno che ho controllato il telefono di Elsie ieri sera. Ho fatto davvero un gran casino.»
«Risolveremo tutto» disse Kate. «Vai a parlare con tuo marito e vedi se puoi sgattaiolare via per un massaggio più tardi. Scambialo con… oh, non so. Favori sessuali. Hai bisogno di un massaggio, Ginger. Sembri l’Incredibile Hulk, tutta accartocciata in quel modo.»
«Lo so.» Ginger sospirò. «Tu ci stai andando adesso?»
«No» rispose Kate un po’ troppo forte, poi si corresse rapidamente. «Voglio dire, prima devo occuparmi di una cosa. Devo cercare Sydney.»
A Ginger parve di sentire una pausa prima del nome della ragazza. Si accigliò. «Va tutto bene?»
«Non lo so» disse Kate, a disagio. «Lo scoprirò presto. Ci vediamo tra un po’?»
Ginger si alzò, guardando Kate che se ne andava senza aspettare una risposta. Qualcosa la turbava, questo era certo.
Ginger si chiese cosa fosse successo la sera prima tra lei e Sydney. Perché Kate era in missione, e Ginger lo sapeva per esperienza: non potevi scherzare con Kate, a meno di non essere pronti a pagarne il prezzo.
***
DETECTIVE RAMONE: Ha notato qualcosa di strano in una giovane donna di nome Sydney Banks durante il soggiorno?
GINGER ADLER: Direi proprio di no. Abbiamo passato insieme tutta la sera del nostro arrivo, e lei mi ha ricordato un po’ me stessa. Sa, una giovane madre in difficoltà. Com’ero con Elsie ai tempi.
DETECTIVE RAMONE: Quindi, non ha notato nulla di strano in Sydney?
GINGER ADLER: No, non proprio. Deve aver avuto qualcosa da dire con Kate la mattina del 17. Ma devono aver risolto i loro problemi perché al massaggio c’era anche Sydney, e Kate non sembrava più comportarsi in modo strano.
DETECTIVE RAMONE: E se le dicessi che non c’è nessuno al resort che si chiama Sydney Banks?
GINGER ADLER: Questo è ridicolo. L’ho conosciuta.
DETECTIVE RAMONE: O la donna conosciuta come Sydney Banks dette un nome falso alla registrazione del resort, o lo dette a tutte voi in modo da potersi infiltrare nella festa di nozze.
GINGER ADLER: E qual è la verità?
DETECTIVE RAMONE: Mi sta dicendo che non lo sa?
GINGER ADLER: Ho conosciuto una donna di nome Sydney Banks con una figlia di nome Lydia. Perché dovrei mentirle?
DETECTIVE RAMONE: È quello che sto cercando di scoprire, signora Adler. Perché per come la vedo io, state mentendo tutti.