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DETECTIVE RAMONE: Signora Brown, mi parli di Lulu Franc. L’ha incontrata la notte del 16 agosto? Vale a dire la prima sera al resort.

EMILY BROWN: So quando sono arrivata al resort.

DETECTIVE RAMONE: Ho saputo che ha incontrato Lulu al bar dell’atrio.

EMILY BROWN: Sì, esatto.

DETECTIVE RAMONE: Ho saputo che voi due siete diventate molto amiche durante il vostro soggiorno.

EMILY BROWN: Immagino che si possa dire così. Per quanto due sconosciute possano diventare amiche nel giro di due giorni.

DETECTIVE RAMONE: Di cosa avete parlato?

EMILY BROWN: Del fatto ben noto che gli uomini sono degli stronzi.

DETECTIVE RAMONE: Capisco. Lulu ha detto qualcosa su suo marito?

EMILY BROWN: Ha detto che lo amava.

DETECTIVE RAMONE: Cos’altro ricorda di quella sera?

EMILY BROWN: Non molto, visto che avevo bevuto almeno una bottiglia di champagne quando sono arrivata al bar e non mi sono fermata. Possiamo arrivare al punto?

DETECTIVE RAMONE: Signora Brown, Lulu ha ammesso la responsabilità della morte di un uomo questa sera. Ecco una fotografia. Lo riconosce?

EMILY BROWN: Be’, non può aver ucciso quest’uomo.

DETECTIVE RAMONE: Perché no?

EMILY BROWN: Perché questo è l’uomo a cui ho sparato io.

DETECTIVE RAMONE: Ammette di aver sparato e ucciso quest’uomo? Con l’aiuto di Lulu?

EMILY BROWN: No, ero da sola con lui sotto il pergolato quando è successo.

DETECTIVE RAMONE: Allora perché Lulu avrebbe confessato di aver ucciso quest’uomo?

EMILY BROWN: Non lo so, detective. So solo che è impossibile che un uomo muoia due volte.

***

Emily aspettò rispettosamente che Lulu sparisse nell’ascensore prima di avvicinarsi a Sydney. «Avrai le braccia distrutte. Sono stata un po’ con i bambini; ho fatto l’insegnante di scuola materna per un po’ di tempo prima di mettermi a lavorare nel marketing» disse. «Sei in piedi da ore. Vuoi che prenda di nuovo Lydia?»

«Sei sicura che non ti dispiace?» Sydney la guardò sorpresa. «Non ho intenzione di importi la mia bambina per tutta la sera. Saresti anche tu in vacanza.»

Emily non riusciva a pensare a nulla che volesse di più che stringere Lydia al petto e immaginare, per un momento, che fosse sua. Ma se avesse detto una cosa del genere ad alta voce, se l’avesse anche solo pensato in maniera troppo ovvia sarebbe sembrata una psicopatica, e qualsiasi buona madre non le avrebbe mai più permesso di avvicinarsi a sua figlia.

Invece disse: «Oh, non mi dispiace affatto. Mangia un boccone. Sei così magra».

Sydney arricciò il naso. «Be’, non è che possa competere con il corpo di Kate… Quando l’ho vista entrare nel resort, ero convinta che fosse una stella del cinema, o una cosa del genere.»

«Abituatici» disse Emily, concentrata sulla bambina. Ora che era così vicina a Lydia, era diventata più di una fascinazione. Una sorta di dipendenza, come la sete di sangue di un vampiro. «Kate è stata perfetta da quando l’ho conosciuta al college: alcune cose non cambiano mai.»

Kate stava ordinando un’altra bottiglia di champagne dal bar: per chi, Emily non ne aveva idea. Lei era passata dall’alcol all’acqua un’ora prima, quando si era resa conto che Ginger la stava guardando in modo strano e pietoso. Emily sapeva come gestirsi, come astenersi, come non farsi notare, e aveva deciso che tenere in braccio quella bambina e provare di nuovo qualcosa era molto più importante che oscurare il suo passato.

Emily guardava anche Kate. Aveva l’aspetto magro e muscoloso di una persona che pagava un sacco di soldi per allenatori, palestre e attrezzature. Poi guardò Sydney, che aveva l’aria sciupata e magra di qualcuno che aveva perso peso a causa dello stress e della mancanza di pasti adeguati.

Emily non era mai stata magra, né aveva avuto problemi di peso o di taglia, ma sapeva che era una cosa rara per una donna sentirsi bene nella propria pelle. Il fatto era che Emily aveva problemi molto più grandi di un numero su una bilancia.

«Non so se hai bisogno di assomigliare a qualcun altro» disse a Sydney. «Penso che tu stia benissimo. Inoltre, devi essere più gentile con te stessa: hai appena avuto una bambina e la cresci da sola. Credo che questo ti renda decisamente forte. Ecco, lascia che ti prenda Lydia.»

«Wow, che bello sentirtelo dire.» Sydney si sporse per passare la bimba fra le braccia di Emily. Lydia sbatté per un attimo gli occhi assonnati e poi si tranquillizzò. «Non so dirti che bene mi fa.»

Per qualche ragione, la gratitudine nella voce di Sydney, combinata con il peso della bambina, strinse il cuore di Emily. Era passato così tanto tempo da quando aveva osato mettere piede nella stessa stanza dove c’era un bambino, senza farfugliare qualche scusa e tirarsi indietro. Non era sicura di cosa le fosse successo quella sera, ma qualcosa era cambiato. Tutto. O forse no, non era cambiato nulla. Chissà qual era la verità.

Eppure, tra il feroce desiderio per Lydia, e un odio annerito per la sua stessa vita distrutta, improvvisamente dette la colpa a lui.

La rabbia la travolse ed Emily tremava mentre si stringeva la bimba al petto. Un’ondata di fastidio la sommerse quando sentì Ginger lamentarsi di qualcosa che i suoi figli avevano fatto sul volo per la California.

Almeno hai dei figli di cui poterti lamentare!, avrebbe voluto gridare. Ma era stata lei a non dire la verità. Quando Lulu aveva detto che Emily non voleva figli, era stato come ricevere un pugno allo stomaco.

Hai capito male, avrebbe voluto dirle. Come avrebbe mai potuto volere un altro figlio dopo quello che era successo a Julia? Sarebbe stato irrispettoso verso la sua memoria. Emily non era stata abbastanza forte da salvare la sua prima figlia, non meritava di avere una seconda possibilità.

Così aveva tenuto la bocca chiusa e aveva annuito, e ora le altre pensavano che lei non ne avesse mai voluti, di figli.

Si era sentita troppo colpevole per contraddire Lulu, come se i suoi desideri fossero un piccolo sporco segreto. Come se dando voce ai suoi veri sentimenti avesse potuto tradire Lulu.

Emily si strinse Lydia al petto, desiderando di poter scivolare via con lei per una piccola e intima poppata. All’improvviso si rese conto che sua figlia avrebbe avuto quasi la stessa età della maggiore di Ginger. Julia non avrebbe avuto più bisogno di poppate, si sarebbe fatta un panino o sarebbe andata a mangiare con gli amici.

Il pensiero la turbò. Non aveva mai pensato a sua figlia come a un’adulta; Julia era rimasta per sempre un bebè nella mente di Emily, ma non sarebbe stato così. Avrebbe dovuto preoccuparsi di una figlia adolescente che contava le calorie e parlava con i ragazzi ed esigeva di stare sui social, e lei avrebbe dovuto dirle che era troppo giovane per queste sciocchezze, e invece no. Ginger aveva tutto questo e ancora non riusciva a esserne grata mentre Emily, di nuovo, si sentiva vuota.

«Ehi, forse posso farle anch’io un po’ di coccole?» Kate fece qualche passo traballante verso la bambina. «È dolcissima, Syd. Mio Dio, è un angelo.»

No! urlò Emily nella sua testa. Vattene! Cercando di controllare l’irrazionale groppo di rabbia che le si era formato nello stomaco, Emily eluse la domanda e disse invece: «Ma l’ho appena presa, e… ha un profumo divino. Non ne ho mai abbastanza del profumo dei bambini piccoli».

«Non dovrei tenerla in braccio, in realtà. Ho bevuto un po’ troppo champagne, ma forse posso annusarla.» Kate si avvicinò un po’ di più, inspirò esageratamente e sorrise. «Seriamente delizioso. Potrei trangugiarla. Magari una coccola domani?»

«Certo» disse Sydney, guardando Kate a bocca aperta. «A proposito di domani, odio interrompere la festa, ma ho davvero bisogno di portare a letto questa signorina. Grazie a tutte per il vostro aiuto.»

Emily sentì la vita che l’abbandonava mentre Sydney terminava i saluti e si voltava verso di lei, in attesa. Emily si trattenne un po’ più del necessario con Lydia, sapendo che Ginger la stava guardando, ma incapace di raccogliere le energie per curarsene. Quando Sydney allungò le braccia, Emily le riconsegnò a malincuore la bambina.

«Forse sono un po’ troppo brilla per trovare la mia stanza» disse Kate con una risata. «Vado a fare due passi fuori, prendo un caffè e mi sgranchisco le gambe.» Guardò l’orologio. «Accidenti, è mezzanotte passata. Qualcuno si ricorda quando chiude il juice bar? Mi farebbe davvero comodo un po’ di acqua fresca di cocco o avrò due borse così sotto gli occhi domani.»

«C’è un negozietto aperto tutta la notte a sinistra dell’entrata» disse Sydney. «Non credo che abbiano succo fresco, ma avranno acqua e altre cose. Se vuoi ti ci accompagno io, ci vuole un minuto.»

«Perfetto» disse Kate. «Andiamo?»

«Io vado a dare un’occhiata ai miei e me ne vado a letto» disse Ginger, con gli occhi che sfrecciavano per un istante verso Emily. «È stato bello parlare con voi.»

Emily si rese conto che tutti la guardavano. Era talmente concentrata sulla bambina che aveva già relegato le altre in fondo alla sua mente. «Giusto! Anch’io vado a letto. Giornata lunga.»

Sydney inarcò le sopracciglia. «Direi.»

Kate emise una specie di risata dal naso. Anche quella riuscì a essere in qualche modo femminile ed elegante. Non è giusto, pensò Emily. Se l’avesse fatto lei, sarebbe sembrata un cavallo asmatico.

Rivolse a tutte un sorriso bonario, ma chiunque avrebbe potuto capire che non era genuino, se avesse guardato meglio. Il dolore persisteva, l’onda di lacrime che si era accumulata nel suo petto premeva per uscire, per sgorgare come le cascate del Niagara.

Perché non poteva scegliere un momento perfettamente accettabile per piangere e attutire il caos? Ieri sera, quando era sola sotto la doccia. Stamattina, quando era troppo sbronza per alzarsi dal letto. Nel bagno dell’aereo dopo che Henry era uscito. Questo era il momento più sbagliato per avere voglia di piangere.

«Sono stanchissima» disse al gruppo. «Grazie per lo champagne, Kate.»

«Ringraziate Max» rise felice Kate. «Ci vediamo domani per il massaggio?»

«Sì.» Emily accettò prima di poter trovare una scusa. Qualunque cosa, pur di uscire da lì. Improvvisamente non riusciva a sopportare il pensiero di vedere ancora Lydia che si stringeva comodamente contro il petto di sua madre o gli occhi di Ginger che la guardavano con un’intensità brutale, pieni di giudizio per cose di cui non sapeva nulla.

Emily prese l’ascensore, ben consapevole che l’orario delle visite era passato da molto. Tuttavia, nulla era “secondo le regole” nella sua relazione con Henry Anonimo. Andò con passo deciso alla sua porta e bussò.

La porta si aprì a metà. Henry era in jeans, quasi come se la stesse aspettando. Non aveva la camicia addosso e la sua tartaruga era abbronzata e appetitosa (o erano due tartarughe? Era possibile?). Aveva un fisico incredibile, ma fu lo sguardo a trapassare Emily.

«Non voglio stare da sola» sussurrò lei, e le lacrime cominciarono a scendere.

Henry Anonimo la guardò cautamente.

Poi aprì del tutto la porta.

***

DETECTIVE RAMONE: Signora DeBleu, vorrei capire di più sul dissidio tra Ginger ed Emily. Come può essere rilevante quando tutto questo è successo più di dieci anni fa?

WHITNEY DEBLEU: Senza offesa, detective, ma una cosa del genere può dirla solo un uomo. C’è un certo codice di comportamento tra donne, tra amiche. Vede, quando tutto questo è successo, Ginger e Frank avevano rotto di recente. Le migliori amiche dovrebbero stare alla larga dagli ex delle altre. Non si fa e basta.

DETECTIVE RAMONE: Ginger non è sposata con Frank?

WHITNEY DEBLEU: Ora sì. Ma al college si erano presi una pausa. Anche Emily era appena uscita da una relazione con questo ragazzo che le piaceva molto, Daniel. Emily era convinta che fosse quello giusto, quindi ci rimase molto male quando lui la lasciò.

DETECTIVE RAMONE: Allora, Emily usciva con Frank?

WHITNEY DEBLEU: Non esattamente. Una sera, dopo qualche bottiglia di vino, l’atmosfera si è riscaldata un po’ troppo. Quando Ginger è tornata a casa, li ha trovati sul divano. Io non c’ero, ma ho sentito che Emily si era tolta la maglietta e Frank era completamente ubriaco… Insomma, non aveva un bell’aspetto. Ma io non ho mai pensato seriamente che avesse qualche importanza. Dopotutto, Frank era venuto per riconquistare Ginger.

DETECTIVE RAMONE: Non sembra che il suo piano abbia funzionato.

WHITNEY DEBLEU: Non c’è da stupirsi che lei sia diventato detective.

DETECTIVE RAMONE: Cosa è successo dopo quella sera?

WHITNEY DEBLEU: L’amicizia tra Ginger ed Emily è andata in fumo, ma credo che poco dopo Ginger sia tornata da Frank. Penso che vederlo con un’altra sia stato lo choc che l’ha spinta a tornare da lui. Ironia della sorte, penso che anche Emily sia tornata con Daniel. In un certo senso, forse è stato un bene che tutto questo sia successo. Ma è una mia idea.

DETECTIVE RAMONE: Lei ha detto prima che non si tiene in stretto contatto con le sue ex amiche del college. Se questo è vero, perché le ha invitate al suo matrimonio?

WHITNEY DEBLEU: Perché sono state le mie migliori amiche per anni! E quando ho proposto l’idea a Kate, che ogni tanto sento ancora, lei ha detto che sarebbe stato divertente stare insieme. Dopotutto, è passato tanto tempo. Le cose sono andate come dovevano andare. Ginger è sposata con l’amore della sua vita e ha tre figli fantastici. Emily è un’insegnante di scuola materna a Chicago, o almeno lo era, l’ultima volta che l’ho chiesto. Kate ha fatto un sacco di soldi a New York. Ho pensato che sarebbe stata una riunione divertente. Voglio dire, non ho mai pensato che sarebbe morto qualcuno.