Nota scientifica

I dispositivi di “Brain Control”, insieme di software e hardware che avvalendosi di sensori neurali consentono di mappare i pensieri umani, esistono realmente.

Questa tecnologia si basa sul principio secondo il quale nel nostro cervello, quando i neuroni interagiscono, la reazione chimica genera l’emissione di un impulso elettrico che può essere misurato.

Lo sviluppo più affascinante di tali dispositivi è stato reso noto nell’ottobre del 2010, quando la rivista «Nature»1 ha pubblicato i risultati di una ricerca realizzata dal California Institute of Technology. L’equipe di Pasadena ha dimostrato che attraverso la corretta interpretazione dei segnali nervosi, ogni tipo di attività registrata dalle cellule celebrali può essere convertita in immagini digitali.

A patto di riuscire a monitorare tutti i neuroni (o la maggior parte di essi), è quindi possibile, in teoria, non solo immortalare i pensieri ma anche rivivere i ricordi, le esperienze vissute e persino i sogni registrati nella fase REM.

Esiste però un limite che a oggi sembra invalicabile: il cervello umano ha un numero di cellule nervose variabile tra i dieci e i cento miliardi. Una mappatura completa dei pensieri richiederebbe un numero altissimo di nanosensori e una capacità di elaborazione ancora fuori dalla nostra portata.

Alcune multinazionali, che si occupano di sviluppare progetti connessi al “Brain Control”, garantiscono che tale tecnologia sarà disponibile solo tra qualche decennio.

Mentono. La tecnologia esiste già.

1 Moran Cerf, Nikhil Thiruvengadam (e altri), On-line, voluntary control of human temporal lobe neurons, in «Nature», vol. 467, pp. 1104–1108, 28 ottobre 2010.