Capitolo 15
Colline del Chianti, 26 dicembre. 12:09.
L’esperimento era terminato da quasi mezz’ora e nella biblioteca erano rimasti soltanto Cavalli Gigli, il soggetto B, Meredith e Julia. Una luce pallida, che conferiva all’ambiente un color seppiato, penetrava dalle porte-finestre affacciate sul giardino. Oltre si scorgevano le colline avvolte nella nebbia.
«Come le avevo garantito, è stato molto facile», esordì la donna sfoderando un sorriso di circostanza. Il suo volto era stanco. «Credo ne sia valsa la pena, no? Il vezzo di gioventù di mio marito le consentirà di guidare gli Uffizi ancora per molto… E poi ha donato alla scienza solo pochi minuti del suo tempo…».
Il soprintendente sospirò, ma in effetti era molto contento.
Timothy Dempsey e Yukiko Nakamichi, intanto, avevano smontato le attrezzature e le avevano caricate sul furgone nero, che proprio in quel momento si dirigeva verso la città.
Improvvisamente un rumore sordo echeggiò oltre la porta.
Julia scattò in piedi, i suoi sensi allenati al pericolo avevano avvertito qualcosa di anomalo. Mise la mano sul calcio della pistola e rimase immobile.
Cavalli Gigli e Meredith si guardarono stupiti. «Che succede?», chiese l’uomo, allarmato.
La guardia del corpo non rispose, era certa di non sbagliarsi. I suoi muscoli erano in tensione.
Un secondo dopo la porta della biblioteca fu spalancata. Entrarono tre uomini: quello davanti era un orientale ed era spalleggiato da un gigante nero di due metri. Dietro di loro c’era un giovane in abito blu.
«Chi siete?», chiese con tono sprezzante il padrone di casa. «Questa è una proprietà privata!».
Hide Tanaka sorrise. Un sorriso che metteva i brividi. «Fate come vi diciamo e nessuno si farà del male». L’uomo parlò in inglese con un accento piatto, come se fosse quasi annoiato di trovarsi lì in quel momento. Mentre sorrideva, estrasse lentamente una semiautomatica con la canna dorata.
Julia, intanto, era immobile, in piedi accanto al divano sul quale erano ancora seduti la regina e Andrea Cavalli Gigli. Cercava una via d’uscita. Doveva agire subito, prima che gli uomini si avvicinassero troppo. Tra loro e gli assalitori c’era solo un grande tavolo per riunioni con un vaso di ceramica nel centro.
Meredith dette un’occhiata alla sua borsa. Dentro c’era la Glock 29 che aveva portato con sé: era così piccola che poteva essere impugnata soltanto con tre dita, mentre il mignolo rimaneva fuori dal calcio.
«Immagino sappiate cosa sono gli OCS…». Tanaka non riuscì a finire la frase perché in quel momento Julia estrasse la sua pistola ed esplose un colpo. Fu talmente rapida che nessuno dei tre intrusi fece in tempo a rispondere al fuoco.
Il giapponese sembrò sorpreso, più che impaurito. Si mise al riparo dietro il tavolo e per un istante ripensò, seccato, alle rassicurazioni che aveva ricevuto prima di accettare quella missione “Sarà un gioco da ragazzi…”. Tutt’altro! Fare da bersaglio non era in programma.
Il proiettile di Julia era andato a colpire quello che la donna voleva: il vaso posizionato sul tavolo, che si frantumò in mille pezzi. Aveva creato un diversivo per dar modo alla sua protetta di spostarsi verso le porte-finestre che davano sul giardino, dietro di loro.
In pochi secondi la situazione precipitò. Tanaka non si sarebbe fatto scrupolo a ucciderli tutti ma non era quello che aveva programmato. La missione avrebbe dovuto essere semplice: prendere il dispositivo e tornare a casa. “Doveva essere un gioco da ragazzi…”.
Meredith approfittò del diversivo per avvicinarsi a Julia. Mentre si spostava di pochi passi estrasse anche lei la Glock 29. La sapeva usare ma si era sempre augurata di non doverlo fare.
Il nero, intanto, si era rintanato nel corridoio insieme all’altro mercenario. Se le due donne fossero riuscite a raggiungere la porta-finestra, per sbucare sul giardino, non avrebbero avuto scampo: sarebbero cadute tra le braccia del loro complice, che li attendeva accanto alla Land Rover. Ormai doveva avere di certo neutralizzato l’autista della regina. Decise che valeva la pena provare. Lanciò un’occhiata al giovane accanto a lui e gli ordinò di entrare.
Il ragazzo obbedì. Con una mano appoggiata all’orecchio destro, per sentire eventuali istruzioni via radio, si abbassò e sgattaiolò dietro il tavolo.
Cavalli Gigli intanto era una maschera di paura, bianco come un cadavere. Uno degli aggressori si stava avvicinando lungo la parete, strisciando la schiena sugli scaffali stracolmi di libri. Nel frattempo le due donne si stavano allontanando dalla parte opposta.
Improvvisamente altri spari. Julia, dopo aver notato il giovane che stava procedendo appoggiato alla libreria, esplose due colpi in rapida successione. Lo mancò, ma lo costrinse a rifugiarsi dietro il busto di una statua di marmo.
Nel frattempo, il nero aveva raggiunto la parte opposta della stanza e avanzava verso Meredith. Appena Tanaka comprese le intenzioni del suo uomo, puntò la sua Walther verso la vetrata e fece fuoco per coprire il mercenario.
Julia lo notò con la coda dell’occhio e, nello stesso istante, anche il giovane dalla parte opposta si alzò in piedi con la pistola in pugno. I due li avevano accerchiati e da sola non sarebbe riuscita a eliminarli entrambi.
Meredith capì che c’era bisogno di lei. Scambiò un’occhiata fugace con la sua guardia del corpo e la raggiunse, le mani tese e l’arma puntata verso la libreria.
L’uomo dalla parte opposta stava facendo lo stesso, con la canna della pistola dritta verso di lei. Ma indugiò prima di sparare: tra loro c’era ancora Cavalli Gigli, immobile come una cera di Madame Tussauds.
Julia ne approfittò per occuparsi del mercenario che le si faceva incontro: puntò l’arma ed esplose altri tre colpi ravvicinati. I primi due andarono a vuoto, frantumando le finestre che davano sul giardino, ma il terzo proiettile colpì il bersaglio. L’uomo portò la mano alla spalla e si accartocciò sul pavimento.
Fu in quel momento che successe qualcosa di inaspettato: Meredith e il giovane appoggiato alla libreria si mossero quasi contemporaneamente e, nello stesso istante, spararono.
Nessuno dei due venne colpito ma, nel centro del locale, Cavalli Gigli emise un gorgoglio sordo.
La ex miss Nevada si fissò le mani, incredula. L’aveva colpito lei oppure era stato il giovane?
Il padrone di casa portò d’istinto le mani alla gola, un fiotto di sangue zampillava dalla ferita.
Nel frattempo Julia si era liberata del nero e aveva aperto la porta finestra: la sua Honda Hornet era poco distante, proprio dietro alla limousine di Meredith. Sparò altri due colpi in direzione di Tanaka e poi trascinò via la sua protetta.
Il giovane appoggiato alla libreria intanto era immobile, a pochi metri dal soprintendente. Il suo sguardo si soffermò sul collo di Cavalli Gigli: tra le dita il sangue scorreva copioso.
Poi vide la pistola fumante tra le sue mani.