Capitolo 14
Colline del Chianti, 26 dicembre. 12:01.
Il drone sperimentale SR/C Shadow volava alto e silenzioso sopra i filari di un vigneto. Si abbassò improvvisamente su una radura e, appena ebbe individuato il suo bersaglio, cominciò a girare in cerchio come un avvoltoio.
A tre chilometri di distanza, la Land Rover bianca era lanciata a tutta velocità lungo una strada costeggiata da cipressi. Al suo passaggio, una nuvola di polvere si alzava dal manto stradale sterrato per poi riposarsi, come un inchino, subito dopo.
«Tre persone dentro la casa», annunciò uno dei due mercenari seduti dietro. Osservava l’immagine della villa ripresa dall’alto. In corrispondenza del tetto, si vedeva il disegno di figure umane, rosse, immobili, probabilmente sedute.
«Scorta armata?». Hide Tanaka era seduto al posto del passeggero e accarezzava l’incisione dorata della sua Walther PPK. Era la sua arma preferita, e non solo perché era sempre stato un fan di James Bond. Di quella pistola apprezzava la lunga storia legata alla Germania nazista, oltre naturalmente alla sua maneggevolezza e al suo peso contenuto. Più di tutto, però, gli piaceva la splendida incisione, con intarsio dorato, di un drago sulla canna. Era stato l’ultimo regalo di suo padre.
«Negativo», fece l’uomo che osservava i dati inviati dai sensori del drone.
Al volante c’era Rafael, lo sguardo truce. Quando incrociò un furgone che veniva dalla direzione opposta mormorò qualcosa tra i denti. Fu costretto a rallentare per lasciarlo passare ma ripartì subito dopo.
«Bene, allora il tuo battesimo del fuoco dovrebbe essere più liscio del previsto», sibilò Tanaka all’indirizzo del più giovane dei quattro, seduto dietro di lui, e alla sua prima missione.