Capitolo 5

Parigi, Capodanno. 05:42.

La Lamborghini, con lo sportello del passeggero ancora sollevato, schizzò sull’asfalto di Rue de Rivoli e si diresse verso Place de la Concorde.

Meredith aveva già guidato molte volte auto di quel tipo. Suo marito, lo sceicco Mohamed bin Saif Al Husayn, aveva nel suo garage diciannove Ferrari, sette Porsche e tre Lamborghini. Tra queste c’era una Aventador uguale a quella che stava guidando. Da quando Mohamed si era ammalato, non aveva più avuto occasione di mettersi al volante e così, nelle torride notti di Dubai, lei lo aveva fatto per lui, registrando e riportando ogni sensazione e brivido.

Il loro era stato amore a prima vista. Si erano conosciuti a Las Vegas dove Meredith lavorava come ballerina. Lei aveva ventidue anni, lui cinquantadue: trent’anni superati con un semplice sguardo. Lo sceicco aveva chiesto di poterla incontrare dopo lo spettacolo e il padrone del locale, ben ricompensato, lo aveva autorizzato ad andare nei camerini.

Ciò che aveva più colpito la ragazza era stata la cortesia dell’arabo. Era abituata a doversi difendere da uomini di ogni genere che, per il solo fatto di aver pagato un biglietto, pensavano di poter disporre di lei come desideravano. Mohamed invece l’aveva trattata con rispetto, forse ammaliato dalla sua grande bellezza, dalla sua pelle ambrata, dalle forme prosperose, dai capelli neri e lisci e dai profondi occhi color nocciola.

Meredith non era una donna che passava inosservata e quattro anni prima aveva anche indossato la corona di Miss Nevada. Il titolo, però, a dispetto di ciò che aveva immaginato, non le aveva aperto le porte del cinema o della moda. Era bastato poco perché tutti si dimenticassero di lei. Da quel momento aveva cominciato a lavorare come ballerina e all’occorrenza aveva fatto anche da escort. Non era fiera della sua vita, ma si ripeteva ogni giorno di non avere avuto alternative migliori.

Ciò che colpì il suo futuro marito, oltre alla bellezza, furono altre qualità: era una ragazza solare e condivideva con lui la passione per l’arte. Il periodo che preferiva e che aveva studiato sui libri era il Rinascimento fiorentino. Lo stesso prediletto dallo sceicco.

L’arabo, che proprio in quel periodo stava organizzando in un hotel di Dubai una mostra su Botticelli, l’aveva così invitata oltreoceano. Lei aveva accettato, convinta di fare una breve vacanza, e invece non era più tornata nella città del gioco: tre mesi dopo era diventata la quinta moglie di Mohamed bin Saif Al Husayn, monarca senza un trono ma con un patrimonio stimato di quarantacinque miliardi di dollari.

Meredith scalò la marcia e il ruggito del 12 cilindri fece da contrappunto al battito del suo cuore.

I giardini delle Tuileries, illuminati da luci pallide, le scorrevano alla sinistra. Oltre lo sportello aperto della Lamborghini, dalla parte opposta, vedeva invece file ininterrotte di porticati e di vetrine che riflettevano i fari dell’auto.

Sbirciò lo specchietto retrovisore: la berlina nera era dietro di lei, sembrava che fosse sbucata da Rue de Castiglione. Era distante almeno cinquanta metri e, fortunatamente, perdeva terreno.

Quell’uomo, ne era certa, era lo stesso di Firenze. Lo aveva visto solo per una frazione di secondo ma era assolutamente sicura che fosse lui. Non sapeva chi fosse, ma aveva immaginato cosa volesse! Per quella stessa ragione, il soggetto B era morto...

Appena tornò a guardare l’asfalto illuminato dai fari, un furgone le si materializzò davanti: procedeva lento, in retromarcia, e stava invadendo l’intera carreggiata. La strada, in quel punto, era larga, ma lungo il marciapiede, a ridosso della cancellata dei giardini, c’era una fila di auto in sosta. Sterzò di scatto ma non fu abbastanza veloce. La porta ad ala di gabbiano della Lamborghini, che dondolava a un metro dal tettuccio dell’auto, strisciò sulla parte posteriore del camion e poi saltò via con sorprendente facilità. Lo stridio di lamiera la fece sussultare.

Dietro di lei, la berlina sterzò di colpo, per cercare di evitare quel proiettile giallo sparato a duecento all’ora. Lo sportello picchiò prima sull’asfalto e poi, come se avesse rimbalzato su un grande tappeto elastico, fu sparato verso il cielo.

Meredith osservò la scena dallo specchietto retrovisore e quando si rese conto che i suoi inseguitori erano riusciti a schivare la portiera, scalò nuovamente la marcia.

La Lamborghini prima ringhiò come un predatore della giungla e poi cominciò a divorare l’asfalto facendole guadagnare terreno. Senza la zavorra dello sportello aperto, l’auto era più stabile. Quando giunse su Place de la Concorde, Meredith la fece sbandare più volte, come in una chicane, per immettersi sulle quattro corsie di Cours-la-Reine.

Nei pressi dell’obelisco era ferma un’auto della Gendarmerie. I due agenti, a quell’ora della notte, sembravano tutt’altro che vigili. I turni per garantire che le celebrazioni dell’ultimo dell’anno si svolgessero senza incidenti erano stati estenuanti. Vedendo il bolide giallo sfrecciare su Place de la Concorde, quello alla guida si rianimò di colpo. Accese la sirena e partì.

Intanto la Lamborghini aveva perso terreno sulla berlina: un grosso cantiere stradale occupava metà di Cours-la-Reine costringendola a rallentare. Lì la strada cominciava a scendere, per infilarsi sotto il Pont de l’Alma, e Meredith non si accorse che in fondo il tunnel un grosso fuoristrada aveva appena invertito il senso di marcia. Era una grossa Land Rover bianca e adesso procedeva contromano verso di lei.

Il bolide si infilò nella galleria con la berlina dietro, sempre più vicina, e il SUV che invece procedeva sparato nella sua direzione.

Quando la vide era troppo tardi. Azionò il freno a mano nel tentativo di schivarlo, ma l’auto senza uno sportello divenne improvvisamente ingovernabile e cominciò a ruotare su se stessa.

Meredith non si rese conto di nulla. Tutto cominciò a vorticare. Dopo alcuni secondi un frastuono assordante spezzò la corsa della Lamborghini, che si accartocciò contro uno dei piloni del tunnel. L’ultima cosa che vide, fu il bianco dell’airbag.

La Honda Hornet di Julia si infilò nel tunnel de l’Alma trenta secondi dopo. La polizia era già lì ma nella fuoriserie non c’era nessuno. Di Meredith non c’era traccia.