Capitolo 17

Venezia, Capodanno. 09.35.

A Venezia soffiava un vento gelido. Si insinuava sibilando tra le strette calli del sestiere di Castello e risaliva verso piazza san Marco, riempendo il silenzio e animando le acque salmastre dei canali.

Il cielo era terso e sereno ma nuvole plumbee avanzavano dalla laguna come una flotta di navi minacciose.

L’uomo entrò nell’austera biblioteca, attigua alla chiesa templare di San Giovanni Battista in Bragora, e la attraversò trascinando la gamba destra. Davanti a lui si apriva un ampio salone, segnato da una fila di colonne tortili che culminavano sul soffitto con archi gotici. Dalle travi di quercia pendeva un grande lampadario di Murano e alle pareti erano posizionate ingombranti scaffalature scure, cariche di libri antichi.

Raggiunse una massiccia scrivania accanto a un ampio focolare. Il camino aveva una canna fumaria annerita dalla fuliggine e la parte superiore di legno intarsiato. Aveva un aspetto molto antico.

L’uomo si sedette sulla poltrona di velluto e fissò l’entrata, dalla parte opposta del salone, che da quella posizione poteva controllare senza muoversi. Indossava un abito elegante, camicia bianca e cravatta nera, i capelli color argento erano perfettamente pettinati. Ma il suo era un viso cinereo, liscio e cadente. Oltre che nell’aspetto, era anziano anche nei modi.

La pergamena era ancora lì, sul tavolo, esattamente dove l’aveva lasciata. Era chiamata Sex dierum iter, ed era stata scoperta dieci anni prima da un giovane archeologo finlandese.

L’uomo sospirò: quel documento, dimenticato per settecento anni nell’archivio dell’Ordine, aveva rivelato la sua importanza solo negli ultimi sei mesi e, purtroppo, l’aveva messo di fronte al suo solenne giuramento di proteggere la Chiesa di Roma.

Inforcò un paio di occhiali color tartaruga e si chinò per leggerlo ancora una volta: vergato con inchiostro nero, in caratteri gotici, era composto da un unico foglio incompleto, probabilmente parte di un rapporto o di una lettera. Ciò che si vedeva chiaramente erano le righe superiori, il titolo e la data: A.D. 1217.

Ma purtroppo era sufficiente… Era uno dei pochi indizi mai ritrovati per rintracciare il papiro.

Dopo un’attenta riflessione, prese in mano il cellulare e richiamò un nome dalla rubrica: “Toro”.

Il telefono squillò a lungo, poi un uomo assonnato rispose con un sibilo.

«È ricominciata», spiegò l’anziano, la voce poco più di un sospiro. «Temo che avrò ancora bisogno di te!».