Domenica 18 marzo
1.15 Ufficio del commissario capo
Santandrea terminava di bere il caffè, Vivacqua stava alla finestra sul cortile dove in un attimo si scatenò il putiferio. Una dozzina di agenti erano corsi alle volanti e si era messo in moto il capo dell’Antidroga, uno della vecchia guardia arrivato da Livorno.
«C’è aria di retata» disse Vivacqua da sopra la spalla. «Sai niente?»
«No, chi c’è?»
«Catapane.»
«Non farei cambio con il loro giro neanche se mi pagassero in cocaina.»
«Perché il nostro profuma di gelsomino» fece Vivacqua. Tornò al ponte di comando e prese la fotografia di Marco Palazzi. Sulla scrivania il caos primordiale dava spettacolo di sé.
«Dicevi della dentista, la Carulli» riprese Santandrea.
«Per la verità ho concluso.»
«Sì, ma qual è la tua impressione?»
«Che nessuno ha la compiacenza di collaborare per concludere questa recita da due soldi.»
«Mente?»
«Dice cose credibili, non false, ma non vere. Piuttosto, la visita dal Doge?»
«Dice che va tutto in mona!»
«Ha detto nient’altro sulla questione dei carabinieri di Pinerolo?»
«Ho promesso che lunedì manderemo gli aggiornamenti completi.»
«Ecchediavolo, ti avevo detto di non prenderti rogne.»
«Perché non lo dici tu al capo che siamo spiacenti, ma a causa di fuoco amico non possiamo lasciare la canna da pesca in mano a nessuno. Che per motivi di sopravvivenza abbiamo bisogno del trofeo e la collaborazione se la può scordare.»
«Sì, va be’. Novità sull’albanese?»
«Non mi ha detto nulla; ha voluto che giurassi sul fatto che i nostri non c’entrano niente con il pasticcio delle Molinette, cioè con i due che hanno trovato ammanettati; tra parentesi, uno ne ha per dieci giorni d’ospedale.»
«E tu?»
«Io sono su uno scivolo insaponato che diventa sempre più ripido, sto prendendo velocità e vedo i cancelli dell’inferno spalancarsi sotto di me: ho giurato.»
«Bravo, ti nomino quello che vuoi, chiedi e ti sarà dato. La Disciplinare?»
«Minella ha già presentato i preliminari dell’indagine, tra l’altro domani verrà in reparto a prendere un altro paio di fascicoli nei quali risultano sparatorie e feriti nella squadra. Ci andrà pesante.»
«Va be’, questa storia finisce tra due ore, quant’è vero che sono un siciliano scassacazzi. Abbiamo fatto progressi con le ricerche sugli hotel e sui nominativi provenienti dal Sud America?» tagliò corto il commissario.
«Nessun riscontro per adesso.»
«Quasi quasi lascerei perdere.»
«Immaginavo. E siccome non sei il tipo che molla, devo presumere che hai puntato gli occhi da un’altra parte. Posso sapere anch’io cosa ti passa per la mente?»
«Se leggi i rapporti, dai un’occhiata alle foto e alle stronzate che abbiamo inseguito, ci arrivi pure tu. Sai niente del lavoro che ho dato a Carbone?»
«Me ne ha parlato, ma non so che cosa ha ottenuto.»
«Non importa, tra poco glielo chiederò di persona» guardò l’orologio: «Andiamo?».