12.50 Villa Capitano

Eugenio stava seduto in cucina, tastava il gonfiore sullo zigomo e faceva piccole smorfie di dolore.

«Togli quelle mani sudice» rimproverò Margherita.

«È gonfio.»

«Ringrazia tuo cognato; comunque non morirai per quel taglietto.»

Tony sbirciò dalla finestra che dava sul cortile. «Non dovremmo stare tutti qua.»

«Non tornerà fino a stanotte. Se n’è andato con quella tipa» ribatté Margherita.

«E se non lo vediamo entrare e sale da Afdera?» piagnucolò Eugenio.

«Smettila di fare l’uccellaccio del malaugurio e cerchiamo di non fare altre cazzate.»

«Io lo aspetterei al buio e lo metterei sotto con la macchina.»

Tony lanciò un’occhiata a Margherita e scosse la testa.

«Tu è meglio che stai zitto e lasci fare noi» replicò Tony.

La donna andò verso i fornelli e regolò la fiamma. «Tra dieci minuti a tavola.»

Tony andava avanti e indietro, con un occhio sull’ingresso della villa. «Che cosa si sono detti?»

«Non sono riuscita a sentire molto. Il bastardo mi allontana ogni volta che sono nei dintorni.»

«Le ha mostrato la casa» commentò Eugenio. «Mi manda via» prese a far scrocchiare le dita.

«E a noi non pensi?» sbottò Margherita. «Vuoi vederci in mezzo a una strada? Se non ci siamo io e Tony, come te la cavi? Pensa alla vita che farai in un istituto, da solo.»

«Gli parlo, glielo chiedo per favore. Dico che ho bisogno di voi, che mi lasci in pace.»

«Dio santissimo, ma ti rendi conto di quello che dici? Non si fermerà, mettitelo in quella testona bacata: vende tutto, fa il pieno e sparisce.»

«Non ancora. Non lo può fare» sentenziò Tony.

«E se avesse capito?» soffiò Margherita.

Per un attimo nella stanza calò il silenzio.

«Non credo. Sta muovendo gli ultimi passi, ma non può mollare tutto, non ancora. Che cosa hai sentito?» riprese Tony.

«Quando erano sulle scale la donna ha chiesto se aveva fretta di vendere.»

«È un’agente immobiliare, è chiaro. E lui cosa ha risposto?»

«Ha detto che ha altri progetti e vuole avere le mani libere.»

Eugenio riprese a frignare.

«Poi?» sollecitò Tony.

«Non ho sentito per un bel pezzo.»

«Quando mi sono avvicinato io, parlavano di due mesi» disse Eugenio.

«Stavano trattando la casa, questo è sicuro, perché quando ho portato i caffè lei ha sparato una cifra: tre milioni». Margherita spense il fuoco e scolò la pasta. «A tavola.»

«Ah, stavo per dimenticare: la donna ha messo un foglio sul tavolo.»

«E lui?»

«Non so cosa ha fatto.»

Tony restò impalato, pensieroso. «Siamo agli sgoccioli.»

«Sono giorni che lo diciamo. Ci sta scappando di mano, bisogna ammetterlo. Troppi contrattempi» commentò Margherita.

«A proposito: è tornata la vecchia?»

«Sì. Non si rassegna.»

«Che cosa le hai detto?»

«Niente. Non ho aperto. Vedrai che tornerà.»

«Speriamo di no.»

«Se torna?»

«Troveremo una soluzione.»

Eugenio iniziò a mangiare svogliato, gli occhi luccicanti di lacrime. Tony fece un segno a Margherita e uscì.

«Andrà tutto bene, vieni qui, vieni da me, ci pensiamo io e Tony» fece Margherita. «Devi solo restare buono, e le cose si metteranno a posto, vedrai.»

Le molliche del commissario: La prima indagine di Vivacqua
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