Walkiria Nera:
Claudia Salvatori

 

 

 

Una lama che fende le tenebre

 

CLAUDIA SALVATORI è un’autrice assolutamente sui generis. Poliedrica e provocatoria. Estrosa ma professionale. I suoi testi sanno avvincere come ammaliare, inquietare come sorprendere. A volte, paga ingiustamente lo scotto di apparire troppo “colta” per la fiction evasiva e troppo affezionata ai canoni della cosiddetta narrativa “popolare”, un valore non riconosciuto in pieno né dai lettori estremamente superficiali né dagli ambienti critico-letterari più snob. Lei, ovviamente, è consapevole di queste ripercussioni, ma la volontà nel perseguire il suo percorso è salda. Intervistata da Renzo Saffi (su www.borderfiction.it, aprile 2008) in occasione dell’uscita di Golden Dawn, ha affermato: «I miei modelli letterari risalgono all’Ottocento, quando la narrativa popolare veicolava temi universali, prima che si arrivasse al divorzio fra l’arte e il piacere (la voglia) di leggere». 

Il suo primo romanzo è  Più tardi da Amelia, pubblicato nel 1985 da “Il Giallo Mondadori” in qualità di vincitore del premio Tedeschi. Seguono Columbus Day, Mistero a Castel Rundagg, Schiavo e padrona (da cui viene tratto il film Amorestremo, con Rocco Siffredi), Superman non muore mai, La canzone di Iolanda, Sublime anima di donna (premio Scerbanenco 2001), Il sorriso di Anthony Perkins, La donna senza testa, Nessuno piange per il diavolo. Sua anche la biografia romanzata Ildegarda: badessa, visionaria, esorcista. Firma sceneggiature per cinema e per fumetti (“Lanciostory”, “Intrepido”, “Skorpio”, “Gordon Link”, “Nick Raider”, “Julia” e anche per testate della Disney). È editor della collana “Codice Giallo” (De Ferrari). 

Ammettiamolo: l’entrata in scena della Salvatori come autrice di “Segretissimo” è stata una vera sorpresa. Di quelle che fanno parlare. Così come ha fatto discutere la sua spia, dal nome in codice “Walkiria Nera”. Argomenti di disamina della serie ideata dalla Salvatori certo non mancano. Innanzi tutto, la formula narrativa, che è indubbiamente atipica per questa collana: l’autrice unisce con nonchalance i crismi della scrittura “di genere” ad uno stile che si concede, senza forzature, a lessico e modelli più “letterari”. In tal senso, si nota pure la scelta della coniugazione presente, funzionale a rendere il contesto storico più odierno, meno staccato. Più vivibile dal lettore. Del resto, ha colpito anche la stessa decisione di fondere romanzo storico e spy story, rinunciando all’attualità (solo apparentemente, perché la storia è anche uno specchio in cui riflettersi... e riflettere) in favore degli appassionanti (in quanto altrettanto lerci) intrighi del passato. Nel ricordare che il “gioco” della diplomazia e dello spionaggio è sempre esistito, la Salvatori colpisce duro, lanciando una sfida complessa quale quella di una documentata ambientazione nella Germania e nell’Europa degli anni Trenta: uno scenario brulicante di attività segrete, intrallazzi politici, intrighi clandestini e accordi internazionali, ipocrisie e false cecità. Ultimo aspetto vincente, oltre che coraggioso, di questa saga pur sempre evasiva è infine lo straordinario approccio “da dentro” del fenomeno del nazismo, vissuto (inizialmente) con slancio emotivo e idealistico dalla protagonista: Kira von Durcheim. 

Tutte queste caratteristiche hanno aggiunto un’ennesima, preziosa, variante al patrimonio di “Segretissimo”. Anche a costo di irritare qualcuno, per una ragione o per l’altra... 

Ma chi è dunque Kira, la Walkiria Nera?

«Una lama che fende le tenebre». Così la definisce uno degli attori della Genesi del male, il primo dei due romanzi sinora pubblicati. Una buona definizione. Non esaustiva, però. Perché Kira è, nel contempo, parte di quella stessa tenebra. 

La tenebra, come metafora storica e sociale, è la Germania nazista al cui servizio Kira diventa abile spia, catalizzata (sedotta?), nonostante le sue remore morali, dall’ideologia hitleriana e dal fascino perverso di alcuni suoi araldi, Rudolf Hess in primis. 

La tenebra, come metafora individuale, è invece quella di un profilo psicologico complesso, ideato con molta cura. A partire dalla difficile infanzia, priva di riferimenti femminili, con un padre amato ma, indebolito da droghe e debiti, suicida. Un lascito che precipita Kira in un’adolescenza drammatica, tormentata, spesso illecita, talvolta cruenta. Sino alla possibilità della rinascita, quella che fa di lei un’affascinante e carismatica diva del cinema muto e la pupilla di Hess. Ma, soprattutto, un formidabile agente segreto dell’NSDAP, il Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei. Il partito nazista. 

Atmosfere d’epoca, filmate in un bianco e nero penetrante, sfumato a tratti di erotismo morboso. Inquadrature che si muovono sicure tra primi piani e scenari. Una sceneggiatura calibrata dei dialoghi. Una ripresa che accelera senza indugio all’incalzare della trama, all’esplodere dell’azione. Un film in cui Kira recita la sua parte da eroina, con tutte le contraddizioni di chi agisce con onestà, lealtà e coraggio per la causa sbagliata. Da ideali forti e ideologie plagianti. Mentre il lettore si chiede, d’istinto, sino a quando, sino a dove... 

In Golden Dawn, impegnata in un’operazione mirata a stabilire una possibile alleanza anglo-tedesca, Kira inizia infatti a confrontarsi con una frattura nelle sue convinzioni. Quella dolorosa consapevolezza di chi ci ha creduto sul serio. Quali saranno i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue reazioni nel terzo episodio (titolo provvisorio: Missione Lebensborn), dove diventerà evidente il progetto nazista di creare una super-razza ariana selezionata? 

Oltre ai vari gerarchi nazisti, Hitler compreso, nella serie recitano, da interpreti o da comparse, figure storiche come Fritz Lang, Josef von Sternberg, Leni Riefenstahl, Aleister Crowley, Ian Fleming, Kim Philby, Maxwell Knight, T.E. Lawrence...

In Legion, Claudia Salvatori riprende uno dei misteri eccellenti della storia nazionale: la scomparsa di Ettore Majorana. Genio visionario della fisica, allievo (superiore al maestro) di Enrico Fermi, uomo dall’animo tormentato ma dalla mente eccezionale e anticipatrice, dunque appetibile per lo sviluppo (scientifico e, di conseguenza, bellico) delle nazioni, il 25 marzo 1938 Majorana partì da Napoli con un piroscafo per Palermo, lasciando solo alcune lettere in cui annunciava la propria scomparsa. Di lui non si seppe più nulla. Nulla di assodato, almeno. 

Nel racconto qui proposto, alle principali congetture sulla sua sorte, la Salvatori aggiunge una possibile, umana e poetica, interpretazione a una delle frasi che egli lasciò scritte, prima di sparire definitivamente.

«Il mare mi ha rifiutato.»

 

 

WALKIRIA NERA IN “SEGRETISSIMO”

 

n. 1526 - La genesi del reale (2007) 

n. 1537 - Golden Dawn (2008)