3.
La casa dei re-auguri
(Fig. 3)
Nel settore orientale del lucus Vestae era un lotto riservato alla domus dei re-auguri latino-sabini: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio e Anco Marcio. Benché eretta in tecnica capannicola, essa ha l’aspetto di una prima dimora aristocratica.
Sotto la grande sala posta al centro della domus è stata rinvenuta una precedente piccola capanna rettangolare che aveva davanti a sé altre tracce di pali. Si trattava di una taberna o meglio di un tabernaculum: la capannetta provvisoria che il re-augure erigeva davanti allo spazio rettangolare (templum), segnato dalle altre tracce di pali, necessario osservatorio per interpretare i segni provenienti dal cielo, come i tuoni. Immaginiamo il re seduto sul trono (solium) posto davanti alla porta e sotto il tettuccio o “protiro” che la proteggeva. Si trattava in questo caso, probabilmente, di un augurium stativum, volto cioè a ottenere l’autorizzazione divina per stabilire in quel luogo la domus Regia e forse anche lo stesso lucus Vestae che la accoglieva. Secondo la leggenda, la volontà favorevole di Giove si sarebbe manifestata con fulmini e con uno scudo (ancile) caduto dal cielo (Ovidio, Fasti, 3.351 sgg.), considerato il massimo talismano di Roma.
Compiuto il rito, ottenuto il divino assenso e obliterati il tabernaculum con il suo templum – strutture entrambi provvisorie – è stata eretta, al di sopra, la domus Regia nella quale abiteranno ufficialmente i re-auguri, i quali ospitavano il prodigioso scudo chiamato ancile insieme a undici sue copie volte a proteggerlo.
Alla domus Regia si accedeva dalla summa Nova via, tramite un’ampia corte. La Sacra via scorreva in quel tempo sul retro della casa, situata ancora al fondo del fossato che correva tra Velia e Palatium, per cui poco serviva per accedere al lucus Vestae. Al centro della dimora era una grande sala (mq 40), dotata di ampia falda prominente del tetto o “protiro” sorretta da due grandi pali. Altri due pali reggevano la copertura straminea. Possiamo immaginare alle pareti i talismani legati alla sovranità: le hastae di Mars e l’ancile caduto dal cielo con le sue undici repliche; questa sala/sacrarium poteva contenere anche il praefericulum e la secespita di Ops, cioè il vassoio e il coltello sacrificali usati nel rito di questa dea. Alla base delle pareti era un bancone, che poteva accogliere una trentina di persone; 30 erano i rioni o curiae della città e i loro rappresentanti. La sala doveva ospitare le riunioni del consiglio regio e banchetti ancora da seduti, ché l’abitudine di cibarsi sdraiati è più tarda (dalla fine del vii secolo a.C.). Ai lati della sala erano: a ovest un grande ambiente (un cucinone?), dotato di recesso (per il focolare?), e a est altri due ambienti (cubicula?). I pali del protiro e altri pali posti davanti alle altre stanze reggevano le falde del tetto.
In corrispondenza del tratto di muro conservato al limite sud dell’ambiente 7 è stato rinvenuto un deposito di fondazione, costituito da una tomba infantile, creato mentre si costruiva la dimora. I depositi fatti durante la costruzione o l’obliterazione non sembrano tombe normali, che pure esistono se però connesse alla vita della casa. Potrebbe trattarsi di sacrifici umani reali o in diverso modo simulati. Nelle necropoli esterne all’abitato erano inumati, a partire dal secondo quarto del ix secolo a.C., solamente gli adulti, mentre gli infanti potevano essere seppelliti nella abitazione o presso di essa.
Per il culto dei Lares nel lotto a occidente della domus Regia, probabilmente comunicante con essa, anche per le fasi che seguono, si veda l’Angolo 4.
A poco dopo, tra il 730 e il 720 a.C., si datano i primi rifacimenti della domus Regia. La sala dispone ora di un “protiro” sorretto da tre grandi pali e contiene una tomba di infante, relativa alla vita di questa casa, che verrebbe a trovarsi sotto il bancone, ipotizzato anche per questa fase. Nella stanza a ovest della sala il recesso è stato ampliato e nel primo ambiente a est figura ora un focolare.
Tra il 720 e il 700 a.C. la domus si ingrandisce e assume una forma a “L”. Nella stanza a est, dotata di focolare, viene allestito un recesso per accoglierlo. Nell’ala aggiunta lungo il limite est del lucus viene apprestata una seconda sala fronteggiata da una porticus. Si trattava forse del sacrarium di Mars e Ops, dove sono stati probabilmente spostati anche le hastae Martis e gli ancilia. Se così è stato, la sala centrale deve aver visto ridurre il proprio significato sacrale, rimanendo il luogo del consiglio e del banchetto. Un deposito di obliterazione segna la fine di questa fase.
Tra il 700 e il 650 a.C. la sala centrale viene ridotta, per creare sul retro due stanze, forse cubicula; in una è presente una tomba infantile, relativa alla vita della casa. A est l’ambiente con recesso per il focolare viene articolato in due grandi stanze e a ovest la stanza viene ingrandita. È come se due altre sale affiancassero ora quella centrale. La sala/sacrarium di Marte e Ops, dotata di porticus, appare ridotta, ma acquista un focolare. Nel cortile era una canaletta, probabilmente per drenare le acque.
Tra 650 e 600 a.C. la stanza della casa più a ovest si ingrandisce e si protende verso la corte; qui era sia un deposito di fondazione, una tomba di infante, sia un deposito di obliterazione, un’altra tomba di infante e di un dolio. Una delle stanze sul retro si estende verso est diventando un corridoio, per cui sopravvive solamente un cubiculum. La stanza d’angolo a est viene tramezzata e la sala/sacrarium perde probabilmente la porticus ma occupa oramai l’intero lato est della corte. Solo in questa ultima fase della domus Regia viene abbandonata la tecnica capannicola: i muri di argilla hanno ora uno zoccolo in scaglie di tufo e la copertura dispone di tegole (è la prima casa come anche noi la intendiamo). Potrebbe trattarsi della casa di Anco Marcio, che sappiamo essere connessa al culto dei Lari (si veda l’Angolo 4). In questa casa Anco ha accolto Tarquinio Prisco, giunto da Tarquinia con sua moglie Tanaquil per trovare fortuna in Roma, città aperta (si veda l’Angolo 6).
Nel complesso la domus Regia mantiene per un secolo e mezzo il suo carattere originario, che va gradualmente arricchendosi, ma senza troppo alterare il modello iniziale, anche quando la tecnica capannicola viene abbandonata, come accade nell’ultima fase. Caratterizzano questo monumento i depositi di fondazione e di obliterazione, consistenti in tombe di infanti e depositi di reperti, che non sono relativi alla vita della casa, per cui non si tratta di sepolture normali di bambini, dal momento che chiudono o aprono una fase edilizia.
Questa domus Regia è il prototipo delle prime case aristocratiche di Roma, con sala per banchetti seduti, che nulla hanno a che fare con l’edilizia signorile successiva, la quale a partire dalla metà del vi secolo a.C. si incentrerà sull’atrium e sul tablinum, la sala principale della casa in cui si conserveranno le tabulae, cioè l’archivio di famiglia (si veda l’Angolo 6).
Atlas, tavv. 1, 2, 3. – Filippi c.s.(a).