33.
Curia di Pompeo, Cesare trucidato
(Fig. 34)

Il teatro e il retrostante porticato di Pompeo (55 a.C.) rappresentano non solo il più antico teatro stabile di Roma, ma anche il complesso monumentale più grandioso del Campo Marzio (maggiore della valle Sallustiana/Ippodromo; si veda l’Angolo 44, fig. 52, 103-104 e dello stesso anfiteatro Flavio, fig. 52, 89). La aedes Veneris Victricis, sorretta da una fondazione che includeva tre aule sottostanti similmente a come avverrà per il Serapeo dei Severi (si veda l’Angolo 29, fig. 30), dominava l’ampia cavea e la scena ornata da statue – conservati, un Apollo, una Musa e un Satiro –, la scena immaginabile, per la sua prima fase, come quella di Orange, affiancata da portici. Dietro il teatro erano le porticus Pompeianae, con muri di fondo che prevedevano nicchie semicircolari e rettangolari. La porticus dietro la scena era mossa da tre scenografiche protuberanze. Ai quattro lati e al centro erano viali, limitati da due doppie file di alberi che venivano a formare due boschetti o nemora, che culminavano in due lacus posti ai fianchi dell’arcus Pompei. Questo enorme e ombroso giardino era limitato, su entrambi i lati, da due entità architettoniche lunghe e strette, parti anche queste dell’intero rettangolare complesso: da una parte la porticus Lentulorum, con colonnato al centro e con sul retro una ambulatio (lunga m 234, circa uno stadio e un quarto); dall’altra parte erano altri due spazi analoghi, ma qui ingombri di numerose camerelle; nel primo spazio le camerelle si disponevano ai lati di un passage centrale, alternate a ambienti quadrangolari più ampi; nel secondo spazio, un’unica fila di stanze che terminavano in una vasca o lacus triangolare era disposta lungo un altro passage. L’impressione è quella di due mercati al coperto, tipo suk. Insomma il giardino era delimitato sui lati lunghi da un versante sportivo e da uno commerciale. Di fronte alla porticus sul retro della scena era una grande e sontuosa aula, la curia Pompei. Plutarco, nella Vita di Cesare (66) racconta la fine del dittatore: “si accasciò... contro il piedistallo su cui era poggiata la statua di Pompeo ed esso fu inondato di sangue, sicché parve che Pompeo stesso guidasse la punizione del rivale, disteso ai suoi piedi”. Augusto, il vendicatore del divo Cesare, ha poi murato la porta della curia Pompei (Svetonio, Vita di Cesare, 88.1; Dione Cassio 47.19).

Di questa curia in cui il Senato era riunito nelle idi di marzo del 44 – perché la curia nel foro era bruciata nel 52 a.C. (Aulo Gellio, Notti attiche, 14.7.7; Appiano, Guerre civili, 2.115) – possediamo resti sufficienti, ma finora tralasciati, per tentare di ricostruirla onde poter ambientare il famosissimo evento. Si trattava di un’aula rettangolare, più larga che profonda, posta su un suolo inaugurato e quindi un templum – condizione per potervi riunire il senato – che prevedeva, sopra un alto podio, al suo interno praticabile, un ordine architettonico, staccato dal muro perimetrale. Quest’ultimo era scandito, in corrispondenza delle colonne, da lesene, possiamo immaginare inframezzate da finestre per dar luce all’ambiente. L’ordine architettonico decorato su tre lati era disposto su due piani, è conservato uno dei due angoli del podio. Al centro era una grande nicchia rettangolare, anch’essa conservata e che ancora oggi si vede nell’area di Largo Argentina, al cui centro sorge oggi un pino. La nicchia, anch’essa su podio e fiancheggiata probabilmente da due colonne che reggevano un epistilio, interrompeva l’ordine architettonico e prevedeva due muri ai lati che fanno immaginare all’interno una più stretta nicchia semicircolare, entro la quale è da ricostruire la statua di Pompeo/Nettuno, dominatore dei mari, con un tridente nella sinistra, con il piede destro poggiato sulla prora di una nave rostrata. Lungo il podio e su due lati erano i gradoni sui quali erano i banchi (subsellia) dei senatori. Sul fondo e al centro invece era un podio, di cui restano tracce, ed è su questo podio, ai piedi della statua di Pompeo, che Cesare è stato trafitto da 23 coltellate, una sola mortale in pieno petto: “et tu Brute!”. La planimetria della curia di Pompeo la rincontreremo nel più tardo Augusteum del ludus Magnus, anch’essa una sala colonnata dotata di podio (Atlas, tav. 115).

È impressionante quanta poca attenzione ricostruttiva sia stata riservata a questo strepitoso complesso, come a tanti altri anche insigni di Roma. La curia andrebbe scavata sotto la strada, rendendola visitabile dall’area di Largo Argentina. Modesto progetto, ma troppo grande per gli attuali miserrimi tempi.

Atlas, tavv. 220-221, ill. 28, figg. 188-189.

Angoli di Roma
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