56.
Kate smanettò con l’autoradio finché trovò una stazione che trasmetteva il notiziario locale. «La polizia sta cercando il professor William Stigler per interrogarlo in merito alla scomparsa del dottor Bram Wolfe. Un avviso di ricerca per la sua BMW X5 nera è già stato diramato. Entrambi gli uomini sono di Blunt River. Al momento non si conosce la dinamica dei fatti avvenuti nella casa di Lakeview Drive, ma secondo le nostre fonti potrebbe trattarsi di un omicidio. La figlia del dottor Wolfe, Savannah, è stata assassinata sedici anni fa. L’uomo condannato per il delitto è stato giustiziato la settimana scorsa...»
Una Jeep Renegade grigia la stava seguendo. Il parabrezza con il vetro oscurato le nascondeva la faccia dell’ipotetico inseguitore e cominciò ad agitarsi. L’auto la tallonò ancora per un paio di miglia nel traffico intenso, ma quando uscirono da Stanford la perse di vista. Forse doveva darsi una calmata. Era tipico dei paranoici, credere di essere seguiti. Ancora un po’ e avrebbe cominciato a sentire le voci.
Vide profilarsi in lontananza le cime innevate dei monti. Alzò il volume della radio.
«Le autorità stanno setacciando l’area boschiva circostante con i cani da cadavere mentre una squadra della Scientifica analizza il sottosuolo del giardino con il georadar in cerca di eventuali anomalie nel terreno che potrebbero indicare un cimitero segreto...»
Kate fece un balzo sul sedile. Un cimitero?
«Gli agenti di polizia hanno prelevato decine di scatoloni di prove a casa del professor Stigler... alcune fonti dicono... fotografie di ragazze scomparse e assassinate nella zona... anche molti anni fa... ci è appena stato reso noto che alcune di queste ragazze e le loro famiglie avevano preso parte ai progetti di ricerca del professor Stigler...»
Kate non sapeva più cosa pensare. Se avessero trovato dei resti umani nella proprietà di Stigler, allora Palmer avrebbe avuto ragione sin dall’inizio. E se Stigler era un serial killer, Bram era quasi sicuramente morto.
Ma perché avrebbe dovuto seppellire le vittime in giardino?
E se fosse stata tutta una messinscena per far ricadere la colpa su Stigler, com’era accaduto con Henry Blackwood? Se fosse stato qualcun altro a seppellire i corpi nel giardino del professore? Di chi era il sangue nella casa di Lakeview Drive? Se Stigler fosse morto e Bram avesse voluto far credere il contrario? Se suo padre avesse soltanto inscenato la propria morte?
Quando un’ora dopo arrivò a Four Oaks, nel Maine, stava cominciando a nevicare. Il centro del paese consisteva di un ufficio postale, tre chiese, un negozio di alimentari e uno di mangimi per il bestiame. La cascina dei nonni era sperduta in mezzo alla foresta, circondata da boschi e laghi ghiacciati. Riconobbe la cassetta della posta arrugginita e si fermò, ma senza spegnere il motore. La vecchia insegna CASEIFICIO WOLFE stava per cadere. Era ovvio che nessuno veniva lì da parecchio tempo. Non c’erano tracce di pneumatici nei dintorni e il vialetto era interamente coperto da un manto di neve intatto. C’era un ingresso sul retro, ma bisognava prendere una serie di sentieri sterrati per arrivarci.
Provò a chiamare Dunmeyer alla stazione di polizia ma non prendeva telefonate, di conseguenza lasciò un messaggio. I fiocchi di neve cadevano leggeri e delicati, con movimenti sinuosi. Scese dall’auto, chiuse la cerniera del giaccone e s’incamminò nella neve alta fino al ginocchio verso la cascina. Nei venti acri di terreno che la circondavano erano sparsi alcuni fatiscenti edifici un tempo adibiti a caseificio. Si distinguevano a malapena con tutta quella neve. L’inverno impietoso del Maine aveva sepolto tutto.
Quando arrivò alla palizzata rotta, era fradicia di sudore. Fu investita da un improvviso turbine di neve e corse al riparo sulla veranda. Al pomello della porta era attaccata una corda con appeso un campanaccio arrugginito. Prese le chiavi in tasca e aprì, facendo suonare il campanaccio.
Entrò e aspettò che la vista si adattasse alla luce scarsa, provando un senso di gelo. Un cattivo odore le riempì le narici e si accorse che proveniva da uno scoiattolo morto in corridoio. Avanzò verso il soggiorno. I mobili tarmati erano coperti di muffa e di polvere. In cucina c’era odore di marcio. Provò ad aprire il rubinetto ma non uscì nulla.
La cucina era separata dalla sala da pranzo da una porta a scomparsa che si rifiutava di scorrere. Dovette spingere con forza per aprirla. Si pulì le mani dalla polvere ripensando alle cene con i nonni e salì al piano di sopra, ricordando l’eccitazione di restare sveglia fino a tardi a parlottare con Savannah con i lamenti dei vitellini nella stalla come colonna sonora. C’erano insetti morti impigliati nelle ragnatele a ogni angolo, il parquet era infossato e le porte sbilenche. Da fuori giungeva il sibilo delle raffiche di vento. Il tempo stava peggiorando.
Segni di crimini commessi non sembravano essercene. Non c’era traccia di violenza, nessun souvenir da serial killer tipo vestiti, gioielli, ciuffi di capelli. Niente motoseghe. Suo padre non era un serial killer. Si era sbagliata. Aveva ragione Palmer. Caso chiuso.
Tornò al piano inferiore e andò a curiosare nella parte posteriore della casa, dove c’erano il ripostiglio, la dispensa e lo studio del nonno. Sulla scrivania in studio una pila di carte impolverate. Dando una sbirciata, trovò una vecchia foto di classe di suo padre a dieci anni. Era nell’ultima fila con le spalle curve e sovrastava tutti i compagni. Doveva essere stato il ragazzino più alto della scuola elementare di Four Oaks. Povero Bram, cresciuto in un paese di contadinotti scalmanati che sognavano di diventare campioni di hockey. Non c’entrava proprio niente con loro.
Fu vinta da una grande tristezza. Suo padre aveva scelto una vita di solitudine e isolamento. Era un uomo difficile da amare, ma questo non faceva di lui un mostro. Aveva amato Julia e le sue figlie con tutta l’anima. Il suo unico torto era stato sposare una donna infedele.
Dalle finestre impolverate filtravano raggi di luce grigia. Posò la fotografia e proprio quando stava per andarsene lo vide: un barattolo di noccioline tostate in cima alla libreria del nonno. Si avvicinò per guardarlo meglio: era solo leggermente impolverato. Il cuore cominciò a battere forte.
Il campanaccio appeso alla porta suonò.
Kate si voltò.
C’era qualcuno in casa.