52.

Kate non vedeva l’ora di riferire a Ira quanto appreso a proposito di Nelly, ma era in riunione al momento e non poteva essere interrotto. Era proprio la svolta in cui speravano. Percorse il corridoio che portava al suo studio scossa da emozioni contrastanti. Nelly aveva sofferto tutta la vita e aveva inflitto lo stesso destino alla figlia. Era una tragedia, ma era questo che la violenza fa, trasforma le vittime in carnefici. Almeno Maddie ora aveva la possibilità di una vita normale.

Si fermò davanti ai finestroni che davano sul cortile dell’ospedale. Di fronte c’era il parcheggio multipiano e, attraverso le pareti di vetro del passaggio pedonale, vide tre persone dirette al primo livello: Maddie e i genitori affidatari. La ragazza chiacchierava allegramente con la donna. Un buon segno. I giovani fiutano il pericolo come gli animali. Sanno di chi possono fidarsi.

Il dito con l’anello cominciò a pruderle. Entrò nel suo studio grattandosi la pelle infiammata e si sedette alla scrivania a controllare i messaggi. Le stava venendo un’altra emicrania. Prese la borsa in cerca di un Aleve e frugando nelle tasche interne le capitò in mano la chiavetta che le aveva affidato Palmer.

La osservò nel palmo. Guardò l’orologio. Lasciò passare qualche secondo, poi la inserì nella porta USB e la aprì con un doppio clic.

C’erano dieci cartelle: 1_STIGLER_J. Wolfe, 2_ STIGLER_Gafford, 3_STIGLER_Mason, 4_STIGLER_S. Wolfe, 5_STIGLER_Koffman, 6_STIGLER_Howell, 7_STIGLER_Lloyd, 8_STIGLER_Witt, 9_STIGLER_Davidowitz, 10_STIGLER_ Brayden.

Con il dito pronto sul mouse, rifletté qualche istante, poi cliccò sulla prima, 1_STIGLER_J. Wolfe. Conteneva tre file Word e un PDF. Aprì il documento intitolato Riepilogo del caso. Erano due pagine in cui Palmer forniva argomenti a sostegno della sua tesi di omicidio, cominciando dal verbale del medico legale:

Dal referto autoptico di Quade Pickler: «L’acqua nei polmoni e nello stomaco indica che la morte è sopraggiunta per annegamento. Lo stesso dicasi per l’emorragia ai seni paranasali e alla trachea. La vittima era viva quando è entrata in contatto con l’acqua. Segni evidenti che ha urtato contro le rocce mentre era trascinata dalla corrente: lividi antemortem al torace e all’addome, falangi rotte (due alla mano destra e una alla sinistra, vedi diagramma), ferite agli avambracci e un unico trauma risultante in una frattura infossata al lato destro del cranio, causato da un oggetto smussato. Il corpo è stato recuperato quarantotto ore dopo la morte.»

Palmer faceva poi seguire le sue osservazioni personali.

Le ferite alle mani e agli avambracci sono compatibili con un tentativo di difesa da un aggressore. Il trauma alla testa potrebbe essere occorso prima che la vittima fosse spinta priva di sensi nell’acqua, con i sassi in tasca affinché sembrasse un suicidio. Il tasso alcolico nel sangue potrebbe aver ridotto ulteriormente la sua capacità di difendersi. Viva ma incosciente spiegherebbe la presenza di acqua nei polmoni. Le dita rotte potrebbero essere la diretta conseguenza del tentativo di proteggersi da oggetto smussato che l’aggressore brandiva e che le ha causato la ferita alla testa che potrebbe averla resa incosciente. Trauma cranico: un potente colpo al lato destro del cranio indica che l’aggressore è mancino. William Stigler è mancino. Il tipo di frattura fa pensare a un attrezzo spigoloso come una leva smontagomme più che a un masso sott’acqua (guarda caso sulla scena del delitto non è stata trovata alcuna leva smontagomme su nessun veicolo – secondo me è finita sul fondo del fiume). Conclusione: possibile omicidio camuffato da suicidio.

Purtroppo l’omicidio per annegamento è quasi impossibile da dimostrare. Quella sera c’era un violento temporale che ha cancellato le orme della vittima dalla sua auto, quindi non sorprende che non siano stati riscontrati segni di lotta. Non è stato trovato alcun biglietto d’addio. I testimoni riferiscono che la vittima e il principale sospetto (Stigler) litigavano da tempo in modo sempre più violento. Il sospetto non ha un alibi di ferro per tutto il periodo di tempo in cui si presume che la vittima abbia commesso il suicidio ma solo per una parte di esso. Sono in disaccordo anche con l’ora della morte stabilita dal medico legale. La vittima potrebbe essere stata uccisa un’ora prima di quanto indicato. A mio parere questo caso dovrebbe essere riaperto.

Kate aprì il file intitolato Dichiarazioni dei testimoni. Conteneva decine di trascrizioni di colloqui, quasi tutti dello stesso tenore.

Tricia Landreau (vicina): «Ho sentito del trambusto nella casa accanto e ho aperto la finestra. [Stigler e Wolfe] stavano litigando furiosamente come al solito. Urla, imprecazioni, insulti... lui era geloso e lei minacciava di lasciarlo. Poi ho sentito un vetro che si rompeva e un grido di lei. Stavo per chiamare il 911 quando hanno smesso. Speravo solo che non fosse morta. Ma il giorno dopo l’ho vista e sembrava a posto, a parte qualche livido, quindi ho pensato fosse meglio farmi i fatti miei».

Nicholas Valentino (vicino): «Oh sì, litigavano continuamente. Mia moglie era molto preoccupata ma secondo me non erano affari nostri. Non facevano che prendersi per i capelli. Un paio di volte è intervenuta la polizia ma non hanno arrestato nessuno. Probabilmente perché lui è un medico e lei è stata in manicomio, ma anche perché lei rifiutava di sporgere denuncia. Quando abbiamo saputo del suicidio non eravamo poi così sorpresi».

Kate lesse avidamente le altre testimonianze, poi aprì il terzo file Word intitolato Verbale della polizia, e infine il PDF. Le si accapponò la pelle quando vide le immagini della sponda erosa del fiume, dell’auto abbandonata della madre e del suo cadavere. Chiuse il file con la mano tremante e guardò le altre nove cartelle nella chiavetta. Intimò a se stessa di non andare oltre, ma il suo indice fece doppio clic su 4_STIGLER_S. Wolfe.

Conteneva tre file Word, come l’altra: Riepilogo del caso, Dichiarazioni dei testimoni e Verbale della polizia. Il PDF si chiamava Foto dell’autopsia. Lo aprì senza esitazione e fu colpita da una serie di immagini strazianti. Savannah era spennacchiata come un pulcino, con gli occhi chiusi e la testa parzialmente rasata. La maglietta rosa e i calzoncini bianchi erano sporchi di terra e c’era terra anche sotto le unghie. Non indossava più le sue scarpe da ginnastica portafortuna e aveva le piante dei piedi violacee. Il suo corpicino occupava appena metà del tavolo dell’autopsia. Il suo volto era calmo e immobile come uno stagno in un giardino zen.

Inorridì. La nuda verità era dura da accettare, ma era pur sempre meno dolorosa di quanto era stato vedere Savannah nella bara con la parrucca bionda, le sopracciglia dipinte e strati di fondotinta spalmati addosso. Kate non si era mai ripresa dall’immagine della sorella conciata in quel modo. Preferiva la verità, per quanto raccapricciante e crudele fosse: ecco com’era Savannah quando la morte l’aveva portata via.

La mente si riempì di brutti pensieri e chiuse il file senza aprirne altri. Aveva visto abbastanza.

Disconnesse la chiavetta USB e restò seduta a cercare di mettere insieme i pezzi, angosciata. William Stigler aveva sepolto viva sua sorella per far ricadere la colpa su Henry Blackwood e vendicarsi così di lui che aveva messo incinta Julia? Guarda che fine ha fatto tua figlia, e non è finita, perché passerai il resto della vita nel braccio della morte. Sulla pala c’erano le impronte di Blackwood, c’erano i suoi capelli intrecciati alla corda. Stigler doveva aver spiato Henry ed essersi introdotto in precedenza nella sua proprietà, per sapere dove teneva la pala e la corda. Forse ne aveva conquistato la fiducia ed era stato invitato a casa sua, il che implicava che il crimine aveva avuto una lunga e delicata preparazione proprio per permettere a Stigler di colpire non uno ma due dei suoi rivali: Henry Blackwood e Bram Wolfe.

Ripose la chiavetta nella borsa e prese il cellulare. Il padre doveva essere in ambulatorio a quell’ora. Decise di chiamarlo lì.

«Dottor Wolfe», rispose lui con voce piatta.

«Ciao papà, sono io.»

«Ciao, Kate.»

«Senti, mi dispiace per quello che è successo.»

«Non importa. Eravamo entrambi un po’ su di giri.»

«Ti voglio bene, lo sai, vero?»

«Anch’io ti voglio bene, Kate.»

«Senti, ho pensato a una cosa. Hai un minuto?»

«Ho da fare adesso, sto per...»

«Non ti avrei chiamato al lavoro se non fosse importante.»

Un attimo di silenzio. «Va bene. Ho un quarto d’ora prima del prossimo appuntamento.»

«Mi chiedevo... e se la mamma non si fosse suicidata? Se fosse stata uccisa da qualcuno che ha fatto in modo di farlo sembrare un suicidio?»

«Kate, stai passando i limiti...»

«Ho qui il referto della sua autopsia. C’è scritto che aveva una ferita alla testa che secondo un investigatore potrebbe essere stata inferta con una leva smontagomme, e anche le ferite alle braccia e alle mani sono perfettamente compatibili con il tentativo di difendersi da un aggressore; magari qualcuno l’ha colpita alla testa e poi l’ha spinta nel fiume. I testimoni dicono che lei e Stigler si azzuffavano di continuo, abbastanza da chiamare la polizia, e lui non aveva un alibi convincente per quella sera.»

«Stai dicendo che William Stigler ha ucciso tua madre?»

«Il detective Dyson è convinto che sia così. E che l’abbia fatto passare per un suicidio.»

Il padre chiuse la comunicazione.

«Papà? Papà?» Kate lo richiamò ma trovò occupato.

Restò seduta a guardare nel vuoto, allibita. Cos’aveva fatto?

Un respiro nell'acqua
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