48.
Nella camera al piano di sopra c’erano molti libri. Kate cambiò le lenzuola del letto e diede una scorsa ai volumi allineati sugli scaffali in quercia. Biografie di serial killer e di agenti dell’FBI, manuali di psichiatria criminale e di criminalistica, guide turistiche e cartine del New Hampshire, e un’abbondanza di saggi e letteratura true-crime. Ebbe l’impressione che Palmer avesse raccolto tutte le opere di William Stigler e tutti gli articoli che portavano la sua firma; c’erano decine di riviste scientifiche con il suo nome evidenziato nell’indice, accanto a titoli tipo L’impatto della disfunzione famigliare sulla psicopatologia adulta.
Selezionò un discreto numero di riviste da leggere a letto. Mentre si coricava, notò una pila di libri sul comodino. Uno era piuttosto vecchio, con la copertina rigida, e recava il nome del dottor Holley sul dorso. S’intitolava Tempi grandiosi al Godwin: vita di uno psichiatra in un manicomio. Lo prese e lo aprì. I capitoli erano contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto precedute dall’indicazione generica ‘paziente’: paziente A, paziente B, paziente C eccetera. Paziente J era evidenziato in giallo e la pagina corrispondente aveva l’orecchia. Kate appoggiò il libro sulle cosce e cominciò a leggere.
La paziente J era cresciuta in una tranquilla cittadina del New Hampshire, con una madre assente e un padre ruffiano che l’aveva molestata in giovane età. Come conseguenza, J era diventata un’adulta sessualmente disfunzionale che era andata a letto con decine di uomini prima di sposarne uno rispettabile e con una buona posizione sociale. Appena un anno dopo, tuttavia, l’aveva tradito, e a quel primo tradimento ne erano seguiti molti altri, finché il matrimonio aveva cominciato a naufragare.
La paziente J si era presentata all’ospedale psichiatrico con i sintomi di una depressione psicotica. Il dottor Holley era riuscito a risalire alle radici del problema (le molestie sessuali del padre) e a smascherare la sua inclinazione a considerare tutti gli uomini che incontrava potenziali sostituiti della figura paterna. L’autore proseguiva trattando i vari aspetti delle cure che le erano state somministrate, tra cui i farmaci e la psicoterapia che gradatamente l’avevano aiutata a recuperare la lucidità mentale.
Quando, scavando nel passato della paziente, emerse che le molestie del padre avevano influito profondamente sulla sua vita, J si aprì al punto da confidarmi che una delle figlie era il frutto di una relazione extraconiugale. Capii immediatamente che era stato il senso di colpa per questo torto a innescare la sua psicosi. Ad aggravare la situazione c’era poi il fatto che il marito non aveva idea che la figlia non fosse sua. Le conseguenze di quell’infedeltà avevano minato profondamente la psiche della paziente J e durante il suo ricovero cercammo di riparare il danno. Le alternative erano due: confessare tutto al marito o imparare a convivere con quella verità nascosta. Per il bene della bambina, J decise di mantenere il segreto.
Il cuore di Kate le rimbombava nel petto mentre i dubbi di una vita si dissipavano. Savannah non assomigliava a nessuno della famiglia di Bram. I Wolfe erano alti, con la pelle chiara, i capelli scuri e gli occhi azzurri, mentre Savannah era bionda e minuta, con gli occhi verdi, le lentiggini e l’attaccatura dei capelli a V.
Anche Kate aveva preso molto più dalla famiglia della madre che da quella del padre, ma alcuni tratti li aveva ereditati da lui: il naso dritto, il mignolo storto, la capacità di arricciare la lingua e il fatto di essere mancina. Savannah invece non aveva proprio nulla del padre; era sempre sembrata un’anomalia genetica.
Un’altra cosa. Quando andavano tutti e tre al cimitero a visitare Julia, Bram portava sempre un sacco della spazzatura per buttare i bouquet di rose appassite che trovavano regolarmente sulla lapide. Chi ce li metteva? Nessuno l’aveva mai saputo.
Kate ripensò a quant’era bella Julia. Ovunque andasse, gli uomini la fissavano, al supermercato, dal benzinaio, a passeggio sul corso. E la madre non solo apprezzava gli sguardi, ma li cercava. Si fermava spesso a flirtare con dei perfetti sconosciuti facendola sentire in imbarazzo. Ricordava altresì le feste che i genitori usavano dare quando lei era piccola, la casa piena di adulti ubriachi che ballavano con la musica delle Bangles e degli U2; poi Bram si era stufato del comportamento da civetta di Julia e le feste erano finite.
Dal primo momento in cui aveva visto Maddie Ward, Kate era rimasta colpita dalla somiglianza con la sorella. Julia era andata a letto con Henry Blackwood? Era mai possibile? Cosa significava?
E supponendo che Henry Blackwood fosse il padre di Savannah, Bram ne era al corrente? O Julia era riuscita a tenerglielo nascosto fino alla fine? E Stigler lo sapeva? Aveva ucciso Julia in un accesso di gelosia furiosa dopo averlo scoperto e poi, sei anni dopo, aveva sepolto viva Savannah nel giardino di Blackwood per vendicarsi di lui? Si poteva essere così brutali e depravati? Il professor Stigler era capace di una follia simile?