69.
Ronny Pye si presentò il mattino seguente, di buon'ora. Era accompagnato da Dennis Petersen ed entrambi indossavano abiti da città.
«Che eleganza», disse Sean a mo' di saluto. «Affari o visita di cortesia? »
« Be', entrambe le cose. » Ronny si fermò sull'ultimo gradino.
« Possiamo entrare? »
Sean li condusse in fondo alla veranda, e non aprirono bocca fin-che non furono seduti. « Ho saputo dell'incendio, Sean. Brutta faccenda. Mi hanno detto che un indigeno è rimasto ucciso e che sia Dirk sia Michael hanno riportato ustioni. Brutta faccenda», ripeté Ronny, scuotendo la testa.
«Saprai anche che ho perso quattromila acri di alberi», ribatté Sean.
« Già, già », annuì con solennità Ronny. « Brutta faccenda. »
Ronny e Dennis si scambiarono un'occhiata furtiva, poi abbassa-Pagina 176
Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) rono lo sguardo sulle proprie mani. « Molto brutta », ripeté Ronny.
Seguì un lungo silenzio.
« C'è qualcos'altro che ti preoccupa? » chiese con garbo Sean.
« Be', visto che hai sollevato la questione... » Infilò una mano nella giacca ed estrasse dalla tasca interna un grosso fascio di carte piegate e legate con un nastro rosso. « Bada, non è necessario discu-terne oggi. Vuoi rimandare a quando ti sentirai un pò meglio? »
« Parla! » brontolò Sean.
« Clausola otto. » Ronny spiegò i fogli sul tavolo fra le tazze di caffè. « Nel caso che detta garanzia, vale a dire la piantagione di acacie nota come settore numero 2 della tenuta di Lion Kop, dell'estensione approssimativa di... » Ronny esitò. « Immagino non ci sia bisogno di leggerla tutta. Sai cosa dice. Quegli alberi facevano parte della garanzia per il prestito. »
« Quanto tempo mi dai per trovare il denaro? » chiese Sean.
«Be', Sean, tu capisci che il contratto non prevede alcuna dila-zione. Credo che dovrai darcelo subito. »
« Voglio un mese », disse Sean.
« Un mese! » Ronny fu colpito e irritato da una simile pretesa.
« Vediamo un pò, Sean. In tutta onestà non... Cioè, sono certo che hai il denaro. Quindi perché hai bisogno di un mese? Basta che tu ci firmi un assegno. »
« Sai benissimo che non ho denaro. »
«Allora... » replicò Ronny delicatamente, « credo che, se non hai il denaro adesso, è piuttosto improbabile che tu lo abbia fra un me-se. Senza offesa, Sean, ma dobbiamo considerare la cosa da uomini d'affari. Mi segui? »
« Ti seguo », annuì Sean. « E voglio un mese. »
« Daglielo », interloquì Dennis Petersen. Era il suo primo contributo alla discussione, e Ronny si girò verso di lui con la faccia contratta in una smorfia rabbiosa. La lotta che sostenne dentro di sé per distendere i lineamenti e ritrovare un tono di voce normale durò almeno cinque secondi.
« Scusa, Dennis », mormorò, « ma questo è un modo alquanto insolito di vedere le cose. Io credo che... »
« Ho parlato con Audrey prima di venire qui. Le ho promesso...
comunque, io e lei siamo d'accordo. » Incapace di sostenere lo sguardo del socio, Dennis guardava fuori della veranda.
A un tratto Ronny Pye ridacchiò. Ma sì, perdio! E' molto meglio cosi, vedrò quel grosso bastardo arrogante andare in giro a chiedere l'elemosina, con il cappello in mano. Si sarebbe dapprima rivolto a Jackson, e Ronny gli aveva telegrafato il pomeriggio precedente. Lo stesso aveva fatto con Nichols della Standard Bank. Ormai la notizia si stava diffondendo in tutta la rete bancaria dei Sudafrica. Sean Courteney non sarebbe riuscito a farsi prestare nemmeno i soldi per pagarsi un pasto.
« E va bene, Sean. Come concessione speciale avrai un mese. »
Poi il sorriso scomparve dalla sua faccia e Ronny si chinò in avanti sulla sedia. «Hai esattamente trenta giorni. Dopo di che, perdio, ti manderò in rovina. »
Dopo che se ne furono andati, Sean rimase seduto sulla veranda.
Il sole sulle colline era caldo, ma all'ombra faceva freddo. Sentiva le ragazze di Ada chiacchierare da qualche parte nella casa, poi una di esse fece una risatina stridula. Quel suono irritò Sean, che assunse un'aria ancora piú cupa; tirò fuori da una tasca della giacca una vecchia busta stropicciata e la spianò su un bracciolo della poltroncina.
Rifletté un momento, mordicchiando un mozzicone di matita.
Poi scrisse: «Jackson. Natal Wattle». E ancora: «Standard Bank ». Infine: « Ben Goldberg ». Si fermò a considerare quest'ultimo nominativo. Poi borbottò qualcosa e lo cancellò con due tratti energici di matita. Non dai Goldberg. Lasciamoli fuori da questa faccenda.
Scarabocchiò ancora un nome: «Candy» e, sotto, «Tim Curtis». Nessun altro. John Acheson era in Inghilterra. Ci sarebbero voluti due mesi per ricevere la sua risposta.
Nessun altro. Sospirò piano e infilò la busta in tasca. Poi accese un sigaro, si appoggiò allo schienale e posò i piedi sul muretto della Pagina 177
Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) veranda. Partirò domattina, decise.
Le finestre alle sue spalle erano aperte. Dalla camera da letto, Michael Courteney aveva sentito ogni parola del colloquio precedente. Si alzò a fatica e cominciò a vestirsi. Uscì dal retro e nessuno lo vide andarsene. La sua giumenta era nella scuderia e, presa a prestito una sella, tornò a Theunis Kraal.
Anna lo vide arrivare e uscì di corsa nel cortile. «Michael! Oh, Michael. Grazie a Dio sei salvo. Abbiamo saputo... » Poi vide le ustioni sul viso del figlio e s'irrigidì. Michael smontò lentamente di sella e uno stalliere portò via la giumenta. « Michael, tesoro. La tua povera faccia. » E gli si appese al collo.
« Non è niente, mamma. »
« Niente! » Si staccò bruscamente dal figlio, con le labbra tese in un'espressione dura. « Scappi nel cuore della notte per andare da quel... Quel ... Ti ripresenti dopo giorni con la faccia e le mani ridotte da far pietà ... E dici che non è niente! »
« Mi spiace, mamma. La nonna mi ha curato. »
« Sapevi che sarei morta di preoccupazione, seduta qui a immaginare le cose piú terribili. Ma non mi hai fatto sapere niente, mi hai lasciata a... »
« Saresti potuta venire a Lion Kop », disse Michael a bassa voce.
« A casa di quel mostro? Mai! »
Il giovane distolse gli occhi dalla madre. « Dov'è papà? »
« Nel suo studio, come al solito. Oh, caro, non sai quanto mi sei mancato. Dimmi che mi vuoi bene, tesoro. »
« Ti voglio bene », ripeté automaticamente Michael, e di nuovo avvertì quel senso di soffocamento. « Devo vedere papà. E' molto urgente. »
« Sei appena arrivato. Lascia che ti prepari qualcosa da mangiare... E che dia un'occhiata alla tua povera faccia. »
« Devo vedere papà subito. Scusami. » Michael le passò a fianco e si avviò verso la casa.
Garry era seduto alla scrivania, quando il figlio entrò nello studio. Michael detestava quella stanza. Odiava l'alto soffitto macchia-to di fumo, l'opprimente colore scuro delle pareti rivestite di pannelli, i grossi trofei di caccia, perfino i tappeti e l'odore di polvere e di carta vecchia. Di là erano usciti i decreti e le decisioni che avevano limitato e predeterminato la sua vita. Quella stanza era il simbolo di tutto ciò da cui desiderava fuggire. Entrando, si guardò intorno con aria di sfida, come se fosse davanti a un essere vivente: sono tornato per riprendere ciò che mi devi, hai avuto molto da me, ora mi ripa-gherai!
« Michael! » Lo stivale di Garrick grattò il parquet, quando egli si alzò per salutarlo, e il giovane trasalì a quel suono.
« Ciao, papà. »
« Tua madre e io siamo stati così in pena. Perché non ci hai fatto sapere qualcosa? » La voce era ferita, offesa.
Automaticamente Michael aprì la bocca per scusarsi, ma gli uscirono parole diverse da quelle che intendeva dire. « Ho avuto da fare.
Non mi è stato possibile. »
« Siediti, ragazzo mio », disse Garrick, indicando una delle lucide poltrone di cuoio. Si tolse gli occhiali con la montatura di metallo, ma non guardò di nuovo la faccia ustionata dei figlio. Non voleva pensare a Sean e Michael insieme. « Sono felice che tu sia tornato.
Sai, stavo lavorando ai primi capitoli del mio nuovo libro. E' la storia della nostra famiglia fin dall'arrivo del tuo trisavolo al Capo. Ci ter-rei ad avere la tua opinione. Sai che ha un grande valore per me. Il ponderato giudizio di un laureato dell'Università del Sudafrica. »
La trappola si stava chiudendo. Era così evidente che Michael si agitò. Poteva quasi sentire le pareti rivestite di legno stringersi intorno a lui. « Papà, devo parlarti », cominciò a controbattere. Ma già Garrick si rimetteva gli occhiali e rimestava le carte sulla sua scrivania, parlando rapidamente.
« Credo che ti piacerà. Dovrebbe interessarti. » Lo guardò al di sopra delle lenti, sorridendogli con l'ansia di un bambino che porta un dono alla mamma. « Ecco qui. Comincerò dall'inizio. Tieni conto che è la prima stesura. C'è ancora da fare tutto il lavoro di lima. » E
cominciò a leggere. Alla fine di ogni paragrafo cercava l'approvazio-Pagina 178
Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) ne dei figlio, con un sorriso colmo di aspettativa.
Finché Michael non poté piú sopportarlo e gridò, a metà di una frase: « Voglio che tu mi dia l'equivalente in denaro della mia parte di Theunis Kraal ».
Ci fu una momentanea pausa nella lettura di Garrick, appena una sospensione della voce per indicare che aveva sentito poi continuò, ma il suo tono ora era spento, senza vita. Finì il paragrafo, mi-se il foglio da parte, si tolse gli occhiali e li ripose nel loro astuccio. Il coperchio scattò con un rumore secco, e Garry alzò lentamente la testa.
« Perché? »
« Mi occorre il denaro. »
« Per farne che? »
« Mi occorre. »
Garry si alzò e andò alla finestra. Con le mani strette dietro la schiena, osservò i prati digradanti fino allo steccato che delimitava il giardino, una distesa verde sulla quale le poinsezie si stagliavano con vivide macchie scarlatte. Poi il terreno riprendeva a salire, tra pascoli dorati e lembi di foresta, sopra i quali si stavano addensando nuvole argentee e bluastre.
« Stasera pioverà », mormorò Garrick, ma Michael rimase in silenzio. « Ne abbiamo bisogno. Tre settimane senza una goccia d'acqua... I pascoli si stanno inaridendo. » Ancora nessun commento.
Garrick tornò alla scrivania. « Ho saputo che è scoppiato un incendio l'altra notte sul Lion Kop. »
« Già. »
« Dicono che sia la fine per tuo zio. Che quest'incendio lo ha ro-vinato. »
« No! » negò rapidamente Michael. « Non è vero! »
« E' per questo che vuoi il denaro? »
« Sì.»
« Intendi darlo a Sean? »
« Voglio comprare una parte della piantagione. Non si tratta di un regalo... Una semplice proposta d'affari. »
« E Theunis Kraal? E' casa tua. Sei nato qui. »
« Ti prego, Pa'. Ho preso la mia decisione.
« E' stato Sean a suggerirtela? »
« No! Lui non ne sa nulla. »
« Dunque è una tua idea. Tutta farina del tuo sacco. Sei pronto a rovinare tuo padre e tua madre per lui. Mio Dio, che ascendente ha su di te, perché tu possa fare una cosa simile? » Scuro in volto, Michael calciò indietro la sedia e balzò in piedi. « Lo fai sembrare un...
un tradimento. »
« E lo è! » gridò Garrick. « E' un'azione da Giuda! Tua madre e io ti abbiamo dato tutto. Ci siamo sacrificati per mandarti all'università, abbiamo costruito la nostra intera esistenza intorno a te, lavorando per il giorno in cui saresti tornato a Theunis Kraal, e... » S'interruppe, ansimante, e si asciugò dal mento gli schizzi di saliva. « Invece tu scappi di casa in piena notte per andare da quel... Quel porco.
Come credi che ci siamo sentiti? Non capisci che ci hai quasi spezzato il cuore? Fra tutte le persone, proprio da lui! E ora, ora vuoi metà di Theunis Kraal per regalarla a quell'individuo, per comprare il suo.. . »
« Basta così! » lo ammonì seccamente Michael. « E prima di continuare ricordati da dove proviene la mia parte di Theunis Kraal; pensa a chi me l'ha donata in origine. » Quindi, raccolti cappello e frustino, s'avviò verso la porta.
« Michael. » Il tono di Garry lo bloccò.
« Che c'è? »
« La tua parte... Non è gran cosa, sai. Non te l'ho mai detto, ma ci fu un periodo, quando eri molto piccolo... La peste bovina. Fui costretto a... » Non poté continuare.
« Cosa stai cercando di dirmi? »
« Siediti, Michael. Siediti e capirai. » Con riluttanza, temendo ciò che stava per sentire, Michael tornò indietro e si appoggiò a un bracciolo della poltrona.
Garry scelse una chiave dal mazzo appeso alla catena dell'orologio e aprì il primo cassetto della scrivania. Prese un documento arro-Pagina 179
Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) tolato, lo sfilò dal nastro che lo avvolgeva e, senza una parola, lo porse al figlio.
Michael lo stese e lesse le parole sul primo foglio. « Atto di ipoteca ». Con un senso di nausea, voltò pagina. Non lo lesse tutto. Certe parole e gruppi di parole, stampati in grassetto, furono sufficienti:
« La Ladyburg Trust & Banking Co. ... Un terreno dell'estensione approssimativa di 25.000 morgen situato nel distretto di Ladyburg, Divisione giudiziaria di Pietermaritzburg, noto come fattoria di Theunis Kraal... Nonché tutte le costruzioni, i fabbricati e le migliorie... All'interesse dell'otto e mezzo per cento ».
« Capisco. » Michael restituì il documento al padre e si alzò.
« Dove vai? »
« Torno a Lion Kop. »
« No! » bisbigliò Garry. « No, Michael. Ti prego, figlio mio.
No... Oh Dio... No! » Michael uscì dalla stanza chiudendo delicatamente la porta dietro di sé.
Quando Anna irruppe nello studio, Garry era seduto dietro la scrivania, con le spalle curve. « Lo hai lasciato andare! » sibilò la donna. Garry non si mosse, sembrava che non avesse sentito. « Ci ha lasciato. E' andato da tuo fratello... E tu gliel'hai permesso. » La sua voce divenne acuta, stridula. « Maledetto ubriacone buono a nulla.
Sempre seduto li a giocare coi tuoi libercoli. Non eri abbastanza uo-mo per generarlo... Tuo fratello ha dovuto farlo per te! E ora non sei abbastanza uomo per tenerlo, di nuovo ti lasci soppiantare da tuo fratello! Lo hai lasciato andare. Mi hai tolto mio figlio. »
Garry sedeva immobile. Non vedeva nulla. Non sentiva nulla.
Nella sua testa c'era una nebbia grigia che soffocava ogni suono e cancellava ogni immagine. Era qualcosa di caldo... Di caldo e sicuro.
Nessuno poteva raggiungerlo, finché essa l'avvolgeva, proteggendo-lo. Era in salvo.
« Ecco tutto ciò che sai fare », continuò Anna, afferrando una manciata di fogli manoscritti sulla scrivania. « I tuoi foglietti di carta. Sogni e storie di altri uomini... Veri uomini! »
Lacerò i fogli e glièli buttò addosso. I frammenti di carta ondeggiarono e si posarono come foglie morte sulla sua testa e sulle sue spalle. Garry non si mosse. Ansimando per l'ira e il dolore, Anna prese il resto dei manoscritto e lo stracciò, sparpagliandolo poi per la stanza.