4.

Cavalcavano a fianco a fianco nel buio, Dirk tra Sean e la ragazza, Mbejane dietro coi cavalli da soma. Il terreno saliva e scendeva sotto di loro come i fiutti di un mare sconfinato, e il modo in cui l'erba si muoveva al vento notturno rafforzava l'il-lusione delle onde. Le masse scure dei kopjes erano isole e l'urlo di uno sciacallo era il grido di un uccello marino.

La ragazza ruppe il silenzio, e la sua voce si fuse con il morbido suono dei vento: « Non ci stiamo spingendo troppo a est? ».

« Deliberatamente », rispose Sean. « Voglio attraversare l'estremità della catena del Drakensberg passando molto alla larga dalle concentrazioni boere intorno a Ladyburg e dalla strada ferrata. » La guardò al di sopra della testa di Dirk: cavalcava con il volto levato verso il cielo.

« Conosce le stelle? » le chiese.

« Un pò. »

« Io le conosco tutte», si vantò Dirk, e puntò il dito verso la parte meridionale dei cielo. « Quella è la Croce dei Sud con i due bracci, quell'altra è Orione con la spada alla cintura, e quella è la Via Lattea. »

« Dimmene qualche altra », lo incitò la ragazza.

« Le altre sono stelle comuni... Non contano. Non hanno nemmeno un nome. »

« Oh sì, invece, e la maggior parte ha anche una storia. »

Ci fu una pausa. Ora Dirk si trovava in una posizione difficile; doveva ammettere la propria ignoranza - ma era troppo orgoglioso per inghiottire quel rospo con facilità -, oppure rinunciare a quella che prometteva d'essere una bellissima serie di storie. Per quanto grande fosse il suo orgoglio, la sua sete di storie lo era ben di piú.

« Raccontamene qualcuna », finì col dire.

«Vedi quel gruppo di stelline lassú, sotto quella grande e lumi-nosa? Si chiamano le Sette Sorelle. Devi sapere che una volta, tanto tempo fa... »

Pochi minuti dopo Dirk era completamente avvinto dalla narra-zione. Erano storie ancora piú belle di quelle di Mbejane... Probabilmente perché erano nuove, mentre Dirk avrebbe potuto recitare a memoria l'intero repertorio dello zulu. Si buttava su ogni punto debole della trama come un pubblico ministero.

« Ma perché non hanno sparato alla vecchia strega?»

« Non avevano armi da fuoco a quei tempi. »

« Allora con arco e frecce. »

« Non si può uccidere una strega con l'arco. La freccia le passa attraverso... Psst... Senza ferirla. »

« Accidenti! » Era una cosa davvero impressionante, ma prima di accettarla Dirk stimò necessaria l'opinione di un esperto. Si rivolse a Mbejane, traducendogli la questione in zulu. Quando anche lui sostenne la ragazza, Dirk non ebbe piú dubbi, perché Mbejane era un'indiscussa autorità in materia di sovrannaturale.

Quella notte Dirk non si addormentò in sella, e quando si accamparono, prima dell'alba, la ragazza era rauca a forza di raccontare, ma la sua conquista di Dirk era completa e quella di Sean molto prossima.

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Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) Per tutto quel tempo, ascoltando la sua voce e i bassi scoppi di risa che la costellavano, Sean aveva sentito che il seme piantato al momento del loro primo incontro stava mettendo radici nei suoi lombi e allungando viticci nel suo petto. Desiderava quella donna al punto che, in sua presenza, diventava stupido. Molte volte durante la notte aveva tentato di prender parte alle discussioni, ma Dirk aveva sempre ignorato i suoi sforzi pungolando avidamente la ragazza. Verso l'alba Sean aveva fatto la seccante scoperta d'esser geloso del proprio figlio... Geloso dell'attenzione che Dirk otteneva e che lui desiderava con tanta forza.

Mentre bevevano il caffè dopo la colazione del mattino, sdraiati sulle coperte in un boschetto fitto, Sean osservò: « Non ci ha ancora detto il suo nome».

E naturalmente fu Dirk a rispondere: « A me si. Si chiama Ruth... Non è vero? ».

« Vero, Dirk. »

Con sforzo Sean controllò la rabbia insensata che ribolliva in lui, ma, quando parlò, la sua voce ne conservava ancora forti tracce.

« Ti abbiamo ascoltato abbastanza tutta la notte, ragazzo. Ora metti giú la testa, chiudi gli occhi e la bocca, e resta così. »

« Ma io non ho sonno, Pa'. »

« Fa' quello che ti dico! » ringhiò Sean e, balzato in piedi, uscì a grandi passi dall'accampamento e salì sul kopje sovrastante. Ormai era giorno fatto ed egli scrutò il veld da ogni parte. Nessuna traccia di uomini o di abitazioni. Ridiscese e controllò le pastoie dei cavalli, prima di tornare nella fitta macchia d'alberi.

Nonostante le proteste, Dirk dormiva già, raggomitolato come un cucciolo, e da un grosso involto di coperte, vicino al fuoco, usciva l'inconfondibile russare di Mbejane. Ruth era sdraiata un pò di-scosta da loro, con una coperta gettata sulle gambe: il davanti della sua camicetta che si alzava e si abbassava in modo ritmico diede a Sean due buone ragioni per non prendere sonno. Giacque puntella-to su un gomito, saziandosi gli occhi e la fantasia.

Erano quattro anni che non vedeva una bianca, quattro anni senza il suono della voce di una donna o il conforto del suo corpo.

All'inizio era stato un tormento: inquietudine, crisi di depressione che si alternavano agli accessi di collera... Poi, a poco a poco, nei lunghi giorni a cavallo e a caccia, lottando contro la siccità e la pioggia, gli animali e gli elementi, aveva ripreso il controllo dei proprio corpo. Le donne erano svanite nell'irrealtà, vaghi fantasmi che lo tormentavano soltanto la notte, quando si contorceva sudando e gridando nel sonno, finché la natura gli procurava sollievo e i fantasmi fuggivano nel loro regno, a riacquistare forza per la visita successiva.

Ma non era un fantasma colei che ora gli giaceva accanto. Allungando una mano avrebbe potuto accarezzarle una guancia e sentire la seta tiepida della sua pelle.

Ruth aprì gli occhi, di un grigio offuscato dal sonno, mettendoli lentamente a fuoco finché incontrarono quelli di lui e ricambiò il suo sguardo.

Ciò che vi lesse le suggerì di estrarre la mano sinistra dalla coperta e di esporla alla vista di Sean.

Non portava i guanti da cavallerizza. Per la prima volta Sean notò il cerchietto d'oro all'anulare. «Ho capito», mormorò, e poi, in tono di protesta: «Ma lei è troppo giovane... Troppo giovane per essere sposata ».

«Ho ventisei anni », disse Ruth dolcemente.

« Suo marito... Dov'è? » Forse il bastardo aveva tirato le cuoia era la sua ultima speranza.

« Lo sto raggiungendo. Quando capì che la guerra era inevitabile andò nel Natal, a Durban, per cercarvi un lavoro e una casa. Io do-vevo seguirlo... Ma le ostilità scoppiarono prima di quanto ci aspet-tassimo. E io rimasi bloccata. »

«Capisco.» Ti sto portando da un altro uomo, si disse amaramente, ma espresse il proprio pensiero con parole diverse. « Così se ne sta tranquillo a Durban, aspettando che lei lo raggiunga attraversando le linee. »

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Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro)

« E' con l'esercito del Natal. Una settimana fa è riuscito a farmi pervenire un messaggio. Voleva che restassi a Johannesburg ad attendere che gli inglesi prendessero la città. Dice che con un esercito così forte saranno a Johannesburg entro tre mesi. »

« Perché non ha aspettato, allora? »

Ruth fece spallucce. « La pazienza non è una delle mie virtú. » I suoi occhi ebbero un lampo di malizia. « Inoltre, ho pensato che sarebbe stato divertente attraversare le linee... Mi annoiavo tanto a Johannesburg. »

« Lo ama? » chiese improvvisamente Sean.

La domanda la sbalordì e spense il sorriso sulle sue labbra. « E

mio marito. »

« Questo non è una risposta alla mia domanda. »

« Una domanda che non ha alcun diritto di farmi.» Adesso era irritata.

« Deve dirmelo. »

« Lei ama sua moglie?» ribatté Ruth.

« L'amavo. E' morta da cinque anni. »

Così com'era apparsa, la collera di lei svanì. «Oh, mi spiace.

Non sapevo. »

«Non ci pensi. E non pensi neppure a quello che le ho chiesto. »

« Sì, è meglio. Ci stiamo ficcando in un tremendo pasticcio.» La mano che recava l'anello era ancora tra loro, posata sul morbido tappeto di foglie cadute. Sean allungò un braccio e la sollevò. Era una mano molto piccola. «Signor Courteney... Sean, è meglio se...

non possiamo... Credo che dovremmo dormire adesso. » E, ritirata la mano, si voltò sull'altro fianco.

A metà pomeriggio furono destati dal vento. Ruggiva da est, appiattendo l'erba sulle colline e agitando i rami al di sopra delle loro teste.

Sean guardò il cielo; il vento gli gonfiava la camicia e gli arruf-fava la barba. Si chinò in avanti per contrastarlo, torreggiando su Ruth, così che la giovane donna si rese improvvisamente conto di quanto egli fosse alto e forte. Sembrava un dio del temporale, con le lunghe, poderose gambe divaricate e i muscoli del petto e delle braccia superbamente rilevati sotto la seta bianca della camicia.

« Le nuvole si ammassano », gridò sovrastando il fischio del vento. « Niente luna stanotte. »

Ruth balzò in piedi, e un'improvvisa e violenta raffica le fece perdere l'equilibrio. Barcollò contro Sean, e le braccia dell'uomo si chiusero intorno alla ragazza. Per un momento si trovò premuta contro il suo petto, poté sentire la magrezza, l'elasticità del suo corpo e il suo odore d'uomo. Quel contatto inaspettatamente intimo fu uno shock per entrambi, e quando Ruth si scostò i suoi occhi erano grandi e cupi per il timore, di fronte all'emozione che aveva provato.

« Mi spiace », mormorò. « Non l'ho fatto apposta. » Il vento le scompigliò i capelli, spingendoli sul volto della ragazza in un danzante groviglio nero.

« Selleremo i cavalli e proseguiremo finché ci sarà luce », decise Sean. « Stanotte non potremo muoverci. »

Le nuvole avanzavano accavallandosi, cambiando forma e scen-dendo verso terra. Nubi scure e livide, grevi della pioggia che trasportavano.

La notte calò presto. Il vento ruggiva ancora, schiaffeggiandoli nell'oscurità.

«Andrà ancora avanti così per circa un'ora, poi comincerà a piovere. Dobbiamo trovare un riparo prima che sia buio completo. »

Sul lato riparato di un kopje scoprirono una sporgenza rocciosa e vi a mucchiarono sotto il bagaglio. Mentre Sean legava i cavalli per le cavezze affinché non fuggissero spaventati dal temporale, Mbejane tagliò dell'erba e l'ammucchiò formando una specie di materasso al di sotto della sporgenza. Infagottati nelle loro tele cerate mangiarono carne secca e pane di mais, dopo di che Mbejane si ritirò con discrezione all'estremità piú lontana del riparo e scomparve sotto le coperte. Aveva la facoltà animale di addormentarsi istantaneamente e completamente anche nelle condizioni più avverse.

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Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro)

« Bene, ragazzo. Ficcati tra le coperte. »

« Non potrei ... » cominciò a protestare Dirk come ogni sera.

« No, non puoi.»

« Ti canterò qualcosa», si offrì Ruth.

« Perché? » chiese Dirk, perplesso.

« Per farti addormentare... Non ti hanno mai cantato una ninna-nanna?»

« No. » Ma era interessato. « Cosa canterai? »

« Prima sdraiati per bene tra le coperte. »

Seduta accanto a Sean nel buio, conscia del corpo di lui e del contatto delle loro spalle, accompagnata dal ruggire attutito del vento, Ruth cantò.

Prima le canzoni popolari olandesi Nooi, Nooi e Jannie met die Hoepel been, poi Frère Jacques e altri vecchi motivi. La sua voce diceva qualcosa di diverso a ciascuno di loro.

Svegliatosi, Mbejane ricordò il vento sulle colline dello Zululand e il canto delle ragazze nei campi al tempo del raccolto. E si sentì felice, perché stava tornando a casa.

Per Dirk era la voce della madre che aveva appena conosciuta.

Un suono che dava sicurezza... E ben presto si addormentò.

«Non smettere», bisbigliò Sean.

Così Ruth cantò solo per lui. Una canzone d'amore di duemila anni prima, piena di tutta la sofferenza del suo popolo, ma anche di una strana gioia. Il vento cessò, mentre la giovane donna cantava, e la sua voce morì con esso nel vasto silenzio della notte.

Scoppiò il temporale. Un fulmine zigzagò tra le nubi e si udì il fracasso dei primo tuono. Dirk emise un lieve gemito, ma continuò a dormire.

Nella cruda luce azzurra, Sean vide che le guance di Ruth erano bagnate di lacrime, e, quando l'oscurità li riavvolse, la giovane donna cominciò a tremare.

Sean la strinse fra le braccia. Ruth gli si aggrappò, piccola e calda contro il suo petto: le sue labbra avevano il sapore salato delle lacrime.

« Sean, non dobbiamo. »

Ma egli la sollevò tra le braccia e s'incamminò nella notte. Un altro lampo provocò un tale chiarore che Sean poté vedere i cavalli, che si addossavano gli uni agli altri con le teste abbassate, e il profilo frastagliato del kopje sopra di loro.

Sentì le prime gocce sul volto e sulle spalle. La pioggia era calda, e Sean continuò a camminare portando Ruth. Poi l'aria si colmò di pioggia, che apparve come una nebbia perlacea alla luce del lampo successivo, e la notte si saturò dell'odore di terra bagnata... Un profumo caldo e pulito.

La voce del tuono
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