65.

I gran finale della settimana fu la caccia al bushbuck di Sean Courteney.

Sean e Dirk arrivarono in Protea Street all'alba, su un carro tirato da buoi. Indossavano rozzi abiti da caccia, e le custodie di cuoio dei fucili giacevano sul fondo dei carro, dietro i piedi di Sean.

Ci volle quasi un quarto d'ora per trasferire Ruth, Ada e le sue ragazze dal villino al carro. Era come spingere un gruppo di galline verso la porta del pollaio. Sean riusciva a farle muovere lentamente davanti a sé, chioccianti e gesticolanti, in direzione del cancello; quando erano in prossimità del recinto, all'improvviso una di esse lanciava un gridolino: « Oh, il mio parasole... Oh, il mio cestino da lavoro », e tornava indietro, arrestando l'avanzata generale.

La terza volta che questo avvenne, Sean sentì qualcosa scattare dentro di sé. Lanciò un urlo rabbioso. Un profondo silenzio cadde tra le signore e due di esse parvero sul punto di piangere.

« Ora non farti prendere dalla collera, caro », disse Ada, tentando di calmarlo.

« Non mi sto facendo prendere dalla collera. » A Sean tremava la voce, nello sforzo di dominarsi. « Conterò fino a dieci, e se non sarete tutte sul carro... Diventerò una belva. » Al cinque erano tutte sedute, e Sean incitò i buoi... Sembrava davvero un gallo arruffato.

L'intera popolazione dei distretto di Ladyburg li stava aspettando, in un confuso groviglio di carrozze e di carri tirati da buoi, nel campo vicino ai depositi ferroviari. Sean passò loro accanto, suscitando un mormorio di saluti e commenti. A una a una le vetture girarono, mettendosi in fila dietro di lui, e il lungo convoglio part al-la volta di Mahoba Kloof. La grande caccia era cominciata.

Al centro della fila qualcuno cominciò a suonare un organetto, e piano piano un canto si propagò da un carro all'altro, fondendosi Pagina 161

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) col rumore delle ruote, degli zoccoli e delle risate.

A poco a poco l'irritazione di Sean si calmò. Sul sedile posteriore, le ragazze di Ada stavano cantando Boland Se Nooinentje. Dirk era saltato giú dal carro e con alcuni amici correva davanti ai cavalli. Con un gesto timido, la mano di Ruth sfiorò una gamba di Sean che, infine, sorrise.

« Che splendida giornata, Sean. »

« Mi spiace di averla quasi rovinata. »

« Oh, sciocchezze! » Ruth gli si avvicinò e a un tratto Sean si sentì felice. Era valsa la pena di fare tanti preparativi. Accanto a lui Ruth rise piano.

« Cosa stai meditando? » chiese Sean, prendendole una mano.

« Nulla. Ho solo voglia di ridere », rispose Ruth. « Guarda come tutto è verde! » aggiunse, per far distogliere lo sguardo di Sean dal suo e poterne studiare il volto.

Il piccolo sotterfugio funzionò.

« La terra sembra così giovane », disse Sean e, mentre osservava la campagna, i suoi occhi assunsero quell'espressione dolce che era tanto familiare a Ruth. Ormai la giovane donna sapeva riconoscere molti dei suoi stati d'animo e stava imparando a suscitarli o a modi-ficarli. Era un uomo semplice, e proprio in quella semplicità stava la sua forza. Là come una montagna, pensò Ruth: sai come sarà nel sole del primo mattino. Sai che quando il vento soffia da sud ci sarà nebbia sulla cresta e che, la sera, le ombre cadranno seguendo un preciso disegno lungo i pendii e le gole. Eppure sai anche che la forma della montagna rimane sempre la stessa, che non cambierà mai.

« Ti amo, mia montagna », bisbigliò, e immaginò la sua espressione di sorpresa prima ancora che gli balenasse sul volto.

« Come? »

« Ti amo, mio uomo », si corresse Ruth.

« Oh! Anch'io ti amo. »

E adesso Sean pareva imbarazzato. Mio Dio, potrei mangiarlo!

E se ora mi stringessi a lui e lo baciassi davanti a tutti... Segretamente assaporò l'idea.

« Cosa diavolo stai architettando? » chiese Sean in tono burbero.

Non era possibile che egli leggesse nel suo pensiero con tanta precisione. Ruth lo fissò sbalordita. Di colpo la montagna aveva mostrato di capire esattamente ciò che Ruth sentiva quando lo guardava.

«Niente», negò, confusa. «Io non... » Prima che Ruth si rendesse conto di ciò che stava accadendo si trovò seduta sulle ginocchia di Sean.

« No, Sean, no! » sussultò, ma subito la sua protesta fu soffocata. Sentì le risa delle ragazze di Ada, le grida d'incoraggiamento e gli applausi dagli altri carri e cominciò a dibattersi, puntando una mano contro il petto di Sean e tentando di tenere a posto il cappello con l'altra.

Quando Sean la ridepose sul sedile, Ruth era a testa nuda, coi capelli sciolti, le guance e le orecchie in fiamme. Nessuno l'aveva mai baciata in quel modo.

« Bel colpo, Sean! »

« Bis! Bis! » Le grida e le risate aumentarono la confusione di Ruth.

« Sei terribile! » Usando il cappello per nascondersi, la donna cercò di controllare il proprio rossore. «E davanti a tutta questa gente, poi! »

« Così imparerai a non stuzzicarmi, ragazzina! »

E improvvisamenee Ruth non fu piú tanto sicura della forma della sua montagna.

Il corteo lasciò la strada principale per imboccare un sentiero ac-cidentato, guadò il fiume, risalì la sponda opposta e si sparpagliò tra gli alberi. I servi, che aspettavano fin dalla sera precedente, corsero ad afferrare per il morso i cavalli dei loro padroni. Da ogni carro uscivano chiassose masnade di bambini e cani, seguite da piú dignitosi drappelli di adulti. Le donne si avviavano senza esitazione verso le due enormi tende montate tra gli alberi, mentre gli uomini scaricavano i foderi e cominciavano a montare i fucili.

Senza muoversi dal carro, Sean aprì la lunga custodia di cuoio e, mentre le sue mani univano con gesti meccanici le canne al calcio, Pagina 162

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) osservò i preparativi con una certa dose di soddisfazione.

Aveva scelto quel luogo non solo per il boschetto di lillà, che ad-densava una fresca ombra su un morbido tappeto di foglie cadute, o per la vicinanza del fiume, al quale buoi e cavalli si sarebbero potuti abbeverare, ma anche perché era situato ad appena quindici minuti di cammino dal luogo in cui doveva iniziare la battuta.

Nei giorni precedenti, Mbejane e i suoi zulu avevano ripulito dalla vegetazione tutto il terreno sotto gli alberi, avevano eretto le tende e i tavoli, avevano scavato le buche per i fuochi e costruito perfino due latrine protette da pareti d'erba, discretamente discoste dall'area principale del campo.

Ora nelle buche divampavano grossi fuochi di legna, che per mezzogiorno si sarebbero ridotti a strati di brace. I tavoli, intorno ai quali le donne avevano già cominciato ad affaccendarsi, erano stracolmi di cibarie. Da quella parte ferveva davvero una grande attività... Svolta soprattutto dalle lingue.

Dagli altri carri gli uomini cominciavano a dirigersi verso quello di Sean, allacciandosi i cinturoni, armeggiando coi fucili e chiacchierando con iridifferenza nel tentativo di mascherare l'eccitazione.

Istruito da Sean, Dirk aveva radunato i ragazzi troppo giovani per usare i fucili, ma troppo grandi per restare con le donne. Costoro non facevano sforzo alcuno per dissimulare l'eccitazione. Armati di sikelas, i bastoni da combattimento zulu, davano segni di impazienza. Già un ragazzino piangeva forte, massaggiandosi il punto in cui aveva ricevuto una bastonata scherzosa.

« Bene... Ehi, fate silenzio! » urlò Sean. « Dirk vi accompagnerà dai battitori. Ma ricordate! Appena la caccia comincia, restate nella fila e fate ciò che vi sarà detto. Se colgo uno di voi che se ne va in giro per conto suo o precede la fila... Gliene farò passare la voglia a bastonate, di persona. Capito? » Il discorso fu urlato a squarciagola e, alla fine, Sean aveva il volto acceso.

Ciò aggiunse ulteriore peso alle sue parole, e il risultato fu un rispettoso coro di: « Sì, signor Courteney ».

« Andate, allora.»

Urlando e incitandosi reciprocamente a correre, i ragazzi sparirono tra gli alberi e un pò di quiete calò sul campo.

« Mio Dio, quegli scalmanati potrebbero spingere davanti a loro, non dico i bushbuck, ma tutti gli elefanti, i bufali e i leoni dell'Africa », osservò Dennis Petersen. « Bene, Sean... Quali sono le nostre posizioni? »

Sean attese, per rispondere, che tutti gli prestassero attenzione.

Poi annunciò: «Prima andremo all'Elands' Kloof. Mbejane e duecento zulu aspettano il segnale all'imbocco della gola. Noi ci schie-reremo all'estremità opposta ».

« In che ordine? »

« Calma, calma », ridacchiò Sean. « So che non sarebbe necessario ripetere le regole di sicurezza, ma... » e passò a elencarle. « Niente carabine... Solo fucili. Sparerete soltanto in un arco di quaranta-cinque gradi direttamente davanti a voi... Niente tiri laterali. Capito, reverendo? » aggiunse con enfasi, e l'ecclesiastico, che si lasciava notoriamente trascinare dall'entusiasmo, assunse un'aria mortifica-ta. «Un mio fischio segnalerà che i battitori sono troppo vicini: al-zerete i fucili e scaricherete immediatamente. »

« Sì sta facendo tardi, Sean. »

« Passiamo alle posizioni. »

« D'accordo. Io sarò il fucile di centro. » Ci fu un mormorio d'approvazione. Era abbastanza giusto che il posto migliore toccas-se all'uomo che organizzava la caccia. Nessuno poteva trovarvi da ridire. « Alla mia sinistra, nell'ordine: il reverendo Smiley... Dato che, senza dubbio, l'Onnipotente manderà il grosso della selvaggina dalla sua parte, forse ne potrò approfittare. » Tutti scoppiarono a ridere, mentre il reverendo esitava tra l'orrore per la bestemmia e la gioia per l'ottimo posto assegnatogli. « Poi Ronny Pye, Dennis Petersen, Jan Vermaak, Gerald e Tony Erasmus - voi due accordatevi da bravi fratelli -, Nick... » e Sean continuò a leggere l'elenco che teneva in mano. Era, in senso stretto, il registro sociale di Ladyburg, basato su un esatto e appropriato metro di ricchezza e influenza, popolarità e anzianità. A parte l'aver messo se stesso al Pagina 163

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) centro, Sean non aveva avuto molta parte nella compilazione della lista... Giustamente, Ada non si era fidata dei suo senso delle diffe-renze sociali.

« E con questo abbiamo sistemato il fianco sinistro. » Sean alzò gli occhi dal foglio. Era stato così preso dalla lettura che non si era accorto dell'atmosfera di tensione e d'attesa che si era creata nell'uditorio. Un cavaliere su un magnifico purosangue aveva attraversato il guado ed era entrato al passo nell'accampamento. Sceso di sella, aveva consegnato l'animale a un paio di servi, che l'avevano condotto via. Ora l'uomo avanzava verso il carro di Sean, fucile in mano.

Sean guardò da quella parte e lo vide. I suoi occhi si dilatarono, mentre la gioia cresceva lentamente in lui e le labbra si atteggiavano a un largo sorriso. «Garrick, come sono contento che tu sia venuto! » esclamò con spontaneità, ma il viso di Garry rimase inespressivo. Si limitò a chinare seccamente il capo in un cenno di saluto.

Ma almeno è qui, esultò Sean; ha fatto il primo Passo. Ora tocca a me. « Puoi prendere la prima posizione alla mia destra, Garrick. »

« Grazie. » Ora Garry sorrideva, ma in modo strano e gelido, e subito gli voltò la schiena per parlare con l'uomo piú vicino. Un piccolo moto di disappunto percorse la folla. Si erano aspettati qualcosa di spettacolare. Tutti sapevano del cattivo sangue che correva tra i fratelli Courteney. Ora, con un senso di delusione rivolse-ro di nuovo la loro attenzione a Sean. Questi finì di leggere la lista e saltò giú dal carro, mentre la folla si stava già muovendo in direzione del terreno di caccia. Sean cercò Garrick e lo vide molto lontano, quasi in testa alla lunga fila di uomini che aveva imboccato il sentiero che conduceva all'Elands' Kloof.

Impazienti, i cacciatori camminavano svelti. Sean capì che non sarebbe riuscito a sorpassare gli uomini davanti a lui per raggiungere Garry. Aspetterò finché arriveremo alla gola, si disse. Mio Dio, che splendida conclusione per questa settimana. Ho Ruth; se solo potessi riavere anche mio fratello e, con lui, Michael!

Dalla sommità della gola Sean guardò l'Elands' Kloof. Era una profonda spaccatura, lunga tre chilometri e larga circa cinquecento metri a quell'estremità, ma che, salendo, si restringeva a cuneo, fi-no a perdersi nell'altopiano. Il fondo era completamente coperto di fitti arbusti verde scuro, una massa che sembrava impenetrabile, sopra la quale pochi alberi si tendevano verso l'alto, alla ricerca del sole. Lassú sulla cresta l'aria era secca e salubre, ma in basso si sarebbe avvertito il tanfo di terra bagnata e di vegetazione marce-scente.

Indugiando, come se all'improvviso fossero restii a scendere nella sgradevole umidità della gola, i cacciatori si radunarono sulla cresta. Facendo schermo agli occhi con la mano, guardavano verso la punta del cuneo, dove i battitori apparivano simili a una fila di macchioline scure contro il verde dell'erba primaverile.

« Guardate i ragazzi », disse qualcuno, puntando l'indice. Dirk stava guidando la propria banda verso la schiera di zulu.

Sean si avvicinò al fratello gemello. « Be', Garry, come vanno le cose a Theunis Kraal? »

« Non male. »

« Ho letto il tuo libro... Lo trovo eccellente. Certo merita l'accoglienza che ha avuto a Londra. Lord Caisterbrook mi ha scritto che il tuo capitolo conclusivo sta fornendo al Ministero della Guerra materia di riflessione. Bel lavoro, Garrick. »

« Grazie. » Ma c'era un tono evasivo nella risposta di Garry, che pareva deciso a lasciar cadere la conversazione.

« Michael non è venuto con te oggi? »

« No. »

« Come mai? » insistette Sean. Garry sorrise in modo freddo e sprezzante.

« Non ha voluto. »

« Oh' » Per un attimo sul suo viso si lesse una pena cocente, poi Sean si rivolse agli altri cacciatori. « Bene, amici, scendiamo. »

Ed eccoli in posizione, una fila di uomini silenziosi nell'ombra fitta e nel calore stagnante. Ciascuno di loro può vedere il vicino Pagina 164

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) soltanto come una forma indefinita tra le foglie, i rampicanti e gli alberi caduti. Pochi particolari nitidi: la tesa di un cappello, lo scintillio fugace di un raggio di sole sulle canne di un fucile, una mano che sbuca dalle foglie verde scuro. E un silenzio greve quanto il calore... Rotto dal fruscio di un ramo, da un colpo di tosse rapidamente soffocato, dallo scatto di un otturatore.

A un tratto, Sean tirò indietro col pollice entrambi i cani del suo fucile, puntò le canne verso il tetto di foglie e sparò due colpi in rapida successione. I tonfi cupi dell'arma rimbombarono contro le pareti della gola, echeggiando e frammentandosi mentre rimbalzavano indietro. Poi tornò il silenzio.

Sean rimase immobile, tendendo l'orecchio, ma udì soltanto il ronzio di un insetto e lo squittio di un piccolo roditore. Scrollò le spalle. Evidentemente la distanza e la massa di vegetazione soffoca-vano le grida dei battitori e il fracasso dei loro bastoni che percuote-vano gli arbusti. Ma stavano venendo, ne era sicuro, non potevano non aver udito gli spari. Li immaginava mentre procedevano in fila, duecento zulu inframezzati dai ragazzi bianchi, che salmodiavano la domanda antica quanto la caccia: «E' yapi?» ripetuta instancabilmente, con l'accento sulla prima metà della parola. « E' yapi?» Dove vai? »

E, fra lui e i battitori, nell'intrico della boscaglia, si diffondeva-no i primi segni di allarme: corpi leggiadri, screziati di grigio, che si alzano dai loro segreti giacigli di foglie cadute; zoccoli appuntiti che affondano nel soffice terriccio sotto la spinta dei muscoli tesi; orecchie ritte; occhi neri e lucidi; narici umide che fremono e fiutano; corna a spirale rivolte all'indietro. Tutti i segni d'una fuga imminente.

Con l'odore della polvere che gli pizzicava il naso, Sean estrasse i bossoli. Poi prese altre due cartucce dal cinturone, le inserì, richiuse il fucile e armò i cani.

Ecco che si muovevano. Prima le femmine, screziate di bruno, con accanto i piccoli dalle gambe affusolate. Poi i maschi, gli inkonka, neri, grossi e silenziosi come ombre. Le ginocchia piegate, la testa incassata fra le spalle, si allontanavano dalle deboli grida dei battitori, spingendo le compagne e la prole lontano dal pericolo...

verso i fucili in attesa.

« Ho sentito qualcosa! » La voce del reverendo era roca, come se qualcuno lo stesse strangolando col suo stesso colletto bianco che spiccava nell'ombra fitta.

« Zitto, deficiente! » ringhiò Sean, mettendo a repentaglio la propria salvezza eterna. Ma non aveva di che preoccuparsi, perché l'epiteto fu sommerso dalla doppia detonazione del fucile di Smiley: così forte e inattesa che Sean sobbalzò.

« Preso? » chiese, con voce un pò malferma per lo spavento.

Non ottenne risposta. « Reverendo, lo ha preso? » insistette. Non aveva visto né sentito nulla che potesse far pensare alla presenza di un bushbuck.

«Bontà divina, quasi imprecavo... » rispose Smiley, con un tono di voce funereo. « Credo di essermi ingannato. »

Ci risiamo, pensò Sean con rassegnazione. « Se rimane senza cartucce, me lo dica », suggerì Sean, e sorrise al silenzio offeso del reverendo. Gli spari dovevano aver indotto gli animali a tornare verso i battitori; adesso avrebbero cominciato a girare in tondo alla ricerca di una via di scampo. Forse si sarebbero spostati sui fianchi.

Quasi a conferma dei suoi pensieri, un fucile tuonò sulla sinistra, quindi un altro, poi altri due sulla destra.

Lo spasso era cominciato sul serio.

Nel breve silenzio che seguì si sentirono le grida dei battitori, attutite ma insistenti.

Un movimento confuso davanti a lui, oltre lo schermo dei rami, soltanto un guizzo grigio scuro: Sean alzò il fucile... Lo sparo, il rinculo sulla spalla, e qualcosa cadde, si rotolò e scalciò nella macchia.

« Preso! » esultò Sean. Dall'intrico dei rami emersero la testa e le spalle di un bushbuck ancora non completamente adulto. La bocca aperta, sanguinante, si agitava al suolo, lasciando una larga striscia tra le foglie morte. Un altro sparo, il colpo di grazia, e giacque immobile, la testa picchiettata dalle minuscole ferite dei pallini, le pal-Pagina 165

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) pebre frementi, il subitaneo fiotto di sangue dalle narici.

Il fracasso degli spari si mescolava alla cantilena degli zulu, alle urla dei cacciatori, alle corse e ai tonfi degli animali terrorizzati nella macchia.

Un inkonka, grosso, nero come il demonio, con tre giri di corna e occhi sgranati, balzò allo scoperto e si fermò con la testa alta e le zampe anteriori divaricate, ansimante, folle di terrore. Piegato in avanti sul fucile, trattenendo il respiro, Sean fece fuoco. Il tempo di assorbire il rinculo e vide l'inkonka piombare a terra, nettamente, istantaneamente, senza scalciare. Preso!

Ed eccone un altro, dritto nella linea di tiro, accecato dal panico, che balza fuori dalla macchia, quasi addosso a Sean. E' una femmina con dietro i piccoli... Lasciamola andare.

L'animale guardò l'uomo e si diresse sulla sinistra, per passare tra Sean e Garrick. Mentre gli sfrecciava al fianco, Sean si voltò a guardarlo e scorse il fratello. Garrick aveva lasciato il proprio posto e si era avvicinato a Sean. Stava un pò chino in avanti, col fucile stretto da entrambe le mani, i cani armati... E gli occhi fissi sul fratello.

Garrick era rimasto in paziente attesa durante le fasi iniziali della battuta. Il tronco d'albero su cui sedeva era marcio e soffice, coperto di muschio e delle lingue bianche e arancione dei funghi d'albero. Dalla tasca interna della giacca aveva estratto la fiaschetta d'argento intarsiato di cornaline. La prima sorsata gli aveva fatto lacrimare gli occhi e gli aveva intorpidito la lingua.

Mi ha preso tutto quello che avevo di piú caro. La mia gamba: Garry l'aveva guardata, stesa rigidamente davanti a lui, col tacco affondato nel terriccio umido. Aveva ingollato in fretta un altro sorso, chiudendo gli occhi per il bruciore provocato dal brandy.

Mia moglie: socchiudendo le palpebre l'aveva rivista così come Sean l'aveva lasciata, stesa sul letto con le vesti strappate, le labbra tumefatte e sporche di sangue.

La mia virilità: perché a causa di ciò che lui le fece quella notte, Anna non mi ha piú permesso di toccare il suo corpo. Fino a quel momento c'era speranza. Ma adesso ho quarantadue anni e sono vergine. E' troppo tardi.

La mia posizione: quel porco di Acheson non mi avrebbe mai estromesso, se non fosse stato per Sean.

E adesso mi toglierà Michael.

Si era ricordato della sinistra premonizione che aveva avvertito quando Anna gli aveva detto dell'incontro di Michael e Sean a Theunis Kraal. Questo era stato l'inizio, seguito poi da tanti piccoli incidenti. Il giorno in cui Michael aveva guardato le annotazioni sbiadite ma precise sul registro dei conti. « E' la calligrafia dello zio Sean? »

Quella sella malconcia che Michael aveva trovato nel fienile sopra la stalla; l'aveva amorosamente lucidata, rinforzando le cucitu-re, applicando nuove cinghie per le staffe, e l'aveva usata per un an-no, finché Garry aveva notato le rozze iniziali incise nel cuoio della falda. S.C. Quella notte Garry l'aveva presa e gettata nella caldaia.

Otto mesi prima, quando Michael aveva compiuto ventun anni, Garry l'aveva chiamato nel suo studio, dalle pareti rivestite di pannelli di legno, e con riluttanza lo aveva messo a conoscenza della donazione fattagli da Sean. Michael aveva letto il foglio ingiallito, muovendo silenziosamente le labbra. Poi aveva alzato gli occhi, chiedendo con voce esitante: « Lo zio Sean mi ha ceduto la propria metà di Theunis Kraal ancor prima che fossi nato. Perché, papà?

Perché ha fatto una cosa simile? » e Garry non aveva potuto rispon-dergli.

Quell'ultima settimana, poi, aveva segnato il culmine della crisi.

C'era voluta tutta l'influenza combinata di Garrick e di Anna per impedire a Michael di accettare gli inviti di Sean. Quindi il mandria-no zulu che aveva l'incarico di seguire il giovane e di informare immediatamente Garrick qualora avesse varcato i confini di Theunis Kraal, gli aveva detto che ogni pomeriggio Michael saliva a cavallo sulla scarpata e restava là seduto fin dopo il tramonto, guardando nella direzione di Lion Kop.

Pagina 166

Wilbur Smith - La Voce Del Tuono (Ita Libro) Sto per perderlo. E' mio figlio, anche se è Sean che lo ha generato. A mio figlio, ma, a meno che non glielo impedisca, Sean me lo porterà via. A meno che non glielo impedisca. Aveva portato ancora una volta la fiaschetta alle labbra e con sorpresa aveva scoperto che era vuota.

Intorno a lui erano cominciati gli spari e le grida. Aveva preso il fucile posato sul tronco accanto a sé e lo aveva caricato. Poi, alzatosi, aveva armato i cani.

Sean lo vide: avanzava lentamente, zoppicando un poco, la schiena curva, senza preoccuparsi di scostare i rami che gli si paravano dinanzi al viso. « Non serrare su di me, Garry, rimani al tuo posto. In quel modo lasci un vuoto nello schieramento. »

Poi notò l'espressione del fratello. Pareva che la pelle gli si fosse ritirata sugli zigomi e sul naso, così che le narici apparivano bianche, esangui. Le mascelle si contraevano nervosamente e un sottile velo di sudore gli imperlava la fronte. Sembrava che stesse male o che qualcosa l'avesse terrorizzato.

« Garrick, ti sentì bene? » Allarmato, Sean fece qualche passo verso di lui... Poi si arrestò. Garry aveva alzato il fucile.

« Mi spiace, Sean. Ma non posso permetterti di portarmelo via », disse. Le bocche delle canne erano tutto ciò che Sean vedeva dei fucile, e, sotto di esse, le nocche di Garry bianche per la tensione con cui stringeva il calcio. L'indice era piegato sul grilletto.

In quel momento Sean ebbe paura. Non si mosse, perché le sue gambe erano diventate pesanti, intorpidite.

« Devo farlo. » La voce di Garry era gracchiante. « E' necessario... Altrimenti me lo prenderai. Distruggerai anche lui. »

Con movimenti impacciati e lenti per la paura, Sean voltò deli-beratamente la schiena al fratello e camminò verso la sua postazione. I muscoli del dorso gli dolevano, tanto erano irrigiditi e contratti nell'attesa del piombo.

I battitori erano vicini adesso, li sentiva gridare e percuotere la macchia coi bastoni. Si portò il fischietto alle labbra e vi soffiò tre volte. Immediatamente le grida cessarono e, nel relativo silenzio che s'impose, udì un suono dietro di sé, a metà tra un singhiozzo e un grido di dolore.

Con esasperata lentezza, Sean girò la testa per guardare indietro. Garrick non c'era piú.

Le sue gambe cominciarono a tremare, mentre il muscolo di una coscia si contraeva spasmodicamente. Cadde a sedere sul morbido tappeto di foglie umide. Accese un sigaro, ma dovette usare entrambe le mani per tener fermo il fiammifero.

« Papà! Papà! » Disk balzò fuori dal folto. « Papà, quanti ne hai presi? »

« Due », rispose Sean.

« Soltanto? » E la voce del ragazzo si affievolì per la delusione e la vergogna. « Perfino il reverendo Smiley ti ha battuto. Ne ha presi quattro. »

La voce del tuono
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