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— Ciao. — Hannah entrò carica di borse. Tutte raffinate, con logo colorati su lucida carta plastificata e sottili cordicelle come impugnature.
— E tu che ci fai qui? — chiese Noah. — Dovevi mandarcele via corriere.
— Sono io il corriere. — Hannah si guardò intorno. — Lei dov’è?
— Di sopra a riposare. — Noah guardò fuori. Nel portico c’erano altre borse. — Oh, no, Hannah! Cos’hai preso?
— Ho solo eseguito gli ordini — protestò lei. — Zade ha detto: “Tutto ciò di cui ha bisogno una ragazza”. Quindi abiti di marca, scarpe, calze, intimo di classe… con tutto quello che ha passato, le farà bene al morale.
Lui guardò la selva di borse con la vaga sensazione che gli avrebbero causato più problemi con Caro di quanti ne risolvevano. Ma era solo colpa sua. Non doveva coinvolgere Hannah. Faceva sempre a modo suo e impazziva con una carta di credito in mano. — Va bene. Grazie. Adesso puoi tornare in città.
Sua sorella lo incenerì con lo sguardo. — Quindi, non mi hai chiamata per aiutarti.
— Certo che no! Non so cosa succederà quando…
— Non lo sanno neppure Zade e Sisko, ma loro sono qui. — I suoi occhi color whisky lo guardarono feriti. — Esattamente dove dovrei essere anch’io.
— Hannah, ti prego — gemette lui, frustrato.
— Smettila di trattarmi come se avessi ancora nove anni! — esclamò lei. — Continui a sentirti in colpa per avermi portata alla Midlands. Però sai una cosa, Noah? Sono sopravvissuta. Perché sono forte come tutti voi!
Poi tacque, ma a Noah venne risparmiato l’arduo compito di risponderle da una voce che echeggiò da sopra. — Ehi, voi due.
Caro era sul pianerottolo, avvolta in un accappatoio che doveva aver trovato in bagno. Si sporgeva dalla balaustra e i capelli le cadevano in avanti. — Cos’è quella roba?
— Il tuo guardaroba provvisorio — spiegò Hannah, sollevando qualche borsa. — Il resto è fuori. Spero di aver azzeccato tutte le misure.
Caro guardò Sisko, che stava entrando con altri sacchetti. — Hannah, a me bastano una felpa e un paio di jeans.
— No — si sorprese a risponderle Noah. — Tu meriti degli abiti decenti.
Hannah lo guardò incredula, poi rise. — Finalmente una cosa su cui siamo d’accordo — dichiarò. — Caro, mettiamola così: se proprio dobbiamo combattere le oscure forze del male, meglio farlo vestite come si deve.
Lei alzò gli occhi al cielo e gemette.
— Comunque, scegli quello che ti piace e ti va bene. Ovvero tutto, ci scommetto, perché io so quello che faccio — ribadì Hannah.
Caro cercò lo sguardo di Noah, senza successo. Hannah se ne accorse.
— È completamente d’accordo con me. Vero, fratellone?
Lui le lanciò un’occhiata tormentata. Hannah la ignorò e si voltò verso Sisko. — Hai finito di scaricare la macchina?
Sisko annuì. — Sì. Vuoi che porti tutto di sopra?
— Ci penso io — borbottò Noah. Afferrò parecchie borse, tra cui una particolarmente voluminosa. — E questa cosa contiene? È leggerissima.
— Uno stupendo giubbotto di piumino. E un paio di mukluks.
Lui si voltò di scatto. — Che diavolo sono i mulukus? — le chiese.
— I mukluks — lo corresse lei — sono doposci. — Prese delle scatole da scarpe e lo seguì di sopra, ma si fermò sul pianerottolo e posò una mano sulla spalla di Caro. — Meriti un po’ di attenzioni. Non dire di no, ti prego. Ho perso mezzo pomeriggio in giro per negozi.
— Lo apprezzo molto, Hannah, sul serio. È solo che…
La ragazza sorrise. — Caro, se ancora non l’hai notato, mio fratello è ricco. Fa un sacco di soldi e li usa per fare altri soldi senza neppure dover guardare. È davvero incredibile negli affari. Anzi, è incredibile in un sacco di cose.
— Sì, me ne sono accorta vedendolo in azione — rispose lei. — Ma il modo in cui combatte, la sua forza e agilità… si devono alla Midlands?
Hannah la guardò incredula. — Ti ha raccontato della Midlands?
— Certo che gliel’ho raccontato — sbottò Noah. — Era con noi quando abbiamo visto il video! Cosa dovevo dirle? Che Mark ha usato un rito vudù?
— Ma tu… ma noi… — balbettò Hannah. — Noah, l’hai appena conosciuta!
— È vero, però adesso fa parte del gruppo — sentenziò lui prima che potesse fermarsi.
Gli occhi castani di Hannah passarono da lui a Caro, lucidi per le lacrime di gioia.
Poco dopo, Noah contemplava smarrito l’attività che ferveva intorno a lui. Di sopra si udivano le ragazze ridere, dalla cucina venivano le voci di Sisko e Zade che scaldavano i tacos. Incredibilmente, nel rifugio stava andando in onda un party.
Zade comparve accanto a lui e gli passò una birra. — Tieni, bevi. Sei stato grandioso oggi. Stavamo giusto brindando al fatto che finalmente hai cominciato una nuova vita. Era ora, accidenti a te.
— Eh? — gracchiò Noah, guardandolo confuso. — Che nuova vita?
Zade e Sisko si scambiarono un’occhiata divertita.
Alla fine, Sisko ebbe pietà di lui. — Zade sta dicendo che eravamo stanchi di vederti impazzire notte e giorno per proteggerci. Non hai fatto altro da quando Luke è sparito. Ma finalmente eccoti qui, pronto a fare qualcosa per te stesso. Cosa mai successa da quando ti ho conosciuto alla Midlands.
— Stronzate — borbottò Noah.
— Pura verità — ribadì Zade.
— E ci piacciono gli ultimi sviluppi — fece eco Sisko.
— Quali, in particolare? — sbottò lui. — Io che rischio di farmi ammazzare? Il fatto che ci abbia messi tutti in pericolo?
Sisko liquidò la cosa con un cenno, come se fosse irrilevante. — No. Tu che impazzisci per una ragazza. Che spacchi tutto per salvarla. Che smuovi le acque e tendi una trappola a Mark. È grandioso. Sarà anche stupido, avventato, pericoloso, ma ci piace — disse, prendendo un gran sorso di birra. — Ci stiamo divertendo.
— Bevi — disse Zade a Noah. — Ormai la frittata è fatta e non si torna indietro.
Noah era troppo stanco per replicare, per cui alzò la lattina e bevve.
Aveva un sapore celestiale.