Una vacanza «frivola»
Se nei primi mesi del 1914 Inessa ha continuato a eseguire, tentando di celare la sua insoddisfazione, il lavoro che Lenin le ha chiesto di fare, arriva il momento in cui comincia a dire di no. Nonostante la guerra imminente e sebbene Vladimir Il’ič continui a darle nuovi incarichi, a maggio di quell’anno decide di rivedere i suoi figli e di organizzare una vacanza con loro sulle coste dell’Adriatico.
Il conflitto non è ancora scoppiato – la dichiarazione di guerra ci sarà dopo l’uccisione a Sarajevo, il 28 giugno 1914, dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo – ma le tensioni lo annunciano: l’annessione della Bosnia da parte dell’Austria ha infiammato i Balcani, la corsa a nuove conquiste coloniali da parte delle grandi potenze è incessante e gli arsenali militari traboccano di armi. Lenin è certo che il conflitto avrà delle conseguenze sulla possibilità di una grande rivoluzione. Sarà l’occasione perché i popoli si ribellino ai loro governi. Per la Russia, il momento giusto per rovesciare il potere degli zar.
Considerazioni che non fermano Inessa, che abbandona il lavoro e lascia Parigi. Non vede i figli da oltre un anno ed è entusiasta di quella che definisce una «vacanza gloriosa e non costosa» con i suoi ragazzi ormai cresciuti: Aleksandr ha vent’anni, Fëdor diciotto, Andrej dieci, Varvara e Inna sono due adolescenti. La raggiungono e passano insieme settimane allegre e serene vicino a Trieste. Lei è una madre felice che definisce «frivolo», con evidente sollievo dopo le tristezze dell’inverno parigino, il clima di quelle vacanze. «Noi», scriverà qualche tempo dopo, «volevamo godere ogni cosa insieme, il sole, il mare». Il gruppo scatta delle foto che vengono inviate ad Aleksandr: Andrej affettuoso accanto alla madre; Inessa sempre con i suoi stravaganti cappellini; Varvara anche lei elegante e sorridente.
Sull’Adriatico la fatica dei mesi passati viene dimenticata: le corse per le strade di Parigi, le lunghe riunioni, la diplomazia con gli avversari di Vladimir Il’ič, tutto si dissolve nella luce di maggio e nel blu marino. Una silenziosa ma ferma ribellione. Una fuga.
Inessa è insoddisfatta per il ruolo che Lenin le ha assegnato, è delusa dall’indifferenza del capo dei bolscevichi nei confronti di Rabotnitza. Ma un episodio ha probabilmente fatto precipitare le cose. Fra i compiti che Lenin le ha affidato nei mesi precedenti ce ne è stato uno di una certa delicatezza: avvicinare i socialdemocratici ucraini per provocare una spaccatura nel partito contro il segretario Lev Jurkevič, con l’obiettivo di costruire un gruppo vicino ai bolscevichi. Il piano non riesce, la scissione non ha luogo così come avrebbe desiderato Lenin, che è insoddisfatto e non nasconde di essere arrabbiato con lei. La definisce «Santa Vergine» per l’ingenuità che avrebbe mostrato nella gestione del compito affidatole. Poi se ne scusa e nelle lettere seguenti fa intendere che ci tiene a lei, al loro rapporto, alla loro amicizia, ma per Inessa, bolscevica e rivoluzionaria, la definizione di «Santa Vergine» è proprio insopportabile. Ed è intollerabile che Lenin dica che lei non ha colto il nocciolo di una vicenda politica nella quale ha impiegato tanto tempo e tanto impegno.
C’è anche qualcos’altro. Per conoscere meglio la situazione ucraina, Inessa ha letto Zavety Otcov, un romanzo che aveva avuto un certo successo, scritto da Vinničenko, uno dei più importanti dirigenti del partito ucraino. Gli ha dedicato un’attenzione particolare perché il libro parlava senza reticenze di prostituzione e sessualità. Così, insieme alle informazioni raccolte, ha mandato a Vladimir Il’ič anche il romanzo. La risposta del capo dei bolscevichi è stata furente. «Sono frottole e stupidaggini!», le ha scritto, «mettere insieme ogni genere inconcepibile di orrori, raccogliere in una storia depravazione, sifilide e crimini romantici e ricatti… tutto questo coniugato a esplosioni isteriche, eccentricità, pretesa di avere una personale teoria di organizzazione delle prostitute… questo pretenzioso, totalmente idiota Vinničenko… ha realizzato una collezione di orrori – una sorta di ‘storia da due soldi’. Brrr… che zozzeria, che non senso. Che peccato sprecare tanto tempo per leggerlo».
Perché quella reazione? Perché quella rabbia? L’intui-to di Inessa le ha fatto pensare che le parole, apparentemente rivolte a Vinničenko, fossero in realtà indirizzate a lei. Suppone che Lenin le abbia inviato, con il pretesto di una critica letteraria, un messaggio più generale sull’amore e la sessualità. Sa quanto questi temi siano per lei importanti e, ancora una volta, sia pure in modo indiretto, le ha detto che non è di questo che i rivoluzionari devono occuparsi, mentre l’Europa è in subbuglio e dalla Russia arrivano notizie che fanno pensare a un’imminente ribellione allo zar. La «compagna» Armand si è sentita offesa. Non ha risposto direttamente, non è entrata in polemica, ma dentro di lei la figura di Vladimir Il’ič cambia, non è più così intoccabile. Lui non è più l’uomo dalle ragioni indiscutibili. Così ha accelerato i preparativi ed è partita per Trieste.
Quando Vladimir Il’ič ha saputo della decisione, si è irritato. Concedersi una vacanza in un periodo così duro, così complicato, gli è sembrato un privilegio eccessivo. Forse lui ha esagerato, ma le cose da fare sono troppe. Si è autoassolto, ma è dotato di sufficiente intuito per comprendere che in quel viaggio c’è il primo esplicito no di Inessa alle sue ininterrotte richieste di disponibilità. C’è un messaggio di rottura, Inessa è cambiata.
L’atteggiamento di Inessa che Lenin comprende poco è spiegato da Aleksandra Kollontaj che ha conosciuto bene Inessa e Vladimir Il’ič e che era al corrente della loro relazione. Autrice di un romanzo intitolato Un grande amore, pubblicato nel 1927, racconta proprio la relazione fra i due, ne descrive i caratteri e spiega molto dell’atteggiamento di Inessa. Naturalmente l’autrice non lo dichiara esplicitamente – non poteva osare tanto – ma la straordinaria somiglianza fra i protagonisti del romanzo e Inessa e Lenin è inequivocabile.
La storia, ambientata prima della rivoluzione, racconta di Nataša, un’esule russa, intelligente e sensibile, attiva nel partito anche se – com’era la norma per le donne – con un ruolo esecutivo e limitato. Nataša ama ed è riamata da Senja, anch’egli esule ma uomo importante, rinomato intellettuale, concentrato sui suoi problemi e sulla sua affermazione, infelicemente sposato (così almeno dice a Nataša), che, tuttavia, non intende rompere il matrimonio. L’uomo è descritto come egoista, interessato solo al soddisfacimento dei suoi desideri, delle sue aspirazioni e delle sue ambizioni.
La passione e l’amore sono vissuti dai due protagonisti in modo assolutamente diverso. Da parte di Nataša con trasporto, altruismo e spirito di sacrificio, da parte di Senja con la presunzione di un uomo di mentalità arretrata, che sfrutta il lavoro e la dedizione della donna innamorata ed è capace anche di qualche vigliaccheria. Nataša, dopo aver dedicato molti mesi all’amore, dopo aver sperimentato offese e umiliazioni, comprende chi sia veramente l’uomo che ama e si sente imprigionata nel segreto, nella noia e nell’isolamento della loro relazione. Decide di interrompere un amore nel quale si stanno seppellendo le sue capacità, il suo entusiasmo, per dedicarsi a ciò che veramente conta: il lavoro, la causa, la rivoluzione. Lo fa senza odio, senza astio, persino con una forma di tenerezza. Lui, che ha ritenuto la devozione della donna una certezza e ne ha trascurato e ferito i suoi sentimenti, solo quando Nataša lo abbandona, si rende conto che lei ha rappresentato l’allegria, la gioia, la speranza, il senso profondo delle cose e che da lei dipendeva la sua felicità.
Non è difficile riconoscere nel tratteggio dei due protagonisti Inessa e Lenin e lo stato d’animo di Inessa-Nataša in quei mesi del 1914. Dietro la decisione di partire per una vacanza, non c’è solo il forte desiderio di rivedere i figli, di concedersi alcuni giorni di svago e di libertà prima che la situazione in Europa precipiti. C’è lo stesso sentimento di stanchezza, delusione e ribellione che aveva spinto Nataša, che pure continuava ad amare Senja, a interrompere la loro relazione. Inessa non tronca il rapporto con Vladimir Il’ič, ma anche lei è preda di una stanchezza profonda.