Capitolo 12
I giorni passano e credo di non essere mai stata più felice in vita mia. Maggio e i suoi temporali hanno lasciato il posto alle giornate calde e serene di giugno. È l’unico mese di tutto l’anno in cui in Scozia possiamo dire di provare l’ebrezza del bel tempo, caldo, soleggiato e asciutto. L’estate è arrivata con i suoi profumi, le sue lunghe giornate, piene di luce e i suoi colori accessi che scaldano l’anima. Nulla a che vedere con le estati italiane, ovviamente, anche se qui, di vantaggioso, abbiamo un tasso d’umidità decisamente inferiore e il caldo non è mai soffocante da togliere il respiro. Questo è un tipico giugno scozzese, luminoso e piacevole, con la differenza che qui, nelle Highlands, difficilmente ci concediamo il lusso di uscire di sera senza indossare una giacca.
Sono le cinque di pomeriggio, Viola è da poco rientrata da scuola, la osservo mangiare un gelato seduta sotto il portico della cucina. Ai suoi piedi il cane che, da un mese a questa parte, può vantare un meraviglioso collarino all’ultima moda.
Sorrido e torno ai fornelli, dove controllo la cottura dello spezzatino aggiungendo un bicchiere di birra. Non riesco a non pensare all’ultimo mese, a lui, a noi.
Davvero credevo che quello con il padre di Viola fosse il rapporto perfetto? L’Amore con la A maiuscola? Mi sono bastate queste poche settimane per capire tante cose, ma confesso di avere ancora paura e di non riuscire a fidarmi mai completamente. Forse la mia è una difesa istintiva, per essere preparata nel caso in cui dovessi trovarmi di fronte alla fine di questo rapporto, tentando così di reagire da donna forte, quando lui si stancherà di me. Spesso mi ritrovo a pensare che un bel giorno mi dirà che tra noi è stato bello ma tornerà dalla sua A, che non ha mai smesso di amare. Così come il padre di Viola è tornato con la sua ex nonostante dicesse di amarmi e nonostante fossi incinta di nostra figlia.
Ho seguito il consiglio di mia sorella e ho iniziato a prendere la pillola così posso escludere sin da ora l’eventualità di essere nuovamente abbandonata in sala parto. È già qualcosa…
Nell’udire delle voci, mi volto per guardare fuori e vedo mia madre insieme ai miei nipoti che hanno raggiunto Viola per giocare insieme a lei. La pace e la tranquillità sono finiti, sorrido ed esco a baciarli.
«Avete fatto merenda?» domando prendendo Sara in braccio mentre Marco mi si aggrappa alla gamba. Scuotono le testoline rosse, quindi propongo loro un bel gelato come quello che sta mangiando Viola e mi lasciano libera dalla loro stretta per andare in cucina a prenderglieli.
Mia madre mi segue.
«Laura è andata dal ginecologo?» mi informo mentre apro il congelatore in cerca di due coni panna e cioccolato per i bambini. Ne porgo uno anche a mia madre che non rifiuta mai del cibo, poi torniamo sotto il portico a sederci insieme ai bambini.
«Ha un’ecografia di controllo e questa volta dovrebbero dirle con sicurezza il sesso del bambino. Speriamo che non sia ancora girato di spalle» dice poi mia madre sistemandosi sulla sedia a dondolo e addentando il suo gelato.
«E speriamo che sia femmina» aggiungo e lei è d’accordo con me.
Rimaniamo in silenzio qualche istante a osservare mia figlia e i cuginetti che ridono tra loro, impegnati a sporcarsi di gelato, quando mia madre mi pone la domanda che non mi aspettavo.
«Quindi, tu e Hamilton state insieme?» chiede con tutta la naturalezza del mondo, come se parlare della mia vita privata non mi imbarazzasse affatto.
Una volta non ero così, un tempo sbandieravo al mondo quanto fossi felice e quanto amassi il padre di mia figlia. Negli ultimi anni invece l’argomento vita sentimentale, probabilmente perché assente, era diventato tabù e off-limit. Margine che la mia famiglia puntualmente ignorava visto che in più occasioni, hanno tentato di rifilarmi un fidanzato senza successo.
Con David è diverso. Per scaramanzia forse o piuttosto per paura che le cose vadano male, ho preferito non dire niente a nessuno. Nemmeno con mia figlia ho osato parlare sinceramente e rivelarle che David è qualcosa di più di un amico che ogni tanto viene a casa nostra ed esce con mamma sempre più spesso. Mi sono confidata soltanto con mia sorella. Ecco appunto, Laura… la spia è lei, non ci sono dubbi.
Guardo mia madre a bocca aperta e lei ricambia il mio sguardo incredulo con un’alzata di spalle, continuando a leccare il gelato. È una bella donna di cinquantacinque anni che porta con nonchalance le rughe e qualche chilo di troppo, gli occhi come i miei e i capelli scuri e corti. La adoro, ma visti i miei precedenti disastrosi in quanto a relazioni e considerato che all’epoca era stata lei a raccogliere i miei cocci, ho preferito non dirle nulla di David, anche per non farla preoccupare per l’eventualità di un mio nuovo crollo emotivo. Ma in realtà è evidente ciò che c’è nell’aria e non le posso proprio nascondere nulla.
«No, non è stata tua sorella a raccontarmi tutto se è questo che stai pensando, Lu» mi dice rilassandosi e dondolando sulla sedia, «Ci sono arrivata da sola, non sono scema e non sono nata ieri» conclude.
Benissimo, mi auguro solo di non dover affrontare la stessa conversazione con mio padre, proprio non ce la farei.
«Da quanto tempo?» mi chiede sorridendomi.
Ci penso un momento.
Quando è iniziata ufficialmente? Da quando gli ho rovesciato il tè addosso o da quando ho ballato per lui completamente ubriaca in un pub? Per me questo può benissimo valere come inizio, ma credo che tutto sia cominciato davvero quel venerdì di pioggia nella rimessa per gli attrezzi.
«Circa quaranta giorni» rispondo sperando che non mi chieda dettagli su come, dove e quando.
Mia madre annuisce con un’espressione soddisfatta stampata sul volto sorridente.
«Come l’hai capito?» chiedo.
Che io sappia ci ha visto insieme in pochissime occasioni e sicuramente non in atteggiamenti intimi. Come ha fatto a capire che nascondiamo qualcosa?
«Da come lo guardi quando lui non ti osserva e da come fai finta di niente quando è lui a guardare te. L’avevo capito che ti sarebbe piaciuto, sai? Quando l’ho assunto, dopo aver parlato con lui. Tuo padre non era d’accordo perché non aveva la minima esperienza. “Cosa vuoi che ne sappia un avvocato di giardini e manutenzione?” aveva borbottato quando aveva visto il suo curriculum e in effetti, all’inizio, anche io ero un po’ scettica» confessa ripensando evidentemente al giorno del colloquio con David.
«E poi cos’è successo per farti cambiare idea?» le domando curiosa.
«E poi l’ho visto, tesoro!» rivela ridendo e non riesco a non sorridere anche io. Ovvio, non solo mia sorella ma anche mia madre non è rimasta indifferente al fascino di David Alexander Hamilton. Così come non lo sono le ospiti dell’albergo, le cameriere nei pub o le commesse al supermercato. L’altra mattina quando mi ha accompagnata a fare la spesa, non mi sono sfuggite le occhiate delle donne che abbiamo incrociato. Non so se esserne gelosa, lusingata o scatenare i miei istinti omicidi nei confronti del genere femminile che osa spogliarlo con gli occhi.
«Non è solo bello, l’ho capito parlandoci insieme e sono rimasta colpita da quanto si sia dato da fare qui in albergo senza avere la minima esperienza. È un bravo ragazzo, Lu. Spero di non sbagliarmi» conclude.
Annuisco senza ribattere.
«Violetta cosa ne pensa?» chiede poi.
Immagino la preoccupi l’impatto che una relazione sentimentale possa avere sulla nipotina che non ha mai visto la madre con un uomo in cinque anni e mezzo di vita.
E preoccupa anche me.
«A Viola lui piace… molto! Sono andati d’accordo da subito, nonostante la naturale diffidenza che ha sempre dimostrato nei confronti degli adulti che non conosce» dico e mia madre concorda con me.
«Lo so, ha stupito anche me il suo comportamento con Hamilton» dice osservando i bambini impegnati a sbriciolare le margherite raccolte nel prato.
«Non me la sento ancora però di dirle come stanno le cose. Sa che è un amico a cui sono molto affezionata e tra l’altro, temo che anche lei si stia attaccando a lui.»
«Perché lo temi? Cosa ti spaventa, Lu?» mi domanda e non riesco a non guardarla senza alzare un sopracciglio e con un’espressione eloquente in viso. Chi è stato a recuperarmi disperata in una stanza d’albergo con una bambina appena nata tra le braccia, abbandonata dal padre? Si è forse dimenticata quanto ho sofferto e quanto ho speso in analisi in questi anni?
«Secondo te, mamma?» chiedo sarcastica.
Alza le spalle e torna a dondolarsi senza guardarmi.
«Lo so benissimo, Luisa. Hai paura che ferisca te ma soprattutto che a pagarne le conseguenze questa volta sia anche Viola. Ma lasciami dire una cosa. Non puoi a priori sapere come andranno le cose quindi non ti rimane che una scelta: vivere. Vivi questa storia per te stessa ma non escludere tua figlia. Viola non ha bisogno di un padre e nessuno sta chiedendo a Hamilton di esserlo. Ma se quest’uomo riesce a renderti felice come donna e non soltanto come madre, lascia che tua figlia sappia e si goda questi momenti insieme a te. Hai detto che vanno d’accordo e se il fatto che tu abbia una bambina fosse stato un problema, sono convinta che Hamilton non ti avrebbe nemmeno considerata. Neanche per una scopata, fidati» dice e ringrazio Dio, di non avere in bocca nulla da mangiare o da bere, altrimenti mi starei sicuramente strozzando.
Da quando mia madre è diventata così diretta?
«Ma… mamma!» protesto imbarazzata, augurandomi che ai bambini sia sfuggita l’affermazione della nonna.
«Tesoro, non sto dicendo nulla di strano. Gli uomini quando vogliono divertirsi lo fanno con ragazze libere e disponibili, non con donne con figlie a carico come te. Di conseguenza, il fatto che il nostro Hamilton non sia fuggito a gambe levate davanti alla presenza di Viola, mi fa ben sperare.»
Mia madre ha ragione.
Ci rifletto un po’, il mio cervello alterna scenari apocalittici con visioni di me nuovamente a pezzi ad altri decisamente più piacevoli.
Dopotutto, anche se le cose andassero male, chi dice che questa volta ne uscirei distrutta? Non sta scritto da nessuna parte. Ho trentadue anni e quasi sei anni di esperienza di madre single che hanno rafforzato il mio carattere, so badare a me stessa e a mia figlia. Non sono più la ragazza disperata e incapace di vivere senza amore e senza un uomo al suo fianco. Ho pensato di non essere in grado di farcela e invece la vita è andata avanti, mi sento orgogliosa della figlia che ho cresciuto e della donna che sono diventata.
Fino a non molto tempo fa non sarei stata tanto sicura di me stessa, adesso invece mi sento molto più forte. Spero solo che questa fase duri. Mi conosco troppo bene per non sapere che la mia vita è una continua altalena di emozioni e stati d’animo contrastanti…
Mi faccio coraggio, prendo un bel respiro e chiamo mia figlia dicendole di venire vicino a me. Marco e Sara continuano a giocare concentrati sulle margherite da fare a pezzi.
Viola mi raggiunge di corsa, appoggia le mani sulle mie ginocchia. Sono seduta e ci possiamo guardare negli occhi.
«Cosa c’è mamma?» domanda spostandosi da un piede all’altro.
Mia madre ci osserva curiosa, ma credo abbia intuito le mie intenzioni e sorride.
«Tesoro, per te sarebbe un problema se il signor Hamilton… Ecco, se David si fermasse a dormire da noi una di queste sere? Magari mercoledì quando mamma non deve lavorare al ristorante?» chiedo e sento il cuore accelerare il ritmo come impazzito. Ho paura della sua risposta.
«Vuoi dire fermarsi fino al mattino e fare colazione insieme a noi?» domanda riflettendo sulla mia proposta.
Faccio cenno di sì con la testa.
«Significa quindi che non uscirà più all’alba prima che io possa salutarlo?» domanda infine reclinando la testa e giocando con i capelli legati in una coda.
Oh mio Dio…
Sto per morire per l’imbarazzo, giuro. Questo significa che Viola l’ha visto sgattaiolare fuori di casa nostra quando non era ancora sorto il sole? E cos’altro avrà visto, o magari sentito? Santo cielo, mi sento male!
«Mamma! Ti ho chiesto se può fare colazione con noi!» insiste mia figlia scuotendomi una mano. Ho la bocca aperta e la faccia da idiota, lo so.
«Sì… certo. Ma tu quando l’hai visto…ecco…» balbetto imbarazzata.
«Un paio di volte. Mi sono alzata per fare pipì e ti ho vista mentre lo accompagnavi alla porta e gli davi un bacio in bocca» rivela con l’aria più candida e innocente che un bambino può avere.
Mia madre sghignazza: «È un problema se mamma bacia in bocca il signor Hamilton, tesoro?» domanda a mia figlia.
Viola scuote la testa e torna a guardarmi.
«Posso andare a giocare?» chiede ora impaziente di tornare dai cuginetti.
Annuisco e incredula, senza parole, guardo mia madre.
Lei alza le spalle sorridendo.
«Visto? Non preoccuparti, Luisa. Vivi questa storia serenamente, fallo per te stessa e non pensare troppo, ferma il cervello ogni tanto e fatti meno paranoie? D’accordo?»
Ancora non riesco a proferire parola.
Tutti si sono accorti di me e David.
Prima mia madre e adesso anche mia figlia.
Non sono davvero capace a nascondere i miei sentimenti. Ne ho appena avuto la conferma!