Capitolo 7

 

Un mal di testa così me lo ricorderò per tutta la vita, giuro! Penso mentre osservo l’aspirina sciogliersi nel bicchiere d’acqua e mi massaggio le tempie. Se sopravvivo prometto di stare lontana da qualunque tipo di alcolico da qui all’eternità, soprattutto la vodka. Cazzo… andava giù così bene e adesso guardate come sono ridotta.

Svuoto il bicchiere e lo allontano disgustata. Quanto odio l’aspirina effervescente. Prendo la tazza colma di caffè nero e ne bevo un sorso. Aggiungo altro zucchero e mi ritrovo a fissare il cucchiaino che sto girando senza fine.

Dio santo! Cosa diavolo avrò combinato ieri sera?

I miei ricordi lucidi arrivano al momento in cui mi sono messa a ballare sulle note di una canzone pop di cui non rammento il titolo, in un locale di cui non ho memoria del nome… Mentre ricordo benissimo David Hamilton appoggiato al bancone del bar che mi guardava a braccia incrociate. Com’era la sua espressione? Sinceramente non saprei dirlo… ero troppo ubriaca per poter dichiarare se fosse compiaciuto o disgustato per la mia performance fuori programma. Rimasta zitta e buona per tutta la durata della cena, vedendomi cambiare così drasticamente, avrà pensato che soffro di scompensi della personalità. Devo parlarne con il mio psicologo. Cosa diavolo mi è successo ieri sera? Mi passo le mani sul viso e quasi mi viene da piangere.

Che vergogna… e che razza di casino ho combinato!

Perché ho confessato il più grande segreto della mia vita, nonché il più umiliante, proprio all’uomo per cui mi sono presa una cotta di dimensioni epiche?

Sono un disastro!

Mi alzo dal tavolo della cucina e ripongo tazza e bicchiere nella lavastoviglie. Prendo un biscotto dalla dispensa e torno al piano di sopra, in camera mia. Ho già telefonato a mamma per dirle se poteva pensare lei alla colazione per gli ospiti dell’albergo, mentre papà portava Viola a scuola. Mi ha risposto con uno strano tono compiaciuto dicendomi di prendermi tutto il tempo che voglio. Probabilmente è convinta che abbia passato una notte di sesso sfrenato con il nostro addetto alla manutenzione, mia sorella deve già averla informata di tutto, anche del fatto che siamo rimasti soli al pub ieri sera, e conoscendole si saranno fatte chissà quali idee…

La verità è che io non ricordo affatto cosa sia successo ieri sera! Almeno non da un certo momento in poi… ma sono convinta di non aver fatto sesso con David Hamilton, rimo perché un’esperienza simile me la ricorderei anche da ubriaca marcia, secondo perché mi sono svegliata completamente vestita, stivali esclusi. Dubito di essere riuscita a entrare in casa, salire le scale e mettermi a letto sulle mie gambe, quindi deve avermi aiutato lui.

«Suppongo che i miei calzini a righe multicolori abbiano fatto da deterrente semmai avesse avuto certe intenzioni nei miei confronti…» mi dico dopo essermi sfilata i jeans, guardandomi le calze che sembrano rubate dall’armadio di mia figlia.

Finisco di spogliarmi e vado in bagno, una doccia calda spero che mi doni la lucidità perduta e allevi il dolore che mi sta massacrando la testa. Poi dovrò farmi coraggio e andare alla Guest House e rischiare di incrociare David che, a differenza mia, sa cos’ho detto e fatto la scorsa notte…