Capitolo 9

 

 

Alla fine ho parlato con mia sorella.

Tra regalare cento sterline al mio analista e una più economica chiacchierata con Laura, ho scelto per la seconda opzione.

Abbiamo un po’di tempo prima di andare a prendere i bambini all’asilo e Viola a scuola, così ne ho approfittato per raggiungerla al banco della reception, dove la trovo impegnata a registrare i documenti degli ospiti francesi che ha appena accompagnato nella loro stanza.

«Hai bisogno, Lu?» mi domanda senza alzare la testa dal registro che sta compilando.

Quando lavora, mia sorella ha un’aria molto professionale. Capelli raccolti; occhiali da vista, sebbene ci veda benissimo, ma che secondo lei danno un’aria più sexy; tailleur eleganti che le stanno divinamente e tacchi rigorosamente altissimi. Conoscendola porterà il tacco dodici fino al termine della gravidanza, come era successo anche con i gemelli. Non riesco a evitare di paragonare i miei jeans e scarpe da ginnastica all’eleganza delle sue mise e sospiro mestamente: ho dei limiti, lo riconosco, e non riuscirò mai a essere splendida come lei.

So che per avere la sua completa attenzione quando è impegnata in qualcosa, devo andare subito al dunque senza tanti giri di parole. Così faccio il giro del bancone guardandomi intorno per verificare che nei paraggi non ci siano orecchie indiscrete, le vado vicino e confesso senza tanti preamboli.

«Ho fatto sesso con David Hamilton.»

Per un momento mia sorella perde completamente la sua aria seria e professionale, la biro con cui sta scrivendo le scappa di mano rotolando sul pavimento e mi guarda sgranando i suoi gli occhi color nocciola.

«Oh santo cielo… Luisa! E me lo dici così? Qui? Devo sapere tutto e subito» dice alzandosi dalla sedia e togliendosi gli occhiali.

«Ci vorrebbe una birra ma non posso bere…» mi prende per un braccio e praticamente mi trascina fino al salotto riservato agli ospiti, facendomi sedere su una poltroncina ad angolo accanto alla vetrata che dà sul parco, poi si accomoda davanti a me, sul tavolino basso in legno.

«Allora?» mi esorta e capisco che vorrà conoscere ogni singolo dettaglio, dimensioni comprese…

Mi metto comoda e le racconto tutto, partendo dal temporale di venerdì mattina, delle scuse che sentivo di dovergli e di quello che è successo nel capanno. Anche se imbarazzata non riesco a nascondere nulla a mia sorella e le confido tutto quello che è successo e ciò che provo per lui. Le racconto della notte scorsa, della sua visita notturna e del caffè preso insieme questa mattina. Un quarto d’ora passato a baciarci in cucina, con la paura che qualcuno potesse entrare da un momento all’altro e trovarci avvinghiati, con lui intento ad accarezzarmi sotto la maglietta.

Laura mi lascia parlare, annuisce ogni tanto e ascolta.

Suppongo che stia traendo le sue conclusioni e una volta terminato il mio monologo, in silenzio, aspetto che emetta il suo verdetto e giudichi il comportamento da perfetta irresponsabile e deficiente, di sua sorella maggiore.

Mi osserva pensierosa…

«Per prima cosa, Luisa, cominci subito a prendere la pillola» mi dice e quasi casco dalla poltrona.

Possibile che tra tutti i consigli che poteva darmi, il primo doveva proprio riguardare i metodi anticoncezionali da usare con il mio nuovo… fidanzato? Amante? Tormento? Cosa siamo io e David? Oh mio Dio, sinceramente non lo so.

«Certo Laura, ci penserò senz’altro, grazie» le dico e la vedo annuire soddisfatta.

«Dovete assolutamente stare un po’ insieme. Quando ti prendi una sera libera?» mi chiede pensierosa portandosi alla bocca un cioccolatino appena scartato, rubato dal piatto d’argento sul tavolino su cui è seduta.

«Non lo so, Laura. Io non ho mai avuto un giorno di riposo fisso, insomma non ce ne è mai stata l’esigenza» rispondo ed è vero, di solito lavoro sette giorni su sette.

«Lo so, Lu, ed è ora che le cose cambino. Tua figlia può passare le serate con te in cucina e avere ogni minuto della tua giornata quando non è a scuola, ma tu hai bisogno di rifarti una vita: sentimentale e sessuale. Prenditi un giorno di riposo» afferma, e so che ha ragione.

«Cosa ti ha detto? Ti ha chiesto di rivedervi?» mi domanda poi.

«Non esplicitamente…» confesso.

Laura annuisce, si sistema sul tavolino, accavallando le gambe.

«Ma è palese che ti voglia rivedere. Allora, organizzati con la cucina per prima cosa. Poi Viola può stare da me o da mamma e papà, non ci sono problemi, lo sai.»

Viola. Non riesco a evitare di pensare che mia figlia possa sentirsi messa da parte soltanto perché sua madre si è di nuovo innamorata dopo tanti anni. Se fosse gelosa di David? Se la situazione le creasse disagio e non accettasse la presenza di un uomo nella mia vita, anzi, nella nostra vita?

Rimango in silenzio persa in questi ragionamenti e mi riscuoto nel momento in cui mia sorella mi poggia una mano sulla spalla.

«Lu, non devi temere per Viola» mi dice e mi sorprende come sia riuscita a intuire i miei pensieri.

«Non è detto che David Hamilton sia per forza l’uomo della tua vita con cui passerai il resto dei tuoi giorni. Non puoi stabilirlo adesso, per ora sai che ti piace, che stare con lui ti rende felice come mai lo sei stata in vita tua» afferma e so che ha ragione.

Laura non ha mai approvato la storia con il padre di Viola. Ha accettato la mia scelta di vivere con lui ma, ciò non toglie che lui non le sia mai piaciuto. All’epoca mi ero arrabbiata con lei, me l’ero presa a morte perché non riusciva a cogliere, nell’uomo di cui mi ero innamorata, tutto quello che invece vedevo io. Forse avrei dovuto darle retta e mollarlo subito, ma in quel periodo ero cieca, stupida e soprattutto perdutamente innamorata dell’uomo sbagliato.

Anche ora sono innamorata. Lo so, è inutile nasconderlo e far finta di niente, negare l’evidenza. Ma ho Viola a cui dare la priorità su tutto e non posso comportarmi da ragazzina irrazionale.

«Lu, non stai cercando un padre per Viola, tranquillizzati, vivi serenamente qualunque cosa succeda e non mettere le mani avanti come tuo solito. Ascolta tua sorella… Sarò anche nata dopo di te, ma per certe cose sono decisamente più saggia e razionale» mi dice baciandomi la fronte.

Annuisco e mi rilasso.

Laura ha ragione. Come sempre dopotutto…

Poi si alza in piedi, sistemando la gonna e la giacca del completo che indossa.

«Torni in reception?» le domando alzandomi a mia volta, mentre vengo sopraffatta da uno sbadiglio, la notte scorsa ho dormito davvero molto poco.

«Certo che no» mi risponde e la osservo senza capire.

Ride e mi guarda con aria scaltra.

«Ho appena visto il nostro Hamilton passare in giardino, quindi penso proprio che uscirò a prendere una boccata d’aria. E tu verrai con me, vero sorellina?»

Rido anche io.

«Va bene, ma così mi sembra di spiarlo. Sembriamo due guardone, dai…» protesto, ma la verità è che ho voglia di vederlo, anche se si tratta di osservarlo, apparentemente per caso, mentre lavora.

«Tesoro, dopo quello che mi hai detto essere successo tra voi… Lascia che gli dia un’altra occhiata anche io e fammi sognare. Con tutto il rispetto per mio marito, ovviamente!» esclama, mentre io, imbarazzata, non faccio in tempo a ribattere, che la vedo aprire la porta-finestra, uscire e sedersi comodamente su una sdraio sotto il portico.

David, non molto distante, sta ripulendo il prato da foglie ed erbacce con il nostro cane tra i piedi. Ho notato che Freddie gli si è molto affezionato e quando non c’è Viola nei paraggi, passa il suo tempo scodinzolando dietro a David mentre lavora.

Lo osservo chinarsi, accarezzare il cane sulla pancia e dietro le orecchie, mentre Freddie, in tutta risposta, guaisce contento e soddisfatto. Mi siedo sulla sdraio accanto a Laura, che sposta le gambe per farmi spazio, e sospira.

«Come vorrei essere il nostro cane per farmi toccare in quel modo…» dice guardandomi con un sorrisetto malizioso stampato in viso, per poi scoppiare a ridere quando vede la mia faccia scandalizzata.

«Laura Mac Kinnon, sei una donna sposata!» ribatto con finto tono indignato, ma quando i nostri sguardi si incrociano, non tratteniamo altre risate. 

Laura a volte è proprio scema!

Quando alzo la testa noto che David ci sta guardando, deve averci sentito ridere, spero che non abbia capito che stavamo parlando di lui. Gli sorrido, non vedo l’ora di passare di nuovo un po’ di tempo da sola con lui. Mi si stringe lo stomaco e inizio a pensare che quella diceria sulle farfalle, dopotutto possa essere vera.

Mi saluta con la mano e sorridendo, guarda mia sorella.

Laura risponde al saluto mentre a voce bassissima, in modo che la possa sentire soltanto io, mi dice.

«Lu… credo di non averti mai invidiato tanto in vita mia, sappilo.»

Sorrido senza distogliere lo sguardo da David.

Sorrido anche se ho paura che tra noi non funzionerà e sono terrorizzata all’idea di soffrire ancora.

Sorrido perché lo voglio ed è tutto quello che so in questo momento…