19
I giorni divennero settimane. Dominique si tenne occupata in casa e col bambino. Ogni giorno passava al setaccio i giornali, ma le notizie la rendevano ancor più ansiosa.
Bonaparte aveva ordinato l’imprigionamento degli inglesi che non erano riusciti ad abbandonare la Francia per tempo. Se questo accadeva a viaggiatori innocenti, quanto peggiore sarebbe stato il destino di Gideon se fosse stato catturato?
Dominique trasse un po’ di conforto dal riavvicinamento di Gwen e Anthony. Lui aveva raccontato alla moglie del duello tra Gideon e Max e la gentildonna aveva subito provveduto a diffondere la notizia. Il peggior timore di Dominique – che Max dovesse morire e Gideon venisse ricercato per omicidio – fu presto placato quando le pagine mondane riportarono la notizia che il conte si era ritirato a Martlesham Abbey tra chiacchiere che lo volevano seriamente indebitato. Lei poteva solo essere grata che con la madre non dovesse più vivere sotto la sua egida.
Ci fu una piccola distrazione alla fine di maggio, quando andò a Londra con la madre per vedere Mr. Rogers e recarsi con lui alla Coutts Bank. La dote che suo padre aveva messo da parte per lei le venne trasferita e il resto del patrimonio dei Rainault fu messo a disposizione di madame, ma la consapevolezza che Gideon aveva reso possibile tutto ciò aumentò l’infelicità di Dominique. Lei non lo aveva ringraziato abbastanza per quegli sforzi e la paura nel profondo del suo cuore era di non avere mai più la possibilità di farlo.
L’atmosfera a Rotham divenne sommessa, carica di aspettativa, come se la casa stessa attendesse notizie.
Madame Rainault trascorreva tanto tempo lì, assieme alla figlia, che il visconte suggerì che si trasferisse a Rotham fino al ritorno di Gideon.
«Tornerà» rassicurò Dominique. «La nostra famiglia ha molti amici in Francia, credimi.»
Ma quando arrivò l’estate, anche la sicurezza del visconte vacillò.
«Sono sicura che, se non fosse per noi e per il piccolo James, ritornerebbe a fare vita da recluso» disse Dominique alla madre riferendosi al gentiluomo, mentre un pomeriggio passeggiavano tra le siepi del giardino. Il sole di luglio riempiva l’aria immobile del profumo di rose.
«Mi ha detto quanto hai cambiato la sua vita» le confidò madame. «Rotham era diventata fredda e silenziosa prima che tu arrivassi, ma dice che tu le hai ridato la vita e gli hai restituito suo figlio.»
«E io sono il motivo per cui lui è andato via, forse per sempre.»
«Non devi parlare così. Non devi rinunciare alla speranza, Dominique.»
«Ma sono passate dieci settimane. Sembra una vita intera. Tu hai atteso di avere notizie di papà per quasi dieci anni. Come hai fatto, maman? Come hai fatto a sopravvivere al dolore, all’incertezza?»
Madame Rainault sorrise. «Con l’amore, mia cara. E la fede. Ho sempre creduto che Jerome sarebbe tornato da me, un giorno.»
Dominique sentì le lacrime calde che le pizzicavano gli occhi. Se solo avesse potuto avere la stessa certezza... ma temeva di non essersi guadagnata una simile felicità.
«Oh, maman, siamo stati così sciocchi, Gideon e io! Abbiamo sprecato tanto tempo. Se solo...» Si interruppe nel sentire il debole scricchiolio della ghiaia. «È una carrozza?» Scosse la testa. «No, no, è il vento che fa frusciare le foglie degli alberi. Giuro, maman, sto diventando una persona troppo nervosa, che sobbalza alla vista di un’ombra...»
Ma la madre non la stava ascoltando. Guardava oltre Dominique, verso la casa, con uno sguardo così stupito che la figlia sentì il fiato che le si mozzava e il cuore che accelerava. Nel timore di restare delusa, costrinse il corpo recalcitrante a girarsi. Le lunghe portefinestre erano state aperte e un uomo alto stava lì, la sua magra struttura lievemente incurvata. I capelli bianchi lasciavano scoperta la fronte pallida e un paio di familiari occhi scuri scrutavano dal viso scarno.
«P... papà?»
Con un urlo soffocato Madame Rainault scattò in avanti. «Jerome? Oh, amore mio, sei davvero tu?»
L’uomo uscì sulla terrazza, con le braccia tese in avanti. «Mais oui, ma chère.»
La sua voce non era cambiata, a dispetto di tutto il resto. Era ferma e calda e riportava alla memoria una moltitudine di ricordi. La moglie era già tra le sue braccia e piangeva teneramente. Dominique la seguì con calma, incerta dell’accoglienza.
Da sopra la testa della moglie Jerome sorrise, liberò un braccio e lo tese verso la figlia. «Dominique. Figlia mia.»
Lei gli prese la mano e, per la prima volta in molti mesi, permise alle lacrime di sgorgare. «Benvenuto a casa, papà.» Si avvicinò, abbracciando entrambi i genitori, prima di scostarsi.
Per quanto volesse farne parte, Dominique si rese conto che quello era il loro momento, due innamorati che si ritrovavano.
Lord Rotham era in piedi sulla porta, col capo chino. Aveva una mano sugli occhi e le spalle che sussultavano. L’immagine fu offuscata dalle lacrime e Dominique fu preda del terrore. Era riuscita a mantenere le proprie paure ben nascoste, tranne che nel buio della notte, quando i demoni la tormentavano col pensiero che Gideon non sarebbe mai tornato. Quelle paure si erano ormai liberate e lei si ritrovò a paragonare l’appena ritrovata felicità della madre con il proprio futuro desolato.
Ma non era solo il suo timore. Si asciugò le lacrime e andò dal visconte, mettendogli una mano sul braccio.
«Oh, milord...» Ci fu un movimento nella penombra dietro di lui e il cuore le si fermò. «Gideon?»
«Sì» disse il visconte con voce malferma. «È qui. È salvo.» Si fece da parte e con un singhiozzo Dominique attraversò la stanza verso la figura nell’ombra.
Gideon la strinse in un abbraccio impetuoso che la sollevò da terra. Era impolverato e odorava di sudore e di cavalli, ma a lei non importava, perché, quando lui si impadronì della sua bocca e la baciò, si perse nel sapore e nel profumo del marito amatissimo.
Quando infine Gideon la liberò, si aggrappò a lui, affondandogli la testa nella spalla.
«Oh, Gideon, ero così spaventata che non tornassi!»
Lui la strinse ancor di più. «Come avrei potuto, quando sapevo che eri qui ad aspettarmi?» Le sollevò il mento e la guardò negli occhi. «Ho sognato questo momento ogni notte.» La baciò di nuovo, con delicatezza questa volta. «Non so dirti quanto mi sei mancata.»
«Andiamo a sederci, voglio sapere tutto.»
«Più tardi» disse lui, ridendo. «Sono troppo sporco e macchierei i mobili di mio padre. Uniamoci agli altri in giardino.» Guardò la figura silenziosa che era ferma davanti alla finestra aperta. «Padre, venite anche voi?»
«Grazie, no. Cercherò Colne e gli chiederò di posporre la cena di un’ora almeno.» Gli tese la mano. «Sono contento del tuo ritorno, figlio mio.»
«Grazie, padre, sono felice di essere qui.» Strinse la mano che gli veniva offerta e fissò il padre negli occhi finché il visconte non fece un cenno col capo e andò via.
Gideon tenne il braccio sulle spalle di Dominique mentre la guidava in giardino.
Jerome e Madame Rainault erano un po’ in disparte e camminavano tra le rose, a braccetto e con le teste che si toccavano.
«Devono recuperare un bel po’» mormorò Dominique seguendo lo sguardo del marito.
«Anche noi.»
Lo strinse ancora di più. «Abbiamo letto delle notizie terrificanti... era davvero tanto pericoloso?»
«Un po’, certo, ma noi avevamo tanta gente che ci aiutava, compresi alcuni familiari e amici del Duca di Chailly.» Rimase in silenzio per un attimo e lei attese paziente che riprendesse a parlare. «Ci sono molte brave persone in Francia, Dominique. Ho fatto male a covare odio per tanti anni.»
Lei fece un gesto con la mano. «Quello è il passato, amore mio. E non ti ho ancora ringraziato per aver sventato i piani di Max di impossessarsi del patrimonio di mio padre.» Arrossì e aggiunse con voce calma: «Forse dovrei ringraziare anche Mrs. Bennet».
«Sì, solo che dubito che riuscirai a trovarla. Ma io ho un grande debito con lei.»
«Oh!» Dominique si irrigidì per la gelosia. Poi sentendo che lui le stringeva il braccio, lo guardò negli occhi e notò che le sorrideva fissandola intensamente come se potesse leggere nel suo intimo.
«Se lei non avesse accettato di prender parte al piano di Max non ti avrei mai sposata e non avrei mai potuto scoprire quanto può essere felice un uomo» le confessò.
«Oh!» esclamò Dominique, mentre la gelosia veniva rimpiazzata da un fremito di eccitazione.
«Devi venire di sopra con me adesso. Non posso aspettare fino a stanotte per fare l’amore con te.»
Lei arrossì. «Mi piacerebbe, ma mamma e papà?»
«Non sentiranno la nostra mancanza e, se così fosse, capiranno.»
Con gentilezza ma con decisione la fece rientrare in casa. Cercarono di trattenersi dal correre su per le sale fino alla camera da letto, ma appena furono chiusi dentro ogni freno scomparve. Con avidità si scambiarono baci ardenti e si spogliarono l’un l’altro, per poi stendersi insieme sul letto, pelle contro pelle.
Dominique era deliziata dai baci che Gideon faceva piovere sul suo corpo e li restituì con uguale fervore. Le sensazioni che lui stimolava con la bocca e con la lingua la fecero presto arrendere al delizioso tormento. Gemette piano, rabbrividendo per le ondate di eccitazione che la percorrevano. Si aggrappò ai solidi muscoli delle sue spalle mentre lui le scivolava sopra, reclamando la bocca per un bacio intenso.
Gideon si mosse con attenzione, accarezzandola, portandola con sé fino all’estasi finale, un’esplosione accecante di pensieri e sentimenti, mentre il mondo si frantumava e si disintegrava, lasciandoli scossi, sazi ed esausti.
Alla fine l’attirò a sé. «Mia moglie.» Il suo alito era caldo nell’orecchio di Dominique mentre mormorava: «Tutta mia».
Lei si girò per poterlo abbracciare. «E non sono più povera» disse, baciandolo sugli occhi, sulle guance e lungo il mento. «Ho una dote, adesso, grazie a te. Possiamo fare miglioramenti a Chalcots, forse, comprare un’altra proprietà...»
Gideon le posò la mano sulla bocca. «Mettiamola da parte per i nostri figli. Ho la sensazione che ce ne siano altri in arrivo. E poi» aggiunse attirandola di nuovo, «con te come moglie sono ricco al di là dei miei sogni più sfrenati.»