14

Gli Albury partirono con sufficiente anticipo per il ricevimento di Lady Grayson.

«Se avessi saputo quanto tempo ti sarebbe occorso, avresti potuto cenare fuori e incontrarmi direttamente là» commentò Dominique in carrozza.

Gideon le stampò un bacio sulle dita. «Ma io preferisco cenare a casa con mia moglie.»

«Il tuo affare in città ha avuto successo?».

«Credo di sì. Ho recapitato delle lettere di mio padre e tutti hanno dichiarato che avrebbero fatto del loro meglio per aiutare.» Le strizzò la mano e aggiunse con dolcezza: «Non significa che ci saranno buone notizie, Dominique».

«No, la mamma e io siamo consapevoli che papà potrebbe essere... che potrebbe non essere vivo, ma anche solo sapere la verità aiuterebbe. Vi siamo molto grate, Gideon, a te e a Lord Rotham.»

«Sì, be’...» Si schiarì la voce e dopo una pausa imbarazzata continuò in tono pratico: «Rogers e io abbiamo avuto un incontro proficuo. Abbiamo deciso che la casa di città debba essere chiusa per il momento. Credo che se mai papà dovesse venire a Londra preferirebbe stare con noi. Cosa ne pensi?».

«Lord Rotham sarebbe benvenuto a Chalcots, quindi concordo che non abbiamo bisogno della casa di Brook Street» rispose, grata che lui avesse chiesto la sua opinione. «Forse potremmo affittarla mantenendo il personale?»

«È un’ottima idea. Lo suggerirò a mio padre la prossima volta che gli scriverò.» Lanciò un’occhiata fuori dal finestrino. «Ah, eccoci arrivati. Vieni, mia cara.»

Grayson House era molto affollata quella sera. Le sale e le scale erano piene di ospiti, gli abiti chiari delle signore contrastavano con quelli scuri dei gentiluomini.

Dominique si levò il mantello bordato di pelliccia per esibire l’abito scollato a vita alta di satin rosso rubino, con l’orlo profilato d’oro. Lo indossava sopra una sottoveste di raso bianco con minuscole maniche a palloncino e un’abbondanza di pizzo elegante, che copriva la profonda scollatura.

Mentre si accingeva a salire al fianco di Gideon la scalinata, si chiese se un colore così violento fosse stato un errore, ma quando apparve Gwendoline ogni dubbio sparì.

«Mia cara, sei proprio abbagliante con quell’abito! Lo sapevo che i colori audaci ti donano.» Incurante dei presenti, la cognata la avvolse in un abbraccio e mormorò maliziosa: «E la tua figura è così migliorata da quando hai avuto il piccolo James. Sei proprio voluttuosa, mia cara!».

Dominique rise e arrossì allo stesso tempo e quando emerse dall’abbraccio trovò un Gideon sorridente che le tendeva la mano.

«È ora di incontrare la padrona di casa, non pensi?»

Lei lo accompagnò lieta lungo la gradinata. «Non ho visto l’accompagnatore di Gwen...» Si guardò indietro. «Ah, eccolo lì, Mr. Hatfield. Lo conosci, Gideon?»

Lui lanciò un’occhiata nella direzione della coppia. «Hatfield? Sì, lo conosco.»

Dominique colse una nota di riserbo nella sua voce. «Non ti piace?»

«Non particolarmente. È un compare di Martlesham e un donnaiolo.»

«Oh, allora Gwen... Forse dovremmo avvertirla.»

«Mia sorella sa quel che fa e credo che stia usando Hatfield per ingelosire Ribblestone.»

Dominique guardò di nuovo nell’atrio, dove Gwendoline era al braccio della losca figura di Cecil Hartfield. «Credi che ci riuscirà?»

«Non ne ho idea. Ho avvertito Gwen di non tirare troppo la corda con Anthony. È un uomo tranquillo, ma anche lui ha i suoi limiti. Come me. Lascia che ti avverta: non tollererei che tu facessi la civetta con un tipo simile.»

«Non lo tollereresti? Che... che faresti, Gideon?» Attese, spaventata dal suo sguardo intimidatorio. Avrebbe messo al tappeto il rivale? Lo avrebbe sfidato a duello?

«Ti chiuderei sotto chiave» dichiarò, con un sorriso che spazzò via ogni minaccia.

Infine giunsero al cospetto della padrona di casa. «Ah, Lady Grayson, buonasera...»

Dominique non sapeva se essere lusingata o oltraggiata da quel commento, ma cercò di non pensarci e di divertirsi.

Più tardi Dominique si ritrovò sola e sentì un’inconfondibile voce nell’orecchio.

«Be’, cugina. Hai dato ad Albury un erede. Mi congratulo con te.»

Si girò e si ritrovò davanti il Conte di Martlesham, che la fissava con insolenza.

«Il matrimonio ti si addice, cugina, sei sbocciata. Del resto, è sorprendente cosa possa fare sposare un uomo facoltoso.»

«Siamo molto felici, te l’assicuro.»

«Come sta la cara zia?»

«Molto meglio adesso che è lontana da Martlesham» ribatté Dominique. «L’hai ingannata facendole credere di spedire la sua posta.»

«Che importa? Quando sono diventato conte non si sapeva niente di tuo padre da anni. Avrei dovuto assecondare una matta sempre intenta a scrivere lettere interminabili? Qualsiasi persona di buonsenso avrebbe rinunciato molto tempo fa a trovare Rainault e avrebbe accettato la sua morte.»

Dominique guardò il cugino in cagnesco, poi si voltò e, scrollando le spalle con indifferenza, disse: «Non importa, ora è rispettata e apprezzata. Nessuno di noi si deve più preoccupare di te».

Max le afferrò il polso. «Credi di essere al sicuro adesso, Mrs. Albury? Be’, stai attenta che il mondo idilliaco che hai creato non ti debba crollare addosso!»

Con un altro sguardo fulminante Dominique si liberò e corse verso Gwen che, come la vide, allontanò subito il suo cicisbeo.

«Cosa ti ha sconvolta?» La cognata si procurò due bicchieri di vino e la condusse a un tavolo appartato dove poter parlare indisturbate, poi ascoltò il racconto dell’incontro con Max.

«Dopo tutto quello che ci ha fatto passare, non è ancora soddisfatto. Non riesce a sopportare l’idea che Gideon e io siamo felici.»

«Deve farci il callo. Nessuno che veda te e mio fratello insieme può dubitare della vostra felicità.»

«Eppure...» Dominique chinò il capo. Si sporse sul tavolo e abbassò la voce. «Eppure... Oh, Gwen, lui... evita il mio letto.»

«Oh, mia povera ragazza.»

Dominique trattenne una lacrima. «Credo... che desideri ancora quell’attrice...»

«No, no, questa è opera di mio padre» la rassicurò l’amica. «Ha convinto Gideon che – come direbbe lui? – la conoscenza carnale della propria moglie sia dannosa per la salute.»

Dominique sentì il volto in fiamme. «Ma il Dr. Bolton non vede niente di male...»

«Devi ricordare che Gideon è stato testimone della cattiva salute della mamma e della sua morte prematura. Questa argomentazione è molto più solida delle assicurazioni di un bravo dottore. Papà ha detto ad Anthony la stessa cosa. Una sera, poco dopo le nozze, l’ho scoperto mentre offriva al nuovo genero i suoi benefici consigli: “Riserva la passione per la tua amante, ragazzo mio”. Non che Anthony avesse un’amante, a parte la politica...»

«Allora non sono la sola?» mormorò Dominique, pensando alla povera regina francese e alle accuse salaci che le venivano imputate. «Non sono dissoluta se provo dei sentimenti così forti?»

«Niente affatto, tesoro. Ma te l’ho detto prima... a volte un uomo ha bisogno di una spintarella per vedere quel che c’è sotto il suo naso. Dovresti trovarti un corteggiatore. Ci sono tantissimi uomini che sarebbero disposti ad accontentarti.»

«Io non voglio un amante!»

«Non un amante, Dominique, solo qualcuno che ti dedichi un po’ di attenzione e faccia capire a Gideon quanto sei desiderabile.»

«C’è stata una persona così in città l’anno scorso» considerò, avvilita. «Un francese. Per poco non ho commesso un terribile errore. Ma Gideon mi ha... trovata giusto in tempo, solo che non è stato minimamente geloso.»

«Be’, è stato l’anno scorso. Mio fratello ci tiene molto di più a te adesso.» Gwen alzò lo sguardo. «Shh, sta arrivando.» Lanciò un’occhiata maliziosa a Dominique e fece un cenno a Gideon. «Ci hai trovate, fratello. Che ne pensi di tua moglie stasera? Non è assolutamente seducente con quel vestito rosso?»

«Gwendoline!» La protesta di Dominique si ridusse a uno squittio oltraggiato.

«Splendida, certo» rispose lui. Le tese la mano. «La musica sta per iniziare, mia cara, credo che potrebbe piacerti.»

«Sì, certo.» Dominique si alzò in fretta. «Grazie per il consiglio, Gwen.»

«Di quale consiglio si tratta?» la interrogò Gideon mentre la portava via.

«Dice che devo farti ingelosire» replicò lei, gettandogli un’occhiata in tralice.

Lui rise. «Non sono un tipo geloso, quindi perderesti il tuo tempo, mia cara.»

La gelosia, pensò Dominique mentre accompagnava il marito nella sala della musica, comportava una forte passione e, tranne che durante la loro prima notte di nozze, tanto tempo prima, Gideon non aveva mai dimostrato di provare trasporto per lei.

Quando cercarono Lady Grayson per accomiatarsi, trovarono l’ospite immersa in una conversazione con Gwendoline.

«Miei cari, Lady Ribblestone mi parlava della deliziosa commedia che danno al Theatre Royal. Come si chiama, mia cara?» chiese a Gwen.

«Midas. Siamo tutti terribilmente impazienti di vederla, Gideon, e sto organizzando un gruppo per venerdì sera. Vi unite a noi?» Passò al fratello una brochure e disse con aria innocente: «Mi sono procurata questo programma. Vedrai che il cast è proprio ineccepibile».

Dominique incrociò lo sguardo della cognata e sbirciò il depliant mentre Gideon lo leggeva. Si chiese se lui fosse sollevato o deluso di scoprire che il nome di Agnes Bennet non compariva.

«Be’, sì. Suppongo che potremmo esserci» disse infine lui. «Ribblestone ci sarà?»

Gwen replicò con un’elegante scrollata di spalle. «Senza dubbio mio marito sarà alla Camera dei Lord per qualche riunione fino a chissà che ora, quindi non lo aspetterò. Ma voi dovete venire tutti a cena a Grosvenor Square, prima. Che ne dite?»

«Ne sarei felicissima» rispose Lady Grayson. «E voi, Mr. Albury?»

«Benissimo, a meno che mia moglie non faccia obiezioni.»

«No, nessuna.»

«Allora è deciso» gridò Gwen battendo le mani estasiata. «Venerdì andremo tutti a Drury Lane.»

L’idea del teatro occupò i pensieri di Dominique per tutta la strada del ritorno a Chalcots. E perfino quando furono a casa, Gideon dovette chiederle due volte se volesse bere un bicchiere di vino con lui prima di ritirarsi.

«Oh, mi dispiace, Gideon. La mia mente era altrove.»

«Sì, da quando Gwen ha menzionato la commedia.» Rise e le mise la mano sotto il braccio. «Be’, forse è un po’ tardi. Lascia che ti scorti alla tua stanza, mia cara.»

«Non sono mai stata a teatro, sai» gli confessò. «Abbiamo avuto attori girovaghi che passavano da Martlesham quando lo zio era vivo. Pensavo che i loro spettacoli fossero magici, ma certo, allora ero solo una bambina. Negli ultimi anni le uniche esibizioni teatrali avvenivano durante le feste private e mia madre riteneva che fosse inappropriato che vi partecipassi.»

«Ci credo.»

Quel commento secco ricordò a Dominique che lui aveva partecipato a quelle stesse feste private. Non aggiunse altro, nel timore di risvegliare ricordi sgraditi.

Gideon guardò la figura silenziosa accanto a sé. Sua moglie si era riempita un po’ dopo l’arrivo del bambino e quel vestito di seta scarlatta metteva in evidenza la figura formosa.

Avrebbe voluto chinarsi e baciarle teneramente il collo. Era passato tanto tempo da quando aveva assaporato la dolce fragranza della sua pelle, affondato il viso nei suoi capelli.

Lei lo guardava con occhi invitanti e fiduciosi, ma Gideon si ritrasse mentalmente. Non avrebbe rischiato di indebolirla con un altro bambino così presto.

Non c’è bisogno che ne consegua un bambino.

Il pensiero gli balenò nella mente, ma fu subito seguito dall’avvertimento del padre. Una moglie era una creatura delicata, da proteggere.

«Gideon?» lei parlò con delicatezza, posandogli la mano sulla guancia. «Gideon, non vorresti entrare?»

Le prese quella mano e le depose un bacio sul palmo. «Non questa notte, mia cara.»

Dominique lo vide che si allontanava a grandi passi nell’oscurità. Era sicura di aver scorto il desiderio nei suoi occhi, certa che fosse mancato poco perché la prendesse tra le braccia.

Entrò in camera e si guardò allo specchio. Cosa aveva detto Gwen? Che era voluttuosa. Sì, era vero e Gideon era stato tentato, ma non abbastanza. Non abbastanza.

In Drury Lane la folla sgomitava fuori dal teatro. All’interno tutto era colorato, chiassoso e caotico. Dominique si aggrappò al braccio di Gideon mentre si facevano strada attraverso la calca.

«Non è stato bravo Cecil a trovare un palco in una posizione così favorevole?» chiese Gwen, quando presero posto. «No, veramente» continuò quando Mr. Hatfield si schermì con modestia. «Avevo pensato che non ci fosse la possibilità di trovare un biglietto per questo spettacolo. Sono certa che siamo tutti molto riconoscenti.»

Dominique fu d’accordo. All’inizio della serata era stata un po’ a disagio per la presenza di Cecil Hatfield, ma si era rilassata appena Gideon aveva mantenuto un atteggiamento di squisita cortesia.

Fissò la sala e osservò con interesse la folla che entrava. Gentiluomini eleganti e signore truccate si facevano largo in platea, ombre si muovevano in galleria e i palchi si stavano riempiendo. Le luci delle lampade facevano scintillare i gioielli delle gentildonne.

Max era in piedi in un palco di fronte, ma Dominique ignorò l’inchino esagerato che lui fece nella sua direzione e prestò attenzione a non guardarlo più, determinata a non permettergli di rovinarle la serata.

Le luci si abbassarono per la breve farsa che precedeva l’esibizione principale e Dominique si fece trasportare dallo spettacolo, applaudendo con entusiasmo alla fine.

Nell’intervallo Gideon le scivolò vicino. «Be’, che ne pensi?»

«Oh, Gideon, mi sto divertendo tantissimo» gli disse, prendendogli d’impulso la mano.

Gwendoline rise. «Si vede che eri digiuna di spettacoli, mia cara! È proprio la farsa più penosa cui abbia assistito quest’anno. Sono certa di aver sentito le stesse battute centinaia di volte prima.» Posò la mano sul braccio di Mr. Hatfield. «Tu che ne pensi, Cecil?»

«Oh, io ho visto ben poco della farsa. La mia attenzione era impegnata su ben altro oggetto.» Si avvicinò a Gwen e le rivolse una risatina.

Quel fare intimo mise Dominique a disagio. Alzò rapidamente gli occhi verso Gideon, lo vide accigliarsi, poi lo sentì sbottare: «Hatfield, forse voi e io dovremmo...».

Lei non seppe mai cosa fosse sul punto di suggerire Gideon, perché in quel momento la porta si aprì e comparve la figura alta e snella di Lord Ribblestone.

«Buonasera. Sono forse di troppo?»

Il modo con cui Gwen e Mr. Hartfield si separarono di scatto ricordò a Dominique la farsa che avevano appena visto, ma non fu affatto divertente.

«Anthony!» Gwen cominciò ad agitare il ventaglio, nervosa. «Io... io non mi aspettavo. Cioè...»

«Ti avevo lasciato un messaggio in cui ti dicevo che avrei concluso il mio affare in tempo per accompagnarti qui, non è vero, amore mio? Avrei gradito che mi aspettassi.»

Mentre Lord Ribblestone avanzava all’interno del palco, Mr. Hatfield si ritraeva sempre più verso la porta e, borbottando qualcosa riguardo a una conoscenza in platea, si dileguò.

Gwen recuperò la sua compostezza. «Sei notoriamente inaffidabile, Anthony. Non volevo rischiare di arrivare in ritardo e perdere la farsa. È la prima volta che Dominique viene a teatro, sai.»

«Ah, certo. Ora capisco.»

Lord Ribblestone sorrise a Dominique, che era a disagio, consapevole della tensione tra i due coniugi. Fu sollevata, dunque, nel sentire la mano di Gideon sulla spalla.

«Amore mio, nessuna visita a teatro è completa senza un giro nel foyer. Ci sarà calca, ma è una cosa che devi fare, almeno una volta.»

Grata, Dominique uscì dal palco con Gideon.

«Sarà meglio che ci leviamo di torno» le disse lui una volta fuori. «Potranno parlare più liberamente se saranno soli.»

«Spero che non litighino.»

«Io spero di sì» borbottò Gideon. «Tony è fin troppo condiscendente per i miei gusti. Potrebbe porre fine ai piccoli amoreggiamenti di Gwen, se volesse.»

«Forse non gli importa di lei.»

«Certo che gli importa. È infuriato, non te ne sei accorta?»

«L’ho percepito, ma credevo di sbagliarmi. E... a Gwen importa di lui?»

«Naturalmente. Perché mai dovrebbe incoraggiare tutti quei corteggiatori?»

«Forse è sola. Dopotutto, Lord Ribblestone è sempre impegnato con la politica.»

«Be’, dovrebbe dirglielo. Un bel discorso schietto sistemerebbe la questione.»

Dominique tacque. Sapeva fin troppo bene quanto fosse difficile parlare schiettamente di questioni intime con un uomo che si nascondeva dietro un muro di gentilezza.

Come Gideon aveva predetto, il foyer era affollato e con la sua altezza modesta Dominique trovò l’esperienza soffocante. Era quasi impossibile vedere al di là dei corpi che la circondavano ed era sul punto di chiedere al marito di riportarla indietro quando vide la testa bionda di Lord Martlesham che si avvicinava. La sua presa sul braccio di Gideon si rafforzò. «C’è mio cugino. Dobbiamo incontrarlo?»

Gideon non rispose. Stava fissando l’abbagliante bellezza al braccio di Max.

«Buonasera, cugina.» Il conte si inchinò e sorrise. «Certo conoscete Mrs. Bennet, Albury. Mrs. Agnes Bennet.»