13
I primi fiocchi di neve cadevano da un cielo plumbeo quando Gideon tornò a Rotham. Era la Vigilia di Natale e lui si era afflitto per giorni a causa dei ritardi che lo avevano trattenuto a Londra. Era ansioso di stare con sua moglie, dal momento che il bambino – suo figlio – era atteso da un momento all’altro.
Da quando l’aveva lasciata alla fine di ottobre, le lettere erano diventate più frequenti tra loro. Quando lei aveva scritto per dirgli che Gwen e Ribblestone erano a Fairlawns e si recavano a Rotham quasi ogni giorno, si trovò a essere per la prima volta nelle vita invidioso della sorella.
Infine la vecchia casa gli apparve davanti, le finestre illuminate dalle candele mentre la breve giornata invernale giungeva alla fine.
Gideon lasciò a Sam il compito di condurre la carrozza nelle stalle, saltò giù e corse veloce in casa, per fermarsi stupito nell’atrio. Si mise le mani sui fianchi e si guardò intorno ridendo. Dopo la cena per il raccolto avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa del genere.
La sala brillava della luce dorata del fuoco nell’enorme camino di pietra. Ghirlande di sempreverdi – agrifoglio, vischio ed edera – decoravano i muri e scendevano dalla galleria dei musicisti.
Un colpo di tosse discreto portò la sua attenzione sul maggiordomo, che scendeva dalle scale verso di lui.
«Be’, Colne, era davvero un po’ di anni che non vedevamo la sala addobbata in questa maniera.»
«Un bel po’, signore. Mrs. Albury era ansiosa di preservare la tradizione.»
Gideon sorrise. «Certo. Dov’è adesso, nel salotto?»
«No, signore. Lei...»
Il maggiordomo fu interrotto da un urlo e Gideon vide sua sorella che scendeva veloce verso di lui.
«Gideon! Non ti aspettavamo almeno fino a domani.»
«Ho cancellato gli appuntamenti.» Le prese la mano e le chiese con urgenza: «Dov’è Nicky... il bambino?».
Gwen annuì. «È in camera e Madame Rainault è con lei. Il Dr. Bolton è stato chiamato.»
«Qualcosa non va?» chiese preoccupato.
«No, no. Solo che è la prima volta e questo provoca ansia. Sali e va’ a vederla, se vuoi, e poi potrai aspettare con papà, che è così nervoso da non riuscire a star fermo.»
«Non è una sorpresa. Se pensi alla mamma...»
Gwen gli diede una lieve scossa. «Dominique non è la mamma, Gideon. Il Dr. Bolton si aspetta che vada tutto bene.»
Lui salì le scale due gradini alla volta e corse nella stanza, dove trovò Nicky che camminava avanti e indietro. I capelli scuri le scendevano sulle spalle ed era molto pallida, quasi eterea nella camicia da notte bianca, ma sorrise quando lo vide.
«Stavo pregando che fossi qui.»
«Quindi il bambino sta arrivando?»
Lei si mise le mani sul ventre e annuì. «La mamma dice che ci potrebbe volere ancora del tempo.»
Gideon non aveva notato la donna seduta accanto al fuoco col ricamo in grembo, così le fece un inchino tardivo. La prima impressione che aveva avuto a Martlesham era stata quella di una donna piuttosto distratta, con le forcine che le cadevano dai capelli e quasi noncurante del proprio aspetto, ma dal suo arrivo a Rotham sembrava essere diventata molto più coscienziosa e si dedicava completamente al benessere della figlia.
Gideon fu rassicurato dal tono tranquillo con cui la donna gli si rivolse. «Questa prima fase può durare ore.»
«Allora resterò e vi farò compagnia.»
Nicky gli prese le mani. «Preferirei che cenassi con Lord Rotham. È così in ansia che temo non mangerà nulla se rimarrà da solo.»
Gideon l’attirò tra le braccia e posò la testa sui riccioli scuri. Sembrava così naturale, così giusto, che si chiese come mai non l’avesse fatto più spesso. «Io sono più preoccupato per te.»
«Grazie, ma non ce n’è bisogno.» Dominique si rilassò contro di lui e Gideon poté sentire il gonfiore del ventre della moglie che gli premeva contro finché lei non si liberò dalla stretta e disse con un sorriso: «Va’, adesso, e prenditi cura di tuo padre. Io ho mia madre qui e il dottore sta per arrivare. Starò bene.»
Ci volle un po’ per persuaderlo, ma alla fine Gideon andò via, con la promessa di ritornare subito dopo aver cenato. Trovò Gwen e il visconte nel salotto, seduti ai due lati del focolare.
Lord Rotham alzò lo sguardo all’ingresso del figlio. «Ebbene?»
«Pare che potrebbero non esserci novità per ore, forse fino a domattina. Mia moglie dice che dovremmo mangiare» disse il più allegramente che poté.
«Certo che dovreste» intervenne Gwen, che si alzò e si infilò i guanti. «Potreste dover restare svegli tutta la notte e non sarebbe bene farlo affamati.»
«Tu non resti?»
«Devo tornare a Fairlawns.» Gideon la guardò con aria interrogativa e lei aggiunse con tono leggero: «Non che Anthony sia in ansia per me, certo, ma vorrà essere informato su come vanno le cose qui. Fatemi sapere non appena ci saranno notizie o se avrete bisogno di me». Baciò il padre sulla guancia, esortò Gideon a non preoccuparsi e uscì proprio mentre Colne compariva per annunciare la cena.
Sedettero a tavola nel salotto di quercia e Gideon commentò che d’inverno la stanza era molto più confortevole della sala da pranzo.
«Uno dei tanti suggerimenti di tua moglie. Ha trasformato Rotham, Gideon. Mi ha fatto capire che eremita fossi diventato.» Il visconte guardò il piatto. «Non mi fa piacere mangiare mentre lei...»
Anche Gideon era in apprensione, ma si servì dai vassoi che aveva davanti e ne avvicinò uno al padre. «Assaggiate un po’ di pollo. Potrebbe essere una lunga notte.»
Rassegnato, il visconte prese alcune fette, ma mangiò con moderazione. «Il parto è un momento pericoloso, figlio mio. Non posso fare a meno di preoccuparmi.»
«Il Dr. Bolton è un brav’uomo. Ha fatto nascere i figli di Gwen senza problemi.» Gideon cercò di placare le proprie stesse paure, ma non era facile considerando che Nicky era minuta e delicata.
Dopo cena i due gentiluomini si ritirarono nel salotto. Furono informati che il Dr. Bolton si trovava con la paziente e che loro non potevano far altro che aspettare. Si concessero un’apatica partita di blackgammon e stavano preparando la tavola per giocarne un’altra quando entrò il dottore.
«Tutto sembra andare come dovrebbe» annunciò lieto, e accettò un bicchiere di brandy. «Mrs. Albury non ha voluto la levatrice prima, ma l’ho portata adesso. Mrs. Moss ha molta esperienza in queste faccende e Mrs. Albury può contare anche sulla presenza della madre. Non c’è nulla che io possa fare al momento, quindi tornerò domattina.» Finì di bere e posò il bicchiere. «Suggerisco a entrambi di andare a dormire. Il bambino arriverà quando sarà il momento.»
«Posso vederla?» chiese Gideon.
Il dottore scrollò le spalle. «Certo, ma non vi aspettate un caloroso benvenuto... la stanza del parto è un regno femminile.»
Gideon andò subito dalla moglie. L’avevano persuasa a stendersi e, malgrado lo sguardo poco amichevole dell’ostetrica, lei gli tese la mano.
«I dolori vanno e vengono» gli raccontò. «Ma è naturale, vero, Mrs. Moss?»
La levatrice si era ritirata su una sedia accanto al fuoco e aspirava con soddisfazione la pipa. «Già. Non avete motivo di agitarvi, soprattutto con vostra madre e me a prenderci cura di voi.»
Gideon sedette con Nicky finché le palpebre della moglie non iniziarono a chiudersi. Quando si fu addormentata ritornò nel salotto, dove trovò il padre con lo sguardo perso tra le fiamme danzanti. «Milord, perché non andate a letto? Non serve a nulla che restiate qui.»
«Tu ci andrai?»
«Ehm, no.»
«Allora resterò sveglio con te. Posso?»
«Certo.» Gideon prese la sedia dall’altra parte del camino. «Sarò felice della vostra compagnia.»
Annuendo il visconte suonò per chiedere un’altra bottiglia di brandy che li aiutasse nella lunga attesa. «Non prevedevo che avrei accettato tua moglie, Gideon, vista la sua nascita e le circostanze del vostro matrimonio, ma l’ho fatto. Anzi, mi sono affezionato moltissimo a lei. Si è resa indispensabile qui. Non che lei si imponga mai» si affrettò ad aggiungere. «Si comporta proprio come si deve, eppure non la si può ignorare.»
«No, infatti.» Un sorriso improvviso incurvò le labbra di Gideon.
Il visconte proseguì: «Non avrei potuto scegliere meglio per te. Sì, suo padre era francese, ma glielo dobbiamo rinfacciare? Dopotutto, anche tua zia era innamorata di un francese».
«E ne ha pagato le conseguenze. E anche mio fratello...»
Lord Rotham sollevò una mano. «È tempo che ci mettiamo il passato alle spalle. Comunque, ciò che non posso dimenticare è la morte di mia moglie. Dominique potrà anche essere forte, ma troppi bambini la sfibreranno, Gideon. Se sei vittima di desideri carnali prenditi un’amante, ma per l’amor di Dio... lascia stare tua moglie o rischierai di perderla come io ho perso tua madre.»
Non era la prima volta che il visconte gli diceva che un eccesso d’amore aveva ucciso Lady Rotham. Be’ non sarebbe stato un problema nel suo caso: lui non amava Nicky.
Ma non appena il pensiero si affacciò alla sua mente, Gideon si accorse che era una bugia. C’era stata moltissima passione la prima notte di nozze, e da allora lui aveva tentato di negare di provare un sentimento per la moglie, a parte il risentimento per le sue parentele francesi.
Ma mentre la notte scivolava via tranquilla e gelida portando il Natale, Gideon si rese conto di quanto Nicky significasse per lui. Si chiese che cosa avrebbe fatto se l’avesse persa, se fosse morta prima che lui potesse dirle quanto l’amava.
I cuscini che Dominique aveva aggiunto alle sedie del salotto permisero ai due uomini di appisolarsi, seppur in maniera agitata, fino a quando la luce grigia di un nuovo giorno invernale filtrò attraverso la finestra.
Gideon stava cominciando a sentire un freddo sgradevole attorno alle gambe quando l’apertura della porta del salotto lo svegliò del tutto.
Il maggiordomo era sulla porta e aveva evidenti difficoltà a mantenere un contegno impassibile.
«Sì, Colne, che c’è?»
L’anziano maggiordomo si raddrizzò e annunciò con voce leggermente scossa: «Signore... milord, la cameriera di Mrs. Albury è appena scesa e ci ha informati che la signora ha partorito un bambino sano. Un maschietto, milord».
«E Mrs. Albury?» Gideon trattenne il fiato.
Il vecchio servitore sorrise. «Sta bene, signore.»
Senza un’altra parola lui balzò dalla sedia e salì di corsa le scale, arrivando sul pianerottolo proprio mentre Mrs. Moss compariva con le braccia colme di biancheria.
«Volete vedere vostro figlio, ci scommetto.»
«E mia moglie.»
«Già, be’, è esausta, ma sarà contenta della vostra visita. Abbiamo appena ripulito lei e il bambino, quindi entrate.»
Gideon si affacciò silenziosamente nella stanza.
Mrs. Rainault era accanto al letto, con un piccolo fagotto tra le braccia. Sorrise. «Venite a conoscere vostro figlio, signore.»
Gideon guardò il piccolino dalla faccia rubizza, ma subito rivolse la sua attenzione al letto dove Nicky giaceva appoggiata ai cuscini, con gli occhi chiusi. Sedette sul bordo e le prese la mano, che all’inizio era floscia e fredda, poi lei gli strinse debolmente le dita.
«Abbiamo un figlio, Gideon. Sei contento?»
«Felicissimo. Ma sono ancora più lieto di vedere che stai bene, Dominique.»
Tra le nebbie dello sfinimento lei si accorse che aveva usato il suo nome, per la prima volta dalla prima notte di nozze. Con un sorriso soddisfatto scivolò in un sonno profondo.
L’insistenza di Dominique di riportare in vita le antiche tradizioni rese il Natale a Rotham il più allegro che Gideon ricordasse dai tempi della sua infanzia, ma fu la nascita del giovane Albury a dare ai festeggiamenti un valore aggiuntivo.
Lord Rotham ordinò che Colne offrisse ai domestici alcune bottiglie del suo miglior chiaretto per fare un brindisi alla salute del nuovo nipote, James Jerome Albury.
Giorno dopo giorno il visconte diventava sempre più allegro, ma mai quanto la prima sera che Dominique si sentì abbastanza bene da scendere per cena.
Lei prese posto di fronte alla madre, mentre Gideon e suo padre sedevano ai due capi della tavola nel salotto di quercia. La conversazione fu discontinua finché i coprivivande non vennero rimossi e Madame Rainault non comunicò di dover pensare al proprio ritorno a Martlesham.
«Ho trascurato le mie lettere da quando sono con te» disse a Dominique appena la figlia protestò.
«Potete scriverle ovunque» osservò il visconte.
«Oh, sì, milord, ma ho approfittato fin troppo della vostra ospitalità.»
Il visconte si appoggiò allo schienale della sedia e congiunse le dita. «Mi chiedo, madame, se poteste considerare di trasferirvi a Rotham. Possiedo una piccola casa al villaggio, che al momento è vuota. Mi farebbe piacere darvi una mano a scoprire cosa ne è stato di vostro marito. Gideon mi ha parlato delle vostre ricerche, e della... ehm... riluttanza di Lord Martlesham ad aiutarvi.»
«Credo che abbia gettato via le lettere della mamma piuttosto che spedirle» intervenne Dominique.
Il visconte si accigliò. «Questo non succederebbe a Rotham, ve l’assicuro.»
«Ma non dobbiamo coltivare false speranze» si affrettò ad aggiungere Gideon. «Il nostro avvocato a Londra ha indagato sul caso, ma non abbiamo avuto fortuna.»
«Rogers è un brav’uomo» disse il visconte. «Sono sicuro che sia passato attraverso i canali ufficiali.»
«Credo di sì, milord.» Dominique sospirò.
«Io invece» mormorò lui, «lo cercherò attraverso canali più... ufficiosi.»
Dominique fissò il visconte che sorseggiava il vino con un allarmante luccichio negli occhi.
«Lo fareste per me, milord? Per Jerome?» Madame Rainault scosse piano la testa. «Vi chiedo perdono, ma io so... cioè, sono consapevole... che non avete motivo di pensar bene dei girondini.»
«Dominique mi ha detto che vostro marito raccomandava la moderazione. So che ha rinunciato alla possibilità di venire in Inghilterra con voi perché voleva salvare il re.»
«È vero, milord, ma non abbiamo saputo niente per tanti anni.»
«Lasciate che veda cosa posso fare io per voi, Madame Rainault.»
Per la fine della serata era stato tutto organizzato. Madame Rainault sarebbe rimasta ospite dal visconte finché la cameriera non fosse tornata da Martlesham con i suoi averi.
«Sono sbalordita e grata per la gentilezza di tuo padre» disse Dominique quando Gideon la accompagnò di sopra, quella sera. «Soprattutto perché non ha motivo di amare i francesi proprio come...» Si interruppe, arrossendo.
«Come me» terminò lui. «Ti chiedo scusa, Dominique. Ti ho trattata molto male la prima volta che ci siamo visti.»
Il fatto che lui usasse ancora una volta il suo nome la fece arrossire di piacere. «La provocazione è stata enorme» ammise lei.
«È vero, ma non avrei dovuto reagire come ho fatto. Puoi perdonarmi, mia cara?»
«Non c’è niente da perdonare.»
Le baciò la mano. «Sei troppo buona. Non mi sorprende che mio padre voglia fare tutto quel che può per aiutare tua madre.»
«Avere qualcuno che la sostiene ha reso maman felicissima.»
«E te?»
«Io vorrei solo sapere la verità. È passato tanto tempo, ormai... e siamo senza notizie.»
«Se qualcuno può scoprire la verità, quello è mio padre. Anche se ha vissuto da recluso nell’ultimo decennio, non è senza influenza.» Avevano raggiunto la porta della camera da letto di Dominique e lui si chinò per baciarle la guancia. «Dormi bene, mia cara.»
Era la fine di marzo quando Gideon portò la moglie e il figlio a Chalcots. Thomas accorse fuori per aprire la portiera della carrozza, gonfiando il petto per mettere in mostra la nuova livrea da maggiordomo.
«Benvenuto, Mr. Albury. Signora.»
In silenzio Gideon saltò giù e aiutò Dominique, lasciando Thomas ad assistere la cameriera che li seguiva col bambino.
Proprio quando credeva di non riuscire ad aspettare più a lungo per conoscere l’opinione della moglie sulla nuova casa, lei gli strinse il braccio.
«Oh, Gideon, è adorabile.»
Lui sorrise e si rese conto di quanto si fosse preoccupato della sua opinione. «Spero di aver seguito tutti i suggerimenti che mi hai mandato per lettera.» Le prese la mano. «Entriamo, non stiamo al freddo.»
«È tutto pronto, signore» disse Thomas quando arrivarono nell’atrio. «C’è un bel fuoco nel salone e Mrs. Thomas ha preparato vino e dolci.»
«Forse preferiresti riposare prima» suggerì Gideon.
Dominique non rispose subito, perché stava dando disposizioni alla cameriera per il piccolo James. Poi, con esitazione, gli prese la mano. «Posso guardarmi intorno prima? Non sono per niente stanca, te l’assicuro. Ora che ho una balia per nutrire il bambino non hai più bisogno di viziarmi.»
«Non è solo per nostro figlio che desidero che ti prenda cura di te stessa.»
Il cuore di Dominique si gonfiò di felicità a quelle parole. Ora che avevano una casa tutta loro lei sperò che avrebbero potuto condividere di nuovo il letto e che il suo dichiarato affetto potesse svilupparsi in amore.
La casa era esattamente ciò che Dominique aveva immaginato. Le sale erano luminose ed eleganti, la nursery perfetta per una famiglia in crescita. Per la sua famiglia.
Presto si diffuse la voce che gli Albury erano a Chalcots e iniziarono ad arrivare gli inviti, all’inizio col contagocce, ma quando Mrs. Albury venne presentata a corte divennero un diluvio.
Dominique era felicissima che Gideon insistesse per accompagnarla a balli e ricevimenti, specialmente perché incontravano Max a molte di quelle riunioni.
«È furioso di vederci così contenti» commentò Gideon mentre tornavano a Chalcots dopo una sera particolarmente piacevole. «Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per avermi procurato la moglie perfetta.»
«Lo sono? Pensi davvero che io sia perfetta?» mormorò Dominique.
«Oh, sì.» Si portò la mano di lei alle labbra. «Non potevo sperare in niente di meglio.»
«Non lo dimostri» disse con voce esitante.
«Ma, mia cara, trascorro con te tutti i giorni. Non ti basta?»
No, ti vorrei con me anche di notte!
Le parole le risuonavano nella testa, ma Dominique non riuscì a pronunciarle, per timore di veder trasformare lo sguardo affettuoso di Gideon in uno di disgusto per simili desideri lascivi. Cercò di convincersi che lui tenesse quel comportamento per proteggerla, ma ogni mattina un diavoletto le sussurrava che lei non era la bellezza bionda che lui avrebbe desiderato.
Dominique si tenne occupata, dividendo il proprio tempo tra il bambino e le visite. Gli ospiti non mancavano, ma lei era lieta in particolar modo quando giungeva la cognata, il che accadeva spesso.
«Non ne ho mai abbastanza di vedere il mio nipotino» spiegò Gwen mentre gustavano un bicchiere di ratafià dopo una visita alla nursery. «A volte vorrei avere più di due figli.» Sembrava un po’ malinconica, ma un attimo dopo l’ombra era scomparsa. «Ti piace Chalcots? Non è troppo lontana dai divertimenti?»
«Oh, no, è ad appena mezz’ora di carrozza dal centro della città ed è molto meglio per il bambino stare lontano dalla sporcizia e dal fumo di Londra.»
Gwen guardò sulla mensola del camino. «Vedo che hai un invito per Grayson House questa sera. Ci sarai? Le serate di Lady Grayson sono sempre deliziose.»
«Ribblestone verrà con te?»
Gwendoline evitò lo sguardo della cognata. «Oh, lui sarà alla Camera dei Lord. Cecil Hatfield mi accompagnerà» disse con disinvoltura.
«Davvero? Credevo che Sir Desmond Arndale...»
Fu interrotta dalla risata chiocciante di Gwen. «Oh, cielo, non ho un gentiluomo che sia mio amico particolare. Perbacco, Dominique, questo sì che farebbe scatenare le malelingue!»
La giovane era tentata di dire che le malelingue già sparlavano, ma restò in silenzio.
«Parlando di gentiluomini» continuò Gwen, «dov’è Gideon oggi?»
«È andato a trovare Mr. Rogers per parlare d’affari.»
«Devo dire che sono stata molto contenta di vedere Gideon e papà andare così d’accordo a Natale. Sono felice che abbiano messo da parte i dissidi.»
«Sì, in futuro credo che trascorreremo più tempo a Rotham. Gideon mostra di interessarsi di più alla tenuta.»
«E così deve essere. È la sua eredità. Oh, so che si è sempre sentito un po’ in imbarazzo per aver preso il posto di James, ma niente potrà riportare indietro nostro fratello.»
«Tuo padre gli ha affidato diversi affari da sbrigare in città» disse Dominique. Poi, incapace di mascherare il leggero tremolio nella voce, aggiunse: «Lord Rotham ha anche scritto a molti dei suoi vecchi amici, in Francia e in Inghilterra. Amici che potrebbero essere in grado di aiutarci a trovare notizie di mio padre».
«Mia cara, ma è fantastico» gridò Gwen, avvicinandosi per prenderle la mano.
«Non è soltanto che potremmo finalmente scoprire la verità» replicò Dominique asciugandosi gli occhi. «È che Lord Rotham e Gideon sarebbero... pronti ad aiutarci.»
«Sì, è proprio straordinario» ammise Gwen. «Siamo stati tutti devastati dalla morte di James, ma per Gideon è stato davvero terribile. Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto per evitare che partisse all’istante per la Francia a cercare giustizia... non che si potesse ottenere alcuna giustizia, come scoprimmo quando la tante e suo marito furono giustiziati. Pensavo che il povero papà non si sarebbe mai ripreso dal colpo di aver perso il figlio e la sorella per il Terrore. Si è recluso a Rotham da allora, finché non sei arrivata tu, mia cara. Che cambiamenti che hai portato! Credo davvero che tu abbia aiutato Gideon e mio padre a venire a patti col passato. Anthony dichiara che hai compiuto un miracolo!»
Dominique accettò il riconoscimento con un sorriso, ma quando pensò che ogni notte giaceva da sola nel letto comprese che quel miracolo era al di là delle sue capacità.