Primo ramo: fare frutto





Un melo, si diceva, fa le mele. Certo. Ma c’è un fatto. Che un melo, per fare mele, non ha bisogno di scoprire di essere un melo. E, anzi, sarebbe del tutto inutile tentare di sviarlo, di confonderlo. Non proverà mai a produrre – chessò? – arance. Non c’è verso di convincerlo, neppure con l’ipnosi.

Voglio dire: per un uomo è diverso. Molto diverso.

Uno dei capitoli fondamentali dell’avventura umana consiste nel capire, in un certo senso, che albero siamo, qual è il frutto che possiamo davvero fruttare, com’è il nostro Valhalla. C’è chi muore senza averlo scoperto. Il che è una tragedia. C’è chi muore senza esserselo chiesto. Il che è una tragedia ancora più grande, credo.


Per alcuni la ricerca è complicata, tormentosa, piena di false piste, di miraggi, di labirinti disseminati. Per altri, invece, le cose sembrano sfacciatamente chiare: lo si vede lontano un miglio qual è la loro strada, lo capirebbe anche un fesso che albero sono.

Eppure, molto spesso, anche in questi casi, persino in questi casi, la scoperta è tempestosa, contorta, apparentemente fortuita. Per esempio: